Ipocondria deabilitante
Buongiorno,
Sono uno studente di medicina al terzo anno. Scrivo su questo forum nella speranza di poter ricevere l’aiuto necessario, affinché io possa capire come gestire meglio ciò che mi spaventa.
Da circa tre anni sono ipocondriaco, anche se forse in misura leggermente ridotta. Mi spiego meglio, non ho sfiducia nella medicina, né sfiducia nei medici e nelle loro capacità di fare diagnosi. Sono una persona estremamente razionale, non ho mai avuto paura di avere chissà quale malattia studiata sui libri.
Finché un giorno, non so per quale ragione, ho cominciato ad associare, ad ogni mio minimo fastidio corporeo, i sintomi precoci di un tumore maligno. L’ipocondria si è manifestata così, facendomi spaventare per ogni minimo sintomo o segno, facendomi sempre pensare al peggio. Ho provato ad analizzare e a capire quale fosse la causa, l’origine di tutto questo.
Compreso che la mia ipocondria si concentri unicamente sui tumori maligni, ho pensato che la ragione per cui questi mi fanno così spaventare sia da ricercare nel fatto che essi siano in continuo aumento di incidenza, oltre che essere potenzialmente fatali a causa della scarsità di efficacia delle terapie. È come se avessi sfiducia della medicina solo in questo caso, consapevole che non possa fare molto, rispetto a ciò che può fare in tutte le altre branche.
La mia fobia deriva da più ragioni. Tra queste c’è la sofferenza e il dolore causati da un evento di simile portata, sia per chi sopporta la malattia, sia per chi ha a cuore la vita del malato. La poca speranza di sopravvivere, rappresenta la seconda paura. E infine, la terza paura è quella di morire prematuramente a causa di esso. La consapevolezza che una diagnosi simile farebbe crollare il palco di quella che è la mia vita mi ammazza dentro. Va da sé che poi si degeneri in un’ipocondria vera e propria, in cui trascorro le giornate a fare la palpazione dei linfonodi per trovare qualcosa che non va, quasi a chiamare al lupo.
Sono arrivato alla conclusione che ciò che ha contribuito a generare una preoccupazione così accesa sia la morte di parenti e conoscenti per tumori maligni. Da compagni di scuola a ex professori, da parenti a fratelli di amici, negli ultimi anni non ho sentito che di queste storie tremende. E come se non bastasse anche sentire le storie di estranei alimenta il tutto. E tutto questo non sarebbe un problema, se non influisse così pesantemente sul mio umore e sul mio stato d’ansia. Allora, a questo punto mi chiedo, come posso fare per eliminare questa fobia? Vi ringrazio per il vostro aiuto e il vostro tempo.
Sono uno studente di medicina al terzo anno. Scrivo su questo forum nella speranza di poter ricevere l’aiuto necessario, affinché io possa capire come gestire meglio ciò che mi spaventa.
Da circa tre anni sono ipocondriaco, anche se forse in misura leggermente ridotta. Mi spiego meglio, non ho sfiducia nella medicina, né sfiducia nei medici e nelle loro capacità di fare diagnosi. Sono una persona estremamente razionale, non ho mai avuto paura di avere chissà quale malattia studiata sui libri.
Finché un giorno, non so per quale ragione, ho cominciato ad associare, ad ogni mio minimo fastidio corporeo, i sintomi precoci di un tumore maligno. L’ipocondria si è manifestata così, facendomi spaventare per ogni minimo sintomo o segno, facendomi sempre pensare al peggio. Ho provato ad analizzare e a capire quale fosse la causa, l’origine di tutto questo.
Compreso che la mia ipocondria si concentri unicamente sui tumori maligni, ho pensato che la ragione per cui questi mi fanno così spaventare sia da ricercare nel fatto che essi siano in continuo aumento di incidenza, oltre che essere potenzialmente fatali a causa della scarsità di efficacia delle terapie. È come se avessi sfiducia della medicina solo in questo caso, consapevole che non possa fare molto, rispetto a ciò che può fare in tutte le altre branche.
