Affrontare la fine di una storia, e il tradimento
Salve sono Francesco, ho 27 anni, e da circa un mese sono stato lasciato dalla mia compagna, dopo 6 anni di relazione, di cui 4 di convivenza. Negli ultimi tempi ci eravamo parecchio allontanati, io ho lottato per circa 3 anni contro la depressione, e questo mi ha portato a chiudermi molto, per paura di spaventare la mia compagna, o forse solo per paura di una sua possibile reazione negativa al mio stato. Lei dal canto suo si è allontanata da me per via di questa mia chiusura, e anche perché non era più tanto convinta di noi (detto da lei). Lei mi ha accusato di aver trascurato la coppia, e io ho fatto lo stesso con lei, nessuno dei due comunicaca più con l altro. Lei non ha mai provato ad aiutarmi, a "prendermi per mano" e cercare di starmi vicino per darmi forza per affrontare questa cosa, e questo mi ha fatto cadere ancora di più nel baratro, e io non mi sono accorto del suo malessere. Un bel giorno la vedo cambiata, fredda, distaccata, infastidita dalla mia presenza e da ogni contatto con me. Dopo qualche settimana scopro che lei si sentiva con un suo collega. Inizialmente non ho dato peso alla cosa, poi però le cose sono degenerate, e dopo una "pausa di riflessione" richiesta da lei, ci siamo ritrovati, e mi ha confessato di avermi tradito con questo collega (che è sposato e con due figlie), di non amarmi più, e di essere probabilmente già innamorata di quest'ultimo. E mi sono sentito (e mi sento tutt'ora) distrutto, ha distrutto la mia fiducia, e mi ha preso in giro dandomi speranze, quando sapeva già quello che voleva, e non aveva il coraggio di dirmi le cose come stavano. Nei pochi momenti di lucidità che sto cominciando ad avere, mi rendo conto che in effetti questa storia, continuando sulla strada del silenzio, sarebbe comunque finita, che eravamo due individui troppo diversi per stare insieme (anche se in tutto ciò stavamo provando ad avere un figlio). Ora sono distrutto dal dolore, lei mi manca tantissimo, mi manca la nostra casa (dove lei è rimasta perché è sua), dove ho investito tantissimo, mi manca la mia vecchia vita, anche se mi sono reso conto che non mi rendeva felice al 100%. L'idea di lei con quell altro mi uccide, e pensare che potrebbe entrare in quella che io reputo ancora casa mia mia fa stare malissimo (da quel che ho capito lui sta divorziando). Non so dove trovare le forze per ricominciare, per pensare a me stesso. So solo che mi sento vuoto e senza meta, e che tutti i ricordi di lei e di noi mi assillano in continuazione. Non vedo nessuna via d'uscita al momento, anche se so che il futuro potrebbe essere anche meglio di quel che è stato il passato. Al momento però vedo solo lei,la sua freddezza e convinzione del cacciarmi da casa e dalla sua vita, e vedo la mia fiducia nelle persone distrutta (ancora una volta). Cosa posso fare per cominciare a guardate avanti?
[#1]
Gentile utente,
della Sua "lei" ci dice che
"mi sono reso conto che non mi rendeva felice al 100%."
Non esiste nessuno che ci rende felice al 100%,
probabilmente nemmeno noi stessi.
Ma la nostalgia e il fallimento portano a idealizzare.
Si dia il tempo di elaborare la perdita,
permetta che entri in funzione il "cervello del lutto":
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5734-sei-innamorato-a-il-cervello-ti-si-illumina.html .
Dott. Brunialti
della Sua "lei" ci dice che
"mi sono reso conto che non mi rendeva felice al 100%."
Non esiste nessuno che ci rende felice al 100%,
probabilmente nemmeno noi stessi.
Ma la nostalgia e il fallimento portano a idealizzare.
Si dia il tempo di elaborare la perdita,
permetta che entri in funzione il "cervello del lutto":
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5734-sei-innamorato-a-il-cervello-ti-si-illumina.html .
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1k visite dal 19/02/2019.
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