Probabile disturbo ossessivo
Salve, da un mese circa sono iniziati una serie di pensieri ed immagini violente e aggressive che mi hanno portato a rivolgermi ad uno psicoterapeuta.
Ho fatto 5 sedute e siamo arrivati alla conclusione che potrebbero essere pensieri ossessivi.
Ho cercato su internet ed ho letto che la terapia più consigliata è quella cognitivo comportamentale.
A questo punto vorrei chiedere un consiglio qui, visto che la psicoterapeuta alla quale mi sono rivolta si occupa di terapia della Gestalt e transazionale e in un mese (so che in così poco tempo non posso risolvere il problema) oltre a questi pensieri se ne sono aggiunti altri con conseguente ansia e preoccupazioni...
Mi sono rivolta ad uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale e mi ha spiegato più o meno cosa è il disturbo ossessivo compulsivo, il capire cosa mi stia succedendo mi fa stare leggermente più tranquilla.
Inoltre entrambe le psicoterapeute mi hanno consigliato di rivolgermi ad uno psichiatra per un aiuto farmacologico.
Vorrei sapere cosa cambia tra i due tipi di psicoterapia e nel caso in cui ci fosse un disturbo ossessivo compulsivo la diagnosi deve farla un dottore o va bene quella dello psicoterapeuta?
Ho fatto 5 sedute e siamo arrivati alla conclusione che potrebbero essere pensieri ossessivi.
Ho cercato su internet ed ho letto che la terapia più consigliata è quella cognitivo comportamentale.
A questo punto vorrei chiedere un consiglio qui, visto che la psicoterapeuta alla quale mi sono rivolta si occupa di terapia della Gestalt e transazionale e in un mese (so che in così poco tempo non posso risolvere il problema) oltre a questi pensieri se ne sono aggiunti altri con conseguente ansia e preoccupazioni...
Mi sono rivolta ad uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale e mi ha spiegato più o meno cosa è il disturbo ossessivo compulsivo, il capire cosa mi stia succedendo mi fa stare leggermente più tranquilla.
Inoltre entrambe le psicoterapeute mi hanno consigliato di rivolgermi ad uno psichiatra per un aiuto farmacologico.
Vorrei sapere cosa cambia tra i due tipi di psicoterapia e nel caso in cui ci fosse un disturbo ossessivo compulsivo la diagnosi deve farla un dottore o va bene quella dello psicoterapeuta?
[#1]
Gentile utente,
in generale a cambiare sono le procedure terapeutiche utilizzate dai professionisti per intervenire su ciò che ritengono essere il punto centrale del problema presentato dalla persona.
In breve, ogni terapeuta che vede e ascolta la persona utilizza le conoscenze apprese nell'ambito della sua formazione teorica e pratica per "dare un nome" al problema presentato dalla persona.
Tenga presente che già parlare di "Disturbo Ossessivo-Compulsivo" rispecchia una specifica formulazione del problema presentato dalla persona che si rifà ad una prospettiva concettuale di stampo medico, riconoscente la possibilità di circoscrivere il disagio della persona all'interno di una categoria diagnostica sulla base della presenza di una specifica sintomatologia.
Nel caso specifico della categoria diagnostica nota come "Disturbo Ossessivo-Compulsivo", i sintomi la cui presenza permetterebbe di apporre simile diagnosi sono i seguenti:
***
A) Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi
Le ossessioni sono definite da 1) e 2)
1. Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia o disagio marcati.
2. Il soggetto tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè mettendo in atto una compulsione)
Le compulsioni sono definite da 1) e 2)
1. Comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un'ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.
2. I comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre l'ansia o il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; tuttavia, questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
B) Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo (per es., più di 1 ora al giorno) o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
C) I sintomi ossessivo-compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o a un'altra condizione medica.
D) Il disturbo non è meglio giustificato dai sintomi di un altro disturbo mentale.
****
Indipendentemente dall'orientamento teorico a cui si rifanno, è indubbio che la definizione del problema presentato dalla persona nei termini di diagnosi categoriale possa rappresentare una prassi comune da parte di molti psichiatri, psicologi e psicoterapeuti. Cionondimeno è altresì opportuno riconoscere come tale concettualizzazione del problema non suggerisce come funzioni il problema. Tale livello di spiegazione differisce a seconda del modello teorico a cui ci si rifà tanto per interpretare il disagio della persona, quanto per definire le operazioni terapeutiche che potrebbero essere seguite.
