Problemi di personalità
gentilissimi,
ho appena finito la mia psicoterapia: sia chiaro, ho avuto risultati ottimi e sto molto meglio rispetto a prima e , rispetto ai miei vecchi problemi, quelli che denuncio sono minimali ma sono abbastanza importanti perchè chieda un consulto qui, ora che è venuto meno l'ausilio di un professionista. Partiamo da un dato: ho passato praticamente 23 anni della mia vita in malattia mentale e , ora che ho 24 anni e una vita davanti, ho un grosso problema: non riesco a comportarmi da ventiquattrenne. Nel senso che sento che mi manchino quei momenti, fin dalla tenera età, che la malattia mentale mi ha sottratto: dai giochi con gli amici alle elementari che non ho avuto, dall'adolescenza, dalla prima fidanzatina o fidanzatino, cose che, ogni volta che tento di comportarmi in maniera uguale ai miei coetanei, mi ritornano in mente come se la mia psiche mi dicesse'' vedi, hai saltato tutte queste tappe, come pretendi di poter comportarti o essere come coloro che invece le hanno vissute?'' . Anche a livello relazionale, sebbene abbia risolto la mia confusione sessuale, non riesco a fidanzarmi: visto che sento che la mia personalità, dopo che ho perso proprio gli anni in cui si sarebbe dovuta formare regolarmente, non è ben formata nè armoniosa, allora non riesco a trovare nè a pensare ad una controparte che mi compensi. è come se fossi una massa informe che non può legarsi a nessuno, perchè non ha una forma definita di cui una donna possa essere l'opposto complementare. Non so come dire ma credo di essermi fatto capire: se sei insicuro verso te stesso, risulta difficile esserlo rispetto ai tuoi sentimenti verso gli altri. Ora, partendo dal fatto che quando facevo psicoterapia avevo problemi ben più seri, da giovanissimo di stabilità mentale e narcisismo, ora completamente finiti, (quindi rimango felice poichè sto in una situazione relativamente migliore), mi chiedo: si può essere ventiquattrenni senza prima aver completato, superato delle fasi che mi sembrano mancare? Si può vivere normalmente una fase della propria vita senza dover sempre andare a ritroso per recuperare i buchi che la propria malattia mentale ha solcato? Come mi consigliate di reagire quando mi assalgono questi pensieri? Come posso anche solamente trovare una donna se non ho neanche io una personalità ben definita, causata dal fatto che gli anni della formazione della stessa sono stati bruciati? Infatti tutte le mie esperienze amorose si sono dimostrate pessime: accettavo donne nei confronti delle quali, visto che non riesco ancora a capire i miei sentimenti, ero troppo insicuro e questo imbruttiva il tutto. Infine c'è il fatto che la società pretenda che io sia oramai adulto, avendo superato di gran lunga la ventina, ma non mi sento tale: mi sento ancora un ragazzino e anche il mio aspetto lo denuncia: sembro un quattordicenne se non fosse per la barba..
