Paura: mi sono innamorato della mia psicologa?
Chiedo a voi del mestiere, ci sono momenti dove lo scoraggiamento prende il sopravvento e basta una sola parola per stare bene. Sto da 6 mesi andando da una una psicologa per problemi di depressione, ansia, obesità, crisi esistenziale, solitudine e cose di questo genere. L'ultima volta che sono andato si è parlato del fatto che sono solo al mondo, non ho una famiglia, sono vecchio e che nessuna donna mi ama e che a volte trovo difficile ad andare avanti. Premetto che la psicologa é giovane , magra e non l ho mai vista come una potenziale compagna e nemmeno adesso la vedo almeno così credo. So che è malato un rapporto tra una psicologa ed un suo paziente e per questo non ci penso proprio, anche perché da alcuni ragionamenti fatti sarei scartato subito. L'ho scelta questa dottoressa solo esclusivamente per le recensioni positive sul sito guidapsicologi, perché trattava problemi di obesità, poi sono venuti a galla i problemi di sempre. Poi se parliamo del carattere personale della dottoressa, deve essere nel personale una vera str.nza, cinica da far spavento, sofisticata, bassa, con tante arie, insensibile, costruita a tavolino, non spontanea, che non si ricorda le cose fondamentali della mia storia, che nonostante ripeta la mia desiderata degli appuntamenti propone orari impossibili per me, etcetera etcetera ( provando a fare una videochiamata per vedere se si poteva fare una seduta online, cioè fuori dalla seduta, mi ha risposto in modo sgorbutico pur avendo concordato insieme la prova, é sembrato di parlare con una sconosciuta). Vengo al dunque, l altra notte ho sognato di fare l amore con la psicologa che mi segue. Alt. Mi sono innamorato della psicologa? Pur sapendo razionalmente: 1) che sarebbe un amore non corrisposto, 2) che è un amore impossibile. Devo dirlo alla dottoressa? E se mi da il foglio di via, mi dispiacerebbe molto che mi mandasse via proprio adesso. Dopotutto qualche risultato positivo lo sto riscontrando per il peso, se mi lasciasse mi sentirei profondamente abbandonato ed ho paura di vanificare tutti i sarifici fatti con grandi sacrifici di tempo e soldi. Grazie per le vostre utilissime risposte.
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Gentilissimo utente,
pur essendo io uno psicoterapeuta di estrazione cognitivista, credo che in questo caso si debba dar ragione alle interpretazioni psicoanalitiche , che sostengono che dopo un certo numero di sedute si sviluppa tra il paziente ed il terapeuta una sorta di rapporto privilegiato, chiamato "transfert", che spesso include anche sfumature di tipo sessuale. In sostanza - indipendentemente dalle caratteristiche fisiche e comportamentali del terapeuta del sesso opposto - quasi sempre (secondo ciò che conosco della Psicoanalisi) il paziente riferisce una sorta di "innamoramento" nei confronti della terapeuta. Addirittura - secondo questa scuola di pensiero - il transfert diventa la parte essenziale della analisi, delle dinamiche di attrazione o repulsione nei confronti delle figure più rappresentative per il paziente, e perfino il perno centrale della futura psicoterapia.
Nulla di strano, quindi, ne' di patologico.
Per finire - a mio modesto parere - essendo la sua patologia prevalentemente (da ciò che dice) incentrata su difficoltà di relazionarsi con l'altro sesso, queste sue fantasie potrebbero essere un ottimo punto di partenza per aiutarla nelle varie problematiche che lei ha nei confronti degli altri e di se stesso (vedi obesità e probabile sindrome metabolica).
Per mancanza di spazio non posso purtroppo rispondere agli altri suoi quesiti, ma le suggerisco comunque di far partecipe la terapeuta di queste sue fantasie, senza alcuna vergogna, sia perché potrebbe essere terapeuticamente utile per lo svolgimento della sua cura, sia perché la terapeuta sarà sicuramente abituata a questo genere di reazione.
Tanti cari auguri, e mi tenga informato.
Dimenticavo: oltre a comunicare alla sua terapeuta lo sviluppo di questo transfert nei suoi confronti, non abbia paura di dirle anche che lei non è certo il suo tipo e (senza offenderla) che non la trova né attraente né caratterialmente compatibile. Qualora la terapeuta si mostrasse stizzita per queste sue parole, saprà con assoluta certezza che quella non è la professionista giusta per lei e - nonostante i modici miglioramenti - troverà sicuramente qualcun altro più professionale e competente (ce ne sono migliaia)...