La mia fobia deriva da più ragioni. Tra queste c’è la sofferenza e il dolore causati da un evento di simile portata, sia per chi sopporta la malattia, sia per chi ha a cuore la vita del malato. La poca speranza di sopravvivere, rappresenta la seconda paura. E infine, la terza paura è quella di morire prematuramente a causa di esso. La consapevolezza che una diagnosi simile farebbe crollare il palco di quella che è la mia vita mi ammazza dentro. Va da sé che poi si degeneri in un’ipocondria vera e propria, in cui trascorro le giornate a fare la palpazione dei linfonodi per trovare qualcosa che non va, quasi a chiamare al lupo.
Sono arrivato alla conclusione che ciò che ha contribuito a generare una preoccupazione così accesa sia la morte di parenti e conoscenti per tumori maligni. Da compagni di scuola a ex professori, da parenti a fratelli di amici, negli ultimi anni non ho sentito che di queste storie tremende. E come se non bastasse anche sentire le storie di estranei alimenta il tutto. E tutto questo non sarebbe un problema, se non influisse così pesantemente sul mio umore e sul mio stato d’ansia. Allora, a questo punto mi chiedo, come posso fare per eliminare questa fobia? Vi ringrazio per il vostro aiuto e il vostro tempo.
[#1]
Gentile utente,
l'ipocondria è una psicopatologia che se non trattata, come probabilmente ha notato, porta notevole disagio nella vita quotidiana.
Aldilà delle cause che l'hanno generata, ritengo sia utile rivolgersi direttamente ad un collega psicologo psicoterapeuta per avere una restituzione dettagliata sulla sua situazione ed, eventualmente, iniziare un percorso di terapia.
Il tema che sento molto acceso in lei, e sul quale quindi personalmente mi troverei prima o poi a lavorare, è quello della morte, su come la vive, su quali timori ha nei confronti del lutto e del dolore.
Purtroppo, allo stato attuale, la psicoterapia è l'unica arma efficace per risolvere il suo disagio.
Intanto, se vuole, può leggere qualcosa in più sull'ipocondria qua:
https://www.psicologobs.it/diagnosi/cose-lipocondria-sintomi-e-meccanismi/
Si ritrova in qualcosa?
l'ipocondria è una psicopatologia che se non trattata, come probabilmente ha notato, porta notevole disagio nella vita quotidiana.
Aldilà delle cause che l'hanno generata, ritengo sia utile rivolgersi direttamente ad un collega psicologo psicoterapeuta per avere una restituzione dettagliata sulla sua situazione ed, eventualmente, iniziare un percorso di terapia.
Il tema che sento molto acceso in lei, e sul quale quindi personalmente mi troverei prima o poi a lavorare, è quello della morte, su come la vive, su quali timori ha nei confronti del lutto e del dolore.
Purtroppo, allo stato attuale, la psicoterapia è l'unica arma efficace per risolvere il suo disagio.
Intanto, se vuole, può leggere qualcosa in più sull'ipocondria qua:
https://www.psicologobs.it/diagnosi/cose-lipocondria-sintomi-e-meccanismi/
Si ritrova in qualcosa?
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
[#2]
>>> non ho sfiducia nella medicina, né sfiducia nei medici e nelle loro capacità di fare diagnosi
>>>
Excusatio non petita...
Non sia troppo duro con la sua futura categoria, quello del medico che soffre di ipocondria è quasi un luogo comune.
L'ipocondria è più vicina al disturbo ossessivo che alla fobia, per il suo carattere di intrusività. Sempre che lei soffra effettivamente di ipocondria, cosa che a distanza non possiamo verificare.
Qualunque tentativo di razionalizzare ("deve essermi venuta perché...") non serve esattamente a nulla. Dal disturbo d'ansia non si esce con il ragionamento.
Anzi, l'ossessività appare spesso una prerogativa delle persone intelligenti e iperrazionali.