spero mi possiate aiutare con semplici consigli
vi ringrazio in anticipo
ho appena finito la mia psicoterapia: sia chiaro, ho avuto risultati ottimi e sto molto meglio rispetto a prima e , rispetto ai miei vecchi problemi, quelli che denuncio sono minimali ma sono abbastanza importanti perchè chieda un consulto qui, ora che è venuto meno l'ausilio di un professionista. Partiamo da un dato: ho passato praticamente 23 anni della mia vita in malattia mentale e , ora che ho 24 anni e una vita davanti, ho un grosso problema: non riesco a comportarmi da ventiquattrenne. Nel senso che sento che mi manchino quei momenti, fin dalla tenera età, che la malattia mentale mi ha sottratto: dai giochi con gli amici alle elementari che non ho avuto, dall'adolescenza, dalla prima fidanzatina o fidanzatino, cose che, ogni volta che tento di comportarmi in maniera uguale ai miei coetanei, mi ritornano in mente come se la mia psiche mi dicesse'' vedi, hai saltato tutte queste tappe, come pretendi di poter comportarti o essere come coloro che invece le hanno vissute?'' . Anche a livello relazionale, sebbene abbia risolto la mia confusione sessuale, non riesco a fidanzarmi: visto che sento che la mia personalità, dopo che ho perso proprio gli anni in cui si sarebbe dovuta formare regolarmente, non è ben formata nè armoniosa, allora non riesco a trovare nè a pensare ad una controparte che mi compensi. è come se fossi una massa informe che non può legarsi a nessuno, perchè non ha una forma definita di cui una donna possa essere l'opposto complementare. Non so come dire ma credo di essermi fatto capire: se sei insicuro verso te stesso, risulta difficile esserlo rispetto ai tuoi sentimenti verso gli altri. Ora, partendo dal fatto che quando facevo psicoterapia avevo problemi ben più seri, da giovanissimo di stabilità mentale e narcisismo, ora completamente finiti, (quindi rimango felice poichè sto in una situazione relativamente migliore), mi chiedo: si può essere ventiquattrenni senza prima aver completato, superato delle fasi che mi sembrano mancare? Si può vivere normalmente una fase della propria vita senza dover sempre andare a ritroso per recuperare i buchi che la propria malattia mentale ha solcato? Come mi consigliate di reagire quando mi assalgono questi pensieri? Come posso anche solamente trovare una donna se non ho neanche io una personalità ben definita, causata dal fatto che gli anni della formazione della stessa sono stati bruciati? Infatti tutte le mie esperienze amorose si sono dimostrate pessime: accettavo donne nei confronti delle quali, visto che non riesco ancora a capire i miei sentimenti, ero troppo insicuro e questo imbruttiva il tutto. Infine c'è il fatto che la società pretenda che io sia oramai adulto, avendo superato di gran lunga la ventina, ma non mi sento tale: mi sento ancora un ragazzino e anche il mio aspetto lo denuncia: sembro un quattordicenne se non fosse per la barba..
spero mi possiate aiutare con semplici consigli
vi ringrazio in anticipo
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Gentile utente, il più semplice dei consigli che posso darle è quello di affrontare questi problemi con uno psicologo, forse lo stesso con il quale ha portato a termine la terapia dei disturbi gravi, specie se il suo curante è di orientamento strategico o cognitivo/comportamentale.
La psicologia si rivolge alla soluzione di molteplici problemi, non sempre patologici ma anche solo disturbanti. La consulenza e la guida di uno specialista possono istradarla nelle esperienze che ritiene di dover acquisire per raggiungere la sua ideale maturità, supportarla nei momenti di incertezza, aiutarla a definire quali sono le sue priorità e i suoi reali desideri, insomma traghettarla verso l'età adulta nei termini che lei auspica, come pure aiutarla a ridimensionare delle aspettative a volte poco realistiche, sempre ricordando che l'importante è stabilire le proprie mete ed evitare di conformarsi agli standard... di chi, poi? Aver voglia di giocare non è necessariamente segno di infantilismo, e orientarsi su entrambi i generi nella scelta del partner non è necessariamente malattia. I punti fermi sono piuttosto la capacità/volontà di studio e di lavoro, la tutela della propria salute, fisica e mentale, la capacità di relazionarsi correttamente con gli altri nelle varie circostanze. A volte per questi fini gli psicologi suggeriscono un percorso di gruppo, con incontri anche bimensili, affiancati alle sedute individuali o da soli.
Certa che proseguirà il suo cammino verso la maturità, le faccio i migliori auguri.
