Sto impazzendo
Salve dottori.
Scrivo qui dopo una settimana, indecisa ancora se scrivervi o no.
Sono una ragazza di 22 anni,fidanzata da 5 e convivo da 1. Da quando ho 18 anni ho sempre lavorato in una casa di riposo,che come potete immaginare portava via moltissimo del mio tempo.
Purtroppo sono a casa da più di 3 mesi perché mi hanno operata di ernia del disco e mi hanno lasciata a casa dal lavoro.
Ho sempre adorato stare a casa, fare i mestieri, cucinare, guardare la tv.
Non so cosa mi succede, da quasi una settimana non mi riconosco più, non mi sento più me stessa, non ho voglia di uscire, di cucinare, di mangiare, niente..
Piango tutti i giorni, ho dolori allo stomaco e fatico a dormire la notte.
Respiro corto, senso di pesantezza al petto al lato sinistro..
Da quando sto male ho cominciato a dubitare del sentimento che provo verso il mio compagno,inizialmente lo tenevo dentro poi ad un certo punto mi sono sfogata dicendo che volevo tornare a casa dai miei.
Lui giustamente ci è rimasto molto male, abbiamo pianto, insieme, perché lui mi ama, io lo amo e voglio stare con lui.
Però questo pensiero continua ad ossessionarmi, peccato che quando ho forti crisi l'unico che voglio abbracciare o comunque avere accanto è lui..
Sono arrivata anche ad avere ansia quando lui torna a casa dal lavoro, a guardare determinati programmi in tv, alcune cose della nostra casa... Insomma, sto veramente male.
Non provo più piacere ad uscire, anche se il mio compagno mi sta"obbligando", non provo più piaceri che provavo prima nelle piccole cose.
Mi sto tormentando, io voglio stare bene, e voglio stare con lui.
Ho paura che il mio forte malessere sia per colpa sua? Perché forse davvero non lo amo più? Ma io so di amarlo.
Purtroppo ogni 2 minuti mi sento diversa, un attimo ho voglia di fare, uscire, amo tutto di tutti, un secondo dopo mi richiudo in me stessa.
Cosa ne pensate? Scusate per il lungo testo, spero di essermi spiegata bene
Scrivo qui dopo una settimana, indecisa ancora se scrivervi o no.
Sono una ragazza di 22 anni,fidanzata da 5 e convivo da 1. Da quando ho 18 anni ho sempre lavorato in una casa di riposo,che come potete immaginare portava via moltissimo del mio tempo.
Purtroppo sono a casa da più di 3 mesi perché mi hanno operata di ernia del disco e mi hanno lasciata a casa dal lavoro.
Ho sempre adorato stare a casa, fare i mestieri, cucinare, guardare la tv.
Non so cosa mi succede, da quasi una settimana non mi riconosco più, non mi sento più me stessa, non ho voglia di uscire, di cucinare, di mangiare, niente..
Piango tutti i giorni, ho dolori allo stomaco e fatico a dormire la notte.
Respiro corto, senso di pesantezza al petto al lato sinistro..
Da quando sto male ho cominciato a dubitare del sentimento che provo verso il mio compagno,inizialmente lo tenevo dentro poi ad un certo punto mi sono sfogata dicendo che volevo tornare a casa dai miei.
Lui giustamente ci è rimasto molto male, abbiamo pianto, insieme, perché lui mi ama, io lo amo e voglio stare con lui.
Però questo pensiero continua ad ossessionarmi, peccato che quando ho forti crisi l'unico che voglio abbracciare o comunque avere accanto è lui..
Sono arrivata anche ad avere ansia quando lui torna a casa dal lavoro, a guardare determinati programmi in tv, alcune cose della nostra casa... Insomma, sto veramente male.
Non provo più piacere ad uscire, anche se il mio compagno mi sta"obbligando", non provo più piaceri che provavo prima nelle piccole cose.
Mi sto tormentando, io voglio stare bene, e voglio stare con lui.
Ho paura che il mio forte malessere sia per colpa sua? Perché forse davvero non lo amo più? Ma io so di amarlo.
Purtroppo ogni 2 minuti mi sento diversa, un attimo ho voglia di fare, uscire, amo tutto di tutti, un secondo dopo mi richiudo in me stessa.
Cosa ne pensate? Scusate per il lungo testo, spero di essermi spiegata bene
[#1]
Gentile Utente,
innanzi tutto è bene sottolineare una cosa che già può darle uno spunto riflessivo importante.
Lei dice: ''da quando sto male ho cominciato a dubitare del sentimento che provo verso il mio compagno'' e ''volevo tornare a casa con i miei''. Questo è un bel conflitto. Lo amo e resto o non lo amo e torno a casa? La questione qual è? Cosa voglio perdere per stare bene? Premesso che è pressoché impossibile darle una risposta qui circa i suoi interrogativi, possiamo però soffermarci sul perché invece lei si stia proteggendo attraverso un sintomo.
Tramite questo riesce a passare dal ''non lo amo quindi torno a casa'' a ''io so di amarlo ma voglio comunque tornare perché forse questo malessere dipende da lui''. In soldoni, non c'è una scelta che presupponga una perdita (scegliere, infatti, necessita obbligatoriamente di una rinuncia) ma anzi lei tiene tutto legato insieme, per lo meno inconsciamente. Il prezzo da pagare è lo stare male. Il tornaconto secondario del sintomo, come direbbe Freud, lo sta assaporando ma se si rivolge a questo spazio, possiamo pensare che ne abbia avuto abbastanza. L'invito è quello di rivolgersi ad un professionista nella sua zona ed iniziare un percorso che indubbiamente riuscirà a rispondere ai suoi interrogativi o meglio, che le permetterà di rispondersi da sola ai suoi interrogativi e a compiere la scelta che, attualmente, è forse troppo grande.
In bocca al lupo.
innanzi tutto è bene sottolineare una cosa che già può darle uno spunto riflessivo importante.
Lei dice: ''da quando sto male ho cominciato a dubitare del sentimento che provo verso il mio compagno'' e ''volevo tornare a casa con i miei''. Questo è un bel conflitto. Lo amo e resto o non lo amo e torno a casa? La questione qual è? Cosa voglio perdere per stare bene? Premesso che è pressoché impossibile darle una risposta qui circa i suoi interrogativi, possiamo però soffermarci sul perché invece lei si stia proteggendo attraverso un sintomo.
Tramite questo riesce a passare dal ''non lo amo quindi torno a casa'' a ''io so di amarlo ma voglio comunque tornare perché forse questo malessere dipende da lui''. In soldoni, non c'è una scelta che presupponga una perdita (scegliere, infatti, necessita obbligatoriamente di una rinuncia) ma anzi lei tiene tutto legato insieme, per lo meno inconsciamente. Il prezzo da pagare è lo stare male. Il tornaconto secondario del sintomo, come direbbe Freud, lo sta assaporando ma se si rivolge a questo spazio, possiamo pensare che ne abbia avuto abbastanza. L'invito è quello di rivolgersi ad un professionista nella sua zona ed iniziare un percorso che indubbiamente riuscirà a rispondere ai suoi interrogativi o meglio, che le permetterà di rispondersi da sola ai suoi interrogativi e a compiere la scelta che, attualmente, è forse troppo grande.
In bocca al lupo.
Dr Rivera Garcia Andrès,
San Benedetto del Tronto
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 11/02/2019.
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