Non riesco più a vomitare
Buongiorno.
non riesco più a vomitare dopo un abbuffata e questa "nuova" situazione mi sta destabilizzando.
Sono stata anoressica arrivando a pesare molto molto poco.
Dopo sono entrata in bulimia ed ho sempre usato il vomito autoindotto come comportamento compensatorio.
Negli utimi anni, nei periodi peggiori, mangiavo per vomitare. Non era il cibo a "consolarmi" dal mio pessimo stato mentale, ma trovavo giovamento nella pratica del vomito.
Negli utimi 2 o 3 mesi le cose sono cambiate. Mangio e soprattutto mi abbuffo senza però vomitare. Cioè sia chiaro, ogni volta che inizio a mangiare penso sempre che poi andrò "in bagno". Solo che una volta terminata l'abbuffata, semplicemente mi addormento e lascio perdere il progetto originale.
Così a prima vista potrebbe anche sembrare un miglioramento. Ma le abbuffate sono ripetute, più volte nella stessa giornata, e con lo stesso obiettivo di arrivare a vomitare che poi non perseguo. Spesso sono abbuffate ENORMI e va da sè che il comportamento ha provocato un aumento di peso che non mi fa felice.
Sottolineo che non valuto più la mia persona in base al corpo (qualcosa anni di terapia l'hanno pur fatta!). L'autostima è comunque bassissima, ma si basa su altri fattori.
Sebbene riesca ad uscire di casa nonostante questi chili in più, sono preoccupata. Se continuo in questo modo oltre all'estetica ne risentirà anche la salute.
Che sta succedendo? Il mio disturbo si è nuovamente modificato? MI sto preparando la strada per l'obesità?
"Sogno" di vomitare tantissimo o di digiunare per un mese per purificarmi da questa "sporcizia", ma non riesco a fare nè l'uno nell'altro e non riesco a perdonarmi. Che faccio?
Grazie a chi mi darà un consiglio.
non riesco più a vomitare dopo un abbuffata e questa "nuova" situazione mi sta destabilizzando.
Sono stata anoressica arrivando a pesare molto molto poco.
Dopo sono entrata in bulimia ed ho sempre usato il vomito autoindotto come comportamento compensatorio.
Negli utimi anni, nei periodi peggiori, mangiavo per vomitare. Non era il cibo a "consolarmi" dal mio pessimo stato mentale, ma trovavo giovamento nella pratica del vomito.
Negli utimi 2 o 3 mesi le cose sono cambiate. Mangio e soprattutto mi abbuffo senza però vomitare. Cioè sia chiaro, ogni volta che inizio a mangiare penso sempre che poi andrò "in bagno". Solo che una volta terminata l'abbuffata, semplicemente mi addormento e lascio perdere il progetto originale.
Così a prima vista potrebbe anche sembrare un miglioramento. Ma le abbuffate sono ripetute, più volte nella stessa giornata, e con lo stesso obiettivo di arrivare a vomitare che poi non perseguo. Spesso sono abbuffate ENORMI e va da sè che il comportamento ha provocato un aumento di peso che non mi fa felice.
Sottolineo che non valuto più la mia persona in base al corpo (qualcosa anni di terapia l'hanno pur fatta!). L'autostima è comunque bassissima, ma si basa su altri fattori.
Sebbene riesca ad uscire di casa nonostante questi chili in più, sono preoccupata. Se continuo in questo modo oltre all'estetica ne risentirà anche la salute.
Che sta succedendo? Il mio disturbo si è nuovamente modificato? MI sto preparando la strada per l'obesità?
"Sogno" di vomitare tantissimo o di digiunare per un mese per purificarmi da questa "sporcizia", ma non riesco a fare nè l'uno nell'altro e non riesco a perdonarmi. Che faccio?
Grazie a chi mi darà un consiglio.
