Confusione su terapia

Gentilissimi Dottori,
Eccomi a scrivere aggiornamenti in merito al mio primo colloquio con una psicoterapeuta, come precedentemente accennato alla Dott.ssa Brunialti nel mio ultimo consulto.
Questa mattinata ho avuto il primo incontro con una psicoterapeuta, diversa da quella che avevo 3 anni fa, quest'ultima è una psicologa sistemico-relazionale che sfrutta la tecnica EMDR per i traumi.
Premetto che il problema sta nell'elaborazione della fine della mia convivenza, dato che ci sto ancora male. Dopo questo incontro, finalizzato a capire se continuare con la mia vecchia terapeuta (psicoanalista) e dunque psicoanalisi, oppure affacciarmi per intraprendere un'altra terapia con un approccio differente.
Vi racconto com'è stato il colloquio avvenuto questa mattina:
La psicologa ha 35 anni, molto giovane, si è subito resa disponibile. Mi ha invitato a darci del TU vista l'età, e ha cercato di entrare più in "confidenza". Ha iniziato a fare domande inerenti all'infanzia e alla famiglia, per poi costruirsi un albero genealogico sul suo quaderno. Dopodiché è passata al fulcro della situazione, ossia la mia rottura e sofferenza attuale per il mio ex compagno. Ho raccontato il tutto in termini generali senza entrare nei dettagli, e ho notato, a differenza della mia ex terapeuta, che lei mi ha posto molte domande e soprattutto faceva battute che si fanno tra amici. Una battuta del tipo: "Eh un mio amico ha detto che la città in cui viviamo è proprio gayssima", ha utilizzato questo termine per sdrammatizzare e sottolineare il fatto che sia una città gay friendly. Oppure mentre dicevo della nazionalità del mio ex partner, lei ha aggiunto: "comprendo bene, anch'io sono in coppia mista e le differenze ci sono".
Insomma ho visto che aveva un atteggiamento confidenziale e a volte aggiungeva cose sue, è un brutto segno?
Per finire, mi ha spiegato che, io ho avuto una "rimozione", ossia, quando ho scoperto i messaggi del mio ex che mi tradiva, io ho avuto come un'amnesia. Difatti non mi ricordo nulla... Lei mi ha spiegato che non ricordo nulla poiché ho subito un trauma, è un vero e proprio trauma.
Mi ha proposto di vederci con l'obiettivo finale di elaborare del tutto questo processo, e se dovesse essere necessario utilizzare la tecnica EMDR per il trauma appunto.
Adesso ho tanta confusione in mente.. la mia ex terapeuta non parlava proprio, di nulla, né di lei e nemmeno battute. Invece con lei è tutto diverso. SInceramente non so a chi affidarmi.. se è meglio continuare con questo approccio oppure tornare dalla mia vecchia terapeuta.
Insomma mi sorgono varie perplessità in merito.
Chiedo a Voi esperti un parere per avere delucidazioni in merito.
Grazie,
Saluti.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

Lei chiede: "Adesso ho tanta confusione in mente.. la mia ex terapeuta non parlava proprio, di nulla, né di lei e nemmeno battute. Invece con lei è tutto diverso. SInceramente non so a chi affidarmi.. se è meglio continuare con questo approccio oppure tornare dalla mia vecchia terapeuta.
Insomma mi sorgono varie perplessità in merito.
Chiedo a Voi esperti un parere per avere delucidazioni in merito."

Esistono diverse e notevoli differenze tra i due approcci teorici e Lei ne ha intercettate alcune che sono molto importanti.

Non parlare affatto dal parte del terapeuta prevede che sia il paziente ad arrivarci attraverso un "insight" e ad elaborare poi il "trauma".

Io sono del parere che il paziente non possa nè debba stare in terapia a lungo, e che sia imprescindibile la presenza attiva dello psicoterapeuta, anche perchè spessissimo le domande non servono al terapeuta ma al paziente stesso per capire e riflettere. La cosa più importante è che sia il paziente a capire.

Per quanto riguarda l'approccio dello psicoterapeuta, il fare battute a volte è una questione di stile personale e Lei è comunque una ragazza giovane. Altre volte può essere un modo di sdrammatizzare funzionale alla terapia.

