Non so stare al mondo
Buonasera,
attualmente prendo una pillola di wellbutrin al mattino e una di entact al pomeriggio. Ho smesso di seguire la terapia comportamentale da 2 anni dopo che la terapeuta si è arresa con me dicendomi che non aveva più soluzioni da offrirmi. Quindi da 2 anni prendo solo farmaci e la mia vita è stata "stabile" nel senso che ho eliminato la sofferenza dovuta alla depressione e al senso di inadeguatezza. Ovviamente è stato come nascondere la polvere sotto il tappeto, infatti i problemi che c'erano prima ci sono anche adesso solo che non sento il dolore (a volte vorrei piangere ma non riesco). Comunque nessun aspetto della mia vita è migliorato.
Sono sempre una persona estremamente isolata dal mondo: non esco mai di casa se non per un motivo lavorativo e non incontro mai persone che non siano clienti o colleghi. Accetto di incontrare qualcuno solo se necessario. Vivo a casa con i miei ma con loro non parlo quasi mai, non mi sforzo più neanche di aprire una conversazione a pranzo o a cena. Ed ogni volta è sempre un pò fastidioso per via del gelo che si crea. Con loro ho smesso di confrontarmi, sono diventati quasi degli estranei. Ciò è dovuto anche al fatto che gran parte della colpa per come è andata la mia vita la attribuisco a loro. E loro d'altra parte hanno smesso di chiedermi come mi sento, si sono allontanati, non ho capito se si sono arresi o se hanno paura di fare domande.
Il discorso "relazioni" è ormai argomento chiuso. Semplicemente non è una cosa alla mia portata. Sono troppo lontano dal modello di ragazzo/uomo appetibile per una donna sia fisicamente che caratterialmente. Ho smesso anche di guardare negli occhi le donne che incontro per strada. So già di non essere ricambiato. Un film visto milioni di volte. In più ho smesso di curare la mia persona: mi vesto con ciò che capita, compro vestiti nuovi solo quando quelli vecchi sono troppo vecchi. Non ho interesse nel mostrarmi una persona curata. Il fatto che io posso essere "piacente" o "attraente" è fuori discussione. Non esiste su questo pianeta.
E dunque arrivato quasi a 31 anni, posso dire con certezza che la mia vita è stata uno spreco di fatica, un'immane dolore, qualcosa che non vale la pena di essere fatta. Qualcosa che non augurerei a nessuno. Sapere di avere tutti i mezzi per essere una persona normale o addirittura brillante, tranne quel piccolo intoppo, quella piccola "disabilità" come io la chiamo che è il non saper stare al mondo e che rende l'esistenza un inferno.
Non ho fatto niente in questa vita, niente viaggi, niente amori, qualche buon amico ormai perduto, tanti pianti, tanta solitudine, il cuore spezzato centinaia di volte, tanto lavoro, un pò di soldi messi da parte ma di cui non so che farmene. Non me la sono goduta nonostante avessi quasi tutte le carte in regola. Di sofferenza invece ne è stata piena.
attualmente prendo una pillola di wellbutrin al mattino e una di entact al pomeriggio. Ho smesso di seguire la terapia comportamentale da 2 anni dopo che la terapeuta si è arresa con me dicendomi che non aveva più soluzioni da offrirmi. Quindi da 2 anni prendo solo farmaci e la mia vita è stata "stabile" nel senso che ho eliminato la sofferenza dovuta alla depressione e al senso di inadeguatezza. Ovviamente è stato come nascondere la polvere sotto il tappeto, infatti i problemi che c'erano prima ci sono anche adesso solo che non sento il dolore (a volte vorrei piangere ma non riesco). Comunque nessun aspetto della mia vita è migliorato.
Sono sempre una persona estremamente isolata dal mondo: non esco mai di casa se non per un motivo lavorativo e non incontro mai persone che non siano clienti o colleghi. Accetto di incontrare qualcuno solo se necessario. Vivo a casa con i miei ma con loro non parlo quasi mai, non mi sforzo più neanche di aprire una conversazione a pranzo o a cena. Ed ogni volta è sempre un pò fastidioso per via del gelo che si crea. Con loro ho smesso di confrontarmi, sono diventati quasi degli estranei. Ciò è dovuto anche al fatto che gran parte della colpa per come è andata la mia vita la attribuisco a loro. E loro d'altra parte hanno smesso di chiedermi come mi sento, si sono allontanati, non ho capito se si sono arresi o se hanno paura di fare domande.
Il discorso "relazioni" è ormai argomento chiuso. Semplicemente non è una cosa alla mia portata. Sono troppo lontano dal modello di ragazzo/uomo appetibile per una donna sia fisicamente che caratterialmente. Ho smesso anche di guardare negli occhi le donne che incontro per strada. So già di non essere ricambiato. Un film visto milioni di volte. In più ho smesso di curare la mia persona: mi vesto con ciò che capita, compro vestiti nuovi solo quando quelli vecchi sono troppo vecchi. Non ho interesse nel mostrarmi una persona curata. Il fatto che io posso essere "piacente" o "attraente" è fuori discussione. Non esiste su questo pianeta.
E dunque arrivato quasi a 31 anni, posso dire con certezza che la mia vita è stata uno spreco di fatica, un'immane dolore, qualcosa che non vale la pena di essere fatta. Qualcosa che non augurerei a nessuno. Sapere di avere tutti i mezzi per essere una persona normale o addirittura brillante, tranne quel piccolo intoppo, quella piccola "disabilità" come io la chiamo che è il non saper stare al mondo e che rende l'esistenza un inferno.
Non ho fatto niente in questa vita, niente viaggi, niente amori, qualche buon amico ormai perduto, tanti pianti, tanta solitudine, il cuore spezzato centinaia di volte, tanto lavoro, un pò di soldi messi da parte ma di cui non