[#1]
>>> trovavo giovamento nella pratica del vomito
>>>
Quando il vomito si configura come piacere fine a se stesso, è una evoluzione del disturbo bulimico e può essere tranquillamente considerato come un disturbo a sé stante.
Quindi né anoressoide né afferente alla bulimia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/274-il-disturbo-da-vomiting.html
>>> Che sta succedendo? Il mio disturbo si è nuovamente modificato?
>>>
È probabile. I disturbi del comportamento alimentare sono mutevoli e non è raro assistere a passaggi da un estremo all'altro.
La terapia fatta finora "qualcosa" può aver fatto, ma non sembra aver scalfito l'inquietudine di base, che ancora si esprime con le abbuffate.
Il consiglio perciò è di tener presente la possibilità di servirsi nuovamente di un (diverso) aiuto psicoterapeutico.
>>>
Quando il vomito si configura come piacere fine a se stesso, è una evoluzione del disturbo bulimico e può essere tranquillamente considerato come un disturbo a sé stante.
Quindi né anoressoide né afferente alla bulimia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/274-il-disturbo-da-vomiting.html
>>> Che sta succedendo? Il mio disturbo si è nuovamente modificato?
>>>
È probabile. I disturbi del comportamento alimentare sono mutevoli e non è raro assistere a passaggi da un estremo all'altro.
La terapia fatta finora "qualcosa" può aver fatto, ma non sembra aver scalfito l'inquietudine di base, che ancora si esprime con le abbuffate.
Il consiglio perciò è di tener presente la possibilità di servirsi nuovamente di un (diverso) aiuto psicoterapeutico.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
La ringrazio molto per la sua risposta.
Certo, sono consapevole che l'inquitudine di base sia rimasta, ed infatti non è solo il problema alimentare ad affliggermi.
A questo punto però sono molto confusa.
L'ultima terapia che ho seguito era di tipo cognitivo-comportamentale ma devo ammettere che ho avuto difficoltà di aderenza. Forse per mio limite, ma percepivo che in terapia non veniva data una risposta esauriente ad un disagio che io percepisco come antico e profondo.
Lei, se Le è possibile rispondere, che tipo di approccio consiglierebbe?
La ringrazio molto per la sua risposta.
Certo, sono consapevole che l'inquitudine di base sia rimasta, ed infatti non è solo il problema alimentare ad affliggermi.
A questo punto però sono molto confusa.
L'ultima terapia che ho seguito era di tipo cognitivo-comportamentale ma devo ammettere che ho avuto difficoltà di aderenza. Forse per mio limite, ma percepivo che in terapia non veniva data una risposta esauriente ad un disagio che io percepisco come antico e profondo.
Lei, se Le è possibile rispondere, che tipo di approccio consiglierebbe?
[#3]
>>> devo ammettere che ho avuto difficoltà di aderenza
>>>
A sua parziale "discolpa" possiamo dire che i disturbi alimentari sono non di rado resistenti e difficili da estirpare.
Tuttavia è anche possibile, come lei stessa riconosce, che non si sia sentita sufficientemente compresa dal terapeuta e che quindi la cosiddetta alleanza terapeutica non sia stata la migliore possibile.
Potrebbe tentare o con lo stesso tipo di terapia, ma con un differente terapeuta, oppure con la terapia breve strategica informandosi prima in ogni caso, per quanto possibile, sul nuovo terapeuta.
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A sua parziale "discolpa" possiamo dire che i disturbi alimentari sono non di rado resistenti e difficili da estirpare.
Tuttavia è anche possibile, come lei stessa riconosce, che non si sia sentita sufficientemente compresa dal terapeuta e che quindi la cosiddetta alleanza terapeutica non sia stata la migliore possibile.
Potrebbe tentare o con lo stesso tipo di terapia, ma con un differente terapeuta, oppure con la terapia breve strategica informandosi prima in ogni caso, per quanto possibile, sul nuovo terapeuta.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 27.9k visite dal 25/01/2019.
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