Senso di solitudine continuo e nodo alla gola
Salve,
Sono una ragazza di 27 anni che da anni fa fatica a superare il problema della solitudine. Il problema è che sono ormai anni che mi sento constantemente sola. Il fatto è che non lo sono affatto. Ho un buon rapporto con amici e colleghi, anche se devo ammettere che non ho un rapporto profondo con nessuno di loro. Non dico che non ci sia la cosi detta confidenza, ma semplicamente mi sento come se nessuno mi conoscesse veramente e come se non avessi nessuno con cui poter condividere la vita di tutti i giorni. In generale, sin dall'adolescenza, ho sempre avuto problemi di carattere psicologico: sono cinque anni che vado da uno psicoterapetua e devo ammettere che mi ha aiutata molto. Ho passato dei momenti di tristezza profonda che fortunatamente sono riuscita a superare grazie al suo supporto. Tuttavia mi sembra di aver raggiunto un impasse. Sono anni che mi sento profondamente sola. Il mio psicoterapeuta dice che non sono depressa e che devo superare il lutto dell'abbandono dei miei genitori. ( Non si sono mai presi cura di me).
Il fatto è che mi sembra che questa tristezza non finisca mai. Sono veramente anni che mi sento cosí e mi chiedo, quando finirá? So benissimo che forse quello di cui avrei bisogno sono dei rapporti piu intimi o comunque rapporti in cui io mi senta piú accolta. Allo stesso tempo pero mi chiedo, finchè non trovero questo tipo di rapporto, che sia con un fidanzato o un amico piu intimo, saro condannata a sentirmi sempre cosí tremendamente sola? Spesso passo le giornate davanti al cellulare, perche la tristezza è cosí forte che non riesco a fare niente. Altre volte mentre sono in giro, mi viene da piangere perchè mi sento sempre cosí tremendamente sola quando faccio le cose( shopping, spesa etc). Mi sento come se mi trattenessi sempre dal piangere. Non so piu cosa fare. Devo ammettere che quando piango mi sento molto meglio e che sebbene io sia sempre sul punto di piangere in realta poi e come se mi trattenessi continuamente. In questo periodo infatti sto soffrendo anche del cosi detto bolo isterico.
Ci sono giorni che poi mi sveglio e penso che la vita e meravigliosa e passo magari un giorno oppure un paio di giorni tranquilla e poi, tutto cambia e mi sento di nuovo abbandonata e sola.
Devo rassegnarmi ed accettare che sarà cosí per sempre?
Sono una ragazza di 27 anni che da anni fa fatica a superare il problema della solitudine. Il problema è che sono ormai anni che mi sento constantemente sola. Il fatto è che non lo sono affatto. Ho un buon rapporto con amici e colleghi, anche se devo ammettere che non ho un rapporto profondo con nessuno di loro. Non dico che non ci sia la cosi detta confidenza, ma semplicamente mi sento come se nessuno mi conoscesse veramente e come se non avessi nessuno con cui poter condividere la vita di tutti i giorni. In generale, sin dall'adolescenza, ho sempre avuto problemi di carattere psicologico: sono cinque anni che vado da uno psicoterapetua e devo ammettere che mi ha aiutata molto. Ho passato dei momenti di tristezza profonda che fortunatamente sono riuscita a superare grazie al suo supporto. Tuttavia mi sembra di aver raggiunto un impasse. Sono anni che mi sento profondamente sola. Il mio psicoterapeuta dice che non sono depressa e che devo superare il lutto dell'abbandono dei miei genitori. ( Non si sono mai presi cura di me).
Il fatto è che mi sembra che questa tristezza non finisca mai. Sono veramente anni che mi sento cosí e mi chiedo, quando finirá? So benissimo che forse quello di cui avrei bisogno sono dei rapporti piu intimi o comunque rapporti in cui io mi senta piú accolta. Allo stesso tempo pero mi chiedo, finchè non trovero questo tipo di rapporto, che sia con un fidanzato o un amico piu intimo, saro condannata a sentirmi sempre cosí tremendamente sola? Spesso passo le giornate davanti al cellulare, perche la tristezza è cosí forte che non riesco a fare niente. Altre volte mentre sono in giro, mi viene da piangere perchè mi sento sempre cosí tremendamente sola quando faccio le cose( shopping, spesa etc). Mi sento come se mi trattenessi sempre dal piangere. Non so piu cosa fare. Devo ammettere che quando piango mi sento molto meglio e che sebbene io sia sempre sul punto di piangere in realta poi e come se mi trattenessi continuamente. In questo periodo infatti sto soffrendo anche del cosi detto bolo isterico.
Ci sono giorni che poi mi sveglio e penso che la vita e meravigliosa e passo magari un giorno oppure un paio di giorni tranquilla e poi, tutto cambia e mi sento di nuovo abbandonata e sola.
