Paranoie,orgoglio,disordine mentale
Salve, da circa un anno ho il bisogno di ricevere attenzioni costanti da parte di ogni persona.mi spiego meglio. Anni fa ho avuto scontri con una persona che ritenevo molto amica,ogni cosa che diceva per me era oro colato.dopo varie situazioni ho iniziato a lavorare su di me,riprendendo a volte vecchie parole dette da questa persona,che mi hanno fatto riflettere e vedere la vita con occhi diversi. Sono sempre stata molto spontanea,molto buona nei miei rapporti sociali,fin quando non mi sono imbattuta in questa persona che soppesava le azioni,senza sbilanciarsi. Questa caratteristica col tempo ho iniziato ad acquisirla anch'io in alcune circostanze,sopratutto se con una persona non ho un rapporto stretto. In un certo senso mi sento più consapevole delle mie azioni e di quelle altrui. Ora però le soppeso quasi in maniera paranoica,cercando di darmi delle spiegazioni a tutto.'Perché questa persona non mi ha risposta alla registrazione che gli ho mandato su whatsapp?','perché quest'altra non mi risponde al come stai?',premetto che mi faccia analisi di coscienza,e capisco gli impegni e tutto.il problema è che provo rabbia,orgoglio quando capisco che quella persona non prova interesse per me,ma finge di averlo. Premetto che con queste persone ho cercato più volte un confronto, ma.non è mai continuato perché appunto,non rispondevano alle registrazioni. Ho lAsciato correre...anche se in alcuni casi avverto davvero il poco interesse,e magari un bisogno di attenzioni e sincerità che maschero dietro precisazioni o semplicemente confronti.. con altre persone però sono riuscita ad aprirmi con sincerità,perche mi davano anche modo di farlo. Sono arrivata ad un punto di consapevolezza,osservazione.di me,magari noto quanto gli altri non se ne rendino conto, e da una parte mi tranquillizza..così so che non dipende da loro. Inoltre una di loro non mi ha nemmeno mandato un messaggio di condoglianze.in quanto da poco tempo è morta mia nonna. Anche qui, ho deciso di lasciar correre,anche perché con quest'ultima persona non ho chissà quale rapporto,anzi. Alla fine, con oggi alla domanda 'come stai'pensavo di poterne parlare o far presente questa vicenda del funerale..magari non ne sapeva nulla, però mi ritrovo poi in situazioni come il mio compleanno dove non so se invitare o meno queste persone. Il mio cuore dici di stare con poche persone,ma buone. La testa dice anche di osservare i loro comportamenti, e cioè,loro mi hanno invitato ai loro compleanni,io dovrei ricambiare?
Da una parte mi.dico di si,dall'altra l'orgoglio parla,la.mia parte offesa parla e non vorrebbe farlo. Cosa fare in questi casi? Ci ho provato più.di una volta con alcune persone,ma la barca non va avanti...quindi? Questa cosa a volte mi crea molta ansia e non mi fa dormire.
Ultimamente sono anche molto irascibile,nonostante stia lavorando molto su di me anche con corsi di formazione,lavoro su di sé.
Grazie a chi saprà rispondermi
Da una parte mi.dico di si,dall'altra l'orgoglio parla,la.mia parte offesa parla e non vorrebbe farlo. Cosa fare in questi casi? Ci ho provato più.di una volta con alcune persone,ma la barca non va avanti...quindi? Questa cosa a volte mi crea molta ansia e non mi fa dormire.
Ultimamente sono anche molto irascibile,nonostante stia lavorando molto su di me anche con corsi di formazione,lavoro su di sé.
Grazie a chi saprà rispondermi
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Gentile utente, premetto che sarebbe utile discutere questi suoi dubbi con il terapeuta che la segue. Tuttavia, se lei desidera un altro parere, proverò a darglielo.
