Dolore post "fine relazione"
Salve, scrivo qui nella speranza di trovare risposte e consigli. Dopo una relazione di quasi due anni sono stata lasciata, di punto in bianco, ed è venuto fuori dopo un mesetto che questo ragazzo aveva intrapreso una relazione con un'altra ragazza mentre stava ancora con me. Questo ragazzo è stato la persona più importante che io abbia mai avuto accanto, le mie prime esperienze le ho fatte con lui, è stato il primo che ho presentato in famiglia e tutto il resto. È stato molto difficile per me rinunciare alla presenza di questa persona perchè mi ero totalmente appoggiata a lui e ricominciare da capo e da sola non è stato facile.
Ad oggi sono nove mesi che la relazione si è conclusa ma, nonostante il lasso di tempo abbastanza lungo, si presentano momenti di grande apatia, di dolore che avverto anche fisicamente (fitte al petto, a volte sento il battito accelerato, bruciore di stomaco), di sconforto profondo, di pensieri continui su conversazioni, foto, parole e momenti condivisi con lui e pianti isterici. In questi momenti, che comunque sono frequenti, ho difficoltà a dormire, a mangiare regolarmente, ad uscire, socializzare e provare interesse nelle cose che solitamente mi rendono contenta. Mi sembra di essere bloccata, di essere incapace di andare avanti e questo senso di fallimento (dovuto sia alla fine della relazione che alla mia incapacità di superarla) mi rende ancora più sensibile. Parlarne con chi mi sta intorno è risultato inutile, tutti banalizzano la cosa dicendo che succede a tutti, che è normale, che passa, che non devo pensarci e basta, ma per me non era una relazione come quelle avute in precedenza e non riesco a farmi passare questi momenti no. Vorrei capire perchè non riesco a metabolizzare la cosa, come fare per uscirne e ricominciare a sentirmi serena e felice. È diventato frustrante sentirmi così e non riuscire a reagire.
Ad oggi sono nove mesi che la relazione si è conclusa ma, nonostante il lasso di tempo abbastanza lungo, si presentano momenti di grande apatia, di dolore che avverto anche fisicamente (fitte al petto, a volte sento il battito accelerato, bruciore di stomaco), di sconforto profondo, di pensieri continui su conversazioni, foto, parole e momenti condivisi con lui e pianti isterici. In questi momenti, che comunque sono frequenti, ho difficoltà a dormire, a mangiare regolarmente, ad uscire, socializzare e provare interesse nelle cose che solitamente mi rendono contenta. Mi sembra di essere bloccata, di essere incapace di andare avanti e questo senso di fallimento (dovuto sia alla fine della relazione che alla mia incapacità di superarla) mi rende ancora più sensibile. Parlarne con chi mi sta intorno è risultato inutile, tutti banalizzano la cosa dicendo che succede a tutti, che è normale, che passa, che non devo pensarci e basta, ma per me non era una relazione come quelle avute in precedenza e non riesco a farmi passare questi momenti no. Vorrei capire perchè non riesco a metabolizzare la cosa, come fare per uscirne e ricominciare a sentirmi serena e felice. È diventato frustrante sentirmi così e non riuscire a reagire.
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Gentile utente, lei sta vivendo insieme due gravi perdite: quella della persona amata e quella della fiducia.
Ogni perdita va metabolizzata (si parla, in termini psicologici, di "elaborare il lutto"); questo risulta molto più difficile se non sappiamo di quale natura sia il fulmine che ci ha colpito.
In altre parole, una morte improvvisa, per esempio, interrompe crudelmente una serie di abitudini affettive, ma non può alterare l'immagine dell'altro e di noi stessi.
Possiamo continuare a pensare che il nostro compagno ci amava e che abbiamo fatto bene a ricambiarlo con tutto il cuore, pur nello strazio della perdita.
Perdere un partner che era centrale nella nostra vita attraverso un tradimento, invece, ci lascia non solo addolorati, ma spiazzati e senza punti di riferimento.
Non abbiamo più una figura da idealizzare, un ricordo a cui tributare il nostro affetto; non possiamo dirci che i nostri slanci d'amore erano rivolti a una persona che li meritava, e tutto il passato viene inquinato da questa nuova, mostruosa consapevolezza. Da qui la sua sofferenza così lunga.
