Io e la mia vita e gli uomini
Salve, vorrei una Vostra opinione riguardo quanto specificato nel titolo, se possibile.
Vorrei essere diversa e vorrei una storia diversa. Non sono scema, avrei potuto fare diversamente, oggi potrei fare di più, ma di lottare sono stanca e sento il bisogno di raccogliere cose belle. Ho sbagliato nella scelta della facoltà, perché l’unica cosa che mi interessava in quel momento era qualunque facoltà tranne quella di mia sorella’, dato che visto i pochi anni di differenza (io sono la minore)-scuole medie e scuole superiori sono state un continuo confronto da parte dei professori, per i quali ero la sorella di ’. E così, quando agli esami universitari prendevo un ottimo voto e ricevevo un ottimo giudizio, il mio pensiero iniziale (e forse unico) era Bene. Nessun riferimento. Nessun confronto. Nessuno sa che ho una sorella’. Feci anche il test di ingresso per la facoltà di mia sorella, ma non studiai e non passai. Tra l’altro quando scelsi la facoltà che ho fatto, il commento di mio padre fu Sei sicura? E’ una facoltà difficile’; nessun commento di questo tipo dovette sentire mia sorella. Superai tutti gli esami sempre al primo appello e con voti alti, tranne per una materia. Non amavo le cose che studiavo, studiavo senza passione, ero una sorta di automa ipercontrollata. Diedi la tesi in una materia fuori facoltà (la facoltà in cui si è laureata mia sorella). Di recente ho concluso un master post laurea interfacoltà, un po’ come feci per la tesi. Non lavoro, ho fatto lavori occasionali, uno con contratto a tempo determinato (non rinnovato) grazie al quale mi sono pagata il master. Si il master l’ho scelto con amore, passione ed interesse. Ma, a livello lavorativo quello che conta è la laurea. Vorrei avere una storia interessante da raccontare di me, della mia vita ed invece non è così. E non avere un lavoro, abitare ancora dai miei, dormire ancora in una cameretta, è svilente; ma vorrei una vita diversa ma non ci riesco. Mi sento una individualista non realizzata, nel senso che finchè non riesco a realizzarmi lavorativamente non riesco a sentirmi in grado ed all’altezza di stare con un uomo e così, anche la mia vita sentimentale/sessuale è pressochè inesistente (tutto sommato sono carina). Ma a 42 anni, lavorativamente non sono appetibile e neppure a livello di coppia’; a tal proposito, spinta da consigli, mi sono iscritta ad un sito; credo sia un buono strumento, ma non ha portato ciò che considero positivo e cioè a conoscenze nuove, piuttosto solo contatti e prime uscite. E a queste prime uscite non sono mai seguite seconde uscite: non sono mai interessata a chi avrei voluto rivedere io. Se da un lato la quantità di contatti tramite il sito mi ha aumentato la resilienza (i due di pikke si prendono con una facilità tale che 'avanti il prossimo'; si mi pongo qualche punto di domanda, ho un po’ di dispiacere, ma anche vabbè, non è un dramma’) dall’altro mi viene anche da domandarmi ma le altre donne che hanno più di me?’.Grazie, un saluto
Vorrei essere diversa e vorrei una storia diversa. Non sono scema, avrei potuto fare diversamente, oggi potrei fare di più, ma di lottare sono stanca e sento il bisogno di raccogliere cose belle. Ho sbagliato nella scelta della facoltà, perché l’unica cosa che mi interessava in quel momento era qualunque facoltà tranne quella di mia sorella’, dato che visto i pochi anni di differenza (io sono la minore)-scuole medie e scuole superiori sono state un continuo confronto da parte dei professori, per i quali ero la sorella di ’. E così, quando agli esami universitari prendevo un ottimo voto e ricevevo un ottimo giudizio, il mio pensiero iniziale (e forse unico) era Bene. Nessun riferimento. Nessun confronto. Nessuno sa che ho una sorella’. Feci anche il test di ingresso per la facoltà di mia sorella, ma non studiai e non passai. Tra l’altro quando scelsi la facoltà che ho fatto, il commento di mio padre fu Sei sicura? E’ una facoltà difficile’; nessun commento di questo tipo dovette sentire mia sorella. Superai tutti gli esami sempre al primo appello e con voti alti, tranne per una materia. Non amavo le cose che studiavo, studiavo senza passione, ero una sorta di automa ipercontrollata. Diedi la tesi in una materia fuori facoltà (la facoltà in cui si è laureata mia sorella). Di recente ho concluso un master post laurea interfacoltà, un po’ come feci per la tesi. Non lavoro, ho fatto lavori occasionali, uno con contratto a tempo determinato (non rinnovato) grazie al quale mi sono pagata il master. Si il master l’ho scelto con amore, passione ed interesse. Ma, a livello lavorativo quello che conta è la laurea. Vorrei avere una storia interessante da raccontare di me, della mia vita ed invece non è così. E non avere un lavoro, abitare ancora dai miei, dormire ancora in una cameretta, è svilente; ma vorrei una vita diversa ma non ci riesco. Mi sento una individualista non realizzata, nel senso che finchè non riesco a realizzarmi lavorativamente non riesco a sentirmi in grado ed all’altezza di stare con un uomo e così, anche la mia vita sentimentale/sessuale è pressochè inesistente (tutto sommato sono carina). Ma a 42 anni, lavorativamente non sono appetibile e neppure a livello di coppia’; a tal proposito, spinta da consigli, mi sono iscritta ad un sito; credo sia un buono strumento, ma non ha portato ciò che considero positivo e cioè a conoscenze nuove, piuttosto solo contatti e prime uscite. E a queste prime uscite non sono mai seguite seconde uscite: non sono mai interessata a chi avrei voluto rivedere io. Se da un lato la quantità di contatti tramite il sito mi ha aumentato la resilienza (i due di pikke si prendono con una facilità tale che 'avanti il prossimo'; si mi pongo qualche punto di domanda, ho un po’ di dispiacere, ma anche vabbè, non è un dramma’) dall’altro mi viene anche da domandarmi ma le altre donne che hanno più di me?’.Grazie, un saluto
[#1]
Gentile Utente,
Lei domanda cosa Le manca, ma nella frase
"... ha aumentato la resilienza (i due di pikke si prendono con una facilità tale che 'avanti il prossimo';... "
sembra comunicare non solo le Sue aspettative (del tutto negative), ma anche quello che probabilmente è il Suo modo di porsi. Mi spiego meglio.
Se Lei non pensa di poter piacere o non si piace (forse per come nel tempo ha elaborato la rappresentazione mentale di se stessa e la possibilità di essere apprezzata, lodata, riconosciuta, ecc...), è perfettamente ovvio che si comporterà in un certo modo.
Questa modalità comportamentale, anzi l'intero schema comportamentale e cognitivo (le convinzioni che Lei ha su se stessa e sugli altri) possono essere modificate attraverso una psicoterapia, previa valutazione diretta, che La incoraggi a fare.
Cordiali saluti,
Lei domanda cosa Le manca, ma nella frase
"... ha aumentato la resilienza (i due di pikke si prendono con una facilità tale che 'avanti il prossimo';... "
sembra comunicare non solo le Sue aspettative (del tutto negative), ma anche quello che probabilmente è il Suo modo di porsi. Mi spiego meglio.
Se Lei non pensa di poter piacere o non si piace (forse per come nel tempo ha elaborato la rappresentazione mentale di se stessa e la possibilità di essere apprezzata, lodata, riconosciuta, ecc...), è perfettamente ovvio che si comporterà in un certo modo.
Questa modalità comportamentale, anzi l'intero schema comportamentale e cognitivo (le convinzioni che Lei ha su se stessa e sugli altri) possono essere modificate attraverso una psicoterapia, previa valutazione diretta, che La incoraggi a fare.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Buongiorno dott.ssa Pileci,
grazie molto per la Sua risposta; è vero non mi piaccio e, dunque, sento di non meritare di piacere e la ragione principale è data dal fattto che non mi piace il fatto di non riuscire a fare tutto ciò che potrei fare e questo mi crea frustrazione e disagio.
