Ansia sociale e crollo dell'umore

Buonasera dottori, vi scrivo in seguito a una brutta crisi avuta in questi giorni. Quello che mi ha portato a tanta tristezza e disperazione è stato rendermi conto della mia ansia ingiustificata e irrazionale, mi spiego meglio: mi sono appena trasferita in una nuova casa in condivisione con due ragazze e vengo da un'altra esperienza terribile in cui sono stata trattata molto male. Ieri mi sono resa conto che ogni giorno, quando arriva l'orario in cui le ragazze devono rientrare, io inizio a provare una forte ansia, ansia nel dover approcciare con loro, mi viene quasi voglia di fingere di non esserci per non affrontarle. Ho sempre saputo di essere una persona un po' ansiosa, ma riflettere su questo caso particolare mi ha fatto davvero preoccupare di me stessa. Sono una persona molto insicura e sensibile, ho alle spalle maltrattamenti in famiglia e abbandoni da parte di mio padre, si può dire che la mia vita non sia stata molto facile, ma nonostante ciò mi ritengo una persona piuttosto equilibrata e anche se ho un temperamento timido sono socievole e simpatica, ambiziosa, creativa. Tuttavia, a partire dalla mia adolescenza, i miei problemi di autostima si sono accompagnati a momenti di grande sconforto e tristezza, in cui il mio umore diventava pessimo senza apparente motivo, momenti che si tramutavano in ore chiusa in camera al buio a piangere, ponendomi domande di cui non trovavo una risposta. A peggiorare la situazione c'è stata la sfortuna di non trovare amici, persone adatte a me, nel mio piccolo paese di origine, dove avevo pochissimi coetanei con cui non mi sembrava di condividere nulla. Infine un fidanzato narcisista e geloso, che mi ha dato il tormento con minacce anche dopo averlo lasciato. Ho tentato con tutte le mie forze di tirarmi su e realizzare i miei sogni, infatti sono andata a studiare lontano da casa e mi sono laureata con ottimi risultati. Ma anche durante gli anni della triennale e ora durante la magistrale in una città ancora diversa e più lontana da casa, mi sembra di fare moltissima fatica con le relazioni e le persone, mi sento perennemente inadeguata e fuori luogo, i miei pensieri mi portano sempre a detestarmi, a incolparmi di tutte le sventure che ho passato e a provare ansia per cose normalissime. Ho la sensazione che intorno a me tutti riescano in maniera così semplice a socializzare a vivere la propria vita serenamente (seppur di certo con i loro problemi), mentre io sembro un'anima in pena che fatica a trovare persone amiche, e che si sente a disagio nel compiere azioni quotidiane perfino in casa propria, se c'è qualcun intorno. Non riesco a capire se sia davvero così oppure se la mia insicurezza mi faccia vedere cose che non sono. In passato ho tentato un aiuto psicologico ma è andata molto male. Considerato il quadro della situazione, vorrei avere un parere e sapere se secondo voi sarebbe il caso di cercare aiuto consultando uno psicologo. Mi scuso per la lunghezza della domanda e vi ringrazio.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"In passato ho tentato un aiuto psicologico ma è andata molto male"

Gentile Utente,

che cosa è successo in questo caso? Perchè è andata molto male?

Andando con ordine...
In linea generale accade che se una persona subisce maltrattamenti e/o abbandoni, potrebbe crescere con la fatica nell'instaurare relazioni. Dico "potrebbe" perchè in realtà non è detto. L'essere umano è molto complicato e raffinato e molti fattori incidono poi nello sviluppo psicologico. Non è detto che una persona che parte male sia destinata a stare male.
Abbiamo dei gradi di libertà notevoli nella crescita, che non coincide con la crescita fisica.

Io credo sarebbe opportuno fare luce solo sulle difficoltà che incontra ora: affrontare le sue coinquiline e le specifiche paure che ha.

Perché mi pare che Lei sia cresciuta anche bene per tantissimi aspetti, ad esempio gli studi e una certa sicurezza.

Tutto ciò potrebbe essere affrontato con uno psicologo che sia anche specializzato in psicoterapia di persona.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Cara dottoressa, lo scorso anno mi sono rivolta ad una psicoterapeuta ma il percorso non è andato a buon fine per una serie di motivi. Per iniziare, non mi sono mai trovata a mio agio, mi sentivo molto giudicata, lei non mi dava nessun input e mi chiedeva di iniziare i colloqui come volevo io. Forse questo per qualcuno potrebbe andare bene, ma per me, che facevo molta fatica ad aprirmi con una sconosciuta, di certo no. Mi sono davvero sforzata di farlo, ma quando lei ha pronunciato frasi come "sei una persona anonima" o "se passassi in mezzo a una folla nessuno ti noterebbe, non hai niente di particolare", io sono caduta nella chiusura più totale. Più avanti ho riflettuto sul fatto che forse quelle potevano essere delle provocazioni, ma con tutto il rispetto verso la vostra professione, non so quanto un metodo del genere funzioni con una persona con le mie difficoltà. Era davvero evidente che stessi faticando molto. Come se non bastasse, mi ha imposto un unico metodo: voleva che immaginassi una persona della mia vita davanti a me e che le parlassi. Non ci riuscivo assolutamente, mi venivano fuori frasi non spontanee, lo trovavo davvero difficile. Spesso dimenticava delle cose che dicevo, era sempre in piedi davanti a me e mi bacchettava se non la convincevo. Insomma: sono scappata dopo diverse sedute.
Rispondo al resto delle cose che ha detto: io credo molto nella capacità di cambiare le cose se lo si vuole, ed è per questo che ho speso tutte le mie energie per dare un calcio alla mia brutta infanzia e diventare qualcuno di cui essere orgogliosa, però la mia scarsa autostima unita alla mia forte sensibilità e a qualche altro brutto evento che le ho detto, hanno fatto sì che io abbia dei giorni in cui il mio umore è a terra. In quei giorni, mi maledico per le cose che mi vanno male, mi domando perché sono ancora viva, concepisco i miei fallimenti come normalità e i successi come puro caso. Nonostante io mi renda conto di tutto, cambiare modo di pensare o mettere un freno a questi brutti pensieri, è molto difficile, quasi impossibile.
Grazie mille per la risposta!
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

mi dispiace davvero molto per come sono andate le cose e soprattutto perchè ancora adesso soffre.
Secondo me sarebbe il caso di lavorare sulla autostima, ma questo non significa fare delle cose eccezionali per esserne poi orgogliosi e sentirsi grandi, perchè tutto ciò che possiamo fare in tal senso (o eventualmente acquistare) non potrà mai cambiare l'immagine di noi stessi.

Ciò che può modificare invece la nostra autostima (termine improprio perchè Lei dovrebbe stimarsi indipendentemente da quanto ha e da cosa fa, ma la difficoltà a stimarsi per questo è piuttosto diffusa) è iniziare a comportarsi in modo diverso.

In una psicoterapia si danno precise istruzioni al pz su che cosa deve fare o non fare. Va bene lasciare due minuti "liberi" per la narrazione, ma poi è lo psicoterapeuta che deve guidare il pz. e portarlo dove occorre, altrimenti il pz. non sa come fare e non cambia nulla.

Connesso alla bassa autostima è il concetto di non essere in grado e di non meritare. Prima di abbattersi per un insuccesso, non è più funzionale capire cosa è successo e fare meglio la prossima volta? E poi, tenga presente che a volte il fallimento avviene laddove non siamo neppure portati a fare qualcosa. Ad esempio, negli studi possono esserci esami per i quali siamo più portati e altri meno. Non riterrei questi ultimi un fallimento se il voto è più basso.

Secondo me vale la pena rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta che utilizzi un metodo attivo e prescrittivo come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale.

Cordiali saluti,
Ansia

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