Non si preoccupi, e vada dritto per la sua strada.
pur essendo io uno psicoterapeuta di estrazione cognitivista, credo che in questo caso si debba dar ragione alle interpretazioni psicoanalitiche , che sostengono che dopo un certo numero di sedute si sviluppa tra il paziente ed il terapeuta una sorta di rapporto privilegiato, chiamato "transfert", che spesso include anche sfumature di tipo sessuale. In sostanza - indipendentemente dalle caratteristiche fisiche e comportamentali del terapeuta del sesso opposto - quasi sempre (secondo ciò che conosco della Psicoanalisi) il paziente riferisce una sorta di "innamoramento" nei confronti della terapeuta. Addirittura - secondo questa scuola di pensiero - il transfert diventa la parte essenziale della analisi, delle dinamiche di attrazione o repulsione nei confronti delle figure più rappresentative per il paziente, e perfino il perno centrale della futura psicoterapia.
Nulla di strano, quindi, ne' di patologico.
Per finire - a mio modesto parere - essendo la sua patologia prevalentemente (da ciò che dice) incentrata su difficoltà di relazionarsi con l'altro sesso, queste sue fantasie potrebbero essere un ottimo punto di partenza per aiutarla nelle varie problematiche che lei ha nei confronti degli altri e di se stesso (vedi obesità e probabile sindrome metabolica).
Per mancanza di spazio non posso purtroppo rispondere agli altri suoi quesiti, ma le suggerisco comunque di far partecipe la terapeuta di queste sue fantasie, senza alcuna vergogna, sia perché potrebbe essere terapeuticamente utile per lo svolgimento della sua cura, sia perché la terapeuta sarà sicuramente abituata a questo genere di reazione.
Tanti cari auguri, e mi tenga informato.
Dimenticavo: oltre a comunicare alla sua terapeuta lo sviluppo di questo transfert nei suoi confronti, non abbia paura di dirle anche che lei non è certo il suo tipo e (senza offenderla) che non la trova né attraente né caratterialmente compatibile. Qualora la terapeuta si mostrasse stizzita per queste sue parole, saprà con assoluta certezza che quella non è la professionista giusta per lei e - nonostante i modici miglioramenti - troverà sicuramente qualcun altro più professionale e competente (ce ne sono migliaia)...
Non si preoccupi, e vada dritto per la sua strada.
Prof. Dott. Luca Borelli
Medico Chirurgo Psicologo Psicoterapeuta
Docente Universitario di Tecniche di Terapia
[#2]
Ex utente
La ringrazio dottore, proverò a riferirlo alla dottoressa anche se avrò un terribile imbarazzo a riferire " sa dottoressa sognavo che facevamo l amore con lei....". Qualcosa mi dice che rischio il foglio di via; per me sarebbe l ennesimo abbandono e tra le tante cose ho pure la paura dell abbandono. Grazie dottore, seguirò il vostro consiglio dopotutto se voi fate lo psicologo da 36 anni, vuol dire che avete una grandissima esperienza. Vi terrò aggiornato.
[#3]
Mi perdoni, ma le chiedo di ragionare un attimo :
lei sostiene che la dottoressa è molto antipatica con lei, che la guarda dall'alto in basso, quasi con fastidio, che le mette appositamente gli appuntamenti in giorni ed ore che sa benissimo che lei non potrà rispettare (se non con estremi sacrifici), che è laconica e fredda, e che insomma la tratta come "una pezza da piedi" !!!
Lei pensa davvero di meritare un comportamento del genere? Ha davvero così schifo di se stesso da sopportare e addirittura volere un simile trattamento?
Forse sono io che non ho capito...
Mi spieghi meglio: lei è davvero un essere così repellente ed abietto da meritare tutto questo?
Se ritiene di sì, allora dovrebbe farsi curare per questa bassissima autostima, piuttosto che per gli altri problemi !
Lasci perdere quanti anni ho io di esperienza: anche un bambino le direbbe ciò che le ho detto io. Mi scusi per la schiettezza delle mie parole, forse sono troppo diretto.
