Crisi
Buongiorno sono un ragazzo di 33 anni,sposato con una figlia di 2.Felice,o almeno credevo di esserlo.
Nella mia vita sono stato sempre apprensivo,mi sono sempre allarmato per cose banali,sulle quali io mi ci facevo un film sopra trasformandole quasi sempre in cose catastrofiche,brutte mortali.
Un apprensione credo eredita da mia madre che essendo lei molto apprensiva mi ha trasmesso questa paura di vivere.
Ci ho sempre convissuto gestendola,non vivendomi mai la vita a pieno,non godendomi mai la situazione in cui mi trovavo ma pensando che il momento bello in cui mi trovavo si sarebbe potuto trasformare,cosi senza motivo,in un momento tragico.
Per diverso tempo ho intrapeso una difensiva con comportamenti "scacciapensieri" concedetemi il termine,cioè facevo calcoli matematici,facevo sempre le stesse cose,mettevo le cose sempre al loro posto,controllavo se avevo chiuso la porta o il gas almeno dieci volte,che si mi tranquillizzavano in quel momento ma che a mia insaputa mi facevano crescere ancora di più il mostro che avevo dentro.
Avevo paura di pronunciare la parola morte,andava nel panico se sentivo parlare di una malattia,se un conoscente era morto la mia giornata la trascorrevo nell'angoscia più totale e assumendo tutti i sintomi su di me se qualcuno parlava di malattia e impersonificandomi come se avessi la stessa malattia.
Tutto questo fino a pochi mesi fa,quando un giorno stufo di tutto,ho deciso di non fare tutti questi comportamenti "scacciapensieri" e di non affidarmi a calcoli matematici o riti del genere che mi tranquillizzano momentanemente.Da qui panico e crisi.
Soffro ora di crisi di panico,ansia.
Ogni mimino sintomo che mi manda il mio corpo lo tramuto come un male incurabile,entro in angoscia,mi chiudo in me stesso e me ne sto sul divano a fissare il vuoto.Non vedo futuro,non accetto che un giorno tutto finirà che io mia moglie o altri parenti moriremo e non ci saremo più.
In più adesso si sono aggiunte crisi di pianto improvvise,come se avessi davvero qualcosa,lasciandomi andare senza forze e sentendomi inutile.
Sono in cura da una psicologa la quale si mi ha aiutato in parte perchè è quasi un anno e io questa ipocondria,paura di vivere,paura che possa succedere qualcosa e crisi di pianto me le porto ancora dietro,ma io voglio guarire non tanto per me ma per mia figlia.
Sono andato anche da uno pschiatra,il quale dopo che ha sentito la mia storia mi ha prescritto LIMBTRYL una cps dopo colazione e una cps dopo cena.La situazione ora viaggia a giorni alterni con alti e bassi ma non riesco ad essere felice come vorrei,a godermi una situazione senza pensare a cose brutte o a ricorrenti pensieri legati alla morte legati a me o a persone vicine o a provare angoscia profonda se sento notizie tragiche al telegiornale.
Vorrei chiedere un aiuto anche a voi.
Grazie
Nella mia vita sono stato sempre apprensivo,mi sono sempre allarmato per cose banali,sulle quali io mi ci facevo un film sopra trasformandole quasi sempre in cose catastrofiche,brutte mortali.
Un apprensione credo eredita da mia madre che essendo lei molto apprensiva mi ha trasmesso questa paura di vivere.
Ci ho sempre convissuto gestendola,non vivendomi mai la vita a pieno,non godendomi mai la situazione in cui mi trovavo ma pensando che il momento bello in cui mi trovavo si sarebbe potuto trasformare,cosi senza motivo,in un momento tragico.
Per diverso tempo ho intrapeso una difensiva con comportamenti "scacciapensieri" concedetemi il termine,cioè facevo calcoli matematici,facevo sempre le stesse cose,mettevo le cose sempre al loro posto,controllavo se avevo chiuso la porta o il gas almeno dieci volte,che si mi tranquillizzavano in quel momento ma che a mia insaputa mi facevano crescere ancora di più il mostro che avevo dentro.
Avevo paura di pronunciare la parola morte,andava nel panico se sentivo parlare di una malattia,se un conoscente era morto la mia giornata la trascorrevo nell'angoscia più totale e assumendo tutti i sintomi su di me se qualcuno parlava di malattia e impersonificandomi come se avessi la stessa malattia.
Tutto questo fino a pochi mesi fa,quando un giorno stufo di tutto,ho deciso di non fare tutti questi comportamenti "scacciapensieri" e di non affidarmi a calcoli matematici o riti del genere che mi tranquillizzano momentanemente.Da qui panico e crisi.
Soffro ora di crisi di panico,ansia.
Ogni mimino sintomo che mi manda il mio corpo lo tramuto come un male incurabile,entro in angoscia,mi chiudo in me stesso e me ne sto sul divano a fissare il vuoto.Non vedo futuro,non accetto che un giorno tutto finirà che io mia moglie o altri parenti moriremo e non ci saremo più.
In più adesso si sono aggiunte crisi di pianto improvvise,come se avessi davvero qualcosa,lasciandomi andare senza forze e sentendomi inutile.
Sono in cura da una psicologa la quale si mi ha aiutato in parte perchè è quasi un anno e io questa ipocondria,paura di vivere,paura che possa succedere qualcosa e crisi di pianto me le porto ancora dietro,ma io voglio guarire non tanto per me ma per mia figlia.
Sono andato anche da uno pschiatra,il quale dopo che ha sentito la mia storia mi ha prescritto LIMBTRYL una cps dopo colazione e una cps dopo cena.La situazione ora viaggia a giorni alterni con alti e bassi ma non riesco ad essere felice come vorrei,a godermi una situazione senza pensare a cose brutte o a ricorrenti pensieri legati alla morte legati a me o a persone vicine o a provare angoscia profonda se sento notizie tragiche al telegiornale.
Vorrei chiedere un aiuto anche a voi.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
ci scrive:
"Vorrei chiedere un aiuto anche a voi."
Ma Lei è già seguito adeguatamente (sempre che la Sua Psicologa sia anche Psicoterapeuta):
psicoterapia + terapia farmacologica ottengono apprezzabili risultati.
Si tratta di avere costanza e fiducia,
quella che si costruisce nel tempo e che permette di sentirsi "dentro" una alleanza di lavoro.
La pazienza è un elemento imprescindibile.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci scrive:
"Vorrei chiedere un aiuto anche a voi."
Ma Lei è già seguito adeguatamente (sempre che la Sua Psicologa sia anche Psicoterapeuta):
psicoterapia + terapia farmacologica ottengono apprezzabili risultati.
Si tratta di avere costanza e fiducia,
quella che si costruisce nel tempo e che permette di sentirsi "dentro" una alleanza di lavoro.
La pazienza è un elemento imprescindibile.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1,000 visite dal 08/04/2019.
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