Non so più che cosa fare... senso di vuoto, disperazione: la mia vita è come uno yoyo
Buongiorno cari dottori,
a distanza di molto tempo passato a cercare di risolvere i miei problemi in tutti i modi possibili mi ritrovo a scrivervi per chiedere consiglio su come superare una situazione oramai impossibile da sostenere.
Il mio malessere è cominciato in concomitanza con allontanamento di quasi un mese di mia madre (che è dovuta partire per supportare mia zia affetta da mieloma) e con la preparazione errata di un esame di filosofia che avrei dovuto sostenere nel mese di giugno.
Parlo di "preparazione errata" sulla base di un confronto telefonico avuto con una mia amica la quale continuando a fornirmi l'esatta spiegazione della posizione di Bayle rispetto al problema dell'esistenza del male, mi ha mandato in uno stato di crisi forte tale da portarmi ad avvalorare una tesi da tempo sostenuta, ovvero interrompere questo percorso di studi che reputo inutile e rispetto al quale mi sento completamente incompetente! Dopo quella telefonata ho passato giorni tranquilli a svolgere faccende domestiche, ad uscire con il mio ragazzo, a stare fondamentalmente bene nonostante la decisione di non proseguire più gli studi. Non appena è ritornata mia madre ho cominciato a rifugiarmi nel letto a piangere disperatamente, a vivere un senso di tristezza\angoscia\vuoto indescrivibili.
Grazie ai miei studi in ambito di psicobiologia, pedagogia ecc mi sono subito accorta di dover chiedere aiuto e mi sono rivolta ad uno psicanalista.
Durante il primo colloquio ho esternato le mie considerazioni circa il percorso universitario ma soprattutto la paura incondizionata di cominciare a svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Dalle sedute successive sul lettino ho cominciato a parlare di altro ( ricordi di infanzia legati alla sessualità) e in concomitanza con le sue ferie estive ho deciso di chiamarlo per interrompere la terapia. Ho passato tutta l'estate a stare male con ansia forte,nodo in gola, mal di testa e soprattutto "bloccata", a non cercarmi un qualsiasi lavoro e indecisa se continuare o meno a studiare. Sono poi stata da una ipnoterapista e al centro di igiene mentale dove mi è stato vivamente consigliato di ritornare dall'analista dato che ho detto di essermene innamorata.
Sono ritornata, ho parlato di questo transfert che ha totalm messo in crisi il rapporto di 14 anni con il mio ragazzo e dopo due mesi di terapia ( 1 seduta a sett ancora senza lettino) ho deciso che forse è inutile andare avanti, soprattutto perchè il transfert c'è e sento che lui distante e disinteressato al mio problema. ma come supero la paura di cominciare a lavorare? tratto i miei molto male, mi pago le sedute con lo stipendio di un lavoro in casa famiglia che ho deciso di lasciare sia perchè pagano con moolto ritardo,sia perchè mi reputo incompetente, sia perchè emotivamente insostenibile al momento e voglio andarmene di casa.
qualcuno puo aiutarmi?
Cordiali saluti.
a distanza di molto tempo passato a cercare di risolvere i miei problemi in tutti i modi possibili mi ritrovo a scrivervi per chiedere consiglio su come superare una situazione oramai impossibile da sostenere.
Il mio malessere è cominciato in concomitanza con allontanamento di quasi un mese di mia madre (che è dovuta partire per supportare mia zia affetta da mieloma) e con la preparazione errata di un esame di filosofia che avrei dovuto sostenere nel mese di giugno.
