Ansia e paura di andarsene di casa
Buonasera gentili dottori,
dopo tanto tempo e tante altre esperienze simili alle mie lette, mi sono decisa a scrivere per raccontare le mie paure: paura e dispiacere di andarmene di casa e di lasciare i miei genitori e i miei fratelli.
Sono felicemente fidanzata da più di dieci anni per cui il problema non è interno alla coppia. Abbiamo un piccolo appoggio pronto e arredato, di sua proprietà, dove quasi fin dall'inizio stiamo vivendo la nostra vita di coppia, ma a pranzo e cena torniamo rispettivamente dalle nostre famiglie.
Visti alcuni problemi con questo alloggio (anche per la vicinanza ai suoi genitori un pochino invadenti) abbiamo cercato un'alternativa in cui andare a vivere, senza esito.
Solo l'anno scorso avevamo trovato un appartamento da affittare che si avvicinava alle nostre (più mie) esigenze, ma dopo aver dato la conferma ai proprietari mi sono tirata indietro con delle scuse (50% scuse e 50% perché effettivamente c'erano dei problemi). Il mio fidanzato è comprensivo, ma noto comunque che soffre come me per questa situazione indefinita.
Abbiamo aspettato tutti questi anni nel concretizzare una convivenza anche per problematiche nel trovare un lavoro, questione che poi abbiamo risolto.
L'idea sarebbe quella di costruirci casa, ma un po' perché al momento la cosa non è fattibile e un po' perché siamo ora dell'idea di non voler spendere invano soldi in un affitto, ho deciso di adattarmi a questa soluzione in cui viviamo ora.
Il problema è che non riesco a decidermi a lasciare casa mia definitivamente. La mia situazione è come una corda che si sta spezzando un po' alla volta, ma di cui resta ancora un piccolo filo che non riesco a spezzare.
Non ho paura ad affrontare l'aspetto pratico di una vita autonoma dato che mi sono sempre rivista da sola le mie cose.
Purtroppo sono ansiosa e mi faccio rabbia perché vedo tanti giovani o coetanei andare in capo al mondo, realizzarsi, farsi una propria vita, avere figli ma io sono ancora qui a perder tempo, non riuscendo a prendere in mano la mia vita... ma mi sento anche in colpa ad andar via di casa...
dopo tanto tempo e tante altre esperienze simili alle mie lette, mi sono decisa a scrivere per raccontare le mie paure: paura e dispiacere di andarmene di casa e di lasciare i miei genitori e i miei fratelli.
Sono felicemente fidanzata da più di dieci anni per cui il problema non è interno alla coppia. Abbiamo un piccolo appoggio pronto e arredato, di sua proprietà, dove quasi fin dall'inizio stiamo vivendo la nostra vita di coppia, ma a pranzo e cena torniamo rispettivamente dalle nostre famiglie.
Visti alcuni problemi con questo alloggio (anche per la vicinanza ai suoi genitori un pochino invadenti) abbiamo cercato un'alternativa in cui andare a vivere, senza esito.
Solo l'anno scorso avevamo trovato un appartamento da affittare che si avvicinava alle nostre (più mie) esigenze, ma dopo aver dato la conferma ai proprietari mi sono tirata indietro con delle scuse (50% scuse e 50% perché effettivamente c'erano dei problemi). Il mio fidanzato è comprensivo, ma noto comunque che soffre come me per questa situazione indefinita.
Abbiamo aspettato tutti questi anni nel concretizzare una convivenza anche per problematiche nel trovare un lavoro, questione che poi abbiamo risolto.
L'idea sarebbe quella di costruirci casa, ma un po' perché al momento la cosa non è fattibile e un po' perché siamo ora dell'idea di non voler spendere invano soldi in un affitto, ho deciso di adattarmi a questa soluzione in cui viviamo ora.
Il problema è che non riesco a decidermi a lasciare casa mia definitivamente. La mia situazione è come una corda che si sta spezzando un po' alla volta, ma di cui resta ancora un piccolo filo che non riesco a spezzare.
Non ho paura ad affrontare l'aspetto pratico di una vita autonoma dato che mi sono sempre rivista da sola le mie cose.
