Non riesco a rapportarmi serenamente con le altre persone nell'ambito lavorativo
Salve, vi scrivo qui perché non so davvero più come capirmi.
Ho 25 anni e non riesco a lavorare. Faccio un esempio per farmi capire meglio.
Uno dei miei ultimi lavori lo svolgevo in un bar. All'inizio ero motivata, nonostante mi pagassero una miseria per 9/10 ore al giorno. Dopo già un paio di giorni, i rapporti con le altre persone (clienti, proprietari del bar) mi hanno progressivamente portato ad un'ansia terribile che è sfociata in un pianto isterico dopo solo 5 giorni. A causa della mia inesperienza (dovuta al fatto che non mi era stato spiegato quasi nulla sul lavoro) alcuni clienti se ne andavano stizziti, o mi facevano commenti cattivi. Una volta ho rischiato di piangere perché un cliente, che avevo fatto aspettare un sacco di tempo per il resto (ero entrata nel pallone per l'ansia), mi ha detto lui quanto mancava e ha mostrato empatia nei miei confronti.
Potrà sembrare che io non riesca ad avere rapporti sociali né a vivere, la verità è che in altri contesti sono perfettamente in grado di sentirmi a mio agio, fregandomene delle opinioni altrui. Per anni ho fatto volontariato in varie associazioni, ritrovandomi a parlare in pubblico, ad organizzare eventi. Non ho difficoltà a stare in luoghi con molta gente, anzi, le persone mi piacciono e non mi viene difficile mettermi a scherzare con sconosciuti. Spesso in questi contesti sfoggio un'autostima che non ho realmente, ma non capisco perché io non riesca a farlo anche a lavoro.
Quando un cliente o un datore di lavoro mi dimostrano che non approvano il mio modo di fare, magari facendolo in modo scortese o senza empatia, mi sento morire dentro. Il mio solo desiderio è lavorare ed accontentare tutti. E mi ferisce moltissimo che le altre persone non vedano questo in me, ma solo una mia presunta incapacità. So che è normale e tutti lo affrontano, soprattutto chi lavora a contatto col pubblico, ma allora perché a me fa stare così male tanto da volermi chiudere in casa e non uscirne mai più? E soprattutto perché questa paura mi blocca dall'essere la persona spigliata che sono negli altri ambiti della mia vita? Mi sento colpevole, incapace ed inutile. E poi penso che se incontrassi, in altro contesto, le stesse persone che mi fanno sentire così saprei benissimo come comportarmi e non avrei alcun problema.
So che sono sensibile ed emotiva, lo sono sempre stata. Ma da piccola ho anche subito bullismo abbastanza grave eppure nessuno mi ha mai vista piangere o lamentarmi e ho sempre lottato contro chi voleva darmi fastidio. Perché da adulta devo avere questi problemi?
Il mio essere così mi spaventa, perché non sono mai riuscita a lavorare in un posto per più di un paio di mesi. Adesso dovrò partire e trasferirmi e cercare lavoro altrove e non voglio che si ripetano questi meccanismi. Sono fidanzata, voglio andare a convivere e voglio dei figli, ma non potrò avere nulla di tutto questo se non riesco a lavorare, e soprattutto a farlo in modo sereno.
Ho 25 anni e non riesco a lavorare. Faccio un esempio per farmi capire meglio.
Uno dei miei ultimi lavori lo svolgevo in un bar. All'inizio ero motivata, nonostante mi pagassero una miseria per 9/10 ore al giorno. Dopo già un paio di giorni, i rapporti con le altre persone (clienti, proprietari del bar) mi hanno progressivamente portato ad un'ansia terribile che è sfociata in un pianto isterico dopo solo 5 giorni. A causa della mia inesperienza (dovuta al fatto che non mi era stato spiegato quasi nulla sul lavoro) alcuni clienti se ne andavano stizziti, o mi facevano commenti cattivi. Una volta ho rischiato di piangere perché un cliente, che avevo fatto aspettare un sacco di tempo per il resto (ero entrata nel pallone per l'ansia), mi ha detto lui quanto mancava e ha mostrato empatia nei miei confronti.
Potrà sembrare che io non riesca ad avere rapporti sociali né a vivere, la verità è che in altri contesti sono perfettamente in grado di sentirmi a mio agio, fregandomene delle opinioni altrui. Per anni ho fatto volontariato in varie associazioni, ritrovandomi a parlare in pubblico, ad organizzare eventi. Non ho difficoltà a stare in luoghi con molta gente, anzi, le persone mi piacciono e non mi viene difficile mettermi a scherzare con sconosciuti. Spesso in questi contesti sfoggio un'autostima che non ho realmente, ma non capisco perché io non riesca a farlo anche a lavoro.
Quando un cliente o un datore di lavoro mi dimostrano che non approvano il mio modo di fare, magari facendolo in modo scortese o senza empatia, mi sento morire dentro. Il mio solo desiderio è lavorare ed accontentare tutti. E mi ferisce moltissimo che le altre persone non vedano questo in me, ma solo una mia presunta incapacità. So che è normale e tutti lo affrontano, soprattutto chi lavora a contatto col pubblico, ma allora perché a me fa stare così male tanto da volermi chiudere in casa e non uscirne mai più? E soprattutto perché questa paura mi blocca dall'essere la persona spigliata che sono negli altri ambiti della mia vita? Mi sento colpevole, incapace ed inutile. E poi penso che se incontrassi, in altro contesto, le stesse persone che mi fanno sentire così saprei benissimo come comportarmi e non avrei alcun problema.
So che sono sensibile ed emotiva, lo sono sempre stata. Ma da piccola ho anche subito bullismo abbastanza grave eppure nessuno mi ha mai vista piangere o lamentarmi e ho sempre lottato contro chi voleva darmi fastidio. Perché da adulta devo avere questi problemi?
Il mio essere così mi spaventa, perché non sono mai riuscita a lavorare in un posto per più di un paio di mesi. Adesso dovrò partire e trasferirmi e cercare lavoro altrove e non voglio che si ripetano questi meccanismi. Sono fidanzata, voglio andare a convivere e voglio dei figli, ma non potrò avere nulla di tutto questo se non riesco a lavorare, e soprattutto a farlo in modo sereno.
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"Mi sento colpevole, incapace ed inutile. "
A mio avviso sta proprio qui il problema. Tutti sbagliamo al lavoro, ma si tratta di un errore. E questo errore NON intacca l'autostima della persona, al punto da farla sentire colpevole, incapace e inutile. Certo, uno ci resta male se la rimostranza viene fatta in modo sgarbato e in pubblico, perchè una qualunque lamentela o rimprovero (es da parte del capo) deve essere sempre fatta in privato e mai davanti ai colleghi e neppure clienti. Ma provi a riflettere sul fatto che queste parole sgarbate hanno un grande potere su di Lei. E probabilmente le esperienze traumatiche pregresse potrebbero avere un ruolo.
Cordiali saluti,
A mio avviso sta proprio qui il problema. Tutti sbagliamo al lavoro, ma si tratta di un errore. E questo errore NON intacca l'autostima della persona, al punto da farla sentire colpevole, incapace e inutile. Certo, uno ci resta male se la rimostranza viene fatta in modo sgarbato e in pubblico, perchè una qualunque lamentela o rimprovero (es da parte del capo) deve essere sempre fatta in privato e mai davanti ai colleghi e neppure clienti. Ma provi a riflettere sul fatto che queste parole sgarbate hanno un grande potere su di Lei. E probabilmente le esperienze traumatiche pregresse potrebbero avere un ruolo.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 6.8k visite dal 09/01/2019.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).