Sto facendo già psicoterapia (analitica), da diversi anni; leggendo altri consulti noto che spesso domandate se sono stati stabiliti obiettivi e quali, nonchè la diagnosi. Per quanto concerne la diagnosi mi è stato riferito un disturbo di personalità dipendente con tratti del cluster A.
Il problema che io sento preminente è che non riesco ad essere determinante sul piano lavorativo e delle competenze; ripeto: non sono stupida e non sto dicendo di voler (e neppure poter) diventare premio nobel o chissà che, ma mi sto sprecando. Ho fatto diversi concorsi in questi ultimi mesi e pur superando la prima fase poi non mi sono presentata a quella successiva per la sensazione di ...credo ansia, confusione, disagio, disorganizzazione, motivazione che mi hanno impedito di prepararmi come avrei potuto/dovuto. Questo mi ha fatto sentire arrabbiata con il mio terapeuta.
E di esempi sulla medesima falsariga ne potrei fare altri.
In terapia il mio terapeuta (è un medico psichiatra psicoterapeuta) mi dice che io voglio un supporto, ma che la psicoterapia non è supporto.
La faccenda del sito di cui in consulto, a me è servita anche per la quantità di contatti che mi ha permesso di fare 'numero' e dunque 'esperienza'. Ho capito di non riuscire ad essere 'femmina'/sicura di me stessa (con gli uomini che mi sarebbe piaciuto rivedere/conoscere meglio) proprio per il deficit che sento di avere sul piano lavorativo e delle competenze.
In virtù del master che ho fatto, ho la disponibilità del DSM5 e lì, rispetto alla mia diagnosi, si fa proprio riferimento a questa difficoltà sul piano lavorativo.
Mi scusi se sono andata oltre, ma avrei bisogno di fare una domanda: per aiutare una personalità dipendente, la psicoterapia deve avere specifiche peculiarità? Io immagino di si, ma quali?
Grazie molto, un cordiale saluto
grazie molto per la Sua risposta; è vero non mi piaccio e, dunque, sento di non meritare di piacere e la ragione principale è data dal fattto che non mi piace il fatto di non riuscire a fare tutto ciò che potrei fare e questo mi crea frustrazione e disagio.
Sto facendo già psicoterapia (analitica), da diversi anni; leggendo altri consulti noto che spesso domandate se sono stati stabiliti obiettivi e quali, nonchè la diagnosi. Per quanto concerne la diagnosi mi è stato riferito un disturbo di personalità dipendente con tratti del cluster A.
Il problema che io sento preminente è che non riesco ad essere determinante sul piano lavorativo e delle competenze; ripeto: non sono stupida e non sto dicendo di voler (e neppure poter) diventare premio nobel o chissà che, ma mi sto sprecando. Ho fatto diversi concorsi in questi ultimi mesi e pur superando la prima fase poi non mi sono presentata a quella successiva per la sensazione di ...credo ansia, confusione, disagio, disorganizzazione, motivazione che mi hanno impedito di prepararmi come avrei potuto/dovuto. Questo mi ha fatto sentire arrabbiata con il mio terapeuta.
E di esempi sulla medesima falsariga ne potrei fare altri.
In terapia il mio terapeuta (è un medico psichiatra psicoterapeuta) mi dice che io voglio un supporto, ma che la psicoterapia non è supporto.
La faccenda del sito di cui in consulto, a me è servita anche per la quantità di contatti che mi ha permesso di fare 'numero' e dunque 'esperienza'. Ho capito di non riuscire ad essere 'femmina'/sicura di me stessa (con gli uomini che mi sarebbe piaciuto rivedere/conoscere meglio) proprio per il deficit che sento di avere sul piano lavorativo e delle competenze.
In virtù del master che ho fatto, ho la disponibilità del DSM5 e lì, rispetto alla mia diagnosi, si fa proprio riferimento a questa difficoltà sul piano lavorativo.
