Famiglia allargata - problemi figlia del marito

Salve, vi chiedo consiglio circa la mia situazione che cercherò di spiegarvi. 10 anni fa mi sono innamorata di un uomo divorziato (lei ha lasciato lui) con due figli. Dopo qualche anno abbiamo iniziato a convivere, poi matrimonio e due anni fa è nata nostra figlia. Da sempre abbiamo avuto discussioni a causa dell'ex moglie, a causa della madre di lui che ha sempre fatto pesare la mancanza dell'amatissima ex nuora e problemi con la gestione in casa dei figli (nei fine settimana vivevano da noi) causati purtroppo dalla madre assente e dell'incapacità di rispettare anche le semplici norme igieniche. Con il figlio maschio , che oggi è adulto, il rapporto è ottimo...è l'unica persona che fa parte della famiglia di mio marito che sento come famiglia anche mia. Il problema è la ragazza, oggi tredicenne. Da bambina sembrava a me legatissima, dopo aver annunciato jl matrimonio sono iniziati i problemi. Abbiamo trovato dei fogli della bimba (8 anni) in cui scriveva che mi odiava mentre di solito era affettuosissima. Per me fu un colpo, cominciai a pensare che tutto quell'affetto fosse falso, per compiacere il padre. Mese dopo mese la situazione è peggiorata, anche complice l'injzio della pubertà. Entrava e se non c'era il padre non salutava, niente auguri per me....ne abbiamo parlato e finalmente ci ha confessato che lei non mi sopporta e non c'è un motivo o un fatto specifico....non mi ha mai sopportata.
Adesso mi trovo a non riuscire a superare queste parole, non riesco ad avere con lei un contatto naturale, con mia figlia si comporta bene ed è l'unico motivo che mi fa resistere ma in realtà tutte le volte che entra in casa vorrei andarmene. Dopo tanto tempo mi rendo conto di non provare nulla o solo sentimenti di astio e fastidio. Con mio marito parliamo di questa cosa...e quello che adesso mi preoccupa molto è che spesso mi sento arrabbiata con lui perché ritengo che la colpa sia sua perché non mi fa rispettare da sua figlia e che sarebbe il caso di non costringere due persone che non si sopportano a vivere sotto lo stesso tetto (anche se per pochi giorni al mese) facendo finta di fare l'allegra famiglia felice.
Ho paura di esplodere. Ecco è questa la sensazione che ho.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente, mi sembra che fin qui lei abbia gestito con equilibrio la situazione non insolita, ma spinosa del legame con un partner che ha avuto un altro matrimonio e altri figli. Come in molti altri casi, però, equilibri già incerti si sono incrinati nel momento in cui lei ha avuto una sua figlia.
Queste situazioni sono sempre dolorose: un divorzio non è un successo e per i figli è una perdita secca, tanto peggiore perché loro non ne sono gli artefici e non hanno nemmeno la maturità e le cognizioni per capirne le cause; affrontano perciò un groviglio di risentimenti, rimpianti e la ricerca di qualcuno che faccia da bersaglio alla rabbia, che è la traduzione più elementare dell'infelicità.
Questi stati d'animo trovano alimento anche in dati concreti che troppo spesso ci sforziamo di non vedere (come mi sembra stia facendo suo marito): il figlio ha una relazione dispari con la nuova coppia, perché la confidenza, l'affetto, le abitudini comuni appresi dalla nascita esistono con un solo membro di essa, mentre l'altro è un intruso che occupa uno spazio fisico e affettivo indebito, spiazzante.
Sbagliano perciò quei genitori e quei nuovi partner che pretendono di cancellare tutto questo, perché in pratica non sono empatici col bambino; non gli permettono di vivere la sua sofferenza e quindi elaborare il lutto. Frasi tipo: "Io gli ho sempre dimostrato affetto, lo accolgo sempre col sorriso, gli perdono tutte le mancanze" sono indicative, perché proprio questo non farebbero dei genitori veri o che vivano ancora in famiglia. Con i nostri figli conviventi siamo meno complimentosi, rimproverando subito i loro comportamenti indesiderabili, ma questo avviene nella confidenza del rapporto non interrotto tra genitore e figlio. Gli incontri nella casa della nuova coppia invece sono artificiosi; lo sono perfino quelli col genitore che ha lasciato la casa di famiglia, anche se è rimasto single. Ricordo un'adolescente che mi diceva con tristezza che lei e il fratello non potevano uscire con gli amici come tutti gli altri "perché i nostri genitori si sono separati, così nei week-end noi dobbiamo stare con papà". Che tradotto significa: loro hanno fatto le loro scelte, e le conseguenze le paghiamo noi.
Venendo allo stato d'animo confessato dalla figlia di suo marito nei suoi confronti, forse è stato ambivalente negli anni in cui la ragazzina era più fragile e ha preso poi questa china negativa dopo la nascita della sorellina e con la pubertà. Molti adolescenti del resto sono ostili ai genitori, a volte fino a causare tragedie; ma nessuno fa finta, in quei casi, che tutto vada bene, e meno che mai costringe l'adolescente a mantenere gli obblighi di una forzata frequentazione della famiglia negli stessi termini di quando era un bambino. Un atteggiamento di questo genere può avere il doppio effetto malefico di esasperare l'adolescente e di creare tra lui e gli adulti un dissidio insanabile.
Perché dunque suo marito non rimprovera la figlia quando le manca di rispetto, costringe tutti ad una convivenza indesiderata e fa finta che l'inferno sia il paradiso?
Io non conosco suo marito, ma le elenco i motivi di questi atteggiamenti, che sono frequenti nei genitori separati (e talvolta nei nuovi partner): senso di colpa; una gran pena per il figlio; il volerlo vedere come se non fosse mai cresciuto e non avesse quindi la piena responsabilità delle proprie azioni (specie se è una bambina e se è entrata nella pubertà); l'incapacità di accettare la realtà del divorzio e del nuovo matrimonio con tutto il suo peso, certamente positivo per molti aspetti, ma negativo per altri.
Io le consiglio di continuare a sondare sé stessa e i propri sentimenti con sincerità, come ha fatto finora, ma con un supplemento di comprensione, senza lasciarsi fuorviare dalle frasi ostili e provocatorie dell'adolescente (in fondo ancora bambina, e una bambina ferita). Una vocina interiore forse dice alla ragazzina che nell'età in cui la sorellina vive circondata dall'affetto dei genitori, lei di quell'affetto fu privata. Abbia con lei un rapporto sincero da adulta, rimproverandole con dolcezza le mancanze di rispetto ma cercando le occasioni di benessere e di divertimento insieme. In questo rapporto tra adulto che ospita e adolescente che viene a trovare il papà, suo marito non dovrebbe interferire. A lui spetta la sua parte di padre. Dal momento, però, che già in passato avete avuto discussioni (l'ex moglie, sua suocera) non vedrei male un'eventuale consulenza al Consultorio familiare, per lei e in seguito per la coppia, o una sua frequentazione di un corso sulla assertività. A volte sapersi tutelare da sola dalle offese dà una grande sicurezza personale, e migliora tutti i rapporti.
Auguri. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Prego, cara utente. Spero di esserle stata utile.