Devo rassegnarmi ed accettare che sarà cosí per sempre?
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"Il fatto è che mi sembra che questa tristezza non finisca mai. Sono veramente anni che mi sento cosí e mi chiedo, quando finirá?"
Probabilmente quando non si sentirà più condannata a tale destino e non se lo domanderà più, ma inizierà al contrario a domandarsi cosa può fare Lei per per "costruirsi" una vita più serena.
"So benissimo che forse quello di cui avrei bisogno sono dei rapporti piu intimi o comunque rapporti in cui io mi senta piú accolta."
Questo appare nuovamente un atteggiamento di passività: il "sentirsi" accolta è qualcosa che riguarda Lei, per cui occorre ci sia una sua disponibilità ad andare verso l'altro, fidarsi/affidarsi e farsi accogliere. Gli altri non hanno il potere di farla sentire accolta, al massimo possono accoglierla.
"finchè non trovero questo tipo di rapporto, che sia con un fidanzato o un amico piu intimo, saro condannata a sentirmi sempre cosí tremendamente sola?"
Anche in questo caso, a mio parere, il ragionamento andrebbe rovesciato: in un rapporto paritario (di amicizia, o affettivo che sia), tra tante persone disponibili, chi sceglierebbe di avere accanto una persona triste?
" devo superare il lutto dell'abbandono dei miei genitori. ( Non si sono mai presi cura di me)"
Questo accade a tante persone, ma se in passato le cose sono andate così, a 27 anni è oramai una donna, non solo una figlia: sta esclusivamente a Lei decidere se volersi tenere ancorato alle spalle questo peso, o scrollarselo di dosso e guardare al suo presente e al suo futuro.
"Devo rassegnarmi ed accettare che sarà cosí per sempre?"
Dal mio punto di vista, sarà così fino a che riterrà che non sia in suo potere fare qualcosa per modificare la situazione, senza attendersi che sia qualcun altro a "salvarla" (terapeuta, amici, fidanzato...).
Le suggerirei di valutare con uno specialista (medico psichiatra) anche l'opportunità di un supporto farmacologico.
Cordialità.
Probabilmente quando non si sentirà più condannata a tale destino e non se lo domanderà più, ma inizierà al contrario a domandarsi cosa può fare Lei per per "costruirsi" una vita più serena.
"So benissimo che forse quello di cui avrei bisogno sono dei rapporti piu intimi o comunque rapporti in cui io mi senta piú accolta."
Questo appare nuovamente un atteggiamento di passività: il "sentirsi" accolta è qualcosa che riguarda Lei, per cui occorre ci sia una sua disponibilità ad andare verso l'altro, fidarsi/affidarsi e farsi accogliere. Gli altri non hanno il potere di farla sentire accolta, al massimo possono accoglierla.
"finchè non trovero questo tipo di rapporto, che sia con un fidanzato o un amico piu intimo, saro condannata a sentirmi sempre cosí tremendamente sola?"
Anche in questo caso, a mio parere, il ragionamento andrebbe rovesciato: in un rapporto paritario (di amicizia, o affettivo che sia), tra tante persone disponibili, chi sceglierebbe di avere accanto una persona triste?
" devo superare il lutto dell'abbandono dei miei genitori. ( Non si sono mai presi cura di me)"
Questo accade a tante persone, ma se in passato le cose sono andate così, a 27 anni è oramai una donna, non solo una figlia: sta esclusivamente a Lei decidere se volersi tenere ancorato alle spalle questo peso, o scrollarselo di dosso e guardare al suo presente e al suo futuro.
"Devo rassegnarmi ed accettare che sarà cosí per sempre?"
Dal mio punto di vista, sarà così fino a che riterrà che non sia in suo potere fare qualcosa per modificare la situazione, senza attendersi che sia qualcun altro a "salvarla" (terapeuta, amici, fidanzato...).
Le suggerirei di valutare con uno specialista (medico psichiatra) anche l'opportunità di un supporto farmacologico.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Salve Dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta e per essersi presa del tempo per scriverne una cosi lunga.
Tuttavia non mi sento di dirle che la sua risposta mi sia stata di grande aiuto.
Innanzitutto, non ho mai incolpato gli altri della mia incapacita' di sentirmi legata a qualcuno.
Inoltre, lei mi ha dato della 'passiva', senza avere idea di quello che io faccio giorno per giorni per cercare di stare bene. Mi reputo una persona molto determinata ed amo la mia vita, malgrado le difficolta.
Inoltre, mi ha praticamente detto che le persone non sceglierebbero mai di stare con una persona 'triste' come me.
