Non riesco a capire
Buonasera, sono settimane che penso e ripenso ma non riesco proprio a capire a fondo quello che mi sta succedendo.
Sono in terapia da diverso tempo, fino a poco tempo fà. Perché attualmente la situazione è di stop ma non proprio voluto da me.
La mia situazione è sempre stata difficoltosa nel senso che ho sempre avuto difficoltà a fare molte piccole cose, anche recarmi fisicamente a colloquio, quindi usare mezzi e allontanarmi da casa. Anche la situazione familiare non è mai stata delle migliori, a questa, di recente, si è aggiunta una grave malattia di un familiare a me molto caro.
In questo periodo piuttosto turbolento, mi sono trovata a sacrificare una seduta, chiaramente saldata in modo regolare. Tuttavia il setting è improvvisamente cambiato e mi sono trovata a non avere più un giorno per la mia terapia, a non avere più un orario e ad avere una proposta ben diversa e con un orario decisamente scomodo per me. In tardo pomeriggio, che per me che sono a quasi due ore di distanza vuol dire che è ansia assicurata ogni giorno al solo pensiero, cosa che mi porta a rinunciare.
Io capisco che alla mia età sia troppo limitante chiedere di restare sempre nella mia zona di comfort, e ringrazio, col senno del poi, per tutte le volte in cui ovviamente non sono stata assecondata. Però c'è da dire che ogni volta sono andata in crisi ed è stato estremamente doloroso. Questa volta volta non è poi diverso, perché mi trovo da un giorno all'altro a non avere più una figura di riferimento ed il mio spazio "sicuro". L'aggravante sono le altre situazione che sto vivendo, in particolare la malattia di un mio caro familiare che si trova in una situazione molto delicata. Io sono preoccupata e spaventata e vado in ansia al pensiero che la mia terapia possa finire così. Quindi in corso una crisi di una certa entità.
Mi sono posta molte domande e, come ho già detto, sono sicura che questo modo di agire abbia come finalità quella di spronarmi ad un cambiamento. Ma se questo non dovesse avvenire? Se continuassi solo a stare peggio e restassi bloccata sentendomi anche abbandonata in un momento in cui avevo bisogno di rassicurazioni e non di una guerra fredda? Cosa dovrei pensare, che sono stata anni a faticare per poi sentirmi dire ciao? Ripeto, io capisco lo sprono ma adesso mi pare un po' troppo ma non so più nemmeno come poter comunicare che questa situazione è troppo grande in questo momento. Come funziona da parte vostra? Come decidete di "rischiare" con un paziente? E se poi il paziente non tornerà e starà peggio?
Scusate la prolissità, ma ho mille domande e so che fare bene a porle alla persona interessata, non escludo di farlo, ma per ora ho paura anche di ricevere un rifiuto.
Sono in terapia da diverso tempo, fino a poco tempo fà. Perché attualmente la situazione è di stop ma non proprio voluto da me.
La mia situazione è sempre stata difficoltosa nel senso che ho sempre avuto difficoltà a fare molte piccole cose, anche recarmi fisicamente a colloquio, quindi usare mezzi e allontanarmi da casa. Anche la situazione familiare non è mai stata delle migliori, a questa, di recente, si è aggiunta una grave malattia di un familiare a me molto caro.
In questo periodo piuttosto turbolento, mi sono trovata a sacrificare una seduta, chiaramente saldata in modo regolare. Tuttavia il setting è improvvisamente cambiato e mi sono trovata a non avere più un giorno per la mia terapia, a non avere più un orario e ad avere una proposta ben diversa e con un orario decisamente scomodo per me. In tardo pomeriggio, che per me che sono a quasi due ore di distanza vuol dire che è ansia assicurata ogni giorno al solo pensiero, cosa che mi porta a rinunciare.
Io capisco che alla mia età sia troppo limitante chiedere di restare sempre nella mia zona di comfort, e ringrazio, col senno del poi, per tutte le volte in cui ovviamente non sono stata assecondata. Però c'è da dire che ogni volta sono andata in crisi ed è stato estremamente doloroso. Questa volta volta non è poi diverso, perché mi trovo da un giorno all'altro a non avere più una figura di riferimento ed il mio spazio "sicuro". L'aggravante sono le altre situazione che sto vivendo, in particolare la malattia di un mio caro familiare che si trova in una situazione molto delicata. Io sono preoccupata e spaventata e vado in ansia al pensiero che la mia terapia possa finire così. Quindi in corso una crisi di una certa entità.
