Le sue condizioni erano molto gravi, ha rischiato molto, ma fortunatamente dopo 6 mesi

Salve.
Vorrei chiedere un parere riguardo il mio ragazzo.
Abbiamo entrambi 20 anni e stiamo insieme da 3. Due anni fa lui si è ammalato di tumore. Le sue condizioni erano molto gravi, ha rischiato molto, ma fortunatamente dopo 6 mesi di chemioterapia e un successivo mese di radioterapia è guarito.
Io gli sono stata sempre vicina, sono stata sempre accanto a lui e solo con me è riuscito a sfogarsi.
Penso che quando è stato un mese in ospedale, e nei mesi in cui ha condotto una vita tranquilla a causa del malessere causato dalle cure, si sia sentito "escluso" dagli amici, perchè nonostante lui abbia moltissimi amici stretti, penso fossero troppo immaturi per capire quanto lui avesse bisogno di loro. E credo che con il fatto che tutti gli amici intorno a noi hanno vissuto esperienze che a lui in quel periodo chiaramente erano precluse (serate in disoteca, vacanza di maturità, andare allo stadio, etc.) in lui si sia scatenata una fortissima voglia di fare, di recuperare il tempo perso, di essere sempre importante per gli amici.
Credo che legata a questi suoi "complessi" ci sia una grandissima paura e una forte sofferenza.
Dal periodo in cui ha fatto le cure legate al tumore, ripetutamente si sono verificati episodi(che non erano mai assolutamente capitati prima) in cui dopo aver bevuto alcolici (anche in dosi ridotte) ha letteralmente perso la testa.
Nella vita di tutti i giorni è un ragazzo tranquillo, all'apparenza sereno, per niente irascibile o scontroso.
Quando ubriaco cambia totalmente personalità, tira fuori tanta rabbia, perde completamente il controllo, diventa violento (ha piu volte fatto a botte, o comunque rischiato di picchiarsi con qualcuno). Ha perfino fatto un incidente stradale(fortunatamente nessuno è rimasto ferito) che gli ha causato il ritiro della patente, ma nemmeno questo brutto episodio gli ha fatto perdere la voglia di bere. Abbiamo un rapporto molto stretto, e in tutte queste sue serate io sono sempre al suo fianco a fargli da baby sitter, sempre molto preoccupata di cosa potrebbe combinare.
Beve alcolici due sere a settimana, sembra che se non ubriaco non riesca a divertirsi.Col passare del tempo gli episodi di perdita della ragione sono diminuiti sensibilmente, però io vorrei tanto che scomparissero per sempre, non eliminando l'alcol, ma eliminando la voglia di andare oltre il giusto limite. Tra l'altro ogni volta in cui ci siamo ritrovati in queste brutte situazioni, lui il mattino dopo mi chiede scusa in ginocchio, vergognandosi come un cane, e io so che è sincero, e che le sue azioni gli danno sensi di colpa.
Lui ha molta fiducia in me, e io vorrei dargli una mano a capire come combattere il suo disagio interiore, per far si che riesca a sfogarsi, ma non con urla e scenate quando ubriaco.
Come posso fare?
Ringrazio anticipatamente
[#1]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
Gentile ragazza,
la diagnosi di tumore e le cure che comporta, hanno un forte impatto fisico e psicologico. A qualsiasi età è difficile accettare che qualcosa non vada nel prorpio corpo, qualcosa con un nome terribile come quello di tumore, ma in particolare se l'età è giovane, fa ancora più effetto: sia sulla persona che ne è colpita, sia sulle persone intorno.
Il suo ragazzo ha dovuto affrontare una prova difficile in una età in cui, come dice lei, si dovrebbe pensare solo a divertirsi.
Il ricorso all'alcool del suo ragazzo potrebbe essere un mezzo per tirare fuori la rabbia e soprattutto la paura per un momento tanto difficile e delicato. Ma immagino che questo lo abbia capito già da sola.
Le domando: le cure a cui è stato sottoposto in ospedale, sono state integrate da un supporto di tipo psicologico?
Il suo ragazzo è fortunato ad avere una persona come lei accanto che si preoccupa e gli sta vicino, ma purtroppo non basta.