La psicologia si rivolge alla soluzione di molteplici problemi, non sempre patologici ma anche solo disturbanti. La consulenza e la guida di uno specialista possono istradarla nelle esperienze che ritiene di dover acquisire per raggiungere la sua ideale maturità, supportarla nei momenti di incertezza, aiutarla a definire quali sono le sue priorità e i suoi reali desideri, insomma traghettarla verso l'età adulta nei termini che lei auspica, come pure aiutarla a ridimensionare delle aspettative a volte poco realistiche, sempre ricordando che l'importante è stabilire le proprie mete ed evitare di conformarsi agli standard... di chi, poi? Aver voglia di giocare non è necessariamente segno di infantilismo, e orientarsi su entrambi i generi nella scelta del partner non è necessariamente malattia. I punti fermi sono piuttosto la capacità/volontà di studio e di lavoro, la tutela della propria salute, fisica e mentale, la capacità di relazionarsi correttamente con gli altri nelle varie circostanze. A volte per questi fini gli psicologi suggeriscono un percorso di gruppo, con incontri anche bimensili, affiancati alle sedute individuali o da soli.
Certa che proseguirà il suo cammino verso la maturità, le faccio i migliori auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
gentilissima,
la ringrazio della risposta ma è da 23 anni che ho fatto psicoterapia: vorrei vivere, avere una ragazza, essere felice senza dover rifare alcun percorso. Lei non si rende conto di cosa significa essere stati per più di 20 anni, fin dai primi anni della propria vita, a parlare della stessa con un professionista....non essendo un disturbo che implica gravi diminuzioni di lucidità mentale, come mi accadeva prima, v'è un sistema meno.,,,pesante?
La ringrazio ancora
la ringrazio della risposta ma è da 23 anni che ho fatto psicoterapia: vorrei vivere, avere una ragazza, essere felice senza dover rifare alcun percorso. Lei non si rende conto di cosa significa essere stati per più di 20 anni, fin dai primi anni della propria vita, a parlare della stessa con un professionista....non essendo un disturbo che implica gravi diminuzioni di lucidità mentale, come mi accadeva prima, v'è un sistema meno.,,,pesante?
La ringrazio ancora
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Gentile utente, naturalmente si può procedere, come fa tanta gente, per prova ed errore: elaborare delle strategie di approccio, applicarle, scartarle se risultano inidonee.
Ma da quello che lei scrive non vorrebbe troppe delusioni dai tentativi di allacciare una relazione. Ecco le sue precise parole: "Anche a livello relazionale, sebbene abbia risolto la mia confusione sessuale, non riesco a fidanzarmi: visto che sento che la mia personalità, dopo che ho perso proprio gli anni in cui si sarebbe dovuta formare regolarmente, non è ben formata nè armoniosa, allora non riesco a trovare nè a pensare ad una controparte che mi compensi. è come se fossi una massa informe che non può legarsi a nessuno, perchè non ha una forma definita di cui una donna possa essere l'opposto complementare. Non so come dire ma credo di essermi fatto capire: se sei insicuro verso te stesso, risulta difficile esserlo rispetto ai tuoi sentimenti verso gli altri".
Ottima autoanalisi, ma in che modo si può procedere senza fare troppi errori, se non verificando i propri passi con l'appoggio di un esperto?
Di conseguenza, non vedo altre strade oltre le due prospettate: i tentativi fatti da solo, sperando che il suo sentirsi "massa informe" non le provochi troppe delusioni, o il supporto di un professionista qualificato. Lei non ci ha detto quale diagnosi ha determinato la sua lunga psicoterapia:
Ci scriva ancora, se crede. Buona fortuna.
Ma da quello che lei scrive non vorrebbe troppe delusioni dai tentativi di allacciare una relazione. Ecco le sue precise parole: "Anche a livello relazionale, sebbene abbia risolto la mia confusione sessuale, non riesco a fidanzarmi: visto che sento che la mia personalità, dopo che ho perso proprio gli anni in cui si sarebbe dovuta formare regolarmente, non è ben formata nè armoniosa, allora non riesco a trovare nè a pensare ad una controparte che mi compensi. è come se fossi una massa informe che non può legarsi a nessuno, perchè non ha una forma definita di cui una donna possa essere l'opposto complementare. Non so come dire ma credo di essermi fatto capire: se sei insicuro verso te stesso, risulta difficile esserlo rispetto ai tuoi sentimenti verso gli altri".
