aspettative familiari e personali
Buonasera,
mi rivolgo a voi per cercare di fare il punto della situazione su alcune questioni che stanno diventando spinose, e cercare di capire se sia il caso di iniziare un percorso con un professionista. Ho sempre pensato che entro i 30 anni sarei stata indipendente, con una casa mia, un marito, dei figli, un lavoro che mi piace. A 32 abbondanti invece, vivo ancora con i miei genitori, non ho il fidanzato e mi sembra di non esser in grado di costruire alcune relazione. Ho una sorella più grande di qualche anno, che mi è sempre stata figurata come modello da seguire e imitare ("tua sorella fa così", "lo fa anche tua sorella", ho iniziato uno sport perché lo faceva anche lei, ho dovuto studiare nella stessa università, ...), e quando è andata a convivere con il suo compagno, per un certo periodo mio padre mi ha continuato a chiedere che intenzioni avessi io, come mi immaginavo di lì a 10 anni, se con figli e quanti, e ripetendomi che era ora di pensare a sistemarmi ("vedi anche tua sorella"), che è diventato un monito "mi raccomando, non restare da sola", una volta lasciato il mio fidanzato. Questa situazione è diventata un grande disagio, che mi porto dietro da due anni, tanto che ormai credo ho un'autostima bassissima e penso di non essere fatta per le relazioni sentimentali, visto che appunto sono ancora sola, mia sorella tra poco diventerà mamma, realizzando "lo scopo della vita" (citando mio padre), e vivo ancora con i miei. In effetti ogni volta che ho comunicato le mie intenzioni di indipendenza, si sono scatenati dei conflitti molto aspri, soprattutto con mio padre, che mi fanno desistere, perché mi sento in colpa nei confronti dei miei genitori, E infatti ho sviluppato un meccanismo per cui sono sempre sorridente e dico sempre che tutto va bene, spesso ritrovandomi a fare cose che non vorrei affatto fare, pur di soddisfare le loro aspettative (reali o presunte?). In tutto questo alveare di pensieri, mi sono detta che forse è il caso di rivolgermi a un professionista, perché non riesco a dipanare la matassa e capire da dove iniziare per superare questa instabilità. Ma è effettivamente necessario uno psicologo? Rileggendo queste righe mi pare che quelli che io vedo come problemi, non siano che inezie, mentre i problemi veri della vita sono ben altri.
Grazie per l'attenzione, cordiali saluti
mi rivolgo a voi per cercare di fare il punto della situazione su alcune questioni che stanno diventando spinose, e cercare di capire se sia il caso di iniziare un percorso con un professionista. Ho sempre pensato che entro i 30 anni sarei stata indipendente, con una casa mia, un marito, dei figli, un lavoro che mi piace. A 32 abbondanti invece, vivo ancora con i miei genitori, non ho il fidanzato e mi sembra di non esser in grado di costruire alcune relazione. Ho una sorella più grande di qualche anno, che mi è sempre stata figurata come modello da seguire e imitare ("tua sorella fa così", "lo fa anche tua sorella", ho iniziato uno sport perché lo faceva anche lei, ho dovuto studiare nella stessa università, ...), e quando è andata a convivere con il suo compagno, per un certo periodo mio padre mi ha continuato a chiedere che intenzioni avessi io, come mi immaginavo di lì a 10 anni, se con figli e quanti, e ripetendomi che era ora di pensare a sistemarmi ("vedi anche tua sorella"), che è diventato un monito "mi raccomando, non restare da sola", una volta lasciato il mio fidanzato. Questa situazione è diventata un grande disagio, che mi porto dietro da due anni, tanto che ormai credo ho un'autostima bassissima e penso di non essere fatta per le relazioni sentimentali, visto che appunto sono ancora sola, mia sorella tra poco diventerà mamma, realizzando "lo scopo della vita" (citando mio padre), e vivo ancora con i miei. In effetti ogni volta che ho comunicato le mie intenzioni di indipendenza, si sono scatenati dei conflitti molto aspri, soprattutto con mio padre, che mi fanno desistere, perché mi sento in colpa nei confronti dei miei genitori, E infatti ho sviluppato un meccanismo per cui sono sempre sorridente e dico sempre che tutto va bene, spesso ritrovandomi a fare cose che non vorrei affatto fare, pur di soddisfare le loro aspettative (reali o presunte?). In tutto questo alveare di pensieri, mi sono detta che forse è il caso di rivolgermi a un professionista, perché non riesco a dipanare la matassa e capire da dove iniziare per superare questa instabilità. Ma è effettivamente necessario uno psicologo? Rileggendo queste righe mi pare che quelli che io vedo come problemi, non siano che inezie, mentre i problemi veri della vita sono ben altri.
Grazie per l'attenzione, cordiali saluti
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Cara Utente,
ognuno ha i suoi problemi e non ha senso paragonarsi agli altri per sminuire quello che ci fa soffrire.
In ogni caso quello che lei riferisce non mi sembra così trascurabile.
Ci dice che è cresciuta all'ombra di una sorella che è sempre stata additata come modello da seguire da parte dei suoi genitori e che non ha potuto compiere scelte autonome perché ha dovuto uniformarsi a quel modello.
Non le sembra abbastanza per schiacciare sia l'autostima, sia l'indipendenza e l'autenticità di una persona?
Oltretutto i suoi continuano ad interferire ancora oggi indicandole la strada (secondo loro) da seguire, ma si risentono se lei vuole rendersi autonoma, creando un controsenso e un'ambiguità di fondo che la intrappolano e le fanno percepire che la sola via d'uscita sia pensare che, a causa della sue presunte mancanze, non potrà mai avere quello che i suoi desiderano.
A causa delle sue mancanze, non di una sua presa di posizione: questa differenza è sostanziale.
In questo quadro l'aiuto di uno psicologo le servirebbe sicuramente a ristabilire delle priorità, a capire cosa desidera lei e cosa desiderano esclusivamente i suoi, e a credere di più in sé stessa.
Non posso quindi che consigliarle di affidarsi con fiducia a un mio collega che possa assisterla in questo importante cammino di cambiamento.
Le facci tanti auguri,
ognuno ha i suoi problemi e non ha senso paragonarsi agli altri per sminuire quello che ci fa soffrire.
In ogni caso quello che lei riferisce non mi sembra così trascurabile.
Ci dice che è cresciuta all'ombra di una sorella che è sempre stata additata come modello da seguire da parte dei suoi genitori e che non ha potuto compiere scelte autonome perché ha dovuto uniformarsi a quel modello.
Non le sembra abbastanza per schiacciare sia l'autostima, sia l'indipendenza e l'autenticità di una persona?
Oltretutto i suoi continuano ad interferire ancora oggi indicandole la strada (secondo loro) da seguire, ma si risentono se lei vuole rendersi autonoma, creando un controsenso e un'ambiguità di fondo che la intrappolano e le fanno percepire che la sola via d'uscita sia pensare che, a causa della sue presunte mancanze, non potrà mai avere quello che i suoi desiderano.
A causa delle sue mancanze, non di una sua presa di posizione: questa differenza è sostanziale.
In questo quadro l'aiuto di uno psicologo le servirebbe sicuramente a ristabilire delle priorità, a capire cosa desidera lei e cosa desiderano esclusivamente i suoi, e a credere di più in sé stessa.
Non posso quindi che consigliarle di affidarsi con fiducia a un mio collega che possa assisterla in questo importante cammino di cambiamento.
Le facci tanti auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 851 visite dal 03/01/2019.
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