Condizione depressiva in degenerazione continua.

Gentili dottori,

Dopo molto tempo ho trovato la forza di decidermi a scrivere qualcosa su questo sito, avendo visto la vostra cortesia e professionalità ed essendone sempre rimasto impressionato. Sperando di non disturbare, desidererei esporvi la mia situazione che ormai non riesco più ad affrontare.

Fin dalla prima adolescenza, e dopo un'infanzia estremamente solitaria, ho iniziato a manifestare periodi di sempre maggiore chiusura in me stesso, dolore, perdita di desiderio di fare qualunque cosa.
Inizialmente ignorata, questa sintomatologia è proseguita con piccoli alti e bassi per quasi tutto il periodo delle medie e i primi anni delle superiori, salvo poi degenerare nell'ultimo biennio di queste ultime.
Trovata la forza di parlarne, venivo indirizzato presso uno psicoterapeuta della mia città dove rimanevo in terapia per nove mesi. Mi veniva diagnosticata una depressione maggiore, e ne venivano individuate le cause nella mia pressoché assoluta incapacità di farmi amici, nella mia vita sociale praticamente assente, in problematiche interne alla mia famiglia (entrambi i miei genitori hanno sofferto in passato di disturbi d'ansia e depressivi, acuiti da un recente lutto),nonchè nella mia sessualità (sono omosessuale non dichiarato.).

Al termine di questa terapia nulla era cambiato nella mia situazione, ma la prospettiva di entrare all'università per seguire il mio sogno mi ha dato un appiglio per tirare avanti. Mi ero inoltre deciso ad affrontare i miei problemi con un consulto psichiatrico, e dopo aver avuto conferma della mia situazione iniziavo una cura a base di antidepressivi (Sereupin) ed ansiolitici (Lorazepam).

Entrato con successo all'università, mi trasferivo nella nuova città insieme a due amici, che oltre ad un'altra persona erano le uniche persone su cui davvero sentissi di poter contare.

Ebbene, dopo circa un mese di convivenza con queste persone in armonia e senza praticamente nessun sintomo depressivo (le mie giornate erano diventate piene, mi piaceva lo studio e la compagnia di questi amici intimi era molto piacevole e tranquilla), di colpo iniziavo a mostrare sintomi depressivi estremamente violenti, conclusisi con episodi di perdita di consapevolezza di me, autolesionismo ed abuso di farmaci.

A seguito di questi episodi venivo allontanato dalla mia residenza senza una sola parola di conforto e costretto a rientrare a Rimini, dove precipitavo in uno stato di assoluta prostrazione che si protrae tuttora, a distanza di mesi, peggiorando ormai quotidianamente.
Il mio psichiatra mi ha cambiato la cura (ora assumo venlafaxina come antidepressivo) ma non ne trovo nessun giovamento se non una prostrazione che mi trattiene dal farmi del male.
Il dolore è continuo, feroce, non ho più voglia di fare nulla, ho incubi e pensieri di morte continui.

Perdonate lo sfogo, ma desidererei davvero chiedevi un consiglio.
Se necessario posso fornire ulteriori dati sulla mia situazione.

Ringraziando anticipatamente
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
A mio avviso andrebbe ripreso il lavoro psicoterapeutico interrotto in passato, perché probabilmente i soli farmaci non sono bastati a farti fare passi avanti significativi.

Che tipo di lavoro avete fatto con il terapeuta a suo tempo?

Teniamo anche presente che la tua è un'età che può rivelarsi critica, sia per la trasformazione della personalità che avviene durante in adolescenza, sia per la sessualità.

A quest'ultimo riguardo, la tua condizione di omosessuale non dichiarato, da sola, potrebbe essere sufficiente per far precipitare nella depressione. La sessualità è un'area importante della vita e se non vissuta in modo soddisfacente può dare luogo a problemi di vario genere.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottore,

Il percorso di psicoterapia si era concentrato molto sul racconto delle mie emozioni quotidiane, nell'intento, credo, di far emergere la mia autostima "latente".

Come scrivevo purtroppo non ebbe molta efficacia. Pensavo a riguardo di rivolgermi allo psicologo universitario, ma ammetto di non avere molta fiducia.

Ringraziando per la risposta e scusandomi per il disturbo, sono disponibile a fornire qualunque altro chiarimento.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Quindi non avete fatto alcun lavoro sull'omosessualità non dichiarata?

Se fosse così potrebbe essere necessario riprendere proprio quest'argomento. Oppure riprenderlo in modo più deciso, mettendolo al centro del trattamento, non come una questione collaterale.

Perché non si può aumentare l'autostima quando non si riesce nemmeno ad ammettere la propria sessualità.

Sarebbe un controsenso.
[#4]
Utente
Utente
La ringrazio per il consiglio. Il tema della sessualità è stato affrontato più approfonditamente con lo psichiatra...
Farò tesoro del suggerimento non appena inizierò a frequentare lo psicologo universitario.

Ancora grazie
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Prego,
Saluti