Depressione e rapporto madre-figlio
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e scrivo poiché da sei mesi ho iniziato una serie di sedute di psicoterapia con una psicologa consigliatami da un’amica. Il problema è che vivo ancora in casa dei miei genitori e ho una madre che, a quanto ho letto su internet, corrisponde al profilo di madre castrante subdola, mentre mio padre è completamente asservito a lei. Ovviamente ho un pessimo rapporto con mia madre e visto che a quanto ne so questo potrebbe impattare in maniera molto pesante su un’eventuale relazione coniugale futura, (cosa che in questo momento della vita non riesco neanche lontanamente a immaginare) ho deciso di iniziare con la psicoterapia. A questo quadro si aggiungono anche degli abusi sessuali che mio fratello, che ora vive per conto suo con la sua fidanzata da qualche mese, ha perpetrato su di me per circa 7 8 anni e che i miei in più di un’occasione hanno fatto finta di non vedere; questi episodi li ho sempre tenuti nascosti, ne ho parlato solo con la suddetta psicologa. Da circa 4 o 5 anni, cioè da dopo la laurea e dopo aver troncato una relazione tira e molla di più di 6 anni con la mia ex ragazza sono depresso, ho pensieri suicidi ogni giorno e non riesco a vedermi neanche vagamente realizzato in un futuro né prossimo né lontano.
Il motivo per cui vi scrivo è che ad essere onesto non credo di aver sviluppato con la psicologa un buon rapporto: l’impressione che ho è che parlare di depressione e di suicidio le pesi molto, quindi col tempo ho accantonato questo argomento, che però purtroppo è sempre fortemente presente nella mia vita. La relazione con mia madre non è affatto migliorata in questi mesi, c’è sempre un distacco educato nelle nostre interazioni che comunque sono ridotte al minimo indispensabile. L’argomento comunque in pratica non viene più affrontato.
Inoltre questa psicologa sembra molto poco empatica e per via dei suoi trascorsi che mi ha narrato, mi sembra impossibile che possa vagamente comprendere quello che mi passa per la testa (sua madre è morta quando lei era ancora bambina e lei è uscita di casa a 17 anni).
In sostanza non riesco ad avere fiducia in lei e di conseguenza nella psicoterapia, ho la sensazione che la mia depressione sia stata minimizzata come un’esagerazione e che lei tragga molta forza dalle sue origini meridionali, della stessa zona di mia madre. In lei di conseguenza vedo in qualche modo riflesse molte caratteristiche di mia madre che fanno sì che non ne vedo una figura sicura e liberatrice , ma vedo qualcuno che non ha un reale interesse ad aiutarmi a stare bene, ma a cui faccia comunque comodo avere un bancomat a cui attingere due volte al mese.
Vi chiederei un feedback su queste mie considerazioni, in particolare vorrei capire se sbaglio io in qualche modo l’approccio o se invece a vostro avviso sarebbe meglio cambiare psicologa.
Grazie
Il motivo per cui vi scrivo è che ad essere onesto non credo di aver sviluppato con la psicologa un buon rapporto: l’impressione che ho è che parlare di depressione e di suicidio le pesi molto, quindi col tempo ho accantonato questo argomento, che però purtroppo è sempre fortemente presente nella mia vita. La relazione con mia madre non è affatto migliorata in questi mesi, c’è sempre un distacco educato nelle nostre interazioni che comunque sono ridotte al minimo indispensabile. L’argomento comunque in pratica non viene più affrontato.
Inoltre questa psicologa sembra molto poco empatica e per via dei suoi trascorsi che mi ha narrato, mi sembra impossibile che possa vagamente comprendere quello che mi passa per la testa (sua madre è morta quando lei era ancora bambina e lei è uscita di casa a 17 anni).
In sostanza non riesco ad avere fiducia in lei e di conseguenza nella psicoterapia, ho la sensazione che la mia depressione sia stata minimizzata come un’esagerazione e che lei tragga molta forza dalle sue origini meridionali, della stessa zona di mia madre. In lei di conseguenza vedo in qualche modo riflesse molte caratteristiche di mia madre che fanno sì che non ne vedo una figura sicura e liberatrice , ma vedo qualcuno che non ha un reale interesse ad aiutarmi a stare bene, ma a cui faccia comunque comodo avere un bancomat a cui attingere due volte al mese.
Vi chiederei un feedback su queste mie considerazioni, in particolare vorrei capire se sbaglio io in qualche modo l’approccio o se invece a vostro avviso sarebbe meglio cambiare psicologa.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
molte sono le cause che rendono difficile l'alleanza terapeutica con la propria Psy da parte del pz.:
- le proiezioni,
- le difese,
- le aspettative,
- ecc.,
- ecc. .
Non rimane che parlarne con lei stessa.
Tenersi tutto per sè è "sbagliare l'approccio".
Dopo questo chiarimento, che può durare qualche seduta,
deciderete insieme cosa sia più opportuno fare.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
molte sono le cause che rendono difficile l'alleanza terapeutica con la propria Psy da parte del pz.:
- le proiezioni,
- le difese,
- le aspettative,
- ecc.,
- ecc. .
Non rimane che parlarne con lei stessa.
Tenersi tutto per sè è "sbagliare l'approccio".
Dopo questo chiarimento, che può durare qualche seduta,
deciderete insieme cosa sia più opportuno fare.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 25/02/2019.
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