Convivenza

Salve, vi scrivo come da titolo in merito alla convivenza che sto affrontando insieme al mio ragazzo con cui sto insieme da 6 anni. Ho 24 anni e ho iniziato questa convivenza non proprio nel migliore dei modi dal momento che poco prima di trasferirmi ho scoperto determinate bugie, da parte della mia famiglia, talmente gravi che mi hanno portato a chiudere i rapporti con quasi tutti i membri della mia famiglia. Specifico però che dall'età adolescenziale non ho mai avuto una situazione rosea dentro casa. Fatto sta che vado a vivere con il mio ragazzo (decisione presa ancor prima di venire a scoprire lo schifo della mia famiglia) con dei soldi che avevo da parte e la voglia di terminare l'università per poi iniziare a lavorare. Mi trasferisco nel luogo dove lui lavora ed è difficile per me ambientarmi in una cittadina provenendo da una grande città. Spesso preferisco stare a casa quando lui non c'è perché questo posto mi sta stretto e con il fatto che una volta laureata, dovrò inserirmi anche io nel mondo del lavoro, avevamo deciso di rimanere ancora per qualche mese per poi andare a vivere in una città.
Mi sono trasferita con il desiderio che avevo di stare con lui dal momento che l'anno precedente lo abbiamo passato stando lontani però le cose non stanno andando come speravo. Quando litighiamo tante volte mi dice di farmi la valigia ed andarmene, l'ultima volta è successo a dicembre, me ne sono andata una settimana da sola nella mia città e sinceramente credevo che questo fosse un caso isolato. Da dicembre è ricapitato ieri, mi ha insultato pesantemente dicendomi che non faccio nulla tutto il giorno e che sono una repressa e mi è sembrato di tornare a dicembre. Lui lavora, a me manca la laurea per terminare l'università, contribuisco con le spese di casa e faccio io le faccende domestiche. Il punto è che non riesco a credere che un giorno lui mi definisca la sua vita e un giorno si comporta così. Nessuno mi ha mai detto cose simili come quelle che mi ha rivolto lui e non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno e quando accadono queste cose io mi sento giudicata e disprezzata e capisco che lui non ha stima di me. Non mi sento capita ne supportata in quello che faccio ma non riesco a non smettere di amarlo o a immaginare una vita dove lui non c'è. Mi sembra di vivere con un bipolare che un giorno ti ama e poi basta poco per annientarti. Fino a che punto è giusto perdonare?
Grazie a chiunque risponderà.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

"Spesso preferisco stare a casa quando lui non c'è perché questo posto mi sta stretto
e con il fatto che una volta laureata, dovrò inserirmi anche io nel mondo del lavoro.."

Non comprendo fino in fondo la Sua resistenza nel cercare lavoro fuori casa
e nemmeno come riesca ad occupare il tempo, considerato che in una "casa di due" i lavori si sbrigano in fretta.
Sta forse lavorando alla tesi?
O che altro?

I "patti" tra Voi al riguardo erano stati chiari prima di iniziare la convivenza?
Chi li sta trasgredendo, dal Suo punto di vista?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Attivo dal 2014 al 2019
Ex utente
Salve, si i patti erano chiari fin dall’inizio. Attualmente non sto cercando lavoro perché mi sto dedicando alla tesi. Ho finito gli esami a fine gennaio e ora con la tesi sto a metà strada. Il punto è che mi sono trasferita essendo molto chiara con lui e in più contribuisco a mettere i soldi per le spese. Io mi sono trasferita qui lasciando tutto e non lo dico mai per non rinfacciare dal momento che l’ho fatto perché l’ho voluto ma quando accadono queste cose mi rendo conto che è come se ogni cosa che faccio non viene mai apprezzata fino in fondo.
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
"..ogni cosa che faccio non viene mai apprezzata fino in fondo."

La convivenza non è facile.
E' il sogno di molte,
ma quando si incarna nella realtà talvolta diventa un incubo.
Se il "non apprezzare fino in fondo" è un tratto stabile del ragazzo,
allora era presente anche *prima* della convivenza,
ma forse Lei non se ne era accorta.

Bisognerebbe parlarsi apertamente;

"perdonare"
non basta,
talvolta non serve,
talaltra ce la raccontiamo così, mentre in realtà è il timore del conflitto a spingere uno dei due ad uno pseudo-perdono che in questo caso non serve a nulla.

Sembra che lui funzioni con un meccanismo di accumulazione
- nervosismo verso di Lei, risentimento -
e che poi basti poco a farlo sbottare.
Ma una volta che la tempesta è finita occorrerebbe riprendere l'argomento.
Voi lo fate?

(Che Lei contribuisca alle spese mi pare ovvio: affitto, cibo, bollette.
E' uno dei modi che le donne hanno per essere/sentirsi libere.)

Dott. Brunialti
[#4]
Attivo dal 2014 al 2019
Ex utente
Si, ho specificato che contribuisco alle spese per sottolineare che lui quando mi dice quelle cose, sembra collocarsi sopra un piedistallo solo perché lui lavora e io ancora no. Abbiamo parlato diverse volte di tutto questo ma a me sembra che la sua natura sia questa e che quindi sia impossibile per lui cambiare. Io riprendo sempre l’argomento dopo che la tempesta e’ terminata ma lui invece non lo vedo mai propenso a questo. Anzi, quando si tratta di metterlo davanti agli insulti che mi rivolge, durante questi momenti, non mi chiede mai scusa e di conseguenza non lo vedo neanche mai pentito. Ed è come se fossi una spugna che deve assorbire tutto questo, secondo lui. Riproverò a parlarci sperando in un cambio di rotta.
La ringrazio per i suoi preziosi consigli!
[#5]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Nel caso lui sia proprio così di suo,
faccia una riflessione.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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