Senso di colpa nei confronti di chi mi fa del male
Buonasera,
un paio di sere fa ho parlato con la Dr.ssa Brunialti del mio problema con mio padre. Ma questa sera, dopo due sere che non sentivo ne mio padre ne mia madre dopo l’ultimo episodio, mia madre si è fatta viva. Non per chiedermi come stessi o cosa stessi facendo, quanto piuttosto per rimproverarmi del fatto che l’avessi bloccata su facebook. Assurdo vero? In realtà non ho bloccato nessuno, mi sono tolta da ogni mezzo di comunicazione per evitare interazioni in questo brutto momento. Lei però è stata li a chiedermi dapprima le motivazioni del mio gesto e poi a darmi dell’infantile per quello che avvo fatto e infine una nota di vittimismo, ovvero che non c’era motivo di allontanare tutti se il problema scritto così, tra virgolette, sono loro. Conosco questi modi di fare di mia madre, credo cerchi di accendere una miccia per farmi dire qualcosa che domani mio padre potrà utilizzare contro di me, aggiungendoci il carico da 100. Tuttavia, ho passato il weekend a piangere senza nemmeno aprire le finestre e sono cosí spezzata che sono riuscita a non rispondere a questa provocazione. È un giochetto psicologico che i miei genitori fanno molto spesso ed io troppo spesso ci casco. Mi ritrovo a sentirmi in colpa per qualunque cosa io abbia o non abbia fatto e mi sembra di essere in un circolo vizioso. Sono qui a chiedere quindi... come posso comportarmi? Come posso assecondare la mia esigenza di un distacco, di non cedere per l’ennesima volta senza passare sempre come la carnefice? Sono stanca.
un paio di sere fa ho parlato con la Dr.ssa Brunialti del mio problema con mio padre. Ma questa sera, dopo due sere che non sentivo ne mio padre ne mia madre dopo l’ultimo episodio, mia madre si è fatta viva. Non per chiedermi come stessi o cosa stessi facendo, quanto piuttosto per rimproverarmi del fatto che l’avessi bloccata su facebook. Assurdo vero? In realtà non ho bloccato nessuno, mi sono tolta da ogni mezzo di comunicazione per evitare interazioni in questo brutto momento. Lei però è stata li a chiedermi dapprima le motivazioni del mio gesto e poi a darmi dell’infantile per quello che avvo fatto e infine una nota di vittimismo, ovvero che non c’era motivo di allontanare tutti se il problema scritto così, tra virgolette, sono loro. Conosco questi modi di fare di mia madre, credo cerchi di accendere una miccia per farmi dire qualcosa che domani mio padre potrà utilizzare contro di me, aggiungendoci il carico da 100. Tuttavia, ho passato il weekend a piangere senza nemmeno aprire le finestre e sono cosí spezzata che sono riuscita a non rispondere a questa provocazione. È un giochetto psicologico che i miei genitori fanno molto spesso ed io troppo spesso ci casco. Mi ritrovo a sentirmi in colpa per qualunque cosa io abbia o non abbia fatto e mi sembra di essere in un circolo vizioso. Sono qui a chiedere quindi... come posso comportarmi? Come posso assecondare la mia esigenza di un distacco, di non cedere per l’ennesima volta senza passare sempre come la carnefice? Sono stanca.
[#1]
Gentile utente, come la mia collega dott.ssa Brunialti le ha detto, lei deve consultare con urgenza uno psicologo e affidarsi, perché non può uscire da sola dai meccanismi manipolatori in cui è stata invischiata per anni.
Quello che ci scrive adesso ne è la prova: cercando di liberarsi viene ripresa col ricatto, con i rimproveri, con le ritorsioni, col senso di colpa, facendo leva sul rimorso, sulle lacrime e così via. Non mi stupirei se i suoi genitori saltassero su un treno e venissero lì, magari per riportarla a casa!
Non è opportuno che le spieghi adesso dalla mia postazione online tutti i meccanismi perversi a cui deve sottrarsi: lo farà la sua psicologa - o il suo psicologo. Lei ora deve solo TUTELARSI, il che vuol dire che in questo momento di fragilità non deve esporsi alle solite manovre e nemmeno allo scontro verbale: ogni sua parola esasperata avrebbe solo l'effetto di alimentare i rimproveri dei genitori e il suo senso di colpa.
Si isoli, sui social e anche mentalmente. Dica a sua madre che sta studiando e che è molto impegnata, cerchi di sentirla al telefono il meno possibile, ma se la cercano risponda in maniera morbida, fingendo, se occorre, una serenità che al momento non c'è.
Le faccio molti auguri. La sua intelligenza, e una sorte benevola, le hanno permesso di sottrarsi ad una situazione di cui ancora non conosce i confini. Non butti via questa chance!
