Non mi interessa più nulla della vita
Salve, scrivo qui perché mi trovo in uno strano stato di completo distacco da ogni sentimento o emozione, unito ad un disinteresse per la vita e per ogni attività sia artistica che della mera quotidianità.
Premetto che sono in cura di cymbalta e denibam da qualche mese per una depressione che al momento sembra in me scomparsa ed ero in cura da una psicologa che mi seguiva da ottobre 2019
Non vorrei annoiarvi troppo con la mia storia, banale e scontata come tante altre, ma brevemente, Non molto tempo fa ho subito una separazione lavorativo/artistica dovuta, per la mia parte, ad una serie di comportamenti che definirei fra il bizzarro e lo scostante. Nella mia vita ho spesso presentato pericolosissimi alti e bassi con conseguenze spesso dannose, perdita del lavoro, litigi con alcune persone con temperamenti forti o aggressivi, problemi con gli uomini, coi quali spesso approcciavo usando comportamenti adolescenziali e a dir poco ridicoli, distruzione di oggetti e miei lavori, quadri, disegni, per finire con la perdita artistica subita.
Dopo il fatto, che ho ritenuto pesante da sopportare, ho deciso di fuggire portandomi in un altro luogo dove pensavo, sarei stata meglio e di chiamare una psicologa. Ho passato invece mesi d'inferno, ansia che è arrivata sopra la soglia, (mi svegliavo e avevo sdoppiamenti nel percepire i piani di realtà, (spero di essermi spiegata), pensavo solamente alla mia inutilità e a come avevo fatto ad arrivare a quel punto. Ho vissuto in una completa frustrazione e senso di colpa, che è scemata lentamente in una depressione. Non mangiavo più, gola secca, non parlavo più. Nel frattempo ho vissuto senza lavoro, col mio nuovo compagno che non so per quale motivo mi abbia voluto con sé, in casa sua, perché non ero più autosufficiente, cercando comunque di fare qualcosa per non distendermi al letto.
Distrutta mi sono rivolta allora ad uno psichiatra che mi ha prescritto dei farmaci ed ora i sintomi sono del tutto scomparsi.
Il problema più grande ora, è che sto vivendo in uno stato di completo vuoto di desideri e speranze, mi sono rialzata e sono scesa per cosi tante volte che è come mi sentissi stanca di vivere, tanto so già cosa accade. In più non ho soldi perché faccio colloqui che non passo, nel più completo disinteresse. Non provo più sentimenti per nessuno, la mia famiglia e neanche per il mio compagno e vivo nella noia più completa, in solitudine, dentro casa, spesso in stato di malessere, senza che nulla di ciò che ho intorno mi interessi per niente. Ogni qualvolta provo a fare qualcosa di nuovo lo abbandono e ricomincio un altra cosa, poi mi metto nel letto e ci sto giorni, poi mi rialzo. Il fatto è che non c'è più niente che mi provochi una qualche emozione o sentimento. Mi sento come un albero secco in attesa della morte. Avete qualche consiglio da darmi? Sono pazza? Ho pensato anche di essere borderline, non so, magari potrei rivolgermi ad un centro apposito. Vi chiedo aiuto, io ora sono nella zona di Ancona.
Premetto che sono in cura di cymbalta e denibam da qualche mese per una depressione che al momento sembra in me scomparsa ed ero in cura da una psicologa che mi seguiva da ottobre 2019
Non vorrei annoiarvi troppo con la mia storia, banale e scontata come tante altre, ma brevemente, Non molto tempo fa ho subito una separazione lavorativo/artistica dovuta, per la mia parte, ad una serie di comportamenti che definirei fra il bizzarro e lo scostante. Nella mia vita ho spesso presentato pericolosissimi alti e bassi con conseguenze spesso dannose, perdita del lavoro, litigi con alcune persone con temperamenti forti o aggressivi, problemi con gli uomini, coi quali spesso approcciavo usando comportamenti adolescenziali e a dir poco ridicoli, distruzione di oggetti e miei lavori, quadri, disegni, per finire con la perdita artistica subita.
Dopo il fatto, che ho ritenuto pesante da sopportare, ho deciso di fuggire portandomi in un altro luogo dove pensavo, sarei stata meglio e di chiamare una psicologa. Ho passato invece mesi d'inferno, ansia che è arrivata sopra la soglia, (mi svegliavo e avevo sdoppiamenti nel percepire i piani di realtà, (spero di essermi spiegata), pensavo solamente alla mia inutilità e a come avevo fatto ad arrivare a quel punto. Ho vissuto in una completa frustrazione e senso di colpa, che è scemata lentamente in una depressione. Non mangiavo più, gola secca, non parlavo più. Nel frattempo ho vissuto senza lavoro, col mio nuovo compagno che non so per quale motivo mi abbia voluto con sé, in casa sua, perché non ero più autosufficiente, cercando comunque di fare qualcosa per non distendermi al letto.
Distrutta mi sono rivolta allora ad uno psichiatra che mi ha prescritto dei farmaci ed ora i sintomi sono del tutto scomparsi.