Purtroppo sono ansiosa e mi faccio rabbia perché vedo tanti giovani o coetanei andare in capo al mondo, realizzarsi, farsi una propria vita, avere figli ma io sono ancora qui a perder tempo, non riuscendo a prendere in mano la mia vita... ma mi sento anche in colpa ad andar via di casa...
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Come in altri consulti che ha letto a cui io ho risposto, avrà capito che uno dei suggerimenti generali che do in questi casi è:
1) Prima risolvi il tuo problema personale (ansia nel suo caso).
2) E DOPO prendi in considerazione il resto, problemi relazionali, familiari ecc.
Perché la corda di cui sta parlando potrebbe non essere solo quella che la tiene legata alla sua famiglia di origine. Potrebbe anche essere quella che tiene il suo fidanzato legato a lei.
E anche quella si può sfilacciare...
39 anni mi sembrano abbastanza per pensare seriamente a tagliare cordoni ombelicali vari, pena restare per sempre figli e non diventare mai adulti. Tanto meno genitori efficienti.
1) Prima risolvi il tuo problema personale (ansia nel suo caso).
2) E DOPO prendi in considerazione il resto, problemi relazionali, familiari ecc.
Perché la corda di cui sta parlando potrebbe non essere solo quella che la tiene legata alla sua famiglia di origine. Potrebbe anche essere quella che tiene il suo fidanzato legato a lei.
E anche quella si può sfilacciare...
39 anni mi sembrano abbastanza per pensare seriamente a tagliare cordoni ombelicali vari, pena restare per sempre figli e non diventare mai adulti. Tanto meno genitori efficienti.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta dottore.
So di aver bisogno di un aiuto ma il problema è di tipo economico.
Se è vero che ho scritto di aver risolto i problemi di lavoro è anche vero che economicamente non me la passo bene, per questo continuo a rinviare l’inizio di una terapia.
Soprattutto perché ho paura di affidarmi ad un terapeuta che non mi aiuti a risolvere i problemi di ansia.
Il punto 2 che ha evidenziato lei non è conseguenziale del punto 1?
Cioè risolvendo i problemi di ansia non si risolvono anche i problemi relazionali?
Altra cosa relativa ai consulti che ho letto qua sopra: in nessuno dei consulti letti c’è scritto come poi si è evoluta la situazione
So di aver bisogno di un aiuto ma il problema è di tipo economico.
Se è vero che ho scritto di aver risolto i problemi di lavoro è anche vero che economicamente non me la passo bene, per questo continuo a rinviare l’inizio di una terapia.
Soprattutto perché ho paura di affidarmi ad un terapeuta che non mi aiuti a risolvere i problemi di ansia.
Il punto 2 che ha evidenziato lei non è conseguenziale del punto 1?
Cioè risolvendo i problemi di ansia non si risolvono anche i problemi relazionali?
Altra cosa relativa ai consulti che ho letto qua sopra: in nessuno dei consulti letti c’è scritto come poi si è evoluta la situazione
[#3]
Ex utente
Quando ho scritto "ho paura di affidarmi ad un terapeuta che non mi aiuti a risolvere i problemi di ansia" intendevo dire che ho già fatto terapia in passato (per poco più di un anno e credo fosse analisi) per un'altra manifestazione della mia ansia ma non ho risolto i problemi.
Come faccio a scegliere il terapeuta?
Come faccio a scegliere il terapeuta?
[#4]
>>> risolvendo i problemi di ansia non si risolvono anche i problemi relazionali?
>>>
Di solito si ha un miglioramento ed è proprio per questo che la sequenza corretta è prima 1) e poi 2).
>>> Come faccio a scegliere il terapeuta?
>>>
A mio avviso, per l'ansia - se di ansia si tratta - possono essere indicate le terapie brevi e focalizzate, come la comportamentale o la strategica.
>>>
Di solito si ha un miglioramento ed è proprio per questo che la sequenza corretta è prima 1) e poi 2).
>>> Come faccio a scegliere il terapeuta?
>>>
A mio avviso, per l'ansia - se di ansia si tratta - possono essere indicate le terapie brevi e focalizzate, come la comportamentale o la strategica.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3k visite dal 14/01/2019.
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