La sua domanda, pertanto, si tradurrebbe nel comprendere il modo con cui sia possibile definire il problema da lei presentato sulla base di questi due distinti modelli teorici (gestaltico e cognitivo-comportamentale), come pure quali differenze si presentano in termini operativi aderendo ora all'una, ora all'altra di queste prospettive.
La mancata conoscenza personale del modo con cui un terapeuta che si rifà ad una prospettiva gestaltica inquadrerebbe il caso da lei presentato mi impone di demandare tale risposta specifica ad altri colleghi, sicuramente più esperti di me in questo settore.
In merito invece a come un terapeuta che si rifà ad una prospettiva cognitivo-comportamentale concettualizzi il funzionamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo e il suo trattamento, la inviterei a discutere di ciò con il suo terapeuta. Volendo comunque integrare le informazioni che questo potrebbe offrirle con altre informazioni in linea con tale cornice concettuale, le allego di seguito un articolo da me curato circa questa tematica:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2508-brutti-pensieri-e-strane-manie-il-disturbo-ossessivo-compulsivo.html
La saluto cordialmente,
Dr. Alessio Congiu
in generale a cambiare sono le procedure terapeutiche utilizzate dai professionisti per intervenire su ciò che ritengono essere il punto centrale del problema presentato dalla persona.
In breve, ogni terapeuta che vede e ascolta la persona utilizza le conoscenze apprese nell'ambito della sua formazione teorica e pratica per "dare un nome" al problema presentato dalla persona.
Tenga presente che già parlare di "Disturbo Ossessivo-Compulsivo" rispecchia una specifica formulazione del problema presentato dalla persona che si rifà ad una prospettiva concettuale di stampo medico, riconoscente la possibilità di circoscrivere il disagio della persona all'interno di una categoria diagnostica sulla base della presenza di una specifica sintomatologia.
Nel caso specifico della categoria diagnostica nota come "Disturbo Ossessivo-Compulsivo", i sintomi la cui presenza permetterebbe di apporre simile diagnosi sono i seguenti:
***
A) Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi
Le ossessioni sono definite da 1) e 2)
1. Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia o disagio marcati.
2. Il soggetto tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè mettendo in atto una compulsione)
Le compulsioni sono definite da 1) e 2)
1. Comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un'ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.
2. I comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre l'ansia o il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; tuttavia, questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
B) Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo (per es., più di 1 ora al giorno) o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
C) I sintomi ossessivo-compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o a un'altra condizione medica.
D) Il disturbo non è meglio giustificato dai sintomi di un altro disturbo mentale.
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Indipendentemente dall'orientamento teorico a cui si rifanno, è indubbio che la definizione del problema presentato dalla persona nei termini di diagnosi categoriale possa rappresentare una prassi comune da parte di molti psichiatri, psicologi e psicoterapeuti. Cionondimeno è altresì opportuno riconoscere come tale concettualizzazione del problema non suggerisce come funzioni il problema. Tale livello di spiegazione differisce a seconda del modello teorico a cui ci si rifà tanto per interpretare il disagio della persona, quanto per definire le operazioni terapeutiche che potrebbero essere seguite.
La sua domanda, pertanto, si tradurrebbe nel comprendere il modo con cui sia possibile definire il problema da lei presentato sulla base di questi due distinti modelli teorici (gestaltico e cognitivo-comportamentale), come pure quali differenze si presentano in termini operativi aderendo ora all'una, ora all'altra di queste prospettive.
La mancata conoscenza personale del modo con cui un terapeuta che si rifà ad una prospettiva gestaltica inquadrerebbe il caso da lei presentato mi impone di demandare tale risposta specifica ad altri colleghi, sicuramente più esperti di me in questo settore.