Parlo di "preparazione errata" sulla base di un confronto telefonico avuto con una mia amica la quale continuando a fornirmi l'esatta spiegazione della posizione di Bayle rispetto al problema dell'esistenza del male, mi ha mandato in uno stato di crisi forte tale da portarmi ad avvalorare una tesi da tempo sostenuta, ovvero interrompere questo percorso di studi che reputo inutile e rispetto al quale mi sento completamente incompetente! Dopo quella telefonata ho passato giorni tranquilli a svolgere faccende domestiche, ad uscire con il mio ragazzo, a stare fondamentalmente bene nonostante la decisione di non proseguire più gli studi. Non appena è ritornata mia madre ho cominciato a rifugiarmi nel letto a piangere disperatamente, a vivere un senso di tristezza\angoscia\vuoto indescrivibili.
Grazie ai miei studi in ambito di psicobiologia, pedagogia ecc mi sono subito accorta di dover chiedere aiuto e mi sono rivolta ad uno psicanalista.
Durante il primo colloquio ho esternato le mie considerazioni circa il percorso universitario ma soprattutto la paura incondizionata di cominciare a svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Dalle sedute successive sul lettino ho cominciato a parlare di altro ( ricordi di infanzia legati alla sessualità) e in concomitanza con le sue ferie estive ho deciso di chiamarlo per interrompere la terapia. Ho passato tutta l'estate a stare male con ansia forte,nodo in gola, mal di testa e soprattutto "bloccata", a non cercarmi un qualsiasi lavoro e indecisa se continuare o meno a studiare. Sono poi stata da una ipnoterapista e al centro di igiene mentale dove mi è stato vivamente consigliato di ritornare dall'analista dato che ho detto di essermene innamorata.
Sono ritornata, ho parlato di questo transfert che ha totalm messo in crisi il rapporto di 14 anni con il mio ragazzo e dopo due mesi di terapia ( 1 seduta a sett ancora senza lettino) ho deciso che forse è inutile andare avanti, soprattutto perchè il transfert c'è e sento che lui distante e disinteressato al mio problema. ma come supero la paura di cominciare a lavorare? tratto i miei molto male, mi pago le sedute con lo stipendio di un lavoro in casa famiglia che ho deciso di lasciare sia perchè pagano con moolto ritardo,sia perchè mi reputo incompetente, sia perchè emotivamente insostenibile al momento e voglio andarmene di casa.
qualcuno puo aiutarmi?
Cordiali saluti.
[#1]
Gentile Utente,
i problemi da risolvere messi in evidenza dalla psicoterapia sono la paura di tornare al lavoro e il senso di inadeguatezza che pare scaturito dalla scelta di rinunciare agli studi e che oggi coinvolge molte aree della vita?
A parte il tranfert, come ti è stato proposto di risolvere con la terapia tali problematiche?
i problemi da risolvere messi in evidenza dalla psicoterapia sono la paura di tornare al lavoro e il senso di inadeguatezza che pare scaturito dalla scelta di rinunciare agli studi e che oggi coinvolge molte aree della vita?
A parte il tranfert, come ti è stato proposto di risolvere con la terapia tali problematiche?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile dott.ssa Pileci,
la ringrazio per la celerità nella risposta e le rispondo che purtroppo in questa terapia c'ho messo dentro talmente tante cose che ho creato una confusione tale da mettere all'angolo il reale problema, cioè quello del terrore di trovarmi un lavoro e di ammettere il fallimento consistente nell'intestardirsi a concludere a tutti i costi un percorso universitario che non offre serie ed appaganti opportunità lavorative nè tanto meno fornisce competenze per me necessarie per favorire il benessere della persona in tutto l'arco di vita.
Durante queste sedute è emersa l'esistenza di un cattivo rapporto con mio padre, la paura di fallire,il mio interesse per la psicologia palesato dalle mie autodiagnosi ecc. Fondamentalmente io cerco delle risposte pratiche da questa persona che ovviamente mi ha detto che devo trovarle da sola...mi ha proposto di aumentare le sedute ma io non posso dato che non lavoro e non voglio chiedere ai miei (a parte la questione studio ho sempre evitato di chiedere soldi perchè l'ho sempre percepito come un "pesare" su mio padre). Volevo inoltre precisare che nella vita non ho mai lavorato, tranne questa esperienza in casa famiglia fatta dopo una esperienza di tirocinio universitario di 180 ore che ho deciso di fare per cercare di superare questo periodo difficile nel quale ho fatto tira e molla con l'università. Nei momenti no rimango salda sulla convinzione del non continuare, poi pero torno ad accanirmi sui libri come per sfuggire alla cosa. Perchè faccio cosi?