Auguri infiniti. Ci scriva quando vuole.
Quello che ci scrive adesso ne è la prova: cercando di liberarsi viene ripresa col ricatto, con i rimproveri, con le ritorsioni, col senso di colpa, facendo leva sul rimorso, sulle lacrime e così via. Non mi stupirei se i suoi genitori saltassero su un treno e venissero lì, magari per riportarla a casa!
Non è opportuno che le spieghi adesso dalla mia postazione online tutti i meccanismi perversi a cui deve sottrarsi: lo farà la sua psicologa - o il suo psicologo. Lei ora deve solo TUTELARSI, il che vuol dire che in questo momento di fragilità non deve esporsi alle solite manovre e nemmeno allo scontro verbale: ogni sua parola esasperata avrebbe solo l'effetto di alimentare i rimproveri dei genitori e il suo senso di colpa.
Si isoli, sui social e anche mentalmente. Dica a sua madre che sta studiando e che è molto impegnata, cerchi di sentirla al telefono il meno possibile, ma se la cercano risponda in maniera morbida, fingendo, se occorre, una serenità che al momento non c'è.
Le faccio molti auguri. La sua intelligenza, e una sorte benevola, le hanno permesso di sottrarsi ad una situazione di cui ancora non conosce i confini. Non butti via questa chance!
Auguri infiniti. Ci scriva quando vuole.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentilissima,
Grazie per la sua risposta. In ultimo vorrei chiederle se secondo lei è meglio prenotarmi semplicemente ad un consultorio o magari ad un centro antiviolenza della mia zona. L’ultimo episodio ha riguardato una richiesta dei soldi della mia borsa di studio da parte di mio padre per la quale ha utilizzato leve psicologiche molto pesanti, che probabilmente io non avrei usato nemmeno nei confronti di un debitore in ambito lavorativo (oltretutto, ho anche parlato con il rettore della mia università e mi ha anticipato che la richiesta secondo lui è illegittima, ma se ne accerterà dal punto di vista legale nei prossimi giorni). Nel pomeriggio in cui è successo ero così sconvolta che ho chiamato il 1522 e mi hanno detto che si tratta di violenza psicologica e che avrei potuto prendere appuntamento con un centro della mia zona. Non so come muovermi
Grazie per la sua risposta. In ultimo vorrei chiederle se secondo lei è meglio prenotarmi semplicemente ad un consultorio o magari ad un centro antiviolenza della mia zona. L’ultimo episodio ha riguardato una richiesta dei soldi della mia borsa di studio da parte di mio padre per la quale ha utilizzato leve psicologiche molto pesanti, che probabilmente io non avrei usato nemmeno nei confronti di un debitore in ambito lavorativo (oltretutto, ho anche parlato con il rettore della mia università e mi ha anticipato che la richiesta secondo lui è illegittima, ma se ne accerterà dal punto di vista legale nei prossimi giorni). Nel pomeriggio in cui è successo ero così sconvolta che ho chiamato il 1522 e mi hanno detto che si tratta di violenza psicologica e che avrei potuto prendere appuntamento con un centro della mia zona. Non so come muovermi
[#3]
Utente
Postilla: ovviamente il termine richiesta’ è un termine che va messo tra mille virgolette. È stata una pretesa, accompagnata da affermazioni tipo se con tua madre puoi discutere, con me non c’e niente da discutere; questi sono soldi spettanti ai genitori per mantenere i figli agli studi e se li trattieni stai rubando soldi che non sono tuoi . Affermazioni che il rettore della mia università ha smentito in serata, ma come potrà immaginare, dopo un’ora io avevo già fatto il bonifico...
[#4]
Gentile utente,
ci dice: "..un paio di sere fa ho parlato con la Dr.ssa Brunialti..".
"Parlato". Fa piacere che definisca così un Consulto online,
come se si trattasse di una vera e propria conversazione a voce
anzichè di un Consulto unicamente per scritto.
Realtà del "virtuale"...
Auspico vivamente che siamo in grado di aiutarLa,
sostenendoLa nell'indirizzarsi verso Professionisti in carne ed ossa.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci dice: "..un paio di sere fa ho parlato con la Dr.ssa Brunialti..".
"Parlato". Fa piacere che definisca così un Consulto online,
come se si trattasse di una vera e propria conversazione a voce
anzichè di un Consulto unicamente per scritto.
Realtà del "virtuale"...