A prescindere da questi aspetti, posso chiederLe come sta oggi? Lei pensa di non aver superato e chiuso l'esperienza legata alla chiusura della relazione?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

proprio di ieri è apparsa la Sua più recente domanda
MA nel precedente consulto
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/676866-ricaduta.html ,
sul medesimo argomento
alla quale ho risposto, come di consueto.
Forse non lo ha ancora visto.

Raccomandiamo sempre di non sovrapporre e moltiplicare i consulti sulla stessa tematica per non creare intasamenti
e inutile confusione nel Blog.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Brunialti,
Esatto, ho visto il messaggio dopo. Le darò aggiornamenti in merito dopo aver visto il nuovo terapeuta in serata.

Gentile Dott.ssa Pileci,

Anch'io la penso esattamente come Lei, i silenzi della psicoanalista mi trasmettevano inquietudine e avrei preferito un ascolto più "attivo".
Per tale motivo mi sono riferito alla psicoterapeuta che ho visto sabato, che tengo a precisare, Psicologa sistemico-relazionale con specializzazione tecnica EMDR (che mi ha proposto di fare), ma come Le ho precedentemente accennato, il fatto di essermi sentito in "confidenza" mi ha messo un po' a disagio, Le sembrerà paradossale, ma è così.
Quest'oggi, come accennato alla collega Brunialti, vedrò un altro terapeuta per valutare, e lui abbraccia più approcci: cognitivo comportamentale, esistenziale, costruttivista. E forse, data la mia paura e reazione anomala sull'abbandono, la terapia cognitivo comportamentale gioverebbe meglio rispetto alla sistemico-relazionale (?).

Tuttavia, in risposta alle sue domande:
Oggi posso dire di stare meglio rispetto ai primi mesi dopo la rottura, naturalmente. Ma a volte sento di avere cali di umore, a volte mi sento depresso e apatico. Ci sono giorni in cui non mi va di fare nulla, e con la mente ritorno indietro e vivo nel 2016, mi dimentico del mondo. E lo faccio per stare meglio, anche se sto male. Io sento che una parte di me, se non tutta, è morta 3 anni fa. Mi sento come un estraneo o comunque un'altra persona, sono cambiato radicalmente e sembra di non conoscere più me stesso, il mio carattere. Il dolore mi ha trasformato.
Quando guardo un film romantico, o leggo un libro, o guardo qualcuno con la mano, io ritorno indietro e sento il mio cuore andare in frantumi: mi chiedo, perché non sono io a poter stare con lui? Vede, io mi ero affidato completamente a lui, soprattutto quando mio padre mi ha abbandonato quando ho fatto coming out, pensavo mi potesse proteggere e ho fatto di lui un porto sicuro, sbagliando completamente.
Non riesco a costruire rapporti con altri ragazzi, perché mi ricordano lui o comunque non riesco ad essere felice. All'inizio di quest'anno ho provato a frequentare un ragazzo, e ho avuto anche dei preliminari (assurdo, conoscendomi), ma sento che è stata solo una "forzatura", perché non sentivo amore, ma solo attrazione. Io l'amore lo sentivo solo con lui. Lei crede che io abbia elaborato? Io penso di no, e questi stati di apatia e di malessere non credo siano normali.
Dimenticavo: lo sogno spesso, a volte in intimità, a volte sogno che stiamo insieme e viviamo la nostra vita insieme.
Io a volte spero ancora di poter tornare con lui, non so se sono ancora innamorato.. vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare tutto.
Ho passato dei mesi terribili in quella casa nell'ultima parte della convivenza, lui si rifaceva una vita ed io me ne stavo a letto senza mangiare, bere, ho perso peso e piangevo soltanto. Quando sono tornato a casa dai miei ho smesso di piangere, ho represso tutto, forse ho sbagliato.
Cosa dovrei fare, Dottoressa Pileci?

In attesa di un Suo cortese riscontro,
Saluti cordiali.
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

situazioni di questo tipo, come quella che Lei descrive e che fanno vivere nel passato con nostalgia, certamente possono portare alla depressione, ma è qui che Lei ha bisogno di aiuto specialistico, proprio a spezzare questo rimuginio.

Non credo sia un trauma, tuttavia. A volte basta essere un po' ansiosi per rimuginare sul passato, non riuscendo ad andare avanti col presente e futuro.

Vorrei anche chiarire alcuni aspetti, a beneficio Suo e di chiunque leggerà il post.

