Due psicoterapie differenti
Cari dottori, come ho scritto in altri consulti soffro di un forte disturbo d'ansia che recentemente è stato accompagnato da uno stato depressivo. Il mio problema principale è sempre stato quello di rimuginare su tutto, di avere pensieri ossessivi. Per cercare di risolvere il problema, dato che sono in una nuova città per studio, ho cercato un nuovo psicoterapeuta che potesse seguirmi. Nella mia vecchia città ne avevo un altro (che usa l'approccio cognitivo-comportamentale) che mi segue quando rientro, ma vista la distanza trovo la necessità di farmi seguire da un altro psicoterapeuta in un percorso completo. Ho visto due psicoterapeuti: uno più giovane che affronta il problema con la tecnica cognitivo-comportamentale, l'altro più esperto che opera una psicoterapeuta dinamica, più "classica", incentrata sulle relazioni e sul contesto. Intanto vorrei capire come differiscono i due approcci e vorrei sapere per i disturbi d'ansia tendenti ai pensieri ossessivi quale può essere il più adatto. Mi sono piaciuti entrambi e sono tentato dal seguire entrambi, sarebbe sbagliato secondo voi? Mi conviene scegliere? Grazie
[#1]
Gentile Utente,
quando si fa una coterapia, è sempre necessario comunicarlo ad entrambi i curanti coinvolti, in modo che essi possano collaborare nel Suo interesse.
Per quanto riguarda i due approcci che cita, sono estremamente diversi, qui può leggere una guida con le peculiarità dei diversi modelli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti,
quando si fa una coterapia, è sempre necessario comunicarlo ad entrambi i curanti coinvolti, in modo che essi possano collaborare nel Suo interesse.
Per quanto riguarda i due approcci che cita, sono estremamente diversi, qui può leggere una guida con le peculiarità dei diversi modelli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile utente, come la mia collega le ha risposto sopra, in certi casi non è esclusa una coterapia, ma è indispensabile comunicarlo ad entrambi i curanti prima di iniziare e occorre poi affidarsi alla loro decisione, che potrebbe anche ritenerla inadatta al suo caso.
Vorrei però sottolineare che lei rischia di seguire una terapia a tre curanti, se continua ad affidarsi anche al suo terapeuta d'origine ogni volta che torna a casa; e addirittura a quattro o a cinque, visto che leggo nelle sue precedenti richieste che si è recato anche da due psichiatri.
Questo, non solo è confondente, ma rimanda l'idea che lei non si sia mai davvero incamminato verso la volontà di superare i suoi problemi, e che in maniera più o meno consapevole stia usando gli psicologi, e adesso anche gli psichiatri, come paletti per supportare la sua malattia, e non come strumenti per uscirne.
In altre parole, lei sembra voler rinforzare una serie di idee disfunzionali tipo "questa è la mia natura e non può cambiare", e altre idee ancora più pericolose che intravedo nelle sue lettere. Pensa che questa attitudine le convenga?
Anche l'analisi delle varie terapie attraverso l'articolo suggerito dalla mia collega rischia, nel suo caso, di farle pensare che tutte siano adatte, il che equivale a dire che non ne affronterà seriamente nessuna. Il dottor Santonocito, in un consulto precedente, era stato chiaro nel suggerirle quali terapie potevano risultare efficaci nel suo caso.
In genere le avrei suggerito di chiedere lumi su ciascun metodo proprio ai due professionisti che ha visto nella città in cui risiede (ma da cui vorrebbe scappare, leggo nei suoi precedenti); però una sua frase mi fa pensare che lei lo abbia già fatto, ricavandone ulteriore confusione: un terapeuta sarebbe "più esperto" perché di età più avanzata (ma scherziamo?) e praticherebbe una psicoterapia "dinamica, più "classica", incentrata sulle relazioni e sul contesto".
La psicoterapia dinamica appare "più classica" ormai solo nella fantasia di persone disinformate, e per lo più non è incentrata sulle relazioni e sul contesto.
Faccia perno su sé stesso per capire se vuole davvero guarire, e poi si affidi ad uno specialista. Auguri.
Vorrei però sottolineare che lei rischia di seguire una terapia a tre curanti, se continua ad affidarsi anche al suo terapeuta d'origine ogni volta che torna a casa; e addirittura a quattro o a cinque, visto che leggo nelle sue precedenti richieste che si è recato anche da due psichiatri.
Questo, non solo è confondente, ma rimanda l'idea che lei non si sia mai davvero incamminato verso la volontà di superare i suoi problemi, e che in maniera più o meno consapevole stia usando gli psicologi, e adesso anche gli psichiatri, come paletti per supportare la sua malattia, e non come strumenti per uscirne.
In altre parole, lei sembra voler rinforzare una serie di idee disfunzionali tipo "questa è la mia natura e non può cambiare", e altre idee ancora più pericolose che intravedo nelle sue lettere. Pensa che questa attitudine le convenga?
Anche l'analisi delle varie terapie attraverso l'articolo suggerito dalla mia collega rischia, nel suo caso, di farle pensare che tutte siano adatte, il che equivale a dire che non ne affronterà seriamente nessuna. Il dottor Santonocito, in un consulto precedente, era stato chiaro nel suggerirle quali terapie potevano risultare efficaci nel suo caso.
In genere le avrei suggerito di chiedere lumi su ciascun metodo proprio ai due professionisti che ha visto nella città in cui risiede (ma da cui vorrebbe scappare, leggo nei suoi precedenti); però una sua frase mi fa pensare che lei lo abbia già fatto, ricavandone ulteriore confusione: un terapeuta sarebbe "più esperto" perché di età più avanzata (ma scherziamo?) e praticherebbe una psicoterapia "dinamica, più "classica", incentrata sulle relazioni e sul contesto".
La psicoterapia dinamica appare "più classica" ormai solo nella fantasia di persone disinformate, e per lo più non è incentrata sulle relazioni e sul contesto.
Faccia perno su sé stesso per capire se vuole davvero guarire, e poi si affidi ad uno specialista. Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 854 visite dal 19/03/2019.
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