Auspico vivamente che siamo in grado di aiutarLa,
sostenendoLa nell'indirizzarsi verso Professionisti in carne ed ossa.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
Utente
Gentilissima,
Per me è già tanto essere riuscita ad esternare quel poco che ho detto; se poi l’unica voce’ che ho sentito in questi 4 giorni siete state voi, può ben capire il peso che do a questa chiacchierata’. Ad ogni modo questa mattina ho chiamato il consultorio della mia zona e ho fatto richiesta per un consulto con una psicologa. Alla domanda dell’operatrice sull’accaduto mi è iniziato un flusso di coscienza che con difficoltà sono riuscita a controllare e che ha fatto sorridere la signora che stava al telefono.
Per me è già tanto essere riuscita ad esternare quel poco che ho detto; se poi l’unica voce’ che ho sentito in questi 4 giorni siete state voi, può ben capire il peso che do a questa chiacchierata’. Ad ogni modo questa mattina ho chiamato il consultorio della mia zona e ho fatto richiesta per un consulto con una psicologa. Alla domanda dell’operatrice sull’accaduto mi è iniziato un flusso di coscienza che con difficoltà sono riuscita a controllare e che ha fatto sorridere la signora che stava al telefono.
[#7]
Gentile utente, sono allarmanti le sue parole: "ma come potrà immaginare, dopo un’ora io avevo già fatto il bonifico...".
Sinceramente, speravo che lei non fosse in una situazione così grave. Ampiamente maggiorenne, vincitrice di una borsa di studio, si priva dei suoi soldi? E ritiene pure di aver fatto bene?
Sinceramente, speravo che lei non fosse in una situazione così grave. Ampiamente maggiorenne, vincitrice di una borsa di studio, si priva dei suoi soldi? E ritiene pure di aver fatto bene?
[#8]
Utente
Gentilissima,
Purtroppo credo che sia esattamente questo il punto. Dopo anni di violenza fisica e psicologica mio padre ha acquisito una presa psicologica così potente su di me... che temo, a questo punto di non poter più gestire. Inoltre sia lui che mia madre utilizzano sistematicamente la frase sputi nel piatto in cui mangi, sei un’ingrata quando provo a fare opposizione, parole che tagliano come lame e che loro sanno che hanno un effetto su di me. Ho versato quei soldi perché mi sono fatta un calcolo di quello che mi hanno dato loro prima dell’arrivo della borsa di studio e la cifra è simile, in questo modo spero di essermi tolta quel debito’ monetario che ho con loro e appena gli uffici della mia università mi confermeranno che l’unico legale beneficiario di quei soldi sono io ho intenzione di inviarne copia a mio padre e fargli presente che i soldi che ho versato sono il saldo di quello che hanno dato loro a me e che farò in modo che l’accaduto di venerdi non accada mai piu. Forse è una mossa sbagliata ma io mi ero fatta un programma con i soldi della borsa di studio, avevo intenzione di metterli da parte per un domani e non riesco proprio a credere nella sua buona fede quando dice servono ai genitori per mantenere i figli agli studi . Non li avrebbe pretesi se fosse stato così
Purtroppo credo che sia esattamente questo il punto. Dopo anni di violenza fisica e psicologica mio padre ha acquisito una presa psicologica così potente su di me... che temo, a questo punto di non poter più gestire. Inoltre sia lui che mia madre utilizzano sistematicamente la frase sputi nel piatto in cui mangi, sei un’ingrata quando provo a fare opposizione, parole che tagliano come lame e che loro sanno che hanno un effetto su di me. Ho versato quei soldi perché mi sono fatta un calcolo di quello che mi hanno dato loro prima dell’arrivo della borsa di studio e la cifra è simile, in questo modo spero di essermi tolta quel debito’ monetario che ho con loro e appena gli uffici della mia università mi confermeranno che l’unico legale beneficiario di quei soldi sono io ho intenzione di inviarne copia a mio padre e fargli presente che i soldi che ho versato sono il saldo di quello che hanno dato loro a me e che farò in modo che l’accaduto di venerdi non accada mai piu. Forse è una mossa sbagliata ma io mi ero fatta un programma con i soldi della borsa di studio, avevo intenzione di metterli da parte per un domani e non riesco proprio a credere nella sua buona fede quando dice servono ai genitori per mantenere i figli agli studi . Non li avrebbe pretesi se fosse stato così
[#9]
Utente
Chiedo scusa se scrivo di getto senza punteggiatura, virgolette... spero si capisca comunque.