Un grande oncologo dei nostri giorni dice che, nella lotta ai tumori, la battaglia più grande è quella contro la paura che il tumore possa tornare.

L'unico modo per aiutare ulteriormente il suo ragazzo è quello di portarlo da un professionista esperto in psiconcologia. Si rivolga, ovviamente parlandone con lui, a qualcuno nel luogo dove è stato curato, oppure informatevi presso il vostro medico di base.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazza
Prima di parlare del suo ragazzo devo dirle che lei mi sembra una persona molto paziente e matura, per la sua età. Forse persino troppo. Ciò potrebbe esser dovuto anche alla brutta avventura che ha dovuto attraversare insieme a lui, naturalmente, fatto sta che guardando la vostra coppia attraverso ciò che scrive, per quel poco che è possibile capire, mi pare che sia soprattutto lei in questo momento a disporre delle risorse più costruttive.

D'altra parte anche la rabbia compressa dentro il suo ragazzo è una risorsa, sempre preferibile all'abbattimento e alla tristezza, che può essere orientata e sfruttata per superare questa difficoltà e guardare avanti.

Tutto ciò però potrà essere ottenuto solo attraverso un percorso specialistico al quale potreste partecipare anche tutti e due, se opportuno. Questo potrà suggerirvelo il collega. Nella vostra città si trovano moltissimi colleghi psicologi e psicoterapeuti capaci, non avete che l'imbarazzo della scelta.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Vi ringrazio molto per l'attenzione che mi avete concesso.
Vorrei a questo punto chiedere un consiglio sul modo in cui potrei affrontare l argomento e proporgli di intraprendere un percorso specialistico senza che lui si senta "attaccato" o "giudicato".
Grazie ancora,

Cordiali saluti
[#4]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
Gentile ragazza,
non è possibile dare consigli mirati via web senza conoscere lei personalmente nè il suo ragazzo. Tuttavia si possono dare indicazioni generali.
Le rinnovo la domanda: nel servizio dove è stato curato (chemio e radioterapia) non era previsto un percorso di assistenza psicologica? Se sì, gli è stato proposto? Come ha reagito il suo ragazzo? Io le consiglierei di rivolgersi prima di tutto in quel servizio, anche da sola, chiedendo loro il modo di agganciare il suo ragazzo.
Se questo servizio non c'è, allora le domando: lei e il suo ragazzo parlate mai di questa esperienza vissuta? Se sì, potrebbe, proprio in quei momenti, agganciarsi al discorso di un aiuto psicologico.
Valuti lei se sia il caso di farsi sostenere in questa cosa dalla famiglia di lui o da altre persone a voi vicine.

Non è necessario che risponda qui a queste domande che le pongo, gliele faccio per farla riflettere sulle possibili vie da percorrere.

Un caro saluto
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Sì, anch'io per prima cosa mi rivolgerei ai servizi ospedalieri che hanno curato il suo ragazzo, chiedendo loro se dispongono di specialisti di psiconcologia - è quasi certo di sì. Alternativamente potrebbe rivolgersi alla sua ASL spiegando il problema.

Riguardo al proporre l'aiuto al suo ragazzo, potrebbe spiegargli che in realtà in questo momento è più lei che ne ha bisogno, che pure è uscita molto provata dalla situazione, quindi pregandolo di seguirla per dei consulti con lo specialista.

In questo modo lascerebbe in secondo piano il fatto che anche lui potrebbe aver bisogno di un aiuto, trasformando il "vorrei che tu ti facessi aiutare" in "vorrei che tu venissi con me perché ne ho bisogno io, ma ho paura". Gli uomini sono sempre più propensi a proteggere, che a lasciarsi proteggere. Almeno in apparenza.

Oppure, se nemmeno questo funzionasse, potrebbe intanto recarsi lei da sola da un collega, e poi studiare insieme a lui il modo per coinvolgere anche il suo ragazzo.