Uno psicologo può essere specializzato in psicoterapia, ma non può fare "un po' di tutto" e quindi "abbracciare più approcci: cognitivo comportamentale, esistenziale, costruttivista."
Così come NON esiste la specializzazione in EMDR ("Psicologa sistemico-relazionale con specializzazione tecnica EMDR (che mi ha proposto di fare)"), in quanto l'EMDR è solo una delle moltissime tecniche che si possono utilizzare ma che sinceramente non vedrei neppure nel Suo caso.

Quanto al fatto di fare battute in terapia, ribadisco che non ci trovo nulla di male, anche perchè a volte è utile sdrammatizzare e alleggerire situazioni che possono essere molto pesanti. Però è sempre bene farlo quando si conosce il paziente e si è certi che questo non lo metterà a disagio in nessun modo e non inficerà il lavoro terapeutico.

Se Lei è a disagio con questo modo di fare può, anzi deve, dirlo, altrimenti non ha senso andare avanti.

A me la Sua sembra una problematica ansiosa, quindi va bene uno psicoterapeuta che si occupi di queste problematiche.

Cordiali saluti,
[#5]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci,
La ringrazio per la celere risposta.

Credo che Lei abbia centrato il punto: il rimuginio, il fatto di vivere continuamente nel passato, e afferma che, è un fattore dovuto all'eccessiva ansia, che confermo assolutamente. Sono un soggetto molto e troppo ansioso e paranoico.
Chiedo scusa ma credo che ci sia stato un fraintendimento e mi sia espresso male, volevo dire che la collega utilizza la tecnica EMDR e non come specializzazione inerente al percorso di studi terapeutico.
Per quanto concerne l'altro collega, purtroppo è stato lui stesso - a seguito della mia domanda - a riferirmi di essere un terapeuta che "abbraccia" l'approccio cognitivo comportamentale, evoluzionista, dinamico etc.
Lei mi sta dicendo che questo non è possibile? Se cerco su internet viene fuori che il Dottore è uno Psicologo clinico e psicoterapeuta ma nulla riguardo approcci.

Comunque sia, in tutta sincerità Le dico che non mi ha fatto molto piacere per le battute e modi di fare soprattutto alla prima seduta, è vero siamo entrambi giovani, ma credo che per me sia più opportuno un rapporto più professionale e distaccato.

Questa sera avrò modo di valutare il 1 colloquio con il collega di cui ho appena parlato per avere un quadro più ampio e poter confrontare entrambe le sedute.
Lei avrebbe qualche consiglio da darmi in termini di scelta di psicoterapeuti? Quali elementi dovrei tenere in considerazione per fare la scelta giusta?

In attesa di riscontro,
Saluti cordiali.
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
In linea generale l'approccio professionale è quello che permette di lavorare bene sempre, in ogni ambito. L'approccio amichevole è spesso fuori luogo e può fare questo brutto effetto di cui stiamo parlando.

Però a me, dopo anni di sofferenza in cui non riesce a venirne fuori, sembra sia il caso di scegliere un professionista col quale si trova a suo agio (quindi se non sopporta un approccio troppo amichevole e battute, seppur in buona fede, cambi subito), ma soprattutto che vada al nocciolo del problema.

Ripeto, a me non sembra un evento traumatico, perchè l'evento può essere traumatico per come soggettivamente lo si vive, ma più spesso il trauma è un evento che minaccia la sopravvivenza o l'incolumità (es. un incidente, un'aggressione, ecc...).

Purtroppo lasciare o essere lasciati sono eventi della vita; ciò che sembra abnorme o anormale in questo caso è la sofferenza che si protrae per tanto tempo e che La porta a rimuginare, quasi come se non volesse staccarsi da essa.

E' per questa ragione che serve uno psicologo psicoterapeuta che lavori con un metodo focalizzato sul problema e non alla ricerca di eventuali traumi...

Magari faccia un giro di telefonate spiegando la problematica e iniziando a farsi un'idea dei professionisti della Sua zona. L'approccio cognitivo-comportamentale può andare bene, ma faccia prima delle telefonate per essere ancora più consapevole.

Cordiali saluti,
[#7]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci,

Ho appena concluso la mia 1 seduta e sono a dir poco sconvolto e turbato emotivamente. Ho inserito un nuovo consulto per poter spiegare meglio la situazione anche alla Dott.ssa Brunialti che ci tenevo ad aggiornare. Se può farLe piacere La invito a visionare l’altro mio consulto in fase di approvazione.

Grazie, saluti.