Io riesco ad immaginare che la motivazione di questo suo comportamento cosí dispotico sia legato al difficile momento finanziario’ che sta passando. Ha provato anche ad allontanare mia madre da mia nonna materna perchè secondo lui è anche colpa di mia nonna se sono finiti in questa situazione, che lei avrebbe dovuto ospitarli in casa... insomma, fa tantissime elucubrazioni mentali dove parla e si risponde da solo e una volta che si mette in testa un’idea non c’e modo di avere un dialogo. Figuriamoci con me. Il fatto è che lui ha fatto molte mosse economiche’ azzardate, e si è ritrovato nei guai. È colpa di tutti secodo lui, tutti dovrebbero prendersi una parte del suo fardello’. Ma quando poi (altro episodio) qualcuno come sua figlia si permette di condividere con la madre la cronologia della sua giornata al pronto soccorso dopo essersi slogata una caviglia, allora no: lui non vuole sentire i problemi degli altri, ma è mai possibile che qui non si parla mai di cose belle ? Questo è solo il secondo dei tre fatti che mi hanno portata all’esasperazione e che mi hanno spinta a cercare una soluzione alternativa al farsi venire le crisi di emicrania per il pianto.
Io riesco ad immaginare che la motivazione di questo suo comportamento cosí dispotico sia legato al difficile momento finanziario’ che sta passando. Ha provato anche ad allontanare mia madre da mia nonna materna perchè secondo lui è anche colpa di mia nonna se sono finiti in questa situazione, che lei avrebbe dovuto ospitarli in casa... insomma, fa tantissime elucubrazioni mentali dove parla e si risponde da solo e una volta che si mette in testa un’idea non c’e modo di avere un dialogo. Figuriamoci con me. Il fatto è che lui ha fatto molte mosse economiche’ azzardate, e si è ritrovato nei guai. È colpa di tutti secodo lui, tutti dovrebbero prendersi una parte del suo fardello’. Ma quando poi (altro episodio) qualcuno come sua figlia si permette di condividere con la madre la cronologia della sua giornata al pronto soccorso dopo essersi slogata una caviglia, allora no: lui non vuole sentire i problemi degli altri, ma è mai possibile che qui non si parla mai di cose belle ? Questo è solo il secondo dei tre fatti che mi hanno portata all’esasperazione e che mi hanno spinta a cercare una soluzione alternativa al farsi venire le crisi di emicrania per il pianto.
[#10]
Cara ragazza, le chiederò con molta franchezza: lei può mantenersi da sola, ora che ha dato via la sua borsa di studio? Ha un lavoro o pensa di trovarlo al più presto?
Sulle cose che dice di suo padre osservo solo che non si parla, in un consulto psicologico, di una terza persona a noi sconosciuta, se non per ribadire che lei DEVE TUTELARSI, come a quel che capisco ha fatto la sua nonna materna.
Lei non può farlo da sola, quindi si affidi a uno psicologo. Intanto deve smettere di rimuginare i torti, le offese, le manipolazioni che ha patito e metterli tra parentesi, perché al momento non possono fare altro che avvelenarle la vita.
Lei ora deve avere per sé stessa le cure che altri non hanno saputo darle; studiare, lavorare e accantonare il giudizio, e non cercare un colloquio con genitori al momento non affidabili. Non le chiedo nemmeno se ha fratelli o sorelle, come vede. Le faccio tanti, tanti auguri.
Sulle cose che dice di suo padre osservo solo che non si parla, in un consulto psicologico, di una terza persona a noi sconosciuta, se non per ribadire che lei DEVE TUTELARSI, come a quel che capisco ha fatto la sua nonna materna.
Lei non può farlo da sola, quindi si affidi a uno psicologo. Intanto deve smettere di rimuginare i torti, le offese, le manipolazioni che ha patito e metterli tra parentesi, perché al momento non possono fare altro che avvelenarle la vita.
Lei ora deve avere per sé stessa le cure che altri non hanno saputo darle; studiare, lavorare e accantonare il giudizio, e non cercare un colloquio con genitori al momento non affidabili. Non le chiedo nemmeno se ha fratelli o sorelle, come vede. Le faccio tanti, tanti auguri.
[#11]
Utente
Dottoressa,
non avendo mai avuto l’opportunita di un consulto psicologico non so bene cosa è utile ai fini di comprendere il mio stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo, e cosa no.
Rispondo alle sue domande: sono in grado di mantenermi da sola nella misura delle agevolazioni non monetarie che il diritto allo studio mi offre. Sono in un collegio e mangio alla mensa; non posso però fare la spesa, bermi qualcosa con un’amica o comprarmi il tutore per la mia caviglia slogata.
Sono perfettamente consapevole che è un mio problema quello di ripensare costantemente alla mia situazione con papà, ma credo che questo sia dato dal fatto che non si tratta di episodi passati, bensì abusi’ che accadono tutt’oggi. Mi piacerebbe dimenticare che il mio papà non ha mai avuto un contatto con me se non per riempirmi di botte, ma quando poi mi tratta come un’estranea, come un ostacolo alla sua serenità e mi riempie di parole che non si dovrebbero dire nemmeno alla feccia peggiore che esista, come faccio a non pensarci?
