Situazione di grave mancanza di serenità e fiducia nel futuro
Cari dottori,
da diverso tempo mi trovo in una situazione che ritengo di qualificare come piuttosto critica. Mi pare che le condizioni della mia mente vengano a deteriorarsi di giorno in giorno, ed ecco che in attesa di una visita di persona ho pensato di scrivere qui. Descriverei il mio quadro sintomatologico nei termini di una fortissima condizione ansiogena, che mi porta ad avere una tachicardia pressoché costante durante il corso delle giornate, fino a serie difficoltà nel prendere sonno o a riaddormentarmi se svegliato da incubi nel corso della notte. Percepisco inoltre di provare una costante e profonda tristezza che si traduce, al mio riflettervi sopra, in una sfiducia completa in me stesso e quindi nel mio futuro. Credo di potere individuare in maniera abbastanza precisa le cause di questa mia situazione. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto in una bella famiglia nella quale non si sono presentati problemi significativi fino a tre anni fa, quando a mio padre è stata diagnosticata una brutta patologia tumorale. In questi tre anni è stato operato svariate volte, e le cure hanno richiesto che entrambi i miei genitori partissero per un'altra regione e si assentassero per oltre quattro mesi, lo scorso anno. Devo riconoscere di essere riuscito a razionalizzare in maniera abbastanza proficua questa situazione, confidando in una possibile guarigione e, in larga misura, grazie alla grande forza di sopportazione dei miei genitori, che non hanno mai lasciato trasparire i loro momenti di maggiore sfiducia. Ebbene, arrivati al terzo anno, senza nessuna notizia di una probabile guarigione futura e all'aprirsi di una nuova stagione di terapie devastanti, credo di essere arrivato al punto di rottura. Un altro fattore importante che mi ha permesso di mantenere piena lucidità fino ad ora, infatti, è stata una importante relazione iniziata tre anni e mezzo fa. Ebbene, credo che questo rapporto, con la persona che ritengo essere la più importante della mia vita e della quale non posso razionalmente immaginare la mancanza, si sia esaurito definitivamente: lei ritiene di essere fortemente confusa, e in pratica di non provare più nulla per me. Credo di aver contribuito in maniera preponderante a questo tragico epilogo. I miei "nervi" si sono così deteriorati in questi mesi che ho avuto violente crisi isteriche, e stati di incredibile agitazione che definirei come attacchi di panico, perché mi sentivo sostanzialmente solo e incompreso. Lei è una persona dalla indole libertaria e marcatamente individualista. Frequentiamo entrambi l'università ed è capitato spesso che lei ritenesse di doversi chiudere in casa per intere settimane in prossimità degli esami arrivando ad escludere ogni minimo spazio comunicativo alle soglie del fatidico giorno. Ho calcato davvero tanto la mano, ho chiesto con troppa insistenza una maggiore presenza, incapace di saper attendere e di ricercare un punto di equilibrio. Temo di aver perso tutto e mi sento assurdamente paralizzato.
da diverso tempo mi trovo in una situazione che ritengo di qualificare come piuttosto critica. Mi pare che le condizioni della mia mente vengano a deteriorarsi di giorno in giorno, ed ecco che in attesa di una visita di persona ho pensato di scrivere qui. Descriverei il mio quadro sintomatologico nei termini di una fortissima condizione ansiogena, che mi porta ad avere una tachicardia pressoché costante durante il corso delle giornate, fino a serie difficoltà nel prendere sonno o a riaddormentarmi se svegliato da incubi nel corso della notte. Percepisco inoltre di provare una costante e profonda tristezza che si traduce, al mio riflettervi sopra, in una sfiducia completa in me stesso e quindi nel mio futuro. Credo di potere individuare in maniera abbastanza precisa le cause di questa mia situazione. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto in una bella famiglia nella quale non si sono presentati problemi significativi fino a tre anni fa, quando a mio padre è stata diagnosticata una brutta patologia tumorale. In questi tre anni è stato operato svariate volte, e le cure hanno richiesto che entrambi i miei genitori partissero per un'altra regione e si assentassero per oltre quattro mesi, lo scorso anno. Devo riconoscere di essere riuscito a razionalizzare in maniera abbastanza proficua questa situazione, confidando in una possibile guarigione e, in larga misura, grazie alla grande forza di sopportazione dei miei genitori, che non hanno mai lasciato trasparire i loro momenti di maggiore sfiducia. Ebbene, arrivati al terzo anno, senza nessuna notizia di una probabile guarigione futura e all'aprirsi di una nuova stagione di terapie devastanti, credo di essere arrivato al punto di rottura. Un altro fattore importante che mi ha permesso di mantenere piena lucidità fino ad ora, infatti, è stata una importante relazione iniziata tre anni e mezzo fa. Ebbene, credo che questo rapporto, con la persona che ritengo essere la più importante della mia vita e della quale non posso razionalmente immaginare la mancanza, si sia esaurito definitivamente: lei ritiene di essere fortemente confusa, e in pratica di non provare più nulla per me. Credo di aver contribuito in maniera preponderante a questo tragico epilogo. I miei "nervi" si sono così deteriorati in questi mesi che ho avuto violente crisi isteriche, e stati di incredibile agitazione che definirei come attacchi di panico, perché mi sentivo sostanzialmente solo e incompreso. Lei è una persona dalla indole libertaria e marcatamente individualista. Frequentiamo entrambi l'università ed è capitato spesso che lei ritenesse di doversi chiudere in casa per intere settimane in prossimità degli esami arrivando ad escludere ogni minimo spazio comunicativo alle soglie del fatidico giorno. Ho calcato davvero tanto la mano, ho chiesto con troppa insistenza una maggiore presenza, incapace di saper attendere e di ricercare un punto di equilibrio. Temo di aver perso tutto e mi sento assurdamente paralizzato.
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Gentilissimo giovane lettore,
la situazione emotiva che sta vivendo, per meglio essere gestita e non più in modo autonomo, necessiterebbe di un aiuto specialistico. I sintomi di ansia dovuti anche alle sue recenti esperienze familiari e sentimentali, trattati in un contesto clinico psicoterapeutico, potrebbero far emergere le sue risorse emotive temporaneamente diminuite. Le suggerirei , pertanto, di consultare uno psicologo nella sua città cercandolo anche in un servizio pubblico del suo territorio.
Moltissimi auguri
dssa Patrizia Pezzella
la situazione emotiva che sta vivendo, per meglio essere gestita e non più in modo autonomo, necessiterebbe di un aiuto specialistico. I sintomi di ansia dovuti anche alle sue recenti esperienze familiari e sentimentali, trattati in un contesto clinico psicoterapeutico, potrebbero far emergere le sue risorse emotive temporaneamente diminuite. Le suggerirei , pertanto, di consultare uno psicologo nella sua città cercandolo anche in un servizio pubblico del suo territorio.
Moltissimi auguri
dssa Patrizia Pezzella
Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 882 visite dal 28/06/2019.
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