Non riesco a legarmi alle persone ed è come se fossi sempre completamente dissociata dalla vera me,
Salve, sono una ragazza di 24 anni e mi sembra di vivere la vita incatenata dietro ad uno specchio.
Sono stata in passato seguita da vari specialisti ma nessuno mi ha dato risposte o un vero e proprio aiuto, probabilmente anche a causa del mio carattere molto diffidente.
Sono comunque sotto cura farmacologica per tenere sotto controllo attacchi di panico, d'ansia e crolli psicologici.
Prendo Brintellix da 5 mg, una compressa al giorno; Xanax 0.50 mattina e pomeriggio e 1 mg la sera insieme ad una compressa di Tavor da 2.50 mg.
Non sono in un centro salute mentale ma è come esserlo tra tutte le medicine ed i miei genitori.
Mi hanno diagnosticato bipolarità la prima volta, per un periodo schizofrenia ma hanno velocemente messo da parte l'opzione e infine depressione ed ansia sociale.
Non ho dubbi sul soffrire di una grossa forma d'ansia, mi impedisce di fare tante cose nei momenti peggiori, ma sono sempre stata dubbiosa sulla depressione.
Provo a mettere per iscritto i sintomi dai più quotidiani a quelli più rari:
Ho tachicardia quasi fissa, evito ogni volta che posso il contatto umano e non riesco ad esprimermi con nessuno se non con un sorriso ed una battuta. Mi sento sempre e costantemente arrabbiata, nervosa e impaurita(non so da cosa però). Non riesco a legarmi alle persone nonostante vorrei farlo ma preferisco fare sempre tutto da sola. Quando sono da sola passo almeno l'80% del tempo a piangere per sfogarmi.
Passo dall'essere euforica, ballare per la camera, ordinare tutto e creare aspettative all'essere piena di malessere, a pensare che non mi libererò mai dai miei problemi e al suicidio come rimedio a tutto.
Suicidio provato due volte, ma una delle due volte credo di averlo fatto per obbligarmi a chiedere aiuto. Ma non so come aiutarmi o farmi aiutare, non ho idea di come si faccia.
Le uniche cose che mi fanno stare meglio sono i libri, il cinema e la musica, mi piace studiare ma non ho continuato all'università perché andare ogni giorno ai corsi era insopportabile e mentalmente doloroso.
Sono consapevole quasi di tutto, ma non riesco ad aiutarmi o farmi aiutare. È appunto come se vedessi tutto da dietro uno specchio.
Non credo che siano tutti stupidi al mondo, ma dentro la mia mente nessuno riuscirebbe a capire davvero le mie sensazioni ed il mio dolore. Sono consapevole di isolarmi sempre, ma mi sento di base molto sola. Sempre troppo sola.
Sto rivalutando l'idea di uno specialista, perché sto avendo molti crolli e troppi pensieri sul farmi male, ma ho paura di ricevere solo una diagnosi diversa, altri medicinali e soldi buttati.
Ho tantissima voglia di fare, ma è come se mi mancassero le forze.
Ho crisi d'ansia su cose che nemmeno esistono e mi bloccano sempre al solito punto.
In più nell'ultimo anno ho iniziato ad avere dei vuoti di memoria.
Vorrei solo premere un pulsante e mettere in pausa il mio cervello perché sto raschiando il fondo e so che da un momento all'altro finirò col caderci.
Sono stata in passato seguita da vari specialisti ma nessuno mi ha dato risposte o un vero e proprio aiuto, probabilmente anche a causa del mio carattere molto diffidente.
Sono comunque sotto cura farmacologica per tenere sotto controllo attacchi di panico, d'ansia e crolli psicologici.
Prendo Brintellix da 5 mg, una compressa al giorno; Xanax 0.50 mattina e pomeriggio e 1 mg la sera insieme ad una compressa di Tavor da 2.50 mg.
Non sono in un centro salute mentale ma è come esserlo tra tutte le medicine ed i miei genitori.
Mi hanno diagnosticato bipolarità la prima volta, per un periodo schizofrenia ma hanno velocemente messo da parte l'opzione e infine depressione ed ansia sociale.
Non ho dubbi sul soffrire di una grossa forma d'ansia, mi impedisce di fare tante cose nei momenti peggiori, ma sono sempre stata dubbiosa sulla depressione.
Provo a mettere per iscritto i sintomi dai più quotidiani a quelli più rari:
Ho tachicardia quasi fissa, evito ogni volta che posso il contatto umano e non riesco ad esprimermi con nessuno se non con un sorriso ed una battuta. Mi sento sempre e costantemente arrabbiata, nervosa e impaurita(non so da cosa però). Non riesco a legarmi alle persone nonostante vorrei farlo ma preferisco fare sempre tutto da sola. Quando sono da sola passo almeno l'80% del tempo a piangere per sfogarmi.
Passo dall'essere euforica, ballare per la camera, ordinare tutto e creare aspettative all'essere piena di malessere, a pensare che non mi libererò mai dai miei problemi e al suicidio come rimedio a tutto.
Suicidio provato due volte, ma una delle due volte credo di averlo fatto per obbligarmi a chiedere aiuto. Ma non so come aiutarmi o farmi aiutare, non ho idea di come si faccia.