>>>
Excusatio non petita...
Non sia troppo duro con la sua futura categoria, quello del medico che soffre di ipocondria è quasi un luogo comune.
L'ipocondria è più vicina al disturbo ossessivo che alla fobia, per il suo carattere di intrusività. Sempre che lei soffra effettivamente di ipocondria, cosa che a distanza non possiamo verificare.
Qualunque tentativo di razionalizzare ("deve essermi venuta perché...") non serve esattamente a nulla. Dal disturbo d'ansia non si esce con il ragionamento.
Anzi, l'ossessività appare spesso una prerogativa delle persone intelligenti e iperrazionali.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Ex utente
La ringrazio, dottor Ziglioli, per la sua risposta, mi ritrovo più o meno in quasi tutti i sintomi descritti. Dall’eccessiva preoccupazione per la mia salute, dall’ispezione che faccio regolarmente al mio corpo per sentire se ci sia qualcosa che non vada. L’unica cosa è che è meno deabilitante di come la descrive, riesco a gestire tutto e piano piano dimenticarmene per un po’. Vivo sereno insomma, poi però cado, succede almeno 4 volte ogni anno, in cui per una settimana o due risulto stressato e terrorizzato. Penso abbia assolutamente centrato il punto, comunque, parlando della correlazione di tutto questo al modo con cui vivo la morte. Crede che la psicoterapia possa aiutarmi anche solo ad attenuare questa mia paura?
[#5]
Ex utente
Ci tengo a precisare, in ultimo, che se a rispondermi fosse stato solo il dottor Ziglioli, mi sarei affidato immediatamente alla psicoterapia, vedendo che ci sono professionisti come lui che sono disposti ad ascoltare e a gestire le problematiche altrui senza prevaricare o essere arroganti.
Il dottor Santonocito, invece, mi ha reso scettico. Francamente trovo ridicolo dirmi che da dietro a uno schermo sia difficile capire se la mia sia ipocondria, se poi non si fa problemi a proclamare, con l’arroganza del caso, che ho problemi con la professione medica e la medicina, quando le ho specificato il contrario. E il motivo per cui l’ho specificato è molto semplice: numerose persone ipocondriache sputano sui loro medici di base e prenotano assurdi esami specialistici, presi dal panico e dalla sfiducia. Cosa che io non ho ancora mai fatto. Se lei crede invece che farmi preoccupare a suon di latinismi sugli unici fronti che non mi hanno mai preoccupato, va bene, ma anche no. Non mi serve poi che mi corregga su come ho definito l’ipocondria, se sono qui è perché ho bisogno di aiuto, non di nozioni e latinismi. La ringrazio comunque, grazie a lei ho capito che dovrò stare molto attento a chi mi troverò davanti, quando deciderò di affidarmi a qualcuno di competente.
Preciso infine, che non giudico nessuno, tantomeno mi permetterei di giudicare la preparazione altrui. Ma da persona che ha bisogno di aiuto, nel primo caso mi sono sentito nelle condizioni di riceverlo, nel secondo, mi sono sentito incompreso, e pure un tantino umiliato. Avevo deciso di passarci sopra, ma, purtroppo, non ci riesco quando si spara a zero su di me senza conoscermi o avermi mai visto. Ripeto, non ho scritto questo per criticare, ma solo per precisare che nei miei confronti, e nei confronti di chi è come me, un messaggio così, fa chiudere ancora di più in sè stessi.
Ringrazio comunque entrambi per il vostro tempo e la vostra disponibilità.
