Rimuginazione o va bene cosi?

Buongiorno gentili dottori,
vi sarei davvero grato se vi fermaste a valutare il mio caso, perché racconterò cose personali che non ho mai voluto raccontare a nessuno ma sento che sono necessarie. Spero di non essere preso superficialmente perché per me è un grande affronto. Grazie in anticipo.
Sto passando un periodo difficile. Esami, laurea, la stessa ragazza che si ripresenta dopo anni e io che decido di rivederla...
Ho una ragazza da 5 anni. Storia già complicata perché viviamo in due città lontanissime. Decidiamo di stare insieme comunque e da lì a poco lei inizia ad avere problemi di salute seri e io decido di starle accanto. Si riprende e accarezziamo l'idea di una vita insieme quando ecco che compare una malattia degenerativa ed io decido di starle ancora accanto. Mi ha detto di lasciarla e continuare la mia vita, ma come puoi lasciare una persona in questi casi. Io sono demoralizzato ma cerco di riempirle le giornate a distanza come meglio posso e lei fa lo stesso, non vuole vedermi per ora perché ci sono i miei esami e non vuole distrarmi. Nel frattempo mi sto laureando.
Quando mi si ripresenta una ragazza che avevo conosciuto anni fa con cui avevo avuto una storia mancata. Decidiamo di vederci ecc. Inizio a sentirmi un po' più vivo e felice di vederla. Ma ecco che mi sento in colpa. Poi inizio a capire che la storia va male e inizio a pensare che sia colpa mia. (magari le sembro insicuro o poco sereno? magari sono io ormai incapace di conquistare una ragazza? ma riuscirei a stare con lei ed essere sereno sapendo dell'altra ragazza?). Mi sento di nuovo confuso. Vorrei riprovarci seriamente con lei però mi sento in colpa e poi mi chiedo se sia giusto riprovarci con una ragazza che ti fa venire tanti dubbi. Una parte di me vuole riprovarci, l'altra ha paura di soffrire e dico non è giusto. Mi sento in colpa anche con me stesso se non lo faccio e con la mia ragazza se lo faccio. E lì mi assale il mio dubbio peggiore "che mi succede? perché penso tanto? una volta avrei pensato tanto? La vita dovrebbe essere semplice. E' rimuginazione? Cosa c'è che non va in me?". Cosi mentre ero a terra e pieni di pensieri ho cercato degli articoli sul ritrovare la felicità in sè stessi, come risollevare l'autostima e come spezzare i pensieri negativi "rimuginazione".
Ho allontanato la ragazza che ho conosciuto. Cerco di tollerare questa solitudine e di trovare la serenità di nuovo con amici, famiglia e da solo. Il problema sorge quando penso a lasciarmi andare, non voglio farlo. Ho paura di perdere i miei valori, di sentirmi in colpa e sentirmi troppo confuso da andare in ansia. Mi sento fragile.
E quando di nuovo mi sento triste, confuso e senza speranze temo di star sbagliando approccio.
Vi sarei grato se qualcuno potesse darmi qualche utile consiglio.
Sto pensando di consultare una psicoterapeuta anche se ho paura. Vorrei solo vivere una vita normale e serena come tutti gli altri.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Il consiglio più utile è quello di farsi avanti e consultare un/una psicoterapeuta.

Come le abbiamo già risposto nel consulto del mese scorso, se non riesce a trovare da solo la forza per fare ciò che serve - andare avanti lasciandosi alle spalle le storie passate finite non troppo bene - è ipotizzabile che ci sia bisogno di un aiuto esterno.

Sì, l'impressione leggendo i suoi resoconti è quella di una persona molto portata alla rimuginazione, capace di trovarsi molti pretesti per non agire.

Se soffre d'ansia, conta fino a un certo punto chiedersi "perché" e soffermarsi sui singoli episodi: ha più senso affrontare la tendenza ansiosa di base con un aiuto specialistico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

perchè teme di essere preso come superficiale? Le capita spesso? Lo ritiene spesso un affronto?

Non entro in merito a questioni squisitamente personali, come le scelte di stare accanto ad una persona malata o alla scelta di frequentare un'altra donna.

Le chiedo: lei come immagina la relazione sentimentale con una persona? Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere?

Il nodo cruciale di questo consulto è, a mio parere, il concetto di "separazione". Mi sembra che lei sia ancora legato dalla ragazza con la quale è stato per 5 anni, ma che attualmente non ritiene che la relazione con lei abbia le condizioni per essere portata avanti e per farla stare bene. Tuttavia, sento anche la necessità di cambiare, cosa che non riesce ad avvenire a causa dei sensi di colpa, a causa dell'attribuzione causale interna (lei ritiene di essere il diretto responsabile degli eventi che accadono: "inizio a pensare che sia colpa mia") Cosa ne pensa?

A questo sembra aggiungersi un'autostima a tratti vacillante ("magari le sembro insicuro o poco sereno? magari sono io ormai incapace di conquistare una ragazza?"). Secondo lei, è la nuova ragazza che le fa venire i dubbi, o è lei stesso a crearseli?

Il discorso del senso di colpa, infine, merita un approfondimento. Le vorrei chiedere: quando si sente in colpa verso la sua ragazza, in che modo teme di danneggiarla? Invece, quando si sente in colpa nei suoi stessi confronti, cosa le passa per la mente in quel momento?

"Il problema sorge quando penso a lasciarmi andare, non voglio farlo". Ha provato a fare qualche ipotesi sul perchè non vuole lasciarsi andare?

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it