Le uniche cose che mi fanno stare meglio sono i libri, il cinema e la musica, mi piace studiare ma non ho continuato all'università perché andare ogni giorno ai corsi era insopportabile e mentalmente doloroso.
Sono consapevole quasi di tutto, ma non riesco ad aiutarmi o farmi aiutare. È appunto come se vedessi tutto da dietro uno specchio.
Non credo che siano tutti stupidi al mondo, ma dentro la mia mente nessuno riuscirebbe a capire davvero le mie sensazioni ed il mio dolore. Sono consapevole di isolarmi sempre, ma mi sento di base molto sola. Sempre troppo sola.
Sto rivalutando l'idea di uno specialista, perché sto avendo molti crolli e troppi pensieri sul farmi male, ma ho paura di ricevere solo una diagnosi diversa, altri medicinali e soldi buttati.
Ho tantissima voglia di fare, ma è come se mi mancassero le forze.
Ho crisi d'ansia su cose che nemmeno esistono e mi bloccano sempre al solito punto.
In più nell'ultimo anno ho iniziato ad avere dei vuoti di memoria.
Vorrei solo premere un pulsante e mettere in pausa il mio cervello perché sto raschiando il fondo e so che da un momento all'altro finirò col caderci.
[#1]
>>> Non credo che siano tutti stupidi al mondo, ma dentro la mia mente nessuno riuscirebbe a capire davvero le mie sensazioni ed il mio dolore
>>>
Benvenuta fra noi.
Nessuno riesce veramente a capire cosa passi per la testa di un altro. Neanche uno psicologo può capirlo fino in fondo.
Se la situazione è quella che ha descritto, ritengo che oltre all'aiuto farmacologico lei potrebbe aver disperato bisogno anche di un aiuto psicologico, che l'aiuti a vedere le cose in modo meno astratto e idealizzato, e soprattutto ad abituarsi al disagio che i rapporti sociali, spesso, possono provocare.
Probabilmente lei è una di quelle persone troppo sensibili, che invece di lavorare per diminuire la propria sensibilità e adattarsi, vive nella pretesa che il mondo si debba adattare a loro. Oppure negando il mondo.
>>>
Benvenuta fra noi.
Nessuno riesce veramente a capire cosa passi per la testa di un altro. Neanche uno psicologo può capirlo fino in fondo.
Se la situazione è quella che ha descritto, ritengo che oltre all'aiuto farmacologico lei potrebbe aver disperato bisogno anche di un aiuto psicologico, che l'aiuti a vedere le cose in modo meno astratto e idealizzato, e soprattutto ad abituarsi al disagio che i rapporti sociali, spesso, possono provocare.
Probabilmente lei è una di quelle persone troppo sensibili, che invece di lavorare per diminuire la propria sensibilità e adattarsi, vive nella pretesa che il mondo si debba adattare a loro. Oppure negando il mondo.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Sono idealista ma verso me stessa, accetto facilmente le differenze nel mondo e anzi, mi piacciono perché mi fanno scoprire sempre qualcosa che non so.
Non voglio lavorare per diminuire la mia sensibilità e diventare come una di quelle persone che non si accorgono quando qualcuno ha un problema. Vorrei riuscire a trovare un equilibrio, semplicemente.
Perdoni la franchezza, ma davvero il suo consiglio è, brevemente, "ti devi adattare"? Mi devo "abituare al disagio"?
Non la prenda sul personale ma non mi sembrano consigli professionali né tanto meno adatti.
Non voglio abituarmi al disagio e all'ansia, voglio migliorarmi e capire come combattere queste cose per stare meglio in futuro. E non credo che abituarmi mi aiuti, anzi credo non aiuti nessuno con un problema.
Non voglio lavorare per diminuire la mia sensibilità e diventare come una di quelle persone che non si accorgono quando qualcuno ha un problema. Vorrei riuscire a trovare un equilibrio, semplicemente.
Perdoni la franchezza, ma davvero il suo consiglio è, brevemente, "ti devi adattare"? Mi devo "abituare al disagio"?
Non la prenda sul personale ma non mi sembrano consigli professionali né tanto meno adatti.
Non voglio abituarmi al disagio e all'ansia, voglio migliorarmi e capire come combattere queste cose per stare meglio in futuro. E non credo che abituarmi mi aiuti, anzi credo non aiuti nessuno con un problema.
[#3]
>>> Perdoni la franchezza, ma davvero il suo consiglio è, brevemente, "ti devi adattare"?
>>>
Sì.
>>> Mi devo "abituare al disagio"?
>>>
No.
Ti devi adattare nel senso di imparare a soffrire di meno per cose per le quali non vale la pena soffrire. Non a diventare insensibile.
Devi imparare a restare sensibile, ma a essere meno vulnerabile.
>>>
Sì.
>>> Mi devo "abituare al disagio"?
>>>
No.
Ti devi adattare nel senso di imparare a soffrire di meno per cose per le quali non vale la pena soffrire. Non a diventare insensibile.
Devi imparare a restare sensibile, ma a essere meno vulnerabile.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 8k visite dal 22/01/2019.
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