Il dottor Santonocito, invece, mi ha reso scettico. Francamente trovo ridicolo dirmi che da dietro a uno schermo sia difficile capire se la mia sia ipocondria, se poi non si fa problemi a proclamare, con l’arroganza del caso, che ho problemi con la professione medica e la medicina, quando le ho specificato il contrario. E il motivo per cui l’ho specificato è molto semplice: numerose persone ipocondriache sputano sui loro medici di base e prenotano assurdi esami specialistici, presi dal panico e dalla sfiducia. Cosa che io non ho ancora mai fatto. Se lei crede invece che farmi preoccupare a suon di latinismi sugli unici fronti che non mi hanno mai preoccupato, va bene, ma anche no. Non mi serve poi che mi corregga su come ho definito l’ipocondria, se sono qui è perché ho bisogno di aiuto, non di nozioni e latinismi. La ringrazio comunque, grazie a lei ho capito che dovrò stare molto attento a chi mi troverò davanti, quando deciderò di affidarmi a qualcuno di competente.
Preciso infine, che non giudico nessuno, tantomeno mi permetterei di giudicare la preparazione altrui. Ma da persona che ha bisogno di aiuto, nel primo caso mi sono sentito nelle condizioni di riceverlo, nel secondo, mi sono sentito incompreso, e pure un tantino umiliato. Avevo deciso di passarci sopra, ma, purtroppo, non ci riesco quando si spara a zero su di me senza conoscermi o avermi mai visto. Ripeto, non ho scritto questo per criticare, ma solo per precisare che nei miei confronti, e nei confronti di chi è come me, un messaggio così, fa chiudere ancora di più in sè stessi.
Ringrazio comunque entrambi per il vostro tempo e la vostra disponibilità.
[#6]
>>> grazie a lei ho capito che dovrò stare molto attento a chi mi troverò davanti, quando deciderò di affidarmi a qualcuno di competente
>>>
Sarebbe già qualcosa. Fare molta attenzione al professionista a cui ci si rivolge è sempre importante, per qualunque tipologia di professionista.
Tornando nel merito le confermo quanto detto, ovvero qualunque siano le sue convinzioni sulle cause ipotetiche della sua ipocondria - sempre che di questo si tratti - saperlo non serve a nulla ai fini della cura.
La persona ansiosa e più specificamente la persona ansioso/ossessiva crede di aver bisogno di sapere perché si trova in quello stato, perché pensa che se lo sapesse potrebbe utilizzare ciò per il suo problema.
Il bisogno d'informazione nell'ossessività è una cosiddetta tentata soluzione, un'illusione di star facendo qualcosa per risolvere il problema. Ma l'ansia, da un punto di vista trategico, non si batte aggiungendo informazioni, si batte imparando a restare nella sensazione fastidiosa fino ad abituarcisi. In questo sta l'essenza di qualsiasi trattamento efficace e risolutivo per l'ansia. Il resto, a mio avviso, lascia il tempo che trova.
Per il resto non se la prenda troppo, un po' d'ironia può servire a sdrammatizzare. Nella sua professione ne avrà bisogno, vedrà.
Le faccio molti auguri
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Sarebbe già qualcosa. Fare molta attenzione al professionista a cui ci si rivolge è sempre importante, per qualunque tipologia di professionista.
Tornando nel merito le confermo quanto detto, ovvero qualunque siano le sue convinzioni sulle cause ipotetiche della sua ipocondria - sempre che di questo si tratti - saperlo non serve a nulla ai fini della cura.
La persona ansiosa e più specificamente la persona ansioso/ossessiva crede di aver bisogno di sapere perché si trova in quello stato, perché pensa che se lo sapesse potrebbe utilizzare ciò per il suo problema.
Il bisogno d'informazione nell'ossessività è una cosiddetta tentata soluzione, un'illusione di star facendo qualcosa per risolvere il problema. Ma l'ansia, da un punto di vista trategico, non si batte aggiungendo informazioni, si batte imparando a restare nella sensazione fastidiosa fino ad abituarcisi. In questo sta l'essenza di qualsiasi trattamento efficace e risolutivo per l'ansia. Il resto, a mio avviso, lascia il tempo che trova.
Per il resto non se la prenda troppo, un po' d'ironia può servire a sdrammatizzare. Nella sua professione ne avrà bisogno, vedrà.
Le faccio molti auguri
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 25.5k visite dal 09/02/2019.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.