Per qualche tempo anche il futuro appare pericoloso: se la persona a cui abbiamo dato tutti noi stessi, credendo di essere ricambiati, è stata così falsa, di chi e come potremo fidarci ancora?
Intorno a lei le persone non capiscono. Questa è un'altra causa di sofferenza, ma è inevitabile. Non sanno tutto quello che lei ha offerto a quest'amore, sanno invece che lei è giovane, che è normale passare attraverso certe ferite, che ci saranno altri amori nella sua vita. Queste considerazioni sono vere -in parte- ma fanno sentire ancora più incompresi, ancora più soli.
La verità è che alcuni portano sull'altare dell'amore una grande intensità di sentimenti, una grande lealtà, e non sempre vengono ricambiati. Specialmente da giovani, si offre molto, tutto, senza saper valutare se l'altra persona sarà in grado di capire quello che riceve e di ricambiarlo. Non poche volte è l'intensità stessa del sentimento di uno dei due che spaventa l'altro, se è giovane, superficiale, immaturo.
Tre cose rimangono, a questo punto, al suo attivo: la consapevolezza di saper amare con intensità; l'esperienza, che la farà procedere con giusta cautela nella prossima storia d'amore, e il ricordo di quanto ha amato, che tra qualche mese -non subito- le permetterà di ricordare con tenerezza certi istanti di questo amore che non ha saputo essere all'altezza del suo.
Può esserle di aiuto, in questa fase, il supporto di un/una psicologo/a comprensivo/a. Ci scriva ancora, cerchi di costruire altri aspetti della sua vita, un passo per volta, con affetto per sé stessa, e si accorgerà presto che sta guardando con una nuova serenità il futuro. Un abbraccio.
Ogni perdita va metabolizzata (si parla, in termini psicologici, di "elaborare il lutto"); questo risulta molto più difficile se non sappiamo di quale natura sia il fulmine che ci ha colpito.
In altre parole, una morte improvvisa, per esempio, interrompe crudelmente una serie di abitudini affettive, ma non può alterare l'immagine dell'altro e di noi stessi.
Possiamo continuare a pensare che il nostro compagno ci amava e che abbiamo fatto bene a ricambiarlo con tutto il cuore, pur nello strazio della perdita.
Perdere un partner che era centrale nella nostra vita attraverso un tradimento, invece, ci lascia non solo addolorati, ma spiazzati e senza punti di riferimento.
Non abbiamo più una figura da idealizzare, un ricordo a cui tributare il nostro affetto; non possiamo dirci che i nostri slanci d'amore erano rivolti a una persona che li meritava, e tutto il passato viene inquinato da questa nuova, mostruosa consapevolezza. Da qui la sua sofferenza così lunga.
Per qualche tempo anche il futuro appare pericoloso: se la persona a cui abbiamo dato tutti noi stessi, credendo di essere ricambiati, è stata così falsa, di chi e come potremo fidarci ancora?
Intorno a lei le persone non capiscono. Questa è un'altra causa di sofferenza, ma è inevitabile. Non sanno tutto quello che lei ha offerto a quest'amore, sanno invece che lei è giovane, che è normale passare attraverso certe ferite, che ci saranno altri amori nella sua vita. Queste considerazioni sono vere -in parte- ma fanno sentire ancora più incompresi, ancora più soli.
La verità è che alcuni portano sull'altare dell'amore una grande intensità di sentimenti, una grande lealtà, e non sempre vengono ricambiati. Specialmente da giovani, si offre molto, tutto, senza saper valutare se l'altra persona sarà in grado di capire quello che riceve e di ricambiarlo. Non poche volte è l'intensità stessa del sentimento di uno dei due che spaventa l'altro, se è giovane, superficiale, immaturo.
Tre cose rimangono, a questo punto, al suo attivo: la consapevolezza di saper amare con intensità; l'esperienza, che la farà procedere con giusta cautela nella prossima storia d'amore, e il ricordo di quanto ha amato, che tra qualche mese -non subito- le permetterà di ricordare con tenerezza certi istanti di questo amore che non ha saputo essere all'altezza del suo.
Può esserle di aiuto, in questa fase, il supporto di un/una psicologo/a comprensivo/a. Ci scriva ancora, cerchi di costruire altri aspetti della sua vita, un passo per volta, con affetto per sé stessa, e si accorgerà presto che sta guardando con una nuova serenità il futuro. Un abbraccio.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 19/03/2019.
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