Ho da sempre l’autostima e la forza sotto i piedi, non so prendermi cura di me.
Probabilmente, se avessi le risposte a queste domande, ora non mi sentirei così persa.
non avendo mai avuto l’opportunita di un consulto psicologico non so bene cosa è utile ai fini di comprendere il mio stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo, e cosa no.
Rispondo alle sue domande: sono in grado di mantenermi da sola nella misura delle agevolazioni non monetarie che il diritto allo studio mi offre. Sono in un collegio e mangio alla mensa; non posso però fare la spesa, bermi qualcosa con un’amica o comprarmi il tutore per la mia caviglia slogata.
Sono perfettamente consapevole che è un mio problema quello di ripensare costantemente alla mia situazione con papà, ma credo che questo sia dato dal fatto che non si tratta di episodi passati, bensì abusi’ che accadono tutt’oggi. Mi piacerebbe dimenticare che il mio papà non ha mai avuto un contatto con me se non per riempirmi di botte, ma quando poi mi tratta come un’estranea, come un ostacolo alla sua serenità e mi riempie di parole che non si dovrebbero dire nemmeno alla feccia peggiore che esista, come faccio a non pensarci?
Ho da sempre l’autostima e la forza sotto i piedi, non so prendermi cura di me.
Probabilmente, se avessi le risposte a queste domande, ora non mi sentirei così persa.
[#12]
Cara utente, tutto quello che scrive è la dolorosa conseguenza di quello che è successo e che a quanto lei pensa ancora le succede. In realtà, come già le avevo scritto, la sua intelligenza e la buona sorte hanno messo molti chilometri tra lei e suo padre.
Adesso le stiamo ripetendo, la mia collega ed io, di cominciare a prendersi cura di sé stessa e di farlo con l'aiuto di uno psicologo. E' lunedì: ha già trovato qualcuno?
Purtroppo ci sono, in Italia specialmente, vaste zone d'incomprensione sul lavoro dello psicologo. Esistono molte strategie terapeutiche e non tutte sono adatte a tutte le situazioni, ma non lo sanno i pazienti, e a volte sembrano non averlo ben chiaro nemmeno i professionisti.
Dico questo in seguito alle sue parole "non avendo mai avuto l’opportunita di un consulto psicologico non so bene cosa è utile ai fini di comprendere il mio stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo, e cosa no".
Ma il fine di un professionista che la prenda in cura in questo momento non sarà quello di comprendere il suo stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo.
Tra l'altro, l'uno e l'altro sono evidenti; in fondo lo sa.
Il compito del suo psicologo sarà quello di aiutarla a uscire da questo abisso di dolorosa confusione autolesionista facendole scegliere ed esercitare pensieri, comportamenti, emozioni funzionali e non più autodistruttivi; di costruire con lei quell'autostima e quella forza che lei sente adesso "sotto i piedi".
Ora, a chi si trova nella sua situazione sorge spontaneo un ossessivo "perché", ma la risposta sorgerà in seguito, dalla mutata situazione, e non da un continuo arrovellarsi sul suo dolore e sul comportamento dei suoi. Prima deve sottrarsi alla palude infernale, poi potrà guardarla e comprenderne i lati oscuri dal rifugio sicuro della riva.
Auguri infiniti. Il primo passo -l'allontanamento dalla sua città, la ripresa degli studi- è già fatto. Adesso faccia gli altri!
Adesso le stiamo ripetendo, la mia collega ed io, di cominciare a prendersi cura di sé stessa e di farlo con l'aiuto di uno psicologo. E' lunedì: ha già trovato qualcuno?
Purtroppo ci sono, in Italia specialmente, vaste zone d'incomprensione sul lavoro dello psicologo. Esistono molte strategie terapeutiche e non tutte sono adatte a tutte le situazioni, ma non lo sanno i pazienti, e a volte sembrano non averlo ben chiaro nemmeno i professionisti.
Dico questo in seguito alle sue parole "non avendo mai avuto l’opportunita di un consulto psicologico non so bene cosa è utile ai fini di comprendere il mio stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo, e cosa no".
Ma il fine di un professionista che la prenda in cura in questo momento non sarà quello di comprendere il suo stato d’animo e i motivi di questo stato d’animo.
Tra l'altro, l'uno e l'altro sono evidenti; in fondo lo sa.
Il compito del suo psicologo sarà quello di aiutarla a uscire da questo abisso di dolorosa confusione autolesionista facendole scegliere ed esercitare pensieri, comportamenti, emozioni funzionali e non più autodistruttivi; di costruire con lei quell'autostima e quella forza che lei sente adesso "sotto i piedi".