Mettiamola così: anche i precedenti psicoterapeuti l'hanno trattata in questo modo? Oppure lei fa qualcosa o dice qualcosa che produce nel terapeuta una reazione di aperto rifiuto, tanto da fare di tutto purché lei abbandoni la terapia (visto che sarebbe deontologicamente scorretto che il terapeuta dopo sei mesi interrompesse senza ragione il trattamento)? Quindi - non potendo farlo la terapeuta - la psicologa fa in modo che sia il paziente ad interrompere la terapia?
Mi scusi, ma sono domande che sorgono spontanee.
Lei dice di aver paura di un altro abbandono, ma si è mai soffermato sulla qualità di chi la abbandona? Se la abbandonasse, lei cosa si perderebbe? Ci perderebbe una persona che la tratta malissimo, e che in 6 mesi (dico sei !) è riuscita SOLO a farla stare un pochino meglio. È davvero questa grande perdita?
Certo, quando lei dice che "teme" di essere abbandonato, in realtà vuole dire che è TERRORIZZATO dall'abbandono, che per lei sarebbe come un lutto, che sarebbe una cosa insopportabile, e che l'abbandono confermerebbe che lei vale niente o poco meno di niente. In questo caso il mio consiglio spassionato e di rivolgersi ad un altro terapeuta, questa volta maschio, al quale sottoporre come primo problema e più importante di tutti IL TERRORE DELL'ABBANDONO.
Tutti gli altri problemi sarebbero secondari a questo.
Glielo dico con tutto il cuore, e con l'affetto che un professionista nutre spontaneamente per un proprio paziente: LEI VALE !
E lei non merita di essere trattato male.
Se qualcuno la tratta male vuole solo dire che è maleducato, ignorante, e che non va frequentato.
Aspetto con sentimento una risposta a queste mie considerazioni.
Cordiali saluti.
lei sostiene che la dottoressa è molto antipatica con lei, che la guarda dall'alto in basso, quasi con fastidio, che le mette appositamente gli appuntamenti in giorni ed ore che sa benissimo che lei non potrà rispettare (se non con estremi sacrifici), che è laconica e fredda, e che insomma la tratta come "una pezza da piedi" !!!
Lei pensa davvero di meritare un comportamento del genere? Ha davvero così schifo di se stesso da sopportare e addirittura volere un simile trattamento?
Forse sono io che non ho capito...
Mi spieghi meglio: lei è davvero un essere così repellente ed abietto da meritare tutto questo?
Se ritiene di sì, allora dovrebbe farsi curare per questa bassissima autostima, piuttosto che per gli altri problemi !
Lasci perdere quanti anni ho io di esperienza: anche un bambino le direbbe ciò che le ho detto io. Mi scusi per la schiettezza delle mie parole, forse sono troppo diretto.
Mettiamola così: anche i precedenti psicoterapeuti l'hanno trattata in questo modo? Oppure lei fa qualcosa o dice qualcosa che produce nel terapeuta una reazione di aperto rifiuto, tanto da fare di tutto purché lei abbandoni la terapia (visto che sarebbe deontologicamente scorretto che il terapeuta dopo sei mesi interrompesse senza ragione il trattamento)? Quindi - non potendo farlo la terapeuta - la psicologa fa in modo che sia il paziente ad interrompere la terapia?
Mi scusi, ma sono domande che sorgono spontanee.
Lei dice di aver paura di un altro abbandono, ma si è mai soffermato sulla qualità di chi la abbandona? Se la abbandonasse, lei cosa si perderebbe? Ci perderebbe una persona che la tratta malissimo, e che in 6 mesi (dico sei !) è riuscita SOLO a farla stare un pochino meglio. È davvero questa grande perdita?
Certo, quando lei dice che "teme" di essere abbandonato, in realtà vuole dire che è TERRORIZZATO dall'abbandono, che per lei sarebbe come un lutto, che sarebbe una cosa insopportabile, e che l'abbandono confermerebbe che lei vale niente o poco meno di niente. In questo caso il mio consiglio spassionato e di rivolgersi ad un altro terapeuta, questa volta maschio, al quale sottoporre come primo problema e più importante di tutti IL TERRORE DELL'ABBANDONO.
Tutti gli altri problemi sarebbero secondari a questo.
Glielo dico con tutto il cuore, e con l'affetto che un professionista nutre spontaneamente per un proprio paziente: LEI VALE !
E lei non merita di essere trattato male.
Se qualcuno la tratta male vuole solo dire che è maleducato, ignorante, e che non va frequentato.
Aspetto con sentimento una risposta a queste mie considerazioni.
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 9k visite dal 27/01/2019.
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