Dovrei trasferirmi e ricominciare da zero?

Buonasera,
durante l'adolescenza sono stata la classica brava ragazza, la "secchiona" (non mi piace per niente questo termine, ma è il primo che mi viene in mente) e quindi la prima della classe.
In quegli anni mi sono completamente rifugiata nei libri da studiare, senza, però, aver fatto esperienze tipiche che può affrontare un adolescente. Sono sempre un po' stata una persona solitaria, mi piace avere i miei spazi e questo atteggiamento mi ha portato a non coltivare vere e proprie amicizie e a non avere una vera e propria storia d'amore.
La cosa che però per me è stata più grave è il fatto di aver messo da parte molti lati di me che invece, poi, ho capito essere importanti. Parlo del mio lato creativo e, quindi, spontaneo. Ho provato concretamente a coltivare questi interessi fino ai 15 anni, poi ho messo tutto da parte e dimenticato. L'ho fatto perché non avevo voglia di continuare, forse era solo una scusa. Forse era davvero pigrizia, non lo so. So che in quel momento per me era giusto così. Invece questa cosa mi ha solo portato ad allontanarmi da me stessa (dalla vera me!).
Fino alla maggiore età non mi pesava il modo in cui avevo impostato la mia vita, ma con l'inizio dell'università tutto è venuto a galla: ho, per prima cosa, sbagliato la scelta del corso di laurea. Questo errore mi ha portato a stare molto male, mi ha trasformato in un'altra persona: ero sempre arrabbiata e triste (di solito sono una persona molto solare e ottimista). Inoltre, durante gli studi universitari, ho iniziato a non sapere più chi ero.
Adesso sono due anni che ho finito l'università e sto meglio, ho ritrovato un mio equilibrio, però non sto bene come vorrei. Questo perché non mi sento soddisfatta e, infatti, stanno riemergendo in me gli interessi che avevo prima di diventare adolescente (gli interessi creativi di cui ho accennato prima).
Quello che sento é che vorrei essere una persona capace di coltivare seriamente questi interessi (che sono la parte più importante di me). Sto già facendo qualcosa, ma non mi basta. Non è abbastanza.
Allo stesso tempo sento che il paese in cui vivo non possa più darmi niente e quindi, da diversi mesi, mi passa per la testa di andarmene e trasferirmi in una città. Il trasferimento mi spaventa un po' perché sono molto legata ai miei genitori e ai luoghi in cui sono cresciuta, però trasferirmi significherebbe aprirmi nuove possibilità e poter ricominciare da zero. Poter essere me stessa davvero.
Non so se seguire questa cosa che sento oppure se sia solo un modo di scappare dai miei errori.
In questi ultimi mesi ho sognato molto spesso il mare: a volte più agitato, a volte calmo. Non so se questo possa dire qualcosa.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

"Sto già facendo qualcosa, ma non mi basta. Non è abbastanza."

Cosa sta facendo? Quali sarebbero i suoi interessi? Perchè non è abbastanza?

"Non so se seguire questa cosa che sento oppure se sia solo un modo di scappare dai miei errori."
Il significato del suo gesto non è oggettivo, e solo lei può attribuirglielo. Se lei ritiene che sia un modo per fuggire dai suoi "errori", se poi di errori si tratta, allora il suo gesto avrà questo significato, con tutte le conseguenze del caso. Se, invece, decide di trasferirsi per cambiare luogo, per cercare nuove opportunità, per rifarsi una vita, allora il suo comportamento avrà un significato diverso. Ha mai pensato che è possibile cercare delle opportunità altrove, senza per forza dover stravolgere la propria vita, per esempio con un trasferimento definitivo?
Secondo lei, alla sua età, aldilà del legame affettivo con i suoi genitori, è possibile pensare di andare a vivere in un posto relativamente lontano da loro, senza per forza soffrire la distanza? Senza intaccare il rapporto con loro?

Infine, vista la lunga lista di consulti, e viste le risposte passate dei miei colleghi, una domanda mi sorge spontanea: ha poi più riflettuto seriamente sull'idea di intraprendere un percorso con un professionista reale, che la aiuti a fare un po' di ordine nel suo passato, a rendere più chiaro il suo presente e ad orientare il suo futuro?

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

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Utente
Utente
Grazie per la risposta.
Sto frequentando un corso di fotografia che è uno dei miei interessi.
Sto frequentando un corso di teatro, ma é amatoriale, mentre io vorrei farne uno professionale. Ecco perché dico che non é abbastanza. Per frequentare un corso professionale dovrei indubbiamente trasferirmi in una città dove c'è questa possibilità.
Ho altri interessi, ma questi di cui ho scritto sopra sono quelli che mi premono di più.

