Lavoro precario = amore precario

Il mio ragazzo mi ha proposto di andare a vivere assieme. Sente il bisogno di dare un colore più deciso alla nostra relazione affinchè non sfumi a causa degli impegni lavorativi e alla distanza geografica che ci separa. Lo capisco e gli do ragione poichè anch'io avverto lo stesso bisogno, ma forse in maniera più lenta.

A differenza di lui, che porta avanti da molti anni la sua azienda, io non ho mai avuto impieghi fissi e costanti. Sono una neolaurata di secondo livello alle prese con l'ennesimo stage non finalizzato all'assunzione e non retribuito dall'azienda. Immagini il mio livello di autostima e di fiducia nel domani fin dove è sceso, e pensi quanta voglia di costruire ho, dato che ormai mi obbligo a vivere alla giornata per non pensare a quanti sacrifici ho fatto (e quanti anni spesi) per poi trovarmi senza nessuna certezza: nè dal punto di vista delle competenze acquisite (più che una stagista mi sembro una velina che non può usare la testa), nè dal punto di vista economico. Tutto ciò mi dà molta rabbia.

Il prossimo primo maggio ricorrerà il mio ventottesimo compleanno. Sono grande e vaccinata, ma allo stesso tempo mi sento "indietro" o ancora immatura per le importanti e belle tappe che la vita ci riserva.
Non ho accettato la proposta del mio ragazzo, non mi va di andare a vivere a sue spese, anche se lo farebbe volentieri. Bastano già i miei a mantenermi ancora, purtroppo.
Alla fine lui, stanco dei miei no alle sue belle iniziative di vita e di vivere il rapporto in maniera mai completa del tutto, mi ha lasciato.

Ancora non riesco a rispondermi su quale sia la scelta più saggia. Sono combattuta. E' saggio andare a vivere fuori di casa se non si hanno soldi, e sentirsi a carico di altri? E' altrettanto saggio stare in casa con i miei chissà ancora per quanto tempo, senza cominciare a costruire un percorso di vita di coppia?

Grazie per l'ascolto.






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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
se non sbaglio poco tempo fa Lei ha postato un'altra richiesta relativa alla situazione complicata del suo ragazzo. Lei ci chiedeva come aiutare il suo ragazzo a staccarsi dlla sua famiglia

Ora il problema è legato al fatto che lui, staccatosi dalla famiglia, si è stufato di aspettare una Sua risposta alla proposta di vivere insieme. Ma adesso sembra sia Lei a non sentirsela.

Beh,mi sembra un rapporto travagliato il vostro. E io onestamente non saprei cosa consigliarle, perchè non conosco ne lei ne lui. Ma mi sembra di poter "leggere" tra le righe che, seppur lasciata, Lei non si sta disperando, ma si sente un po' "combattuta", o sbaglio?

Io penso che sia saggio andare a vivere fuori casa quando si sente di voler condividere la propria esistenza con qualcuno. I problemi materiali (ovvero economici) si possono sempre risolvere in un secondo momento

Quindi prima io mi chiederei: lo amo al punto da andare a vivere con lui?

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentilissima, in queste occasioni a decidere cosa sia più saggio è la nostra filosofia acquisita su determinati argomenti ed il benessere o malessere che ne consegue ad una decisione. Ed ancora, il malessere o benessere che ne conseguono sono sempre l'espressione della nostra filofofia sull'argomento in questione. Qundi, non potendo intraprendere una questione filosofica-culturale né modificarla con argomentazioni varie, faccia appello soltanto alle conseguenze emotive della sua scelta. A volte solo provando determinate esperienze ci si può dire cosa sia più giusto. dalla domanda finale che ha posto sembrerebbe più una questione filosofica-esistenziale alla quale solo lei può rispondere.

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Rispetto alla sua prima richiesta, dove parlava di "impostare" una vita, adesso noto che ha cambiato verbo e dice "costruire". Questo mi sembra già un primo, piccolo cambiamento in positivo. Le vite si costruiscono, non si impostano. Impostare dà l'idea di indirizzare, di orientare qualcosa in una direzione già predeterminata, mentre le vite vanno costruite giorno per giorno. Con degli obiettivi, certo, ma l'enfasi dev'essere sempre sul fare, senza adeguarsi troppo a modelli già fatti da altri.

E adesso, se me lo permette, dovrei dirle anche qualcosa di sgradevole.

Il problema dei giovani è che si lasciano intrappolare sempre troppo facilmente dai segni del proprio tempo. Oggi tutti si prendono l'alibi della precarietà - mi dispiace doverglielo dire, ma è proprio così - e del fatto che a casa con i propri genitori tutto sommato male non si sta, per evitare di doversi costruire una vita in prima persona. Eppure, nel dopoguerra si stava peggio e c'erano ancora meno soldi, per usare un eufemismo, ma la gente non ha smesso di andare avanti. Anzi, si sforzava di più proprio perché si stava peggio. Oggi in questo paese i giovani non escono di casa non perché sono precari, ma perché non ne hanno più bisogno. Siamo diventati un paese invecchiato, e anche i giovani sono vecchi perché non osano più.

Lei ha avuto addirittura la possibilità di un ragazzo che le ha proposto di farsi carico della convivenza, ma ha preferito rifiutare. E ciò non può significare che una cosa sola: che la sua condizione attuale le sta meglio.

Ad ogni modo, prima di andare a convivere spesso è opportuno vivere da soli per un certo tempo. Questo abitua all'idea, ed è una tappa intermedia fra la condizione di figli e quella di conviventi.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti nel donarmi il loro parere. Apprezzo molto sia la qualità dei messaggi che la celerità di risposta.
Grazie al vostro aiuto sto ragionando meglio e con più lucidità sulla questione. Mi ha fatto bene scrivervi.

Cordialità.

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Mi permetto di sottolineare i Suoi ringraziamenti, poichè rendono perfettamente l'idea di quale sia il nostro lavoro su questo sito: non curare, non fare psicoterapia a distanza, ma orientare e stimolare alla riflessione

Per questo ricambio ringraziamenti e le auguro di trovare presto le risposte che cerca

Con i migliori auguri