Cordiali saluti e molti auguri
[#6]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
immagino quanto tu ti sia sentita beffata dal destino: prima hai rischiato di perdere la persona che ami, poi hai sacrificato parte della tua serenità per stare vicino a lui nel momento difficile della cura, infine ti ritrovi ad avere a che fare con un uomo dal duplice aspetto, tenero ma irascibile, controllato ma impulsivo

Se fossi in te mi sentirei estremamente confuso a questo punto.

Dal tuo racconto sembra che il tuo ragazzo perda il controllo con l'alcool: non ti so dire se questo sia conseguenza diretta della brutta esperienza (secondo me no, di solito una persona è predisposta a mettere in atto comportamenti impulsivi, per cui la malattia potrebbe avere "slatentizzato" una condizione già presente)

Il fatto che quando beve arriva a perdere il controllo non è molto positivo: l'alcolista non beve necessariamente ogni giorno, ma quando lo fa va oltre i propri limiti, al punto da compiere gesti pericolosi per sè (vedi incidente in auto) o per gli altri (vedi aggressioni).

Non riesco a capire da qui quanto sia grave la situazione, ma la cosa migliore a questo punto è sentire i servizi del territorio (SERT o CPS) per poter avere almeno una diagnosi

Tu, da sola, potresti sentire un gruppo di alcolisti anonimi (puoi reperirne l'indirizzo facilmente in rete): loro ti potranno dare ulteriori informazioni circa l'importanza della situazione del tuo ragazzo.

Comefai a dire tutto questo a lui? Molto semplice. Sei contenta di tutto questo? No. Allora mettila giù dura (ovviamente quando lui è lucido): così tu non sei più disposta ad andare avanti. Lui ha già rischiato la vita una volta: vogliamo aspettare che si ammazzi in macchina ubriaco?

Ovviamente no, sarebbe davvero da stupidi non credi?

Mi rendo conto di averti un po' spaventata a questo punto, ma l'esperienza ti insegna che la paura smuove mari e monti, vero?

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#7]
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Buon giorno,
lei ha capito in pieno che io ho perso molta della mia serenità, ed è vero che io cosi non posso piu andare avanti.
Infatti quando venerdi scorso ha dato di matto per l'ultima volta (non capitava da settembre), io gli ho detto che il suo comportamento era stato imperdonabile, che io ho vent'anni e che ho diritto a non fargli da "mammina", che io gli avevo già dato parecchi "ultimatum", e che ora se voleva continuare a stare con me doveva darmi la certezza che non si sarebbero piu verificati episodi di questo tipo.
Ma la sua risposta è stata che lui vuole essere sincero con me, non può assicurarmi che non gli capiterà mai piu, perchè magari tra 6 mesi, magari ta un anno o anche due, lui potrebbe perdere di nuovo il controllo della situazione.
Anche io avevo pensato che fosse un problema legato all'alcool, non di cero per la dipendenza o perchè sia un bevitore assiduo, ma proprio per questo suo andare oltre.
Ma anche in questo caso non potrebbe essere utile l'ausilio di uno spicologo, senza ricorrere al SERT?

Grazie

[#8]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Il tuo ragazzo non mente: probabilmente non riesce a fermarsi in quei momenti. Per questo deve smettere del tutto, non credo possa esistere una via di mezzo in questo caso.

Lo psicologo è certamente utile, però non sufficiente secondo me, sono quasi certo che in qualche modo vi rimanderebbe (in coscienza, voglio sperare) al Territorio. Almeno è quello che farei io. Non perchè il ragazzo sia in qualche modo già spacciato, ma perchè serve un inquadramento medico-psichiatrico che lo psicologo non può fare.

Io ovviamente ti auguro che la situazione non sia da dipendenza, ma l'unico modo che hai per saperlo è quello di convincere il tuo ragazzo ad effettuare una valutazione presso uno psichiatra esperto di dipendenze, e al SERT ne trovi quanti ne vuoi

Il supporto psicologico è sicuramente da affiancare a tutto questo. Ma ti ho prospettato anche una via di mezzo: prova a sentire gli A.A. Raccontando quello che ti è successo loro potranno dirti se ti devi preoccupare oppure no. Inoltre troverai un gruppo di persone come te (fidanzati, mogli, mariti, genitori), ovvero vicine a persone che si sono trovate nella stessa difficoltà

E tutto questo senza impegno