Mi sono posta molte domande e, come ho già detto, sono sicura che questo modo di agire abbia come finalità quella di spronarmi ad un cambiamento. Ma se questo non dovesse avvenire? Se continuassi solo a stare peggio e restassi bloccata sentendomi anche abbandonata in un momento in cui avevo bisogno di rassicurazioni e non di una guerra fredda? Cosa dovrei pensare, che sono stata anni a faticare per poi sentirmi dire ciao? Ripeto, io capisco lo sprono ma adesso mi pare un po' troppo ma non so più nemmeno come poter comunicare che questa situazione è troppo grande in questo momento. Come funziona da parte vostra? Come decidete di "rischiare" con un paziente? E se poi il paziente non tornerà e starà peggio?
Scusate la prolissità, ma ho mille domande e so che fare bene a porle alla persona interessata, non escludo di farlo, ma per ora ho paura anche di ricevere un rifiuto.
[#1]
Buonasera,
secondo la mia esperienza, la proposta di cambiare orari e giorno, se avanzata dal terapeuta, è spesso delicata e poco accettata, perchè in genere si scontra con altri impegni già presi o programmi già improntati.
Personalmente penso perciò che il terapeuta debba cercare, per quanto può, di mantenere una cadenza fissa degli appuntamenti..
Può tuttavia accadere che per esigenze dell'una o dell'altra parte, giorni e orari cambino. Ritengo che sarebbe bene dal parte del terapeuta motivare tale evenienza e mi sembra un po' strano che quest'ultima possa essere usata come sprono. Esistono infatti strategie molto più efficaci e meno o per nulla afflittive per spronare un cliente/paziente e motivarlo a comportamenti più autonomi.
Modalità di relazione e strategie terapeutiche possono variare consistentemente da un approccio ad un altro, ma in ogni caso penso che dovrebbe chiarire con il/la terapeuta i suoi dubbi, anche perchè inficerebbero un eventuale proseguimento della terapia stessa.
cordiali saluti
secondo la mia esperienza, la proposta di cambiare orari e giorno, se avanzata dal terapeuta, è spesso delicata e poco accettata, perchè in genere si scontra con altri impegni già presi o programmi già improntati.
Personalmente penso perciò che il terapeuta debba cercare, per quanto può, di mantenere una cadenza fissa degli appuntamenti..
Può tuttavia accadere che per esigenze dell'una o dell'altra parte, giorni e orari cambino. Ritengo che sarebbe bene dal parte del terapeuta motivare tale evenienza e mi sembra un po' strano che quest'ultima possa essere usata come sprono. Esistono infatti strategie molto più efficaci e meno o per nulla afflittive per spronare un cliente/paziente e motivarlo a comportamenti più autonomi.
Modalità di relazione e strategie terapeutiche possono variare consistentemente da un approccio ad un altro, ma in ogni caso penso che dovrebbe chiarire con il/la terapeuta i suoi dubbi, anche perchè inficerebbero un eventuale proseguimento della terapia stessa.
cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#2]
Ex utente
Buonasera Dott.ssa Sciubba, la ringrazio per la risposta.
Il mio disappunto nasce proprio dal rischio di non proseguire la terapia, cosa che sta già accadendo e dalla quale, ovviamente, non trovo alcun giovamento. Sono molto dispiaciuta, ma non so più come comunicare questo mio dispiacere e questa mia incapacità di rispondere a certe richieste senza che questa venga interpretata come un tentativo di autosabotaggio alla cura.
Sinceramente, mi sento molto frenata dall'avere un contatto per almeno un chiarimenti, perché ho paura di un rifiuto.
Il mio disappunto nasce proprio dal rischio di non proseguire la terapia, cosa che sta già accadendo e dalla quale, ovviamente, non trovo alcun giovamento. Sono molto dispiaciuta, ma non so più come comunicare questo mio dispiacere e questa mia incapacità di rispondere a certe richieste senza che questa venga interpretata come un tentativo di autosabotaggio alla cura.
Sinceramente, mi sento molto frenata dall'avere un contatto per almeno un chiarimenti, perché ho paura di un rifiuto.
[#3]
Le interpretazioni dello psicologo sono pur sempre delle interpretazioni che lei può contestare. Gli psicologi possono non valutare bene situazioni, esigenze, desideri ecc. del paziente e pertanto hanno bisogno che quest'ultimo si esprima al riguardo, più o meno come dobbiamo fare con un medico. Qualunque medico, per quanto bravo, non può sapere più del paziente se, dove e come prova un dolore e come si sente, si giova molto delle parole e informazioni che il paziente gli fornisce.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 924 visite dal 14/05/2019.
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