Conseguenze di un rifiuto
Gentili medici,
ho 27 anni e ho avuto 1 solo "fidanzato" in vita mia quando avevo 17 anni. In realtà per me era un fidanzato, lui mi vedeva soltanto come una delle tante da portare a letto; tant'è che quando ha capito che non avevo alcuna intenzione di avere rapporti sessuali con lui senza averlo prima conosciuto meglio, mi ha lasciata.
Da quel momento non ho più avuto alcun fidanzato.
Non sono una persona che esce con amici, ma dedico tutto il mio tempo allo studio universitario.
Tuttavia, qualche mese fa ho conosciuto un nuovo collega che mi ha colpito sin dal primo momento.
A fronte di uno scarso colloquio "dal vivo", ci siamo scambiati tantissimi messaggi su WhatsApp.
Lui mi aveva fatto un complimento e da lì abbiamo cominciato a sentirci in maniera più assidua.
Mi ha spronato tantissimo con delle domande dirette fino a farmi confessare la mia cotta per lui.
Come detto da lui stesso, ha accolto con stupore e molto entusiasmo tutto ciò e me lo ha dimostrato sin da subito proponendomi di uscire insieme, di studiare insieme...
Tuttavia, dopo qualche giorno, improvvisamente, mi manda un messaggio dicendomi che non si sente pronto ad affrontare una nuova relazione, a causa della sua recente rottura con la ex dopo 7 anni di fidanzamento.
Lì per lì sono rimasta un po' delusa e ho cercato di fargli capire, sempre in maniera gentile, che avrebbe potuto bloccarmi prima di farmi vuotare il sacco o comunque provare a vivere la situazione senza forzature, per vedere come andava.
Dal giorno dopo tutto è cambiato. Lui un'altra persona. La mia presenza gli dava persino fastidio.
Ho comunque cercato di restargli accanto come collega, fornendogli il mio aiuto, i miei appunti... (so che è più in difficoltà di me in una determinata materia). Tutto questo mi ha portato a ricevere un suo messaggio dove mi chiedeva, per favore, di far finta che nulla fosse accaduto. Di ritornare con la mente al primo giorno dove nessuno dei due sapeva nulla dell'altro. Ha concluso dicendomi che il mio modo di fare lo far star male, lo fa sentire soffocato!
Inutile dirvi che non riesco a darmi pace. Non capisco come una persona possa cambiare atteggiamento così velocemente e soprattutto a fronte di un semplice aiuto da me offerto, da normalissima collega.
Potrei chiedere il vostro parere, per favore? E soprattutto come dovrei comportarmi adesso considerato che la mia cotta nei suoi confronti è ancora viva e non vuole saperne di diminuire?
Grazie e buona domenica.
ho 27 anni e ho avuto 1 solo "fidanzato" in vita mia quando avevo 17 anni. In realtà per me era un fidanzato, lui mi vedeva soltanto come una delle tante da portare a letto; tant'è che quando ha capito che non avevo alcuna intenzione di avere rapporti sessuali con lui senza averlo prima conosciuto meglio, mi ha lasciata.
Da quel momento non ho più avuto alcun fidanzato.
Non sono una persona che esce con amici, ma dedico tutto il mio tempo allo studio universitario.
Tuttavia, qualche mese fa ho conosciuto un nuovo collega che mi ha colpito sin dal primo momento.
A fronte di uno scarso colloquio "dal vivo", ci siamo scambiati tantissimi messaggi su WhatsApp.
Lui mi aveva fatto un complimento e da lì abbiamo cominciato a sentirci in maniera più assidua.
Mi ha spronato tantissimo con delle domande dirette fino a farmi confessare la mia cotta per lui.
Come detto da lui stesso, ha accolto con stupore e molto entusiasmo tutto ciò e me lo ha dimostrato sin da subito proponendomi di uscire insieme, di studiare insieme...
Tuttavia, dopo qualche giorno, improvvisamente, mi manda un messaggio dicendomi che non si sente pronto ad affrontare una nuova relazione, a causa della sua recente rottura con la ex dopo 7 anni di fidanzamento.
Lì per lì sono rimasta un po' delusa e ho cercato di fargli capire, sempre in maniera gentile, che avrebbe potuto bloccarmi prima di farmi vuotare il sacco o comunque provare a vivere la situazione senza forzature, per vedere come andava.
Dal giorno dopo tutto è cambiato. Lui un'altra persona. La mia presenza gli dava persino fastidio.
Ho comunque cercato di restargli accanto come collega, fornendogli il mio aiuto, i miei appunti... (so che è più in difficoltà di me in una determinata materia). Tutto questo mi ha portato a ricevere un suo messaggio dove mi chiedeva, per favore, di far finta che nulla fosse accaduto. Di ritornare con la mente al primo giorno dove nessuno dei due sapeva nulla dell'altro. Ha concluso dicendomi che il mio modo di fare lo far star male, lo fa sentire soffocato!
Inutile dirvi che non riesco a darmi pace. Non capisco come una persona possa cambiare atteggiamento così velocemente e soprattutto a fronte di un semplice aiuto da me offerto, da normalissima collega.
Potrei chiedere il vostro parere, per favore? E soprattutto come dovrei comportarmi adesso considerato che la mia cotta nei suoi confronti è ancora viva e non vuole saperne di diminuire?
Grazie e buona domenica.
[#1]
Buonasera. Leggo le sue perplessità rispetto alla vicenda che la sta facendo soffrire. Naturalmente il collega avrebbe potuto agire diversamente, essere più delicato, ma in ogni caso resta nel suo diritto cambiare idea e ritrarsi da una relazione che era appena allo stato embrionale.
Mi sembra più rilevante il fatto che l'episodio sia accaduto dopo dieci anni di "nulla". Mi verrebbe da chiederle: come mai non dice di averne sofferto? Come se la soffrenza si sia manifestata così, come un temporale inatteso durante una bella giornata estiva, al primo approcciarsi di qualcosa di più profondo di una semplice colleganza... E una relazione affettiva è sì la possibilità di emozionarsi, ma anche rischio, delusione, distacco.
Forse questa prima apertura va presa come segnale di un suo possibile cambiamento in direzione di una disponibilità maggiore a farsi coinvolgere nella vita e a lasciarsi andare.
Potrebbe esserle di grande aiuto un percorso personale con un professionista non perché ci siano dei sintomi, ma per transitare attraverso una relazione dove lei possa sentirsi sufficentemente al sicuro per proseguire nel cammino di apertura al mondo. Con un grande augurio di cose belle.
Mi sembra più rilevante il fatto che l'episodio sia accaduto dopo dieci anni di "nulla". Mi verrebbe da chiederle: come mai non dice di averne sofferto? Come se la soffrenza si sia manifestata così, come un temporale inatteso durante una bella giornata estiva, al primo approcciarsi di qualcosa di più profondo di una semplice colleganza... E una relazione affettiva è sì la possibilità di emozionarsi, ma anche rischio, delusione, distacco.
Forse questa prima apertura va presa come segnale di un suo possibile cambiamento in direzione di una disponibilità maggiore a farsi coinvolgere nella vita e a lasciarsi andare.
Potrebbe esserle di grande aiuto un percorso personale con un professionista non perché ci siano dei sintomi, ma per transitare attraverso una relazione dove lei possa sentirsi sufficentemente al sicuro per proseguire nel cammino di apertura al mondo. Con un grande augurio di cose belle.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 20/01/2019.
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