Problemi relazionali in molti campi, bullismo e mobbing

Nella mia vita ho sofferto tante volte di rifiuti da parte di vari gruppi. Non posso dire di non avere amici, ma spesso quando si tratta di dinamiche di gruppo (entrare in un gruppo già formato) la mia situazione oscilla tra "non riuscire a farmi rispettare" e "stare antipatico a più o meno tutti/essere ignorati/esclusi".
C'è qualcosa in me, nel mio atteggiamento - non riesco davvero a capire che cosa- che suscita negli altri queste reazioni avverse che viaggiano tra il sadico e l'ignorare. alle superiori ho sofferto di bullismo. durante un anno all'estero ho frequentato un gruppo religioso di giovani ed ho fatto fatica a legare, spesso intuivo che mi invitavano solo per solidarietà, ma poi andanndomene i rapporti sono scemati (me lo aspettavo). Anche qui dove vivo ora frequento un gruppo religioso e soffro le stesse dinamiche di trascuratezza nei miei confronti.
Ora al lavoro i colleghi mi ignorano per lo più, la segretaria mi tratta a pesci in faccia ed il direttore pure, appena rispondo a tono vedo freddezza da parte di tutti, e mi sento come se avessi fatto la figura dell'antipatica.
Oggi ho provato a chiamare al lavoro perchè ho la febbre, nessuna risposta. ho mandato una mail tanto alla segretaria come al direttore per avvisarli della mia assenza, nessuna risposta. Hanno letto, perchè se no a quest'ora mi avrebbero già contattato per chiedere dove fossi. Nemmeno degna di una risposta.
Di nuovo, si oscilla tra l'ignorare pesantemente ed il trattare male.
Come faccio a capire dove sbaglio? Non credo più ai familiari ed ai pochi amici che mi dicono che gli altri sono i cattivi/cafoni. Ci dev'essere qualcosa che non va in me, che non mi fa essere rispettata nè, nei casi migliori, considerata. una mia amica mi ha detto che quando parlo non trasmetto amore per me stessa, e questo gli altri lo notano.
Credetemi, io faccio quello che posso per socializzare, il più delle volte sorrido e cerco di fare battute. Non mi sembra di essere la persona più timida e scontrosa del pianeta...e - forse quello è il problema - sono sempre gentile con tutti. C'è chi mi dice che sono troppo buona, ma io non vedo questo..sono solo una persona educata e gentile.
Sto andando da uno psicologo per via di altri problemi, quindi questa persona si sta occupando di altri aspetti piuttosto che di quelli relazionali.
Esiste una figura professionale, che so, un educatore, qualcuno che mi dica dove sbaglio nei miei comportamenti? o se sono solo fisse mie?
non è normale alla mia età avere problemi relazionali.
Grazie mille
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Lo psicologo è la figura più adatta al suo caso, ma per imparare le cosiddette abilità sociali è necessario un percorso specifico. Nel senso che se ci sta andando per altri problemi, ma non ha toccato con lui l'argomento, è proprio con lui che occorrerebbe farlo. Altrimenti come potrà aiutarla?

Essersi resa conto che ovviamente deve dipendere dal modo in cui lei si pone, piuttosto che dagli altri, è un importante passo avanti, un'assunzione di responsabilità indispensabile quando si vuol cambiare la propria vita.

Infatti, se decidiamo che qualcosa dipende da noi possiamo far molto per cambiarlo, ma se invece ne attribuiamo la colpa ad altri, sarà molto più difficile.

Può dipendere da molte cause, una è senz'altro quella che lei stessa menziona: l'esser "troppo buona".

Non è detto si tratti di questo, ma certo è un tema ricorrente. Si diventa troppo buoni proprio perché ci si sente esclusi e si permette quindi agli altri di non rispettarci.

Se fosse così dovrebbe imparare ciò che probabilmente la spaventa, ovvero imparare a dire dei "no" e a non essere troppo buona con gli altri.

Ma ne riparli con il suo psicologo se già ne ha uno a disposizione.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Gentile Dottore,
La sua risposta mi è stata molto di aiuto, la ringrazio. Penso che sia una questione importante imparare a dire dei no, e soprattutto "mantenerli" senza cedere - cosa che a me riesce difficile perchè le persone con cui ho a che fare hanno delle reazioni molto avverse he vanno dall'instillare sensi di colpa alle accuse aperte.
Non ricordo dove lessi (e lo dico parafrasando) che "quando dici di no agli altri dici di no a te stesso": cerco di tenerlo sempre presente.
Grazie ancora della sua gentile risposta.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Immaginavo potesse essere questo il caso, la difficoltà a dire "no".

Non è che dire di no agli altri sia dire di no a se stessi.

Piuttosto, il punto è che chi non sa dire di no non sa neanche dire di sì. Si nega a se stessi quasi tutto, mentre lo si concede agli altri sulla premessa (erronea) che se mi mostro "buono" gli altri faranno delle cose per me. E invece si ottiene proprio l'effetto contrario: gli altri ci scherniscono o addirittura ci usano.
[#4]
Utente
Utente
Scusi dottore avevo sbagliato a scrivere, volevo dire "quando si dice di no agli altri si dice di si a se stessi"...comunque, "lapsus" significativo! :)
La ringrazio per i suoi preziosi spunti, mi sono ritornati in mente già in questi giorni in varie occasioni.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Prego,
Saluti
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