Ora, a chi si trova nella sua situazione sorge spontaneo un ossessivo "perché", ma la risposta sorgerà in seguito, dalla mutata situazione, e non da un continuo arrovellarsi sul suo dolore e sul comportamento dei suoi. Prima deve sottrarsi alla palude infernale, poi potrà guardarla e comprenderne i lati oscuri dal rifugio sicuro della riva.
Auguri infiniti. Il primo passo -l'allontanamento dalla sua città, la ripresa degli studi- è già fatto. Adesso faccia gli altri!
[#13]
Utente
Gentilissima dottoressa Potenza,
Mai nessuno mi ha parlata in questo modo e trovo queste sue parole già, in qualche modo, terapeutiche.
Come le dicevo, ieri ho chiamato in consultorio e, se non ho capito male, hanno inoltrato la mia richiesta: una psicologa, nei prossimi 15 giorni dovrebbe chiamarmi per prendere appuntamento... spero che accada prima di 15 gg, perché il 18/4 (purtroppo) devo scendere nella mia città per la Pasqua e fino ad allora voglio aver recuperato almeno un briciolo di stabilità, senza rischiare di svegliarmi con dolori di stomaco e nodo in gola, non sarei capace di nasconderli.
Dottoressa, ho sempre cercato di non badare, di accantonare ogni volta la questione di mio padre, ma quando si è circondati da amiche e parenti che hanno rapporti splendidi con il papà mentre il tuo è sempre li a ricordarti il suo disprezzo per te, è davvero possibile metterlo tra parentesi? Questo è il mio più grande timore.
Scusi per l’ennesima risposta chilometrica
Mai nessuno mi ha parlata in questo modo e trovo queste sue parole già, in qualche modo, terapeutiche.
Come le dicevo, ieri ho chiamato in consultorio e, se non ho capito male, hanno inoltrato la mia richiesta: una psicologa, nei prossimi 15 giorni dovrebbe chiamarmi per prendere appuntamento... spero che accada prima di 15 gg, perché il 18/4 (purtroppo) devo scendere nella mia città per la Pasqua e fino ad allora voglio aver recuperato almeno un briciolo di stabilità, senza rischiare di svegliarmi con dolori di stomaco e nodo in gola, non sarei capace di nasconderli.
Dottoressa, ho sempre cercato di non badare, di accantonare ogni volta la questione di mio padre, ma quando si è circondati da amiche e parenti che hanno rapporti splendidi con il papà mentre il tuo è sempre li a ricordarti il suo disprezzo per te, è davvero possibile metterlo tra parentesi? Questo è il mio più grande timore.
Scusi per l’ennesima risposta chilometrica
[#14]
Cara utente, sono lieta di esserle stata utile, ma il lavoro vero dovrà farlo lei stessa assieme al/alla collega che la prenderà in cura.
Provi a leggere intanto, online, qualcosa sul pensiero di Albert Ellis e sulle idee irrazionali che ci costruiamo come verità incontrovertibili. Tra le prime c'è l'uso improprio del verbo "dovere". Lei dice: "il 18/4 (purtroppo) devo scendere nella mia città per la Pasqua".
DEVE? Purtroppo? E quale legge glielo impone?
E' sicura che dopo quello che è successo (insulti e richiesta di denaro a cui lei ha ceduto) il suo ritorno all'ovile sia dovuto? Non è piuttosto un modo di confondere ancora le cose, con cui dà ragione al comportamento di suo padre e torto a sé stessa?
Venendo a un altro punto della sua lettera, il "mettere tra parentesi" (non però dimenticare o cancellare, procedure impossibili e pericolose) è una strategia momentanea al fine di recuperare energia e fiducia in sé stessa, anziché annichilirsi nel ricordo permanente dei torti subiti.
Con l'aiuto di uno psicologo capirà che guardare "amiche e parenti che hanno rapporti splendidi con il papà" è l'altra faccia dello stesso rovello, anche questo, tra l'altro, non molto realistico. Se tra le sue amiche e parenti, per un vero miracolo statisticamente improbabile, non ci sono orfani e nemmeno persone con conflitti familiari, provi a cercare in giro; anche qui tra le lettere pervenute a Medicitalia.
La differenza non è tra chi è felice per destino e chi non lo è, ma tra chi vuole uscire dalle situazioni difficili e chi non vuole, spesso dicendo che non ne è capace.
"La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia" diceva il Mahatma Gandhi.
Le faccio ancora tanti auguri.
Provi a leggere intanto, online, qualcosa sul pensiero di Albert Ellis e sulle idee irrazionali che ci costruiamo come verità incontrovertibili. Tra le prime c'è l'uso improprio del verbo "dovere". Lei dice: "il 18/4 (purtroppo) devo scendere nella mia città per la Pasqua".
