Fidanzato dipendente da hashish
Ci siamo conosciuti più di quattro anni fa, da Agosto 2015 io sono emotivamente coinvolta da lui e lui da me. Siamo entrambi piuttosto introversi, con delle problematiche alle spalle che tuttora ci portiamo dietro, familiari (la morte di suo padre) e non, ma nulla di grave, i soliti disagi adolescenziali. Proprio per questo il nostro è sempre stato un rapporto estremamente altalenante, e col tempo sono riuscita a definirlo tossico, considerati i tira e molla costanti. Alla fine, però, torniamo sempre a rivederci ed a condividere del tempo insieme, come se litigi e distanze si materializzassero, come se il fatto che il rapporto sia palesemente tossico non mi tangesse per nulla. Ebbene, dopo quattro anni sono ancora qui. Un paio di mesi dopo averlo conosciuto lui ha iniziato a frequentare assidui consumatori di hashish, che, ingenuamente, hanno fatto sì che la loro abitudine rientrasse anche nella sua, di quotidianità. Lui iniziava ad uscire ogni sera, a raggiungere questi ragazzi che si ritiravano in un posto a consumare hashish fino a notte, le due, se andava bene. Col passare del tempo questa abitudine si è consolidata. Fino a quattro anni fa, un po' per la mia età, un po' per la mia inesperienza nel campo sentimentale ed affettivo, non sentivo che questa questione mi competesse più di tanto: Col passare del tempo, ripeto, ho preso consapevolezza del fatto che le sue abitudini scalfissero l'immagine che avevo di lui e che si sviluppava poco a poco, e nei momenti di forte lucidità emotiva avevo il coraggio di porre fine al nostro rapporto, seppur per via telefonica. Nelle ultime settimane siamo arrivati a vederci più di tre volte a settimana. Tutto ciò ha ovviamente contribuito al coinvolgimento emotivo da parte mia nei suoi confronti, perchè con lui mi sono sentita davvero a casa. Purtroppo devo menzionare alcuni problemi legati alla nostra vita sessuale che ha avuto un calo non indifferente: lui non riesce a sostenere fisicamente un rapporto, sono pochissime le eccezioni. Non è stato difficile pensare che fosse un problema scatenato dal suo uso frequente di hashish. Nell'ultima settimana, però, il problema è diventato insormontabile e lui ha ammesso di essere dipendente dal fumo. Ha anche espresso la volontà di essere una persona migliore per me, di distaccarsi da questa abitudine controproducente nonostante fosse piuttosto difficile. Per questo è rimasto a casa tutta la settimana, tra distrazioni e palese senso di nervosismo ed astinenza, anche se con me cercava di soffocarlo. Non riesco a gestire questa situazione perchè sapevo che si sarebbe approcciato di nuovo a questa abitudine, come nel caso di questa sera. Ho saputo che avrebbe rivisto i suoi amici e ho sentito un vuoto al petto, l'ho aggredito con una serie di frasi sarcastiche che lui ha preso molto male, fino a bloccare i miei messaggi. Sento di non poter più sostenere questo istinto di protezione che alberga in me e che non riesco più a reprimere. Sento di volere il meglio per lui.
[#1]
Cara ragazza,
per quanto encomiabili le sue intenzioni e motivazioni mi sento di dirle che, il suo ragazzo, deve trovare in sé stesso la motivazione a smettere di fare uso di sostanze facendosi aiutare dalle istituzioni a ciò preposte.
"Sento di non poter più sostenere questo istinto di protezione che alberga in me e che non riesco più a reprimere. Sento di volere il meglio per lui"
Questa sua, sembra quasi coazione, a fare da crocerossina al suo compagno dovrebbe piuttosto discuterla con un collega attraverso un percorso psicoterapeutico. Servizio Sanitario, Università, consultorio; si guardi intorno e si faccia aiutare a non coinvolgersi troppo nella vita altrui e, allo stesso tempo, volendo aiutarlo, a fare i passi più appropriati per offrire aiuto sano.
Saluti e ci faccia sapere il prosieguo.
per quanto encomiabili le sue intenzioni e motivazioni mi sento di dirle che, il suo ragazzo, deve trovare in sé stesso la motivazione a smettere di fare uso di sostanze facendosi aiutare dalle istituzioni a ciò preposte.
"Sento di non poter più sostenere questo istinto di protezione che alberga in me e che non riesco più a reprimere. Sento di volere il meglio per lui"
Questa sua, sembra quasi coazione, a fare da crocerossina al suo compagno dovrebbe piuttosto discuterla con un collega attraverso un percorso psicoterapeutico. Servizio Sanitario, Università, consultorio; si guardi intorno e si faccia aiutare a non coinvolgersi troppo nella vita altrui e, allo stesso tempo, volendo aiutarlo, a fare i passi più appropriati per offrire aiuto sano.
Saluti e ci faccia sapere il prosieguo.
Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino
[#2]
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio per la sua risposta esaustiva. Immaginavo di essere "affetta da questa sindrome", perdoni il gergo. In effetti mi sento responsabile di questo suo percorso, della sua felicità, è come avere un costante peso sulle spalle, perché lui pensa che io gliela debba, ahimè. Lui condivide con me i suoi momenti di noia con canzoni e considerazioni, e se capita di non averli potuti leggere la notte prima perché mi sono addormentata, sento dentro di me una forte carenza nei suoi confronti. La sua risposta mi ha motivata a cercare aiuto presso un consultorio vicino. Nel frattempo, provvederò a parlargliene. La ringrazio ancora.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 26/01/2019.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.