Insicurezza a instaurare relazioni e a parlare in pubblico
Gentile dott./dott.ssa,
ho iniziato da un mese il tirocinio post-lauream di psicologia presso una famosa struttura che si occupa di età evolutiva. Assisto come osservatrice alle valutazioni della mia tutor e alle riunioni di equipe. Il problema è che mi sento costantemente sotto pressione, inadeguata e insicura, sia perché mi rendo conto di non avere solide basi sull'argomento, ma soprattutto perché a livello relazionale sono davvero impacciata: rimango sempre molto distante, ho timore a fare domande e a mostrare le mie lacune. Non riesco a (o effettivamente non so) fare osservazioni interessanti e temo di essere sempre "tra i piedi". Questi problemi si amplificano durante le riunioni di equipe: ascolto quello che gli altri professionisti dicono ma in maniera passiva, cioè senza portare qualcosa di mio nella conversazione. A volte mi sembra che mi guardino come per dire "che ci stai a fare qui?", e le poche volte che vengo esplicitamente interpellata riguardo a un caso, mi succede di non ricordare quella specifica cosa e di rimanere in silenzio. Ovviamente dopo ci ripenso e mi vengono in mente molte cose da dire. Quindi do l'impressione di una persona svogliata, poco sveglia, senza interesse per la materia, senza preparazione..tutto quello che non vorrei essere! Purtroppo ho anche cattive "abitudini", infatti mi strappo le pellicine delle dita fino a farle sanguinare e mi attorciglio i capelli. E più cerco di controllare questi comportamenti, più peggiorano.
C'è anche da dire che sono in terapia da circa un anno e mezzo per depressione, perché pochi mesi dopo la morte di mio padre (avvenuta quasi 2 anni fa) a causa di un brutto tumore cerebrale, anche il mio (ex)ragazzo mi lascia, dicendo di non amarmi più, che forse non mi ha mai amato, e che tutto ciò sarebbe successo tempo prima se mio padre non fosse stato così male. Ho avuto problemi a instaurare una relazione con la terapeuta, tanto che spesso mi dice che "non la uso" e che sarebbe meglio riprendere i farmaci (sertralina e quetiapina, che in precedenza avevo smesso di assumere perché mi sentivo meglio). In questo periodo ho sempre sonno. Appena torno a casa dal tirocinio vado a letto senza pranzare, mangio poco e male, non ho voglia di uscire, non riesco a sorridere, non riesco a concentrarmi e a ricordare le cose. Non ho voglia di prendermi cura di me stessa. Insomma, non ho molta voglia di vivere.
Scusatemi se ho scritto troppo, onestamente non mi aspettavo di riuscire a scrivere tutte queste cose!
Vi vorrei chiedere un consiglio riguardo la mia situazione, o anche solamente un po' di conforto.
Vi ringrazio molto per il tempo che avete dedicato a leggere quanto ho scritto.
ho iniziato da un mese il tirocinio post-lauream di psicologia presso una famosa struttura che si occupa di età evolutiva. Assisto come osservatrice alle valutazioni della mia tutor e alle riunioni di equipe. Il problema è che mi sento costantemente sotto pressione, inadeguata e insicura, sia perché mi rendo conto di non avere solide basi sull'argomento, ma soprattutto perché a livello relazionale sono davvero impacciata: rimango sempre molto distante, ho timore a fare domande e a mostrare le mie lacune. Non riesco a (o effettivamente non so) fare osservazioni interessanti e temo di essere sempre "tra i piedi". Questi problemi si amplificano durante le riunioni di equipe: ascolto quello che gli altri professionisti dicono ma in maniera passiva, cioè senza portare qualcosa di mio nella conversazione. A volte mi sembra che mi guardino come per dire "che ci stai a fare qui?", e le poche volte che vengo esplicitamente interpellata riguardo a un caso, mi succede di non ricordare quella specifica cosa e di rimanere in silenzio. Ovviamente dopo ci ripenso e mi vengono in mente molte cose da dire. Quindi do l'impressione di una persona svogliata, poco sveglia, senza interesse per la materia, senza preparazione..tutto quello che non vorrei essere! Purtroppo ho anche cattive "abitudini", infatti mi strappo le pellicine delle dita fino a farle sanguinare e mi attorciglio i capelli. E più cerco di controllare questi comportamenti, più peggiorano.