DEVE? Purtroppo? E quale legge glielo impone?
E' sicura che dopo quello che è successo (insulti e richiesta di denaro a cui lei ha ceduto) il suo ritorno all'ovile sia dovuto? Non è piuttosto un modo di confondere ancora le cose, con cui dà ragione al comportamento di suo padre e torto a sé stessa?
Venendo a un altro punto della sua lettera, il "mettere tra parentesi" (non però dimenticare o cancellare, procedure impossibili e pericolose) è una strategia momentanea al fine di recuperare energia e fiducia in sé stessa, anziché annichilirsi nel ricordo permanente dei torti subiti.
Con l'aiuto di uno psicologo capirà che guardare "amiche e parenti che hanno rapporti splendidi con il papà" è l'altra faccia dello stesso rovello, anche questo, tra l'altro, non molto realistico. Se tra le sue amiche e parenti, per un vero miracolo statisticamente improbabile, non ci sono orfani e nemmeno persone con conflitti familiari, provi a cercare in giro; anche qui tra le lettere pervenute a Medicitalia.
La differenza non è tra chi è felice per destino e chi non lo è, ma tra chi vuole uscire dalle situazioni difficili e chi non vuole, spesso dicendo che non ne è capace.
"La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia" diceva il Mahatma Gandhi.
Le faccio ancora tanti auguri.
[#15]
Utente
Gentili dottoresse,
mi trovo nuovamente qui a scrivervi dopo quasi 2 settimane: ancora non sono riuscita a parlare con nessuno, non ho ancora nessun appuntamento con uno/una psicologa e, di conseguenza, mi sento nuovamente persa.
Nell’ultima vostra risposta, Dr.ssa Potenza, mi chiedeva se dopo tutto ciò che è successo, il mio ritorno all’ovile fosse dovuto. Ovviamente non è dovuto, ma i miei genitori mi avevano già preso i biglietti dell’aereo tempo fa, non vedo il mio ragazzo da due mesi... alla fine ho pensato di fare uno sforzo, se non altro per il mio fidanzato.
Tre giorni dopo la lite di cui vi ho raccontato, mia madre si è fatta avanti, dapprima con una telefonata normale (dove ho cercato di mantenere dei toni cordiali come da voi consigliato, con successo), e poi, due giorni dopo, ha uscito l’argomento. Ho parlato senza arrabbiarmi, a mente fredda, quasi apatica, spiegando a mia madre le mie ragioni. È stata la prima volta che non ho cercato io un confronto e soprattutto la prima volta in cui ho parlato, dopo un conflitto, con cosi tanta freddezza e senza rancore. La cosa mi ha spaventata, credo che si sia rotto qualcosa dentro di me. Nell’occasione di quella chiacchierata alla fine mia madre si è sfogata con me, da quel che ho capito lei si sente oppressa esattamente quanto me. Da allora io e mia madre teniamo toni cordiali come se ci fossimo chiarite ... ma di mio padre nemmeno l’ombra, nemmeno un saluto o un sms (ho dovuto persino chiedere io stessa a mia madre se fosse arrivato il famoso bonifico).
La sua assenza continua a non tangermi (ripeto, la cosa non è da me, nonostante tutto quello che puntualmente vivo a causa sua... per questo dico che in me forse si è rotto qualcosa...), tuttavia sto iniziando a chiedermi come andrà quando, tra una settimana, tornerò a casa. Come dovrei comportarmi? Cosa dovrei fare per cercare di stare non dico tranquilla, ma quantomeno non in uno stato di panico (che temo)? Come non farmi tangere dalla sua (ingombrante) presenza?
È vero, mi sento rotta, ma allo stesso tempo passano i giorni e mi cresce l’ansia. Mi chiedo se sia un controsenso.
mi trovo nuovamente qui a scrivervi dopo quasi 2 settimane: ancora non sono riuscita a parlare con nessuno, non ho ancora nessun appuntamento con uno/una psicologa e, di conseguenza, mi sento nuovamente persa.
Nell’ultima vostra risposta, Dr.ssa Potenza, mi chiedeva se dopo tutto ciò che è successo, il mio ritorno all’ovile fosse dovuto. Ovviamente non è dovuto, ma i miei genitori mi avevano già preso i biglietti dell’aereo tempo fa, non vedo il mio ragazzo da due mesi... alla fine ho pensato di fare uno sforzo, se non altro per il mio fidanzato.
