Una scelta difficile in un momento complesso
Salve,
tenterò di condensare tutto in qualche riga, ma è così complesso da spiegare che sarà certamente difficile trasmettere tutto il caleidoscopio di emozioni che provo.
Ho 33 anni e sono a Milano da 1 anno. Mi sono trasferita dal centro Italia per lavoro e quello che faccio mi piace e mi appassiona. Ho lasciato praticamente tutto per inseguire me stessa. Ho un compagno da 10 anni, una persona che mi ha supportato molto nella scelta e al momento è ancora a casa ma sta pianificando il trasferimento.
La mia vita prima del trasferimento? Un posto di lavoro instabile, vivevo a casa con lui e la madre vedova e nonostante sia stata accolta come una figlia, in quel frangente durato non ho mai sentito di vivere nel mio posto e nel mio momento. Mi sentivo soffocare. Quando ho ricevuto l'offerta di lavoro non ci ho pensato molto, dopo un rapido confronto con il mio compagno sono partita.
Non mi ero mai trovata sola in un nuovo posto. Non sono molto estroversa quindi non ho fatto molte amicizie, ma il tempo che trascorrevo con me stessa mi faceva sentire bene. Andava tutto benissimo, poi qualche mese fa accade qualcosa di inaspettato. Mi viene diagnosticata una malattia, non posso curarla ma posso conviverci. E questo avvenimento per me ha cambiato le prospettive.
Ora, il mio compagno si sta informando per il trasferimento lavorativo (un trasferimento che sarebbe vincolante per qualche anno) ed io ho timore. So che per lui si tratta di un sacrificio: lasciare sola la madre vedova e anziana per andare a diversi chilometri di distanza. Lasciare amici, parenti, vita, tutto per me. Dovrei esserne onorata e invece sento tutto il peso della responsabilità.
Ci sono giorni in cui non so nemmeno più se voglio creare tutto questo per un posto di lavoro. Mi chiedo se non sia meglio tornare alla vecchia vita, anche monotona. Potrei chiedere io il trasferimento alla mia azienda (in un ufficio semi-vuoto, quello vicino a casa mia), opzione che io non ho nemmeno menzionato al mio compagno. Altri momenti in cui penso che lasciare il lavoro qui e quello che ho maturato in me in questo anno mi ucciderebbe, considerando anche il colpo emotivo dovuto alla notizia della malattia. Io ora mi sento bene e non so ancora per quanti anni potrò sentirmi così...normale, come prima della notizia, in alcuni giorni forte.
Non vorrei rinunciare a come mi sento ora, qui, e so che non sarebbe giusto farlo. Ma non lo è nemmeno dissestare la vita di altre persone intorno a me per causa mia. Ho paura di fare del male a loro, ho paura di non sapere più cosa voglio, di perdere quella sensazione di essere padrona di me stessa che solo in questo anno ho conquistato, ho paura di ferire chi mi è vicino.
Vorrei poter fare una scelta con serenità ma non riesco a pensare a nulla di indolore.
tenterò di condensare tutto in qualche riga, ma è così complesso da spiegare che sarà certamente difficile trasmettere tutto il caleidoscopio di emozioni che provo.
Ho 33 anni e sono a Milano da 1 anno. Mi sono trasferita dal centro Italia per lavoro e quello che faccio mi piace e mi appassiona. Ho lasciato praticamente tutto per inseguire me stessa. Ho un compagno da 10 anni, una persona che mi ha supportato molto nella scelta e al momento è ancora a casa ma sta pianificando il trasferimento.
La mia vita prima del trasferimento? Un posto di lavoro instabile, vivevo a casa con lui e la madre vedova e nonostante sia stata accolta come una figlia, in quel frangente durato non ho mai sentito di vivere nel mio posto e nel mio momento. Mi sentivo soffocare. Quando ho ricevuto l'offerta di lavoro non ci ho pensato molto, dopo un rapido confronto con il mio compagno sono partita.
Non mi ero mai trovata sola in un nuovo posto. Non sono molto estroversa quindi non ho fatto molte amicizie, ma il tempo che trascorrevo con me stessa mi faceva sentire bene. Andava tutto benissimo, poi qualche mese fa accade qualcosa di inaspettato. Mi viene diagnosticata una malattia, non posso curarla ma posso conviverci. E questo avvenimento per me ha cambiato le prospettive.
Ora, il mio compagno si sta informando per il trasferimento lavorativo (un trasferimento che sarebbe vincolante per qualche anno) ed io ho timore. So che per lui si tratta di un sacrificio: lasciare sola la madre vedova e anziana per andare a diversi chilometri di distanza. Lasciare amici, parenti, vita, tutto per me. Dovrei esserne onorata e invece sento tutto il peso della responsabilità.
