Doc da relazione e sindrome di burden/del caregive

Buongiorno, sono una ragazza di 25 anni e sto attraversando un momento molto difficile. Sto insieme al mio ragazzo da 8 anni. Quasi 4 anni fa il mio ragazzo ha avuto un lento e logorante crollo depressivo che 3 anni fa è sfociato in un ricovero in psichiatria di una settimana e che ha portato ad una terapia farmacologica molto importante. Fortunatamente da un anno ha sospeso l’assunzione dei farmaci più pesanti e prende solo lo Zoloft. Tuttavia in questi 4 anni durante la malattia e la convalescenza eravamo stati abbandonati a noi stessi e non abbiamo ricevuto alcun sostegno sociale ne dalle nostre famiglie ne dai nostri amici che piano piano si sono dileguati. Tutti intorno a noi davano per scontato che il mio ragazzo sarebbe guarito e io fossi l’incaricata di farlo stare meglio, era tutto sulle mie spalle, le giornate no, le crisi, quando non usciva per settimane di casa, ero sempre sola, quando andavo a fare la spesa, quando cucivano, pulivo, e quando uscivo a fare delle passeggiate. Nonostante tutto questo ho continuato a studiare, a dare esami e supportare anche lui nello studio, a settembre ho iniziato un tirocinio e gli ho regalato un cucciolo. Ho fatto tutto questo con gioia e mi sentivo innamorata. Lui migliorava a vista d’occhio e le cose sembravano essersi stabilizzate, finalmente. E proprio in questo periodo, da un giorno all’altro, ho sentito un clic nella mia testa, qualcosa che si spegne. Mi sembrava di non provare più nulla per lui. Non riuscivo più a vederlo, a toccarlo o a parlarci. La cosa mi ha buttato nell’angoscia e disperazione più totale. Mi sono subito convinta che la mia vita era finita, che la mia relazione era finita perché non ero stata capace di reggere lo stress. Più mi sforzavo di continuare a stare nella relazione e meno ci riuscivo, eppure era l’unica cosa che desideravo. Mi sono allontanata, non vedevo più futuro, pensavo di essere completamente impazzita e che non ci fosse più nulla da fare, che ero una brutta persona e che non amavo più il mio ragazzo, che lo avrei tradito e che lo avrei fatto soffrire. Ho iniziato a non dormire, ad abusare di alcool, esagerare con lo sport e guardare porno la notte, a fumare marijuana e mi sono trasferita in un’altra città, dove sono finita per tradire il mio ragazzo. La mia incredulità per tutto ciò che pensavo e facevo mi gettava ogni giorno di più nella disperazione e nella convinzione che il mio destino fosse quello di vivere una vita del genere e che ero una brutta persona, che non era stata capace di amare il proprio ragazzo nei momenti di difficoltà. Ho confessato il tradimento al mio ragazzo e sono stata a letto senza mangiare per due settimane, sapere cosa gli avevo fatto mi devastava come mi devastavano i pensieri di poterlo rifare ancora, e ancora. Ora questi pensieri sono diventati all’ordine del giorno, appena vedo un ragazzo la mia testa mi dice che sarei capace di tradirlo di nuovo, che non so stare in una relazione seria etc. Non so come uscirne.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

probabilmente Lei ha avuto un "crollo" psico-emotivo
quando ha potuto staccare un po' la spina,
quando la fase dell'emergenza del Suo ragazzo si stava esaurendo.

La Sua autodiagnosi contenuta nel titolo
"Doc da relazione e sindrome di burden/del caregiver"
potrebbe essere centrata,

ma che fare ora?
Ora c'è necessità di prendersi cura di sè.

Una diagnosi accurata,
un percorso psicologico,
un sostegno farmacologico se necessario
sono molto indicati.

Che cosa ne pensa?

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa. Durante la fase critica della malattia del mio ragazzo ho provato l’EMDR con dei risultati positivi. Ho sospeso la terapia in questo periodo ed e la prima volta che mi succede di non sentirmi in grado di affrontare un percorso psicologico. Prendere dei farmaci mi terrorizza, data l’esperienza che ho avuto con il mio ragazzo. So che tuttavia prima o poi dovrò uscire da questa situazione, ma mi sento impreparata e non so come muovermi, è la prima volta che mi faccio affossare da un problema ed è proprio questa rassegnazione autodistruttiva che mi preoccupa e che mi spinge all’isolamento.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Comprendo lo scoraggiamento e la passività,
ma Le suggerisco uno sforzo (che so faticosissimo, ma forse possibile) per riprendere l'EMDR, considerato che dava risultati positivi.

Non frapponga tempo,
scivolando ancor più nella "rassegnazione autodistruttiva".

Dott. Brunialti