Disintossicarsi da una relazione

Buongiorno a tutti e grazie, sia per le risposte che spero di ricevere sia per l’aiuto che date alle persone in generale. Siete a dir poco stupendi.

Ho 34 anni e da 6 sto con una ragazza (33 anni)
Diciamo che io, almeno per quanto riguarda la parte legata a sicurezza e autostima, sono sempre stato in svantaggio.

L’ho corteggiata per tanto tempo, aspettando che abbandonasse una vita più libertina per far spazio solo al mio amore. Tutto questo nonostante la mia profonda e innnata insicurezza. Ho passato giorni a piangere, innamorato pazzo, sapendo che mentre facevo di tutto per farmi amare lei stava con altri. Era single, non le do colpe. Solo che su di me quella situazione faceva male.

Siamo andati a convivere 3 mesi dopo esserci messi insieme.
Per i primi 3 anni ho vissuto nella paura che un essere così perfetto (per me, in quel momento) potesse lasciarmi. Rinunciavo a cose, persone o momenti per dedicarmi a lei. Le chiedevo scusa anche quando non dovevo.
Permettevo a lei di prendersi sere per stare con i suoi amici mentre per ne non tenevo nulla. Mi limitavo ad esserci sempre per lei.

Per quei 3 anni sono stato letteralmente accecato.
Mi sono sacrificato emotivamente, l’ho riempita di regali costosi.

Poi però è cambiato tutto.
Ho scoperto che mi ha tradito, un weekend con un ragazzo che frequentava quando smci stavamo avvicinando.
Da lì sono morto dentro, mi capita di vivere periodi di depressione, periodi in cui mi viene da piangere in qualsiasi momento o luogo.

Questo perché l’ho perdonata, ma l’amore è finito.

Adesso guardo cosa ho in mano:

6 anni di relazione.

Mi ha tradito 1 volta con certezza, ma ho la sensazione che l’abbia fatto altre volte.

Pago tutto io: affitto, spesa, vizi, regali, vacanze, uscite. Perché lei lavora solo 8 ore a settimana perché sta facendo (ancora) l’università.

È egoista, tanto. Me lo dimostra nei comportamenti, non facendo nulla in casa nonostante io sia in ufficio e lei a casa.
Se posso prenderle una cosa senza farla alzare dal letto, se posso prepararle la cena, la colazione a letto...io lo faccio, lei no, praticamente mai.

È nervosa e quando litighiamo mi costringe a stare sveglio fino a notte fonda per cercare di farle passare l’arrabbiatura, altrimenti il giorno dopo mi tempesterebbe di messaggi per dirmi quanto io tenga poco a lei, quanto io mi sia comportato male.


Piango spesso, ho perso motivazioni e ho la sensazione che la mia vita sia in pausa, perché oltretutto il fatto di essere da solo a pensare a tutto mi preclude progetti quali casa/ cambio lavoro/ etc.

Se fosse per me, davvero, la lascerei anche subito.

Il problema è che da quando sono nato preferisco pensare prima agli altri che che a me, quindi non ho il coraggio di lasciarla per paura di farle male (ha perso il padre da piccola e ha paura di essere abbandonata).
Come posso lavorare su di me per farcela? Come posso convincermi che le lacrime degli altri non fanno pure male delle mie?

Grazie
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Dr.ssa Patrizia Pezzella Psicologo, Psicoterapeuta 273 13
Gentilissimo lettore,
la descrizione e l'analisi della sua situazione lei l'ha già fatta e con chiarezza , ed ha aggiunto anche la soluzione .
In questo momento e per la sua storia biografica ha difficoltà a prendere una decisione , quella di separarsi definitivamente per i sensi di colpa che teme di sperimentare "non ho il coraggio di lasciarla per paura di farle male".
Le suggerirei di parlarne con uno psicologo della sua città per affrontare questo momento della sua vita e superare insicurezze e sensi di colpa.

Molti auguri

dssa Patrizia Pezzella

Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica