Uno stillicidio quotidiano
Buonasera, sono anni ormai che ho deciso di uccidermi ed avevo anche stabilito una data. Purtroppo gli eventi ed il fatto che ho uno spiccato senso del dovere ed ovviamente amore nei confronti dei miei figli mi impedisce di portare a termine questo desiderio. Mi sono documentata sugli effetti devastanti che il suicidio di un familiare può avere e perciò rimando sempre. Ma purtroppo non ho più la forza mentale di rimandare e mi preoccupa molto l'effetto che questo evento potrebbe avere sui miei figli. Attualmente da quasi un anno sono in terapia psicologica ed ho appena smesso la terapia farmacologica per mia volontà, ho resistito 10 mesi . In ogni caso la domanda è , dato che non ho avuto risultati apprezzabili e che il pensiero di uccidermi è l'unico che mi tranquillizza ( è il mio pensiero rifugio preferito ) , io chiedo cosa posso fare per resistere ancora ? È uno stillicidio quotidiano di pensieri sulla pianificazione del suicidio ed.effettivamente da quando ho smesso i farmaci sto tornando esattamente come prima. Insonnia, scatti d'ira, pianti solitari ecc ecc . Ciò è una riprova del fatto che i farmaci sono solo un paliativo ..mi sento come un a malato terminale che soffre talmente tanto che non vede l'ora di trovare un po'di pace/ nulla. Io non voglio vivere ma devo farlo perché gli eventi mi hanno portato a doverlo fare e questo è frustrante. In ogni caso a parte lo sfogo esiste una soluzione alternativa o più radicale che mi dia la resistenza necessaria a percorrere questa situazione ancora per qualche anno ? Grazie
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Gentile utente,
certamente dal suo racconto traspare tutta la sofferenza che si sta portando dietro nella sua vita. La sua scelta di intraprendere una psicoterapia, unitamente ad una cura farmacologica parallela che probabilmente le è stata consigliata, è saggia e la porta sulla buona strada.
Tuttavia, sono consapevole del fatto che questa strada da lei intrapresa è lunga, difficile e dolorosa: non sempre i risultati sono apprezzabili, a volte ci vogliono anni per riuscire a vederli. Specialmente, la condizione di dover vivere con il dolore, in aggiunta ai risultati della terapia che "tardano ad arrivare", può far cadere ancora di più nello sconforto.
Lei ci racconta di aver voluto smettere la terapia farmacologica di sua spontanea volontà. Inoltre, lei ritiene che i farmaci siano solo un palliativo. Tuttavia, la cura farmacologica, a volte, è necessaria in concomitanza di una psicoterapia per spianare la strada e renderla meno complessa. In tal modo, è possibile lavorare meglio in psicoterapia ed avere una qualità di vita migliore in tempi molto brevi. Pian piano, la psicoterapia va a sostituire i farmaci, i quali sono gradualmente diminuiti fino ad essere azzerati. Questo processo, però, dipende da tempi soggettivi. A mio parere, non conoscendo la sua situazione, 10 mesi non sono sufficienti per una "terapia psicologica" di questa portata (non mi sbilancio sulla terapia farmacologica poiché non è il mio campo, ma mi sembra un periodo troppo breve anche in questo caso).
Le chiedo: lo psicologo che la segue è anche psicoterapeuta? Lo può controllare qui, se non lo sa: https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
Inoltre, a mio parere dovrebbe parlare con il suo psichiatra per valutare innanzitutto la sua interruzione della terapia, per poi eventualmente riprenderla, ricalibrarla o rivalutarla.
Ci faccia sapere, se vuole!
certamente dal suo racconto traspare tutta la sofferenza che si sta portando dietro nella sua vita. La sua scelta di intraprendere una psicoterapia, unitamente ad una cura farmacologica parallela che probabilmente le è stata consigliata, è saggia e la porta sulla buona strada.
Tuttavia, sono consapevole del fatto che questa strada da lei intrapresa è lunga, difficile e dolorosa: non sempre i risultati sono apprezzabili, a volte ci vogliono anni per riuscire a vederli. Specialmente, la condizione di dover vivere con il dolore, in aggiunta ai risultati della terapia che "tardano ad arrivare", può far cadere ancora di più nello sconforto.
Lei ci racconta di aver voluto smettere la terapia farmacologica di sua spontanea volontà. Inoltre, lei ritiene che i farmaci siano solo un palliativo. Tuttavia, la cura farmacologica, a volte, è necessaria in concomitanza di una psicoterapia per spianare la strada e renderla meno complessa. In tal modo, è possibile lavorare meglio in psicoterapia ed avere una qualità di vita migliore in tempi molto brevi. Pian piano, la psicoterapia va a sostituire i farmaci, i quali sono gradualmente diminuiti fino ad essere azzerati. Questo processo, però, dipende da tempi soggettivi. A mio parere, non conoscendo la sua situazione, 10 mesi non sono sufficienti per una "terapia psicologica" di questa portata (non mi sbilancio sulla terapia farmacologica poiché non è il mio campo, ma mi sembra un periodo troppo breve anche in questo caso).
Le chiedo: lo psicologo che la segue è anche psicoterapeuta? Lo può controllare qui, se non lo sa: https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
Inoltre, a mio parere dovrebbe parlare con il suo psichiatra per valutare innanzitutto la sua interruzione della terapia, per poi eventualmente riprenderla, ricalibrarla o rivalutarla.
Ci faccia sapere, se vuole!
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
[#2]
Utente
Buongiorno, la psicologa è anche terapeuta, ho verificato ed è anche brava, ma a volte quando finisco di parlare con lei sono sfinita e sto peggio di prima. In.realtà sono capitata in psicoterapia per una mediazione familiare quindi è stato un caso che abbia iniziato la terapia. Lo psichiatra invece mi era stato consigliato dal medico di base perché soffro di insonnia, ma non mi ha dato il supporto che speravo e per questo ho smesso. So che queste sono le terapie standard ma mi chiedevo se esistessero delle alternative. Posso cambiare lo psichiatra ma non cambierà mai il fatto che per dieci giorni sto abbastanza bene poi torni esattamente come prima. Anche perché questo capitava anche sotto farmaci. L'unico beneficio tangibile è che riuscivo a dormire un po'di più ed avevo meno scatti d'ira.
Grazie per il supporto e la risposta.
Grazie per il supporto e la risposta.
[#3]
Penso che il percorso psicoterapeutico abbinato ad una terapia farmacologica sia il migliore in questo caso.
Mi sembra di aver capito che ci sia stata poca sinergia tra la sua psicoterapeuta e il suo psichiatra. Perchè non prova a parlare direttamente con la psicoterapeuta di questa sua situazione relativa ai farmaci?
Lei dice che la situazione non cambierà, se non nei primi 10 giorni, poi tornerà come prima. Cosa glielo fa pensare? Le ricordo che, anche durante una terapia, avere degli alti e bassi è normale. Così come è normale uscire stanchi dopo la psicoterapia: del resto, non è certo una passeggiata, e mi stupirebbe il contrario (che qualche paziente uscisse dalla seduta come se niente fosse). Ha mai provato a discutere con la terapeuta di questa sua sensazione di sfinimento e di "sentirsi peggio di prima" una volta terminata la seduta?
Mi sembra di aver capito che ci sia stata poca sinergia tra la sua psicoterapeuta e il suo psichiatra. Perchè non prova a parlare direttamente con la psicoterapeuta di questa sua situazione relativa ai farmaci?
Lei dice che la situazione non cambierà, se non nei primi 10 giorni, poi tornerà come prima. Cosa glielo fa pensare? Le ricordo che, anche durante una terapia, avere degli alti e bassi è normale. Così come è normale uscire stanchi dopo la psicoterapia: del resto, non è certo una passeggiata, e mi stupirebbe il contrario (che qualche paziente uscisse dalla seduta come se niente fosse). Ha mai provato a discutere con la terapeuta di questa sua sensazione di sfinimento e di "sentirsi peggio di prima" una volta terminata la seduta?
[#4]
Utente
Si ne abbiamo parlato ed infatti alterna le sedute in modo da non pressarmi troppo, sa anche dei farmaci.
In effetti è brava ma non ho ancora affrontato l'argomento suicidio in maniera chiara con lei . In ogni caso visto che non ci sono alternative valide proverò a cambiare psichiatra. Grazie ancora per la sua disponibilità.
In effetti è brava ma non ho ancora affrontato l'argomento suicidio in maniera chiara con lei . In ogni caso visto che non ci sono alternative valide proverò a cambiare psichiatra. Grazie ancora per la sua disponibilità.
[#5]
Quando vuole siamo qui.
Se il problema dei pensieri suicidari è diventato così debilitante come ci racconta, non pensa sia il caso di parlarne anche con chi la segue direttamente? Penso che in questo modo si potranno prendere ulteriori decisioni anche dal punto di vista farmacologico
Se il problema dei pensieri suicidari è diventato così debilitante come ci racconta, non pensa sia il caso di parlarne anche con chi la segue direttamente? Penso che in questo modo si potranno prendere ulteriori decisioni anche dal punto di vista farmacologico
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.3k visite dal 09/01/2019.
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