Gli strumenti di comunicazione a distanza (e i vari social, WhatsApp, Istagram, Twitter, Facebook etc.) hanno il merito indubbio di permetterci un contatto quasi quotidiano con amici e familiari di cui altrimenti non potremmo aver notizie con la stessa assiduità, e ci permettono anche di mantenere o addirittura ritrovare amicizie che sono lontane nel tempo e nello spazio. Tuttavia, per quanto si sia cercato di creare la cosiddetta "netiquette", ossia l'etichetta del net, pare che ancora questa "etichetta", ossia un insieme di regole di comportamento condiviso, sia ben lontana dall'esistere. Ne conseguono comportamenti individuali che si urtano anziché armonizzarsi: alcuni ritengono doveroso fare le condoglianze su Facebook, altri lo giudicano offensivo; certi invitano tutti al loro compleanno tramite il gruppo di WhatsApp, altri pensano che agli amici più cari vada riservato un invito personale tramite chiamata telefonica, e alcuni mandano ancora il bigliettino d'invito per posta. Certe persone credono che chi riceve un messaggio debba rispondere subito, e non danno nessun rilievo al fatto che l'altro stia guidando, lavorando, pranzando o dormendo. Infine, c'è chi pensa che aver inviato un messaggio o aver tentato di chiamare senza ricevere immediata risposta implichi l'obbligo, per il destinatario, di richiamare al più presto, e di richiamare comunque, anche se chi è stato chiamato è un professionista impegnato in molte attività, e il chiamante è un ignoto cliente che voleva il primo appuntamento.
Come vede, non è facile districarsi in questa giungla di punti di vista che non sono armonizzati da quella che un tempo si chiamava "buona educazione", e che suggeriva, per esempio, di fare una telefonata prima di presentarsi a casa di qualcuno, di farla dopo le 10 di mattina e prima delle 21, saltando le ore dei pasti, e altre regole simili, che in fondo rendevano più facile la comunicazione.
Venendo specificamente ai suoi quesiti, mi pare che lei desideri sapere come fare a capire se le persone ci tengono davvero a lei, se è il caso di mantenere in piedi certe relazioni, oppure no. Io direi di servirsi poco delle risposte immediate ai messaggini, poco dei like ai post su Facebook, e molto di più di manifestazioni di amicizia date di persona. Se alcuni l'hanno invitata al loro compleanno, sarebbe gentile ricambiare. Stessa cosa se la invitano a uscire insieme. Per gli altri strumenti di contatto, tenga conto di quello che ho detto prima, e anche del fatto che troppo spesso rappresentano un'indesiderata invasione della nostra vita, e non una vera manifestazione di amicizia e vicinanza.
Cordialmente.
Gli strumenti di comunicazione a distanza (e i vari social, WhatsApp, Istagram, Twitter, Facebook etc.) hanno il merito indubbio di permetterci un contatto quasi quotidiano con amici e familiari di cui altrimenti non potremmo aver notizie con la stessa assiduità, e ci permettono anche di mantenere o addirittura ritrovare amicizie che sono lontane nel tempo e nello spazio. Tuttavia, per quanto si sia cercato di creare la cosiddetta "netiquette", ossia l'etichetta del net, pare che ancora questa "etichetta", ossia un insieme di regole di comportamento condiviso, sia ben lontana dall'esistere. Ne conseguono comportamenti individuali che si urtano anziché armonizzarsi: alcuni ritengono doveroso fare le condoglianze su Facebook, altri lo giudicano offensivo; certi invitano tutti al loro compleanno tramite il gruppo di WhatsApp, altri pensano che agli amici più cari vada riservato un invito personale tramite chiamata telefonica, e alcuni mandano ancora il bigliettino d'invito per posta. Certe persone credono che chi riceve un messaggio debba rispondere subito, e non danno nessun rilievo al fatto che l'altro stia guidando, lavorando, pranzando o dormendo. Infine, c'è chi pensa che aver inviato un messaggio o aver tentato di chiamare senza ricevere immediata risposta implichi l'obbligo, per il destinatario, di richiamare al più presto, e di richiamare comunque, anche se chi è stato chiamato è un professionista impegnato in molte attività, e il chiamante è un ignoto cliente che voleva il primo appuntamento.