Mi scusi se sono andata oltre, ma avrei bisogno di fare una domanda: per aiutare una personalità dipendente, la psicoterapia deve avere specifiche peculiarità? Io immagino di si, ma quali?
Grazie molto, un cordiale saluto
[#3]
Ex utente
Salve, mi permetto di riprendere l'argomento riguardo 'io e gli uomini', sperando in qualche indicazione ulteriore.
Sull'argomento il mio terapeuta mi ha domandato se mi sembra normale dare importanza, alla mia età, al fatto di uscire poche volte con un uomo (ed esserci anche andata a letto); che se penso sia importante, allora, ho 'problemi cognitivi strutturali' (parole testuali); Voi cosa pensate di questa sua ultima affermazione?
A scanso di equivoci, non sono una che terminata una relazione ne intraprende subito un'altra (complimenti, anzi, a chi ha questa capacità!); io non riesco ad avere frequentazioni che si evolvono in frequentazioni più lunghe e quindi in relazioni. Mi fermo alle prime uscite; semplicemente l'altro, evidentemente, conoscendomi un pò di più, decide che non gli piaccio e non intende continuare.
Confidando in una risposta, ringrazio per qualsiasi tipo di aiuto mi possiate dare.
Un cordiale saluto
Sull'argomento il mio terapeuta mi ha domandato se mi sembra normale dare importanza, alla mia età, al fatto di uscire poche volte con un uomo (ed esserci anche andata a letto); che se penso sia importante, allora, ho 'problemi cognitivi strutturali' (parole testuali); Voi cosa pensate di questa sua ultima affermazione?
A scanso di equivoci, non sono una che terminata una relazione ne intraprende subito un'altra (complimenti, anzi, a chi ha questa capacità!); io non riesco ad avere frequentazioni che si evolvono in frequentazioni più lunghe e quindi in relazioni. Mi fermo alle prime uscite; semplicemente l'altro, evidentemente, conoscendomi un pò di più, decide che non gli piaccio e non intende continuare.
Confidando in una risposta, ringrazio per qualsiasi tipo di aiuto mi possiate dare.
Un cordiale saluto
[#4]
Gentile Utente,
riprenderei da qui: "Il problema che io sento preminente è che non riesco ad essere determinante sul piano lavorativo e delle competenze; ripeto: non sono stupida...."
Mi pare lo stesso problema che incontra con gli uomini, ai concorsi cui non si presenta, ecc... Se Lei ha una bassa autostima, ovviamente si comporta in questo modo.
CONCRETAMENTE che cosa può fare?
Io credo che in terapia dovrebbe lavorare su questo aspetto che Lei desidera modificare.
Sinceramente non ho capito l'affermazione del terapeuta, però Le suggerisco di porre tutte le Sue domande al Collega, perchè solo in questo modo potrà usare bene la psicoterapia.
E Le consiglio di sollevare anche questi dubbi che ha posto qui direttamente nella prossima seduta.
Infine, è importante comprendere, ma la psicoterapia pone la finalità di modificare ciò che non funziona e che porta ad una sofferenza patologica. Ne discuta col terapeuta.
Cordiali saluti,
riprenderei da qui: "Il problema che io sento preminente è che non riesco ad essere determinante sul piano lavorativo e delle competenze; ripeto: non sono stupida...."
Mi pare lo stesso problema che incontra con gli uomini, ai concorsi cui non si presenta, ecc... Se Lei ha una bassa autostima, ovviamente si comporta in questo modo.
CONCRETAMENTE che cosa può fare?
Io credo che in terapia dovrebbe lavorare su questo aspetto che Lei desidera modificare.
Sinceramente non ho capito l'affermazione del terapeuta, però Le suggerisco di porre tutte le Sue domande al Collega, perchè solo in questo modo potrà usare bene la psicoterapia.
E Le consiglio di sollevare anche questi dubbi che ha posto qui direttamente nella prossima seduta.
Infine, è importante comprendere, ma la psicoterapia pone la finalità di modificare ciò che non funziona e che porta ad una sofferenza patologica. Ne discuta col terapeuta.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 802 visite dal 24/06/2019.
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