Ottima autoanalisi, ma in che modo si può procedere senza fare troppi errori, se non verificando i propri passi con l'appoggio di un esperto?
Di conseguenza, non vedo altre strade oltre le due prospettate: i tentativi fatti da solo, sperando che il suo sentirsi "massa informe" non le provochi troppe delusioni, o il supporto di un professionista qualificato. Lei non ci ha detto quale diagnosi ha determinato la sua lunga psicoterapia:
Ci scriva ancora, se crede. Buona fortuna.
[#4]
Utente
gentilissima, la ringrazio della risposta. Penso che ciò che lei propone sia molto interessante ed un metodo che, per quanto pericoloso, nel breve termine, può essere d'aiuto- se si decide di non prendere la più sicura strada della psicoanalisi, già battuta per altri problemi e ora pesante-. Comunque, visto che mi chiede quali malattie mentali mi hanno costretto a stare anni in terapia, allora partirò dall'infanzia:
1) difficoltà nell'articolazione delle parole e nell'ordine delle parole stesse nella frase , sia scritta che orale (da giovane, ora è passato, come riflesso opposto dell'eccessivo ordine di mia madre)
2) un eccessivo legame emotivo con mia madre, che mi ha causato una forte debolezza emotiva e mi ha portato, ad 11 anni, ad avere problemi a identificarmi come ''io'' confondendo il medesimo con l'io di mia madre, quindi legame simbiotico- relazionale con la figura materna(passato, oggi ho mie idee infatti vivo da solo per l'università, risultato importante)
3) un legame debole con la figura maschile di riferimento(padre) e col mio fratello maggiore che mi ha sempre isolato, il che ha comportato una forte confusione sessuale derivante dalla perdita di modelli maschili di riferimento
4) narcisismo adolescenziale e all'età di 20 anni mi fu diagnosticato ''bourderline'' ma la psicoterapia ha funzionato nel rendere ''tollerabile'' tale disturbo al punto da permettermi di separarmi, con suo consenso, dal professionista (p.s. in aggiunta anche sporadici comportamenti passivo aggressivi)
spero di averle dato l'informazione che chiedeva e mi scuso se, non essendo uno psicologo nè psichiatra, avrò sbagliato qualcosa
la ringrazio ancora
1) difficoltà nell'articolazione delle parole e nell'ordine delle parole stesse nella frase , sia scritta che orale (da giovane, ora è passato, come riflesso opposto dell'eccessivo ordine di mia madre)
2) un eccessivo legame emotivo con mia madre, che mi ha causato una forte debolezza emotiva e mi ha portato, ad 11 anni, ad avere problemi a identificarmi come ''io'' confondendo il medesimo con l'io di mia madre, quindi legame simbiotico- relazionale con la figura materna(passato, oggi ho mie idee infatti vivo da solo per l'università, risultato importante)
3) un legame debole con la figura maschile di riferimento(padre) e col mio fratello maggiore che mi ha sempre isolato, il che ha comportato una forte confusione sessuale derivante dalla perdita di modelli maschili di riferimento
4) narcisismo adolescenziale e all'età di 20 anni mi fu diagnosticato ''bourderline'' ma la psicoterapia ha funzionato nel rendere ''tollerabile'' tale disturbo al punto da permettermi di separarmi, con suo consenso, dal professionista (p.s. in aggiunta anche sporadici comportamenti passivo aggressivi)
spero di averle dato l'informazione che chiedeva e mi scuso se, non essendo uno psicologo nè psichiatra, avrò sbagliato qualcosa
la ringrazio ancora
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.2k visite dal 09/02/2019.
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