Il problema più grande ora, è che sto vivendo in uno stato di completo vuoto di desideri e speranze, mi sono rialzata e sono scesa per cosi tante volte che è come mi sentissi stanca di vivere, tanto so già cosa accade. In più non ho soldi perché faccio colloqui che non passo, nel più completo disinteresse. Non provo più sentimenti per nessuno, la mia famiglia e neanche per il mio compagno e vivo nella noia più completa, in solitudine, dentro casa, spesso in stato di malessere, senza che nulla di ciò che ho intorno mi interessi per niente. Ogni qualvolta provo a fare qualcosa di nuovo lo abbandono e ricomincio un altra cosa, poi mi metto nel letto e ci sto giorni, poi mi rialzo. Il fatto è che non c'è più niente che mi provochi una qualche emozione o sentimento. Mi sento come un albero secco in attesa della morte. Avete qualche consiglio da darmi? Sono pazza? Ho pensato anche di essere borderline, non so, magari potrei rivolgermi ad un centro apposito. Vi chiedo aiuto, io ora sono nella zona di Ancona.
[#1]
Gentile utente, con tutti i limiti del consulto a distanza -ma lei è stata dettagliatissima- la sua condizione mi sembra di quelle in cui ai farmaci, pur utilissimi, andrebbe affiancata da subito la psicoterapia. Emerge dalla sua lettera, infatti, un continuo attacco a sé stessa, un biasimo sistematico per tutto quello che fa e che ha fatto, un giudizio di non idoneità ad essere amata, fino a meravigliarsi che il suo partner l'abbia voluta con sé e le abbia offerto vicinanza e aiuto nella sua situazione difficile. Provi a vedere se lei direbbe le stesse cose di una terza persona, con la medesima totale mancanza di indulgenza!
Ora, se è vero che Freud in "Lutto e melanconia" sostiene che la depressione è proprio la perdita del naturale amore per sé stessi (ma gli studi sono andati avanti, da allora) è vero anche che certe sue parole sembrano rimandare ad un'abitudine pregressa di auto-censura spietata.
Uno psicoterapeuta l'aiuterebbe ad enucleare queste idee, e nel confutarne la validità, nell'adottare idee, emozioni e comportamenti più funzionali, lei giungerebbe a scoprire il come e il perché queste idee si sono radicate fino a toglierle il contatto positivo con sé stessa e infine la voglia di vivere.
Le consiglierei intanto di guardare in rete il sito di Compassionate Mind Italia, una terapia cognitivo-comportamentale avanzata. Alla voce Ritiri Esperienziali dovrebbe già essere presente il ritiro di settembre prossimo, aperto a tutti, al quale le consiglio di partecipare.
Una domanda (ovviamente da rivolgere allo psichiatra che la segue): per che data avete previsto la riduzione dei farmaci? Ed è ancora necessario l'ansiolitico, oltre all'antidepressivo?
Rileggendo le sua lettera, visto che si trova ad Ancona le consiglio anche di rivolgersi, a mio nome se crede, al dottor Elton Kazanxhi.
Auguri, e ci tenga al corrente.
Ora, se è vero che Freud in "Lutto e melanconia" sostiene che la depressione è proprio la perdita del naturale amore per sé stessi (ma gli studi sono andati avanti, da allora) è vero anche che certe sue parole sembrano rimandare ad un'abitudine pregressa di auto-censura spietata.
Uno psicoterapeuta l'aiuterebbe ad enucleare queste idee, e nel confutarne la validità, nell'adottare idee, emozioni e comportamenti più funzionali, lei giungerebbe a scoprire il come e il perché queste idee si sono radicate fino a toglierle il contatto positivo con sé stessa e infine la voglia di vivere.
Le consiglierei intanto di guardare in rete il sito di Compassionate Mind Italia, una terapia cognitivo-comportamentale avanzata. Alla voce Ritiri Esperienziali dovrebbe già essere presente il ritiro di settembre prossimo, aperto a tutti, al quale le consiglio di partecipare.
Una domanda (ovviamente da rivolgere allo psichiatra che la segue): per che data avete previsto la riduzione dei farmaci? Ed è ancora necessario l'ansiolitico, oltre all'antidepressivo?
Rileggendo le sua lettera, visto che si trova ad Ancona le consiglio anche di rivolgersi, a mio nome se crede, al dottor Elton Kazanxhi.
Auguri, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie dottoressa, mi informerò in base alle indicazioni da lei riportate, la ringrazio ancora per il suo tempo e la gentilezza. Riguardo alla terapia cognitivo-comportamentale ho fatto un grandissimo lavoro con la psicologa, ma sembra purtroppo non essere servito a cambiare le mie abitudini distruttive. Sono in cura da 6 mesi, e comprendo perfettamente la brevità del periodo di cura, ma con la mia terapeuta, nonostante la sua bravura nell' intercettare le vicende per intero, non riesco comunque ad effettuare seppur il minimo cambiamento quando torno a casa. Mi scordo tutto e ricomincio daccapo, con mancanze anche gravi nella quotidianità (arrivare a volte a non lavarmi).
[#3]
Gentile utente, deve stringere i denti e insistere. Con la terapeuta concordi pochi "compiti a casa", ma quei pochi li esegua. Ricordo che già molti anni fa le persone depresse che curavo traevano givamento da passeggiate a piedi, ininterrotte per almeno mezz'ora, in città o in campagna. Le endorfine che vengono rimesse in circolo, col movimento e la luce. Il dottor Kazanxhi potrebbe affiancare la sua terapeuta, perché pratica un tipo particolare di Movimento Oculare.
Ancora auguri.
Ancora auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 36.6k visite dal 19/06/2019.
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