Come vede, non è facile districarsi in questa giungla di punti di vista che non sono armonizzati da quella che un tempo si chiamava "buona educazione", e che suggeriva, per esempio, di fare una telefonata prima di presentarsi a casa di qualcuno, di farla dopo le 10 di mattina e prima delle 21, saltando le ore dei pasti, e altre regole simili, che in fondo rendevano più facile la comunicazione.
Venendo specificamente ai suoi quesiti, mi pare che lei desideri sapere come fare a capire se le persone ci tengono davvero a lei, se è il caso di mantenere in piedi certe relazioni, oppure no. Io direi di servirsi poco delle risposte immediate ai messaggini, poco dei like ai post su Facebook, e molto di più di manifestazioni di amicizia date di persona. Se alcuni l'hanno invitata al loro compleanno, sarebbe gentile ricambiare. Stessa cosa se la invitano a uscire insieme. Per gli altri strumenti di contatto, tenga conto di quello che ho detto prima, e anche del fatto che troppo spesso rappresentano un'indesiderata invasione della nostra vita, e non una vera manifestazione di amicizia e vicinanza.
Cordialmente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie mille per la risposta. Proverò a vedere tutto ciò sotto una nuova veste. Posso però chiederle come mai nutro queste aspettative anche nei confronti di persone estranee? Mi sono data una risposta e credo il tutto dipenda sempre da questo bisogno di attenzioni... ecco, non ho un quadro lucido al momento. Quando mi riprometto di provarci, appena accadono cose simili mi chiudo..ritrovandomi sola.
[#3]
Gentile utente, mi sembra che lei conosca abbastanza bene sé stessa, per cui se ha l'impressione i essere diventata più suscettibile a certi comportamenti è presumibile che stia attraversando un periodo di stress.
Rimane il fatto che il linguaggio sintetico, affrettato e sciatto dei social desta molti equivoci. Non a caso sono stati creati gli emoticon, che dovrebbero compensare le carenze verbali indicando con l'immagine benevolenza o scherno, sorpresa o dispiacere e così via.
Quanto alla sua domanda: "come mai nutro queste aspettative anche nei confronti di persone estranee?", la risposta è che vorremmo tutti essere rispettati e trattati con gentilezza, mentre spesso, sui social, sono proprio gli estranei quelli che aggrediscono, dal momento che si sentono loro stessi aggrediti, anche solo se manifestiamo un'opinione che non condividono.
Non a caso è stato adottato il termine inglese "haters", "odiatori", per indicare quelli che si scagliano contro chi dice la sua opinione non in linea con quella della massa (spesso ottusa), o il termine "troll" per indicare il disturbatore sistematico.
Si rimane urtati da questi atteggiamenti, specie se non vengono collocati nella giusta dimensione.
Io le consiglio di analizzare caso per caso questi suoi momenti di sofferenza con uno psicologo.
Auguri.
Rimane il fatto che il linguaggio sintetico, affrettato e sciatto dei social desta molti equivoci. Non a caso sono stati creati gli emoticon, che dovrebbero compensare le carenze verbali indicando con l'immagine benevolenza o scherno, sorpresa o dispiacere e così via.
Quanto alla sua domanda: "come mai nutro queste aspettative anche nei confronti di persone estranee?", la risposta è che vorremmo tutti essere rispettati e trattati con gentilezza, mentre spesso, sui social, sono proprio gli estranei quelli che aggrediscono, dal momento che si sentono loro stessi aggrediti, anche solo se manifestiamo un'opinione che non condividono.
Non a caso è stato adottato il termine inglese "haters", "odiatori", per indicare quelli che si scagliano contro chi dice la sua opinione non in linea con quella della massa (spesso ottusa), o il termine "troll" per indicare il disturbatore sistematico.
Si rimane urtati da questi atteggiamenti, specie se non vengono collocati nella giusta dimensione.
Io le consiglio di analizzare caso per caso questi suoi momenti di sofferenza con uno psicologo.
Auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.4k visite dal 24/05/2019.
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