L'errore della scelta universitaria lo vedo come un errore, per l'appunto. Lo vedo così perché avrei potuto usare quei 3 anni per fare qualcosa di più inerente a ciò che mi piace, invece che sprecarli così.
Ho pensato di poter restare qui nel mio paese, ma il punto è che non vedo prospettive lavorative né modo per dare sfogo ai miei interessi.

Certo, alla mia età si può benissimo andare lontano dai genitori. Anzi, sarebbe anche il momento.

Riguardo l'andare da un professionista stavo pensando in questi giorni di chiedere un consulto. So che un professionista potrebbe aiutarmi a chiarirmi le idee.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Non ritiene che, rispetto alla situazione di qualche anno fa, già il fatto di aver iniziato a coltivare i suoi interessi, sia un ottimo punto di partenza? Provi a terminare le esperienze attuali, e poi pensi se sia il caso o meno di voler approfondire il discorso del teatro.
Inoltre, qualora ne fosse convinta, ritengo sarebbe utile fare un bilancio dei pro e dei contro di tale scelta. Per fare un esempio pratico: se per frequentare un corso di teatro professionale lei dovesse andare a vivere da sola, in una città diversa, significherebbe ricominciare da zero anche dal punto di vista lavorativo. Si tratterebbe di dover trovare lo spazio temporale ed organizzativo per lavorare, conoscere la nuova realtà, badare alla casa, fare il corso di teatro.

Piuttosto che utilizzare il termine "sprecati", veda questi 3 anni come un periodo speso per una formazione (che comunque le ha rilasciato un diploma, o sbaglio?) professionale spendibile, eventualmente, per un'occupazione lavorativa (che non è da poco!). Ma soprattutto, veda questi 3 anni come il tempo necessario per rendersi conto di cosa vuole veramente, una sorta di orientamento (e 3 anni non sono certo molti, anzi. Esistono casi di persone che cambiano la propria vita a 50 anni).

Quali sono i suoi desideri rispetto all'occupazione? Si è già informata se altrove potrebbe avere più successo? Lo chiedo perchè di solito, si tende a vedere l'erba del vicino sempre più verde, senza considerare che anche altrove hanno le proprie "grane" dal punto di vista lavorativo.
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Utente
Utente
Sì, ha ragione, infatti sono molto contenta di aver iniziato a coltivare i miei interessi.
É vero anche quello che Lei dice riguardo l'andare a studiare teatro in una città. Dovrei valutare meglio i pro e i contro.
Al momento non sto lavorando e credo che dovrò comunque trasferirmi in una città per poter lavorare perché dove abito le opportunità sono veramente poche (a volte nulle).

Ha ragione sul fatto dei 3 anni. Devo vederla così. In effetti ho preso una laurea che mi permette di lavorare, anche se non credo che vorrò mai fare quel lavoro per il quale sono abilitata. Non fa per me.
Devo imparare a perdonarmi, lo sto facendo piano piano, però a volte la rabbia per la scelta che feci torna a galla.

Mi sono informata poco riguardo alla situazione lavorativa in città, però molti concorsi vengono fatti in città (anche concorsi per settori impiegatizi). Dove abito non ce ne sono.

Mi piacerebbe fare teatro in modo serio, però non sono una scellerata, nel senso che sono una che tiene i piedi per terra (anche troppo a volte). Sarebbe molto bello per me lavorare nel mondo del teatro, però so che é difficile (forse anche impossibile) ed ecco perché voglio tenermi aperte le possibilità di fare lavori "base" di tipo impiegatizio o simili.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Da qualche parte si deve pur iniziare. Non abbia fretta. Immagino che il desiderio sia tanto. Ma puntare immediatamente a concorsi pubblici, senza un briciolo di esperienza, al giorno d'oggi è veramente un'impresa ardua. La sua laurea è spendibile in molti modi diversi. Non esiste solo la figura del "classico inferimere d'ospedale". E, soprattutto, per lavorare in uffici privati, non serve fare un concorso. Si informi sulle possibilità nella sua provincia, che, essendo la stessa della mia, non sono male (rispetto ad altre!).

Consideri anche l'idea di avere un supporto psicologico per i motivi prima elencati.
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Utente
Utente
Grazie davvero per i Suoi consigli. Cercherò di informarmi meglio.
Sto anche valutando se esiste la possibilità di lavorare come infermiera in qualche ambulatorio, per esempio. Anche se non sono super convinta, però sto prendendo in considerazione la cosa.
Voglio considerare anche il fatto di rivolgermi a un professionista.
Grazie ancora!
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Si figuri. Ci faccia sapere, se vuole!