Innanzitutto io con gli altri sono molto solare. Ma mettiamo caso io sia triste anche al di fuori del mio appartamento e in tutti i contesti, pensa davvero che in una frase come 'tra tante persone disponibili, chi sceglierebbe di avere accanto una persona triste?' possa far sentire meglio una persona in difficolta'?
'Questo accade a tante persone [...] A 27 anni è oramai una donna, non solo una figlia: sta esclusivamente a Lei decidere se volersi tenere ancorato alle spalle questo peso, o scrollarselo di dosso e guardare al suo presente e al suo futuro.'
Ancora una volta mi 'accusa' di essere l'artefice dei miei problemi. Sono d'accordo con lei che bisogna scegliere di essere felici, ma lei da psicologa dovrebbe sapere che e' un processo che richiede tempo. Come dovrebbe sapere che alcune persone riescono a superare i problemi con piu facilita' degli altri.
Per concludere, mi suggerisce di andare da uno psichiatra e magari fare anche un trattamento farmacologico. ( Senza spiegarmi secondo lei, perche' dovrei passare dalla psicoterapia alla psichiatria e senza spiegarmi perche' una terapia farmacologica possa essere benefica nel mio caso)
Allora, mi perdoni, ma lei veramente crede che con questo modo di esporre le sue teorie possa aver aiutato me, donna in difficolta', che si e' chiaramente rivolta a questa piattaforma in un momento di esasperazione?
Sinceramente le sue parole non mi hanno fatta sentire meglio, ne' mi hanno dato alcun tipo di aiuto pratico. Mi sembra che lei abbia solamente voluto puntare il dito e cominicarmi qualcosa del tipo ' sei triste perche' ti crogioli nella tua tristezza e perche' non fai niente per stare meglio'.
Quello che mi aspettavo di trovare su questa piattaforma era comprensione e magari un aiuto piu' pratico. Avrebbe potuto prensentarmi le sue teorie in un modo piu' rispettoso e meno giudicante visto che per quanto si possa essere fatta un'idea, lei non mi conosce affatto.
Saluti
la ringrazio per la sua risposta e per essersi presa del tempo per scriverne una cosi lunga.
Tuttavia non mi sento di dirle che la sua risposta mi sia stata di grande aiuto.
Innanzitutto, non ho mai incolpato gli altri della mia incapacita' di sentirmi legata a qualcuno.
Inoltre, lei mi ha dato della 'passiva', senza avere idea di quello che io faccio giorno per giorni per cercare di stare bene. Mi reputo una persona molto determinata ed amo la mia vita, malgrado le difficolta.
Inoltre, mi ha praticamente detto che le persone non sceglierebbero mai di stare con una persona 'triste' come me.
Innanzitutto io con gli altri sono molto solare. Ma mettiamo caso io sia triste anche al di fuori del mio appartamento e in tutti i contesti, pensa davvero che in una frase come 'tra tante persone disponibili, chi sceglierebbe di avere accanto una persona triste?' possa far sentire meglio una persona in difficolta'?
'Questo accade a tante persone [...] A 27 anni è oramai una donna, non solo una figlia: sta esclusivamente a Lei decidere se volersi tenere ancorato alle spalle questo peso, o scrollarselo di dosso e guardare al suo presente e al suo futuro.'
Ancora una volta mi 'accusa' di essere l'artefice dei miei problemi. Sono d'accordo con lei che bisogna scegliere di essere felici, ma lei da psicologa dovrebbe sapere che e' un processo che richiede tempo. Come dovrebbe sapere che alcune persone riescono a superare i problemi con piu facilita' degli altri.
Per concludere, mi suggerisce di andare da uno psichiatra e magari fare anche un trattamento farmacologico. ( Senza spiegarmi secondo lei, perche' dovrei passare dalla psicoterapia alla psichiatria e senza spiegarmi perche' una terapia farmacologica possa essere benefica nel mio caso)
Allora, mi perdoni, ma lei veramente crede che con questo modo di esporre le sue teorie possa aver aiutato me, donna in difficolta', che si e' chiaramente rivolta a questa piattaforma in un momento di esasperazione?
Sinceramente le sue parole non mi hanno fatta sentire meglio, ne' mi hanno dato alcun tipo di aiuto pratico. Mi sembra che lei abbia solamente voluto puntare il dito e cominicarmi qualcosa del tipo ' sei triste perche' ti crogioli nella tua tristezza e perche' non fai niente per stare meglio'.
Quello che mi aspettavo di trovare su questa piattaforma era comprensione e magari un aiuto piu' pratico. Avrebbe potuto prensentarmi le sue teorie in un modo piu' rispettoso e meno giudicante visto che per quanto si possa essere fatta un'idea, lei non mi conosce affatto.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.3k visite dal 24/01/2019.
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