Ansia patologica o normale?
Gentili dottori, sono una ragazza di 24 anni. Vorrei esporvi un dubbio riguardo uno stato d'ansia abbastanza elevato che sto vivendo nell'ultimo periodo.
Sono all'ultimo anno di psicologia clinica, tanti impegni e qualche problema, ma nulla di estremamente grave. Per farvi qualche esempio, sto dando gli ultimi esami all'università. I miei genitori hanno aspettative molto elevate nei miei confronti. Sto scrivendo la tesi in carcere, mi piace molto ma sto facendo fatica perché il progetto che seguo continua a essere rimandato. Sto cercando il tirocinio da iniziare a ottobre ma gli enti non rispondono o sono pieni. In più, ieri sono stata operata a una cisti, nulla di grave ma essendo il mio primo ricovero e dovendo passare la notte lì ero molto agitata. Ho qualche problema col mio ragazzo, litighiamo spesso ma c'è voglia di stare insieme e di andare avanti, abbiamo due caratteri difficili ma ci vogliamo molto bene. Insomma, ho una serie di "sbattimenti" che sono capitati tutti insieme, ma ripeto, direi nulla di grave, cose che, come dice mia mamma, "succedono a tutti nella vita". Sono in terapia da cinque anni, con la mia psicologa mi trovo molto bene, abbiamo lavorato tanto sulla mia insicurezza. Ho sempre avuto paura a espormi e a dire la mia, come se mi sentissi sempre sbagliata. Ma nell'ultimo periodo sento di essere migliorata.
Arrivo al punto... Ho sempre avuto una sorta di ansia ma l'ho sempre considerata nella norma. Nell'ultimo anno tuttavia ho avuto l'impressione che sia aumentata esponenzialmente. Somatizzo molto, appena qualcosa non va devo correre in bagno, mi viene una forte tachicardia, inizia a girarmi la testa e il respiro si fa pesante, ma dopo un'ora al massimo mi tranquillizzo. Però... Penso di agitarmi per qualsiasi cosa. Sono in "paranoia" costante per la tesi, continuo ad aggiornare la mail ogni 5 minuti nella speranza di risposta da qualche ente per il tirocinio, spesso mi dico "cavolo non ce la faccio a laurearmi, oddio la prof non mi corregge la tesi, oddio questo, oddio quello". Non sono tranquilla. Io ne ho parlato alla mia psicologa, lei dice che è tutto nella norma, che sono reazioni normali a un periodo un po' ostico. Io all'inizio pensavo lo stesso ma vedo che la situazione non si calma, anzi peggiora leggermente. Ieri l'anestesista prima dell'intervento mi ha visto molto agitata e mi ha detto che forse dovrei prendere qualcosa... Idem un mio docente che mi segue in carcere dice che devo fare un ulteriore lavoro perché la mia ansia si sente.
So che da un breve racconto non si può cogliere molto... Ma provo comunque a chiedervi cosa ne dite voi e sopratutto se potrebbe risultare necessario o comunque utile prendere dei farmaci che mi aiutino a stare tranquilla.
Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità.
Sono all'ultimo anno di psicologia clinica, tanti impegni e qualche problema, ma nulla di estremamente grave. Per farvi qualche esempio, sto dando gli ultimi esami all'università. I miei genitori hanno aspettative molto elevate nei miei confronti. Sto scrivendo la tesi in carcere, mi piace molto ma sto facendo fatica perché il progetto che seguo continua a essere rimandato. Sto cercando il tirocinio da iniziare a ottobre ma gli enti non rispondono o sono pieni. In più, ieri sono stata operata a una cisti, nulla di grave ma essendo il mio primo ricovero e dovendo passare la notte lì ero molto agitata. Ho qualche problema col mio ragazzo, litighiamo spesso ma c'è voglia di stare insieme e di andare avanti, abbiamo due caratteri difficili ma ci vogliamo molto bene. Insomma, ho una serie di "sbattimenti" che sono capitati tutti insieme, ma ripeto, direi nulla di grave, cose che, come dice mia mamma, "succedono a tutti nella vita". Sono in terapia da cinque anni, con la mia psicologa mi trovo molto bene, abbiamo lavorato tanto sulla mia insicurezza. Ho sempre avuto paura a espormi e a dire la mia, come se mi sentissi sempre sbagliata. Ma nell'ultimo periodo sento di essere migliorata.
Arrivo al punto... Ho sempre avuto una sorta di ansia ma l'ho sempre considerata nella norma. Nell'ultimo anno tuttavia ho avuto l'impressione che sia aumentata esponenzialmente. Somatizzo molto, appena qualcosa non va devo correre in bagno, mi viene una forte tachicardia, inizia a girarmi la testa e il respiro si fa pesante, ma dopo un'ora al massimo mi tranquillizzo. Però... Penso di agitarmi per qualsiasi cosa. Sono in "paranoia" costante per la tesi, continuo ad aggiornare la mail ogni 5 minuti nella speranza di risposta da qualche ente per il tirocinio, spesso mi dico "cavolo non ce la faccio a laurearmi, oddio la prof non mi corregge la tesi, oddio questo, oddio quello". Non sono tranquilla. Io ne ho parlato alla mia psicologa, lei dice che è tutto nella norma, che sono reazioni normali a un periodo un po' ostico. Io all'inizio pensavo lo stesso ma vedo che la situazione non si calma, anzi peggiora leggermente. Ieri l'anestesista prima dell'intervento mi ha visto molto agitata e mi ha detto che forse dovrei prendere qualcosa... Idem un mio docente che mi segue in carcere dice che devo fare un ulteriore lavoro perché la mia ansia si sente.
So che da un breve racconto non si può cogliere molto... Ma provo comunque a chiedervi cosa ne dite voi e sopratutto se potrebbe risultare necessario o comunque utile prendere dei farmaci che mi aiutino a stare tranquilla.
Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità.
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Gentile Utente,
lei si trova in una fase di svolta. Frequenta l'ultimo anno di università ed è sottoposta ad una compresenza di stimoli. Ovvio, dunque, che una certa ansia fisiologica ci sia. Considerato che è già seguita da una collega - con cui avrà modo di valutare alcune variabili intervenienti come "le aspettative elevate dei suoi genitori" - ricorrerei per adesso agli esercizi di base del training autogeno. Una volta appresi, possono consentirle di recuperare il suo spazio intimo di tranquillità, al di là del ritmo incalzante del mondo esterno.
Cordiali saluti.
lei si trova in una fase di svolta. Frequenta l'ultimo anno di università ed è sottoposta ad una compresenza di stimoli. Ovvio, dunque, che una certa ansia fisiologica ci sia. Considerato che è già seguita da una collega - con cui avrà modo di valutare alcune variabili intervenienti come "le aspettative elevate dei suoi genitori" - ricorrerei per adesso agli esercizi di base del training autogeno. Una volta appresi, possono consentirle di recuperare il suo spazio intimo di tranquillità, al di là del ritmo incalzante del mondo esterno.
Cordiali saluti.
Dr. Giuseppe Ventrone
Psicologo-Psicoterapeuta
Docente di Filosofia
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 936 visite dal 31/05/2019.
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Approfondimento su Ansia
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