la ringrazio per la celerità nella risposta e le rispondo che purtroppo in questa terapia c'ho messo dentro talmente tante cose che ho creato una confusione tale da mettere all'angolo il reale problema, cioè quello del terrore di trovarmi un lavoro e di ammettere il fallimento consistente nell'intestardirsi a concludere a tutti i costi un percorso universitario che non offre serie ed appaganti opportunità lavorative nè tanto meno fornisce competenze per me necessarie per favorire il benessere della persona in tutto l'arco di vita.
Durante queste sedute è emersa l'esistenza di un cattivo rapporto con mio padre, la paura di fallire,il mio interesse per la psicologia palesato dalle mie autodiagnosi ecc. Fondamentalmente io cerco delle risposte pratiche da questa persona che ovviamente mi ha detto che devo trovarle da sola...mi ha proposto di aumentare le sedute ma io non posso dato che non lavoro e non voglio chiedere ai miei (a parte la questione studio ho sempre evitato di chiedere soldi perchè l'ho sempre percepito come un "pesare" su mio padre). Volevo inoltre precisare che nella vita non ho mai lavorato, tranne questa esperienza in casa famiglia fatta dopo una esperienza di tirocinio universitario di 180 ore che ho deciso di fare per cercare di superare questo periodo difficile nel quale ho fatto tira e molla con l'università. Nei momenti no rimango salda sulla convinzione del non continuare, poi pero torno ad accanirmi sui libri come per sfuggire alla cosa. Perchè faccio cosi?
[#3]
Gentile Utente,
intanto la psicoterapia serve per risolvere problemi e mettere ordine, non per mettere confusione....
Inoltre, tu scrivi: "Fondamentalmente io cerco delle risposte pratiche da questa persona che ovviamente mi ha detto che devo trovarle da sola...mi ha proposto di aumentare le sedute"
Se il pz, che è in difficoltà, dovesse trovare soluzioni da solo, non avrebbe senso fare una psicoterapia, anche perchè il terapeuta è presente per aiutare a togliere la confusione, ma può anche suggerire in alcune circostanze come fare.
Nel tuo caso, davanti alla paura di iniziare a lavorare, lo psicoterapeuta può senz'altro aiutarti a superare questo limite.
E' terribile avere la sensazione di fallimento, ma a questo punto ritengo che questo sia un punto importante da rielaborare in terapia, perchè non sempre lasciare gli studi è un fallimento. Talvolta una scelta può aprire a nuove opportunità che probabilmente tu adesso fai fatica a vedere.
Cordiali saluti,
intanto la psicoterapia serve per risolvere problemi e mettere ordine, non per mettere confusione....
Inoltre, tu scrivi: "Fondamentalmente io cerco delle risposte pratiche da questa persona che ovviamente mi ha detto che devo trovarle da sola...mi ha proposto di aumentare le sedute"
Se il pz, che è in difficoltà, dovesse trovare soluzioni da solo, non avrebbe senso fare una psicoterapia, anche perchè il terapeuta è presente per aiutare a togliere la confusione, ma può anche suggerire in alcune circostanze come fare.
Nel tuo caso, davanti alla paura di iniziare a lavorare, lo psicoterapeuta può senz'altro aiutarti a superare questo limite.
E' terribile avere la sensazione di fallimento, ma a questo punto ritengo che questo sia un punto importante da rielaborare in terapia, perchè non sempre lasciare gli studi è un fallimento. Talvolta una scelta può aprire a nuove opportunità che probabilmente tu adesso fai fatica a vedere.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.8k visite dal 18/03/2019.
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