Ci sono giorni in cui non so nemmeno più se voglio creare tutto questo per un posto di lavoro. Mi chiedo se non sia meglio tornare alla vecchia vita, anche monotona. Potrei chiedere io il trasferimento alla mia azienda (in un ufficio semi-vuoto, quello vicino a casa mia), opzione che io non ho nemmeno menzionato al mio compagno. Altri momenti in cui penso che lasciare il lavoro qui e quello che ho maturato in me in questo anno mi ucciderebbe, considerando anche il colpo emotivo dovuto alla notizia della malattia. Io ora mi sento bene e non so ancora per quanti anni potrò sentirmi così...normale, come prima della notizia, in alcuni giorni forte.
Non vorrei rinunciare a come mi sento ora, qui, e so che non sarebbe giusto farlo. Ma non lo è nemmeno dissestare la vita di altre persone intorno a me per causa mia. Ho paura di fare del male a loro, ho paura di non sapere più cosa voglio, di perdere quella sensazione di essere padrona di me stessa che solo in questo anno ho conquistato, ho paura di ferire chi mi è vicino.
Vorrei poter fare una scelta con serenità ma non riesco a pensare a nulla di indolore.
[#1]
Gentile Utente,
probabilmente in questo momento è difficile per Lei prendere una decisione perchè la notizia della malattia non La rende lucida. Chiunque al posto Suo avrebbe mille dubbi e perplessità.
Ma perchè sentirsi un peso e in colpa nel momento in cui costruisce qualcosa insieme al Suo compagno?
E' la malattia che incide o una bassa autostima o altro secondo Lei?
probabilmente in questo momento è difficile per Lei prendere una decisione perchè la notizia della malattia non La rende lucida. Chiunque al posto Suo avrebbe mille dubbi e perplessità.
Ma perchè sentirsi un peso e in colpa nel momento in cui costruisce qualcosa insieme al Suo compagno?
E' la malattia che incide o una bassa autostima o altro secondo Lei?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
la malattia è ed è stata difficile da accettare. Ma non credo incida se non per il fatto che non voglio mettere la mia vita in secondo piano e non riesco a concepire rinunce per la mia vita. Mi sento un po' una ragazzina viziata nel fare questo discorso, ma è così che lo vivo.
Il peso lo sento perché so che per lui si tratta di una situazione difficile, anche se lo vedo molto sicuro, perché come lui dice non ci sono altre opzioni. Di fatto io non gli ho detto che avrei rinunciato al lavoro o mi sarei riavvicinata. Non avrei voluto metterlo di fronte ad una scelta, ma di fatto, e vista la situazione contingente l'ho fatto.
Lascerebbe la madre anziana da sola, ad una distanza notevole, con tutte le preoccupazioni del caso. Questo per causa mia. Temo che questa situazione a breve causerà dei problemi a tutti. E se dovessi pensare di ritornare alle condizioni prima che partissi, in 3 a casa, la mia vita tornerebbe a risentirne moltissimo.
Mi chiedo se sto facendo la cosa giusta, anche considerando come mi sento oggi. Sono sola e non ho avuto nessun problema ad esserlo, in tutto questo anno trascorso e nonostante le difficoltà.
la malattia è ed è stata difficile da accettare. Ma non credo incida se non per il fatto che non voglio mettere la mia vita in secondo piano e non riesco a concepire rinunce per la mia vita. Mi sento un po' una ragazzina viziata nel fare questo discorso, ma è così che lo vivo.
Il peso lo sento perché so che per lui si tratta di una situazione difficile, anche se lo vedo molto sicuro, perché come lui dice non ci sono altre opzioni. Di fatto io non gli ho detto che avrei rinunciato al lavoro o mi sarei riavvicinata. Non avrei voluto metterlo di fronte ad una scelta, ma di fatto, e vista la situazione contingente l'ho fatto.
Lascerebbe la madre anziana da sola, ad una distanza notevole, con tutte le preoccupazioni del caso. Questo per causa mia. Temo che questa situazione a breve causerà dei problemi a tutti. E se dovessi pensare di ritornare alle condizioni prima che partissi, in 3 a casa, la mia vita tornerebbe a risentirne moltissimo.
Mi chiedo se sto facendo la cosa giusta, anche considerando come mi sento oggi. Sono sola e non ho avuto nessun problema ad esserlo, in tutto questo anno trascorso e nonostante le difficoltà.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 849 visite dal 30/01/2019.
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