Artrite e depressione

Buongiorno, scrivo perché ho una forma di artrite non ancora diagnosticata precisamente (sono in corso esami diagnostici per escludere alcune forme) ma ci si sta orientando verso l'artrite reattiva. La motivazione per cui scrivo non è l'artrite ma il fatto che mi senta stanco, stanco dentro... non ho voglia di nulla e di niente, sono 3 mesi che prendo cortisone per l'artrite e dopo tutto questo tempo sono ancora al punto di partenza, ho ancora dolori. Ho una famiglia splendida, due bambini che adoro, dopo anni di sofferenze finalmente ho un lavoro che mi piace ma al momento vedo qualsiasi cosa grigia, sono sempre stato entusiasta delle cose, dei piccoli piaceri come un buon pranzo, un sorriso inaspettato ma da qualche settimana vedo tutto grigio, ho letto che un effetto collaterale del cortisone potrebbe essere la depressione e allora mi chiedo se questa condizione sia reversibile o se sia necessario rivolgermi ad uno specialista per rimettermi in piedi.
Aggiungo che sono abbastanza abituato ad avere malattie, fare esami, incontrare medici ecc (per una serie di patologie che ho da sempre) ma sono stanco dei dolori, mi tremano le mani e le gambe e faccio fatica a fare qualsiasi cosa... se fosse per me mi metterei in una stanza da solo in silenzio a dormire ma non posso.

grazie
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6
Gentile utente,

premettendo che offrirle una risposta senza che si conosca dapprincipio il caso nello specifico può risultare delle volte poco utile, se non dannosa in alcuni casi, non escluderei l'ipotesi che lo stato di abbattimento dell'umore che descrive sia reattivo alla percezione continuativa del dolore provato a seguito dell'artrite che le starebbe venendo diagnosticata.

Non di rado, infatti, ad un primo vissuto di dolore si somma un vissuto di sofferenza aggiuntiva conseguente ad un giudizio negativo che si starebbe attribuendo al disagio iniziale (es., "...sono stanco dei dolori"). Come dire che, se vivere dolore non rappresenta di certo un qualcosa piacevole, giudicare quest'ultimo come un qualcosa che non dovrebbe esserci o che non le permetterebbe più di avere una vita piacevole può, di contro, portarla ad incrementare il proprio stato di disagio e malessere.

Con questo, naturalmente, non si vuole escludere l'ipotesi da lei giustamente sottolineata che lo stato di alterazione dell'umore che starebbe vivendo fosse in realtà conseguente alla terapia farmacologica attualmente assunta per far fronte al dolore percepito, ipotesi quest'ultima che potrebbe essere facilmente confermata/sconfermata al termine della terapia stessa (dopo circa 30 gg).

Laddove volesse togliersi tale dubbio, potrebbe essere utile rivolgersi ad uno specialista che la aiuti ad inquadrare meglio la sua situazione specifica.

Nella speranza che tali indicazioni possano esserle di reale aiuto, le porgo dei saluti cordiali.

Dr. Alessio Congiu

Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
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