Libero dai giudizi altrui

Cari dottori,
Sono tanti anni che mi sento legato da questo cappio che è rappresentato dal dover necessariamente fare ciò che gli altri si aspettano da me. Fin dalla fine della scuola, gli ottimi risultati che portavo a casa hanno generato un livello di pressione su di me molto elevata: dagli insegnanti ai genitori, tutti pensavano che dovessi fare qualcosa di grandioso. Per non deludere queste altissime aspettative, ho cercato di scegliere ciò che gli altri si aspettavano scegliessi. Da quel momento la vita ha preso una brutta piega: scelte universitarie sbagliate, successivamente corrette, gli anni persi che tuttora mi pesano come un macigno, vedendo i miei compagni di scuola non certo più intelligenti di me andare avanti mentre io, destinato a grandi cose, restavo inesorabilmente indietro. Una forma di tristezza nemmeno tanto velata mi ha bloccato completamente, e più avevo paura di fallire, più il fallimento diventava realtà. Sono rimasto schiacciato dalla pressione e ora mi sento di aver deluso tutti, in primis me stesso. Tuttora il mio percorso universitario risente dei fallimenti totali di questi ultimi anni. Ma ora qualcosa si muove: sento finalmente, in questo mare di stress e angosce continue, l'esigenza di "staccare", di fregarmene di quello che il mondo pensa di me, di pensare alla mia serenità e non a quello che "tizio" pensa di me. Finora ho vissuto sempre con l'obiettivo di compiacere gli altri, sacrificando me stesso. Adesso voglio dire basta: ho voglia di fare ciò che mi va di fare, anche se questo può implicare qualche scelta apparentemente sbagliata e fallimentare, senza avere subito dopo il pensiero di aver commesso qualche danno irreparabile. Vorrei finalmente fare quello che mi rende sereno, magari ricevendo l'altrui disapprovazione. Ho bisogno di liberare questa energia interiore, però questo forte senso di dovere e rigidità ancora mi blocca. Non solo, sento anche che mi manca il tempo: ho buttato via gli anni migliori della mia vita a "pensare" e ho lasciato che la vita scorresse senza far nulla. Quali soluzioni posso adottare per godere i piccoli momenti della vita, senza necessariamente pensare troppo in là nel tempo e nello spazio? La vita è troppo breve per viverla costantemente in tensione, sono stanco di vivere così.
[#1]
Dr. Luca Borelli Psicologo, Psichiatra, Psicoterapeuta 32 2
Gentilissimo utente,
innanzitutto complimenti per l'ottimo insigth (cioè per la capacità di introspezione)! Con la sua storia ha descritto molto bene gli effetti nefasti di una convinzione assolutamente illogica ed irrazionale.
Stia comunque tranquillo: benché la sua vita passata sia stata sicuramente influenzata dai suoi pensieri, alla sua età c'è ancora tutto il tempo per rimediare; e quello che ha perso è ben poco rispetto a ciò che potrà guadagnare nei lunghi anni che ancora l'attendono.
Cosa fare? Intanto, occorre cominciare a combattere nella vita reale tutte quelle abitudini che discendono ancora inconsapevolmente da quella convinzione distruttiva che " devo essere giudicato bene da tutti gli altri che stimo, altrimenti...". Per poterlo fare bene, occorre rivolgersi ad uno Psicoterapeuta. Ma non ad uno qualsiasi : esiste infatti un indirizzo di psicoterapia che si concentra proprio su questi argomenti, e si chiama RET (Terapia Razionale Emotiva), oggi REBT (Rational Emotive Behavioural Therapy), che è una branca della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.
Se vuole leggere come è nata questa scuola di pensiero può acquistare il libro "Ragione ed Emozione in Psicoterapia" di Albert Ellis, Editore Astrolabio. Glielo consiglio, perché è il primo libro sull'argomento e - nonostante il tempo trascorso - è ancora molto attuale.
Ma poi subito si rivolga ad un professionista specialista in questa particolare terapia: sono convinto che ne trarrà enormi benefici.
Un'ultima cosa. Visto che lei ha descritto così bene gli effetti della convinzione autodistruttiva che le ha rovinato la giovinezza - prima di chiederlo ai proprietari di Medicitalia - chiedo a lei l'autorizzazione a riportare sul mio prossimo libro la sua lettera o parte di essa, in modo che i lettori comprenderanno meglio (dato che lei si è espresso così bene) gli effetti catastrofici che una convinzione, come quella che le è stata inculcata fin da piccolo , può letteralmente distruggere una parte della vita. Mi concede questa autorizzazione?
Lei poi si rivolga con fiducia ad uno psicoterapeuta dell'indirizzo che le ho specificato, e scommetto che presto mi scriverà di nuovo per raccontarmi quante belle cose sono avvenute da quando ha cominciato la terapia.
Resto in attesa di sue notizie.

Prof. Dott. Luca Borelli
Medico Chirurgo Psicologo Psicoterapeuta
Docente Universitario di Tecniche di Terapia

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la risposta, in generale ho già cominciato personalmente questo percorso ma mi farò aiutare sicuramente da uno psicoterapeuta. Per quanto riguarda la lettera, la ringrazio per i complimenti, preferirei rimanesse uno "sfogo" su questo sito, magari può riportare genericamente alcuni parti ma prefirirei non fosse pubblicata integralmente. Grazie ancora per la sua risposta puntuale e i consigli.