In merito invece a come un terapeuta che si rifà ad una prospettiva cognitivo-comportamentale concettualizzi il funzionamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo e il suo trattamento, la inviterei a discutere di ciò con il suo terapeuta. Volendo comunque integrare le informazioni che questo potrebbe offrirle con altre informazioni in linea con tale cornice concettuale, le allego di seguito un articolo da me curato circa questa tematica:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2508-brutti-pensieri-e-strane-manie-il-disturbo-ossessivo-compulsivo.html
La saluto cordialmente,
Dr. Alessio Congiu
Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
T. +39 345 465 8419
alessio.congiu@hotmail.it
alessiocongiupsicologo.it
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la risposta, ho letto l'articolo e parte delle cose mi erano state spiegate dalla psicoterapeuta cognitivo comportamentale... Ho riscontrato molte delle cose che mi succedono, tranne per il fatto che mi è capitato poche volte di mettere in atto comportamenti ripetitivi ecc...
Riassumendo, mi consiglia di parlare con la psicoterapeuta della gestalt?
Questa situazione mi crea un pò di ansia, la psicoterapeuta dalla quale ho fatto varie sedute mi sembra molto gentile e preparata, solo che per alcune cose dette durante la terapia credo di aver "involontariamente" sviluppato (non so come dire) altre ossessioni o preoccupazioni.
Inoltre sono molto preoccupata per quanto riguarda il dover assumere farmaci già a quest'età
Riassumendo, mi consiglia di parlare con la psicoterapeuta della gestalt?
Questa situazione mi crea un pò di ansia, la psicoterapeuta dalla quale ho fatto varie sedute mi sembra molto gentile e preparata, solo che per alcune cose dette durante la terapia credo di aver "involontariamente" sviluppato (non so come dire) altre ossessioni o preoccupazioni.
Inoltre sono molto preoccupata per quanto riguarda il dover assumere farmaci già a quest'età
[#3]
Gentile utente,
dato che psicologi che si rifanno a prospettive diverse potrebbero offrirle pareri diversi riguardo allo stesso problema da lei presentato, ricevere troppi pareri diversi potrebbe renderla più confusa di quanto già in questo momento non si senta.
L'invito è pertanto quello di affidarsi ad uno specialista con cui lei si trovi a suo agio e di cui ritiene di potersi fidare, sia questo il suo attuale terapeuta o il terapeuta dal quale era stata seguita in precedenza.
Per quanto concerne invece la questione relativa alla possibilità di intraprendere parallelamente una terapia farmacologica, è utile per lei affrontare questo discorso con la persona con cui deciderà di proseguire il suo percorso psicologico, manifestando i suoi dubbi, le sue perplessità, le sue paure.
Quale che sia il parere che quest specialisti potrebbero darle, infatti, sarebbe sempre lei a scegliere se intraprendere o meno un determinato tipo di percorso, tenendo conto degli effetti terapeutici che potrebbero offrire, come pure degli collaterali che ad essi si associano. Ritengo tuttavia che sia utile per lei compiere le opportune scelte avendo a disposizione tutte le informazioni che potrebbero servirle per tal scopo.
Nella speranza che queste semplici indicazioni possano esserle di aiuto, le mando un caro saluto e l'augurio di ritrovare quanto prima benessere e tranquillità emotiva.
Dr. Alessio Congiu
dato che psicologi che si rifanno a prospettive diverse potrebbero offrirle pareri diversi riguardo allo stesso problema da lei presentato, ricevere troppi pareri diversi potrebbe renderla più confusa di quanto già in questo momento non si senta.
L'invito è pertanto quello di affidarsi ad uno specialista con cui lei si trovi a suo agio e di cui ritiene di potersi fidare, sia questo il suo attuale terapeuta o il terapeuta dal quale era stata seguita in precedenza.
Per quanto concerne invece la questione relativa alla possibilità di intraprendere parallelamente una terapia farmacologica, è utile per lei affrontare questo discorso con la persona con cui deciderà di proseguire il suo percorso psicologico, manifestando i suoi dubbi, le sue perplessità, le sue paure.
Quale che sia il parere che quest specialisti potrebbero darle, infatti, sarebbe sempre lei a scegliere se intraprendere o meno un determinato tipo di percorso, tenendo conto degli effetti terapeutici che potrebbero offrire, come pure degli collaterali che ad essi si associano. Ritengo tuttavia che sia utile per lei compiere le opportune scelte avendo a disposizione tutte le informazioni che potrebbero servirle per tal scopo.
Nella speranza che queste semplici indicazioni possano esserle di aiuto, le mando un caro saluto e l'augurio di ritrovare quanto prima benessere e tranquillità emotiva.
Dr. Alessio Congiu
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.5k visite dal 19/05/2019.
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