Ex fumatrice di marijuana comincia a soffrire di attacchi di panico smettendo e successivamente di i
Ho fumato marijuana costantemente in dosi più o meno consistenti da all'incirca i 15 anni. Verso fine novembre, ero sul mio balcone, fumando prima di andando a dormire, quando di colpo sentii il cuore battere in maniera più forte del normale, sudorazione fredda e debolezza agli arti. Mi stendo sul letto, e sento ad intervalli regolari battiti in extrasistole con conseguente dolore alla cassa toracica più spasmi vari su entrambi gli arti. Il tutto si esaurisce nell'arco di 40 minuti. Il giorno successivo ritento, stessi sintomi e amplificati. Da lì capisco che non è più cosa e smetto di fumare. Da qui ha inizio il mio calvario. Indipendentemente dall'aver smesso di fumare, nella fase diurna della giornata comincio a riavere gli stessi identici sintomi con bisogno di sdraiarmi a gambe sollevate per evitare lo svenimento, prima più volte alla settimana, poi sempre più raramente ma comunque con delle ricadute di certo non piacevoli. Vado dal medico, e onde scagionare qualsiasi dubbio, mi prescrive visite cardiologiche più ogni esame esistente relativo alla tiroide: tutto negativo. Gli attacchi di panico cominciano a sparire. Quando, in seguito ad un brutto momento, passo ad averli nella fase notturna della giornata, fino ad arrivare ad un picco per il quale rimango sveglia senza chiudere occhio per più di 48 ore. Provo nel frattempo qualsiasi metodo naturale: Seditivax, Melatonina, Tisane varie, Biancospino, Amminoacidi...niente. Periodicamente, come questa settimana d'altronde, smetto di dormire per notti intere anche svariati giorni di fila, nonostante faccia attività fisica, nonostante abbia impegni durante la giornata. A questo punto il medico mi prescrive Tranquirit 5 gocce la notte all'occasione per contrastare quest'insonnia che mi portava ad essere uno zombie durante la giornata. Funziona inizialmente mi addormento e dormo 8 ore filate anche senza farne uso costante, quando tempo nemmeno 1 settimana / 2, i sintomi si ripresentano identici. Riprendo Tranquirit. Non fa effetto. Mi viene raddoppiata poi triplicata la dose, altrettanto. Premetto che non è stato uno degli anni più semplici della mia vita e ho subito diversi lutti. Ma tutto questo si è presentato molto più in là dell'evento traumatico stesso. La domanda è, cosa mi sta succedendo? Io vorrei evitare di diventare dipendente da BDZ che inoltre si sono rivelate efficaci fino ad un certo punto nei miei confronti. Vorrei sapere se un consulto psicologico, psichiatrico o psicoterapetuico (non so quale sia il migliore fra questi) potrebbe esser d'aiuto. Attualmente, è all'incirca dal 25 gennaio che si manifesta questo stato d'insonnia più o meno permanente durante la settimana. Non so se in questo tempo sia possibile aver già sviluppato una dipendenza da Diazepam, ma in ogni modo vorrei evitare di proseguire questo genere di terapia prettamente farmacologica che non mi sta portando da nessuna parte (se non quadruplicando dosi, ma mi sembra semplicemente assurdo in così pcoo tempo. Grazie
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Buongiorno!
Innanzitutto mi spiace molto per ciò che sta vivendo, gli attacchi di panico sono sempre la punta di un iceberg che si sta muovendo, ma spesso portano con sé preoccupazione e disagio.
In base alle indicazioni da Lei fornite le consiglio di affidarsi ad uno psicoterapeuta che Le ispira fiducia e sicurezza (si prenda il tempo per decidere) e una visita psichiatrica per controllare dosi e tipologia di farmaco, anche alla luce di quanto da Lei riportato - lo psichiatra è il medico indicato per trovare il giusto corrispettivo farmacologico in questo ambito.
Le auguro di trovare presto il percorso migliore per Lei,
in bocca al lupo.
Innanzitutto mi spiace molto per ciò che sta vivendo, gli attacchi di panico sono sempre la punta di un iceberg che si sta muovendo, ma spesso portano con sé preoccupazione e disagio.
In base alle indicazioni da Lei fornite le consiglio di affidarsi ad uno psicoterapeuta che Le ispira fiducia e sicurezza (si prenda il tempo per decidere) e una visita psichiatrica per controllare dosi e tipologia di farmaco, anche alla luce di quanto da Lei riportato - lo psichiatra è il medico indicato per trovare il giusto corrispettivo farmacologico in questo ambito.
Le auguro di trovare presto il percorso migliore per Lei,
in bocca al lupo.
Dr.ssa Alessandra Colombo
Psicologa del Benessere,
Psicoterapeuta ad orientamento Rogersiano.
Gallarate (VA)
[#2]
Utente
Una domanda, avendo letto molte esperienze positive relative a psicologi di vario genere, ho visto che più persone si sono indirizzate verso una categoria di psicoterapeuti ben specifici (es. per ipnosi, cognitivo-comportamentali...). Lei crede debba rivolgermi ad uno specialista del settore o ad uno "generico"? Perchè in caso dovessi confrontarmi con uno specialista, non saprei proprio come trovarlo.
Grazie
Grazie
[#3]
Buongiorno,
Il mio consiglio è quello di andare da qualcuno con cui ci sentiamo liberi di poter parlare e con cui sentiamo di poterci fidare.
La sua domanda è più che lecita, ma si parla di modalità di relazione e di terapia per le quali ognuno può sentirsi più o meno affine, e questa modalità la si può sperimentare solo di persona - le differenze tra gli orientamenti ci sono, ma possono spaziare da differenze di relazione a differenze di obbiettivi. Le consiglio quindi, se ne avesse il desiderio, di chiedere una consulenza psicologica a qualche psicologo psicoterapeuta della sua zona di orientamenti diversi (es. Rogersiano, cognitivo comportamentale, psicoanalitico ecc.) e affidarsi alla persona che sente più affine a sé, ai suoi obbiettivi e alle sue modalità di relazione.
Se ne avesse necessitá ho qualche nome di colleghi del mio stesso orientamento relativo alla provincia dove abita, poi può trovare anche su internet altri nominativi di altri orientamenti e scegliere la persona con cui si trova più a suo agio.
Le auguro un bel percorso!
Alessandra Colombo
Il mio consiglio è quello di andare da qualcuno con cui ci sentiamo liberi di poter parlare e con cui sentiamo di poterci fidare.
La sua domanda è più che lecita, ma si parla di modalità di relazione e di terapia per le quali ognuno può sentirsi più o meno affine, e questa modalità la si può sperimentare solo di persona - le differenze tra gli orientamenti ci sono, ma possono spaziare da differenze di relazione a differenze di obbiettivi. Le consiglio quindi, se ne avesse il desiderio, di chiedere una consulenza psicologica a qualche psicologo psicoterapeuta della sua zona di orientamenti diversi (es. Rogersiano, cognitivo comportamentale, psicoanalitico ecc.) e affidarsi alla persona che sente più affine a sé, ai suoi obbiettivi e alle sue modalità di relazione.
Se ne avesse necessitá ho qualche nome di colleghi del mio stesso orientamento relativo alla provincia dove abita, poi può trovare anche su internet altri nominativi di altri orientamenti e scegliere la persona con cui si trova più a suo agio.
Le auguro un bel percorso!
Alessandra Colombo
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 733 visite dal 11/02/2019.
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