C'è anche da dire che sono in terapia da circa un anno e mezzo per depressione, perché pochi mesi dopo la morte di mio padre (avvenuta quasi 2 anni fa) a causa di un brutto tumore cerebrale, anche il mio (ex)ragazzo mi lascia, dicendo di non amarmi più, che forse non mi ha mai amato, e che tutto ciò sarebbe successo tempo prima se mio padre non fosse stato così male. Ho avuto problemi a instaurare una relazione con la terapeuta, tanto che spesso mi dice che "non la uso" e che sarebbe meglio riprendere i farmaci (sertralina e quetiapina, che in precedenza avevo smesso di assumere perché mi sentivo meglio). In questo periodo ho sempre sonno. Appena torno a casa dal tirocinio vado a letto senza pranzare, mangio poco e male, non ho voglia di uscire, non riesco a sorridere, non riesco a concentrarmi e a ricordare le cose. Non ho voglia di prendermi cura di me stessa. Insomma, non ho molta voglia di vivere.
Scusatemi se ho scritto troppo, onestamente non mi aspettavo di riuscire a scrivere tutte queste cose!
Vi vorrei chiedere un consiglio riguardo la mia situazione, o anche solamente un po' di conforto.
Vi ringrazio molto per il tempo che avete dedicato a leggere quanto ho scritto.
[#1]
Cara futura Collega,
il suo ruolo in sede di tirocinio è quello di osservare e imparare e non certo quello di essere già alla pari con i professionisti che lavorano nella struttura: non trova?
In più se soffre di depressione clinica è comprensibile che il suo disagio personale si rifletta in tutto ciò che fa e che l'autostima non sia certo solida e talmente forte da permetterle di non sentirsi insicura in questa situazione, che per lei rappresenta una novità.
Forse sarebbe stato utile che intraprendesse un percorso personale anche prima di essere in lutto per la perdita di suo papà, perchè l'esperienza "da paziente" è fondamentale per diventare uno psicologo che abbia sciolto i principali nodi problematici della propria esistenza (perchè chiunque ha dei nodi da scogliere, più o meno dolorosi e problematici).
Ha parlato con la sua psicologa di quello che succede al tirocinio?
Ha capito come mai non riesce ad affidarsi maggiormente a lei e a fidarsi di più?
Ha escluso che possa dipendere dal fatto che è quella specifica persona, cioè che il punto sia che non si trova a suo agio con quella particolare terapeuta?
il suo ruolo in sede di tirocinio è quello di osservare e imparare e non certo quello di essere già alla pari con i professionisti che lavorano nella struttura: non trova?
In più se soffre di depressione clinica è comprensibile che il suo disagio personale si rifletta in tutto ciò che fa e che l'autostima non sia certo solida e talmente forte da permetterle di non sentirsi insicura in questa situazione, che per lei rappresenta una novità.
Forse sarebbe stato utile che intraprendesse un percorso personale anche prima di essere in lutto per la perdita di suo papà, perchè l'esperienza "da paziente" è fondamentale per diventare uno psicologo che abbia sciolto i principali nodi problematici della propria esistenza (perchè chiunque ha dei nodi da scogliere, più o meno dolorosi e problematici).
Ha parlato con la sua psicologa di quello che succede al tirocinio?
Ha capito come mai non riesce ad affidarsi maggiormente a lei e a fidarsi di più?
Ha escluso che possa dipendere dal fatto che è quella specifica persona, cioè che il punto sia che non si trova a suo agio con quella particolare terapeuta?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Buonasera Dr.ssa Massaro,
- ho iniziato il tirocinio un mese fa, quindi ho affrontato la discussione con la terapeuta solo nell'ultimo incontro. Provo questa diffidenza e questo senso di esclusione specialmente quando devo affrontare situazioni nuove, in cui sono messa alla prova. Poi sono costantemente in contatto con la tutor e ho paura di dire qualcosa che non va ma non solo per quello che riguarda la professione, per qualsiasi cosa!
- Per quanto riguarda la relazione con la terapeuta, penso sia un problema mio, di incapacità di affidarmi, fidarmi e chiedere aiuto. Inoltre è stata anche una mia professoressa all'università, e probabilmente temo il suo giudizio.
La ringrazio molto della risposta!
- ho iniziato il tirocinio un mese fa, quindi ho affrontato la discussione con la terapeuta solo nell'ultimo incontro. Provo questa diffidenza e questo senso di esclusione specialmente quando devo affrontare situazioni nuove, in cui sono messa alla prova. Poi sono costantemente in contatto con la tutor e ho paura di dire qualcosa che non va ma non solo per quello che riguarda la professione, per qualsiasi cosa!
- Per quanto riguarda la relazione con la terapeuta, penso sia un problema mio, di incapacità di affidarmi, fidarmi e chiedere aiuto. Inoltre è stata anche una mia professoressa all'università, e probabilmente temo il suo giudizio.
La ringrazio molto della risposta!
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.3k visite dal 20/04/2019.
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