Tre giorni dopo la lite di cui vi ho raccontato, mia madre si è fatta avanti, dapprima con una telefonata normale (dove ho cercato di mantenere dei toni cordiali come da voi consigliato, con successo), e poi, due giorni dopo, ha uscito l’argomento. Ho parlato senza arrabbiarmi, a mente fredda, quasi apatica, spiegando a mia madre le mie ragioni. È stata la prima volta che non ho cercato io un confronto e soprattutto la prima volta in cui ho parlato, dopo un conflitto, con cosi tanta freddezza e senza rancore. La cosa mi ha spaventata, credo che si sia rotto qualcosa dentro di me. Nell’occasione di quella chiacchierata alla fine mia madre si è sfogata con me, da quel che ho capito lei si sente oppressa esattamente quanto me. Da allora io e mia madre teniamo toni cordiali come se ci fossimo chiarite ... ma di mio padre nemmeno l’ombra, nemmeno un saluto o un sms (ho dovuto persino chiedere io stessa a mia madre se fosse arrivato il famoso bonifico).
La sua assenza continua a non tangermi (ripeto, la cosa non è da me, nonostante tutto quello che puntualmente vivo a causa sua... per questo dico che in me forse si è rotto qualcosa...), tuttavia sto iniziando a chiedermi come andrà quando, tra una settimana, tornerò a casa. Come dovrei comportarmi? Cosa dovrei fare per cercare di stare non dico tranquilla, ma quantomeno non in uno stato di panico (che temo)? Come non farmi tangere dalla sua (ingombrante) presenza?
È vero, mi sento rotta, ma allo stesso tempo passano i giorni e mi cresce l’ansia. Mi chiedo se sia un controsenso.
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Gentile utente, il colloquio con uno specialista è indispensabile. Lo cerchi direttamente all'Università, alla ASL, al Consultorio Giovani, al Centro di Salute Mentale o nel privato.
Da qui non possiamo fare altro che confermare quanto già detto. Lo psicologo non suggerisce modi di procedere, ma aiuta il paziente realmente disponibile a percorrere la strada del cambiamento mostrandogliene i confini, che appaiono incerti e nebulosi a chi soffre e a chi è soggetto a manipolazioni da sempre.
Lei dice che i suoi le hanno pagato il biglietto aereo... ma lei non è un pacco postale. E tra l'altro, a questo punto gliel'hanno pagato con soldi suoi. Non vede da due mesi il suo ragazzo. Anche lui, poteva prendere un treno o un aereo. Sua madre le appare "più morbida". Certo, la coppia è fatta di due persone, e se tutte e due fossero rigide come pietre, la vittima sarebbe presto libera. Mai sentita la procedura del poliziotto buono e del poliziotto cattivo?
Più di questo, da qui, non è opportuno scrivere.
Un libro molto significativo di una psicologa italiana spiega che il figlio maltrattato subisce due danneggiamenti: quello visibile (le botte, o nel suo caso le denigrazioni, gli insulti, la sottrazione di soldi che erano essenziali per la sua autonomia) e un altro meno visibile ma peggiore, che è la distorsione della realtà. Ti picchio perché ti detesto, ma ti dico che lo faccio per il tuo bene; ti rubo i soldi ma ti dico che la ladra sei tu...
Decida cosa vuole realmente fare della sua vita.
Molti auguri.
Da qui non possiamo fare altro che confermare quanto già detto. Lo psicologo non suggerisce modi di procedere, ma aiuta il paziente realmente disponibile a percorrere la strada del cambiamento mostrandogliene i confini, che appaiono incerti e nebulosi a chi soffre e a chi è soggetto a manipolazioni da sempre.
Lei dice che i suoi le hanno pagato il biglietto aereo... ma lei non è un pacco postale. E tra l'altro, a questo punto gliel'hanno pagato con soldi suoi. Non vede da due mesi il suo ragazzo. Anche lui, poteva prendere un treno o un aereo. Sua madre le appare "più morbida". Certo, la coppia è fatta di due persone, e se tutte e due fossero rigide come pietre, la vittima sarebbe presto libera. Mai sentita la procedura del poliziotto buono e del poliziotto cattivo?
Più di questo, da qui, non è opportuno scrivere.
Un libro molto significativo di una psicologa italiana spiega che il figlio maltrattato subisce due danneggiamenti: quello visibile (le botte, o nel suo caso le denigrazioni, gli insulti, la sottrazione di soldi che erano essenziali per la sua autonomia) e un altro meno visibile ma peggiore, che è la distorsione della realtà. Ti picchio perché ti detesto, ma ti dico che lo faccio per il tuo bene; ti rubo i soldi ma ti dico che la ladra sei tu...
Decida cosa vuole realmente fare della sua vita.
Molti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 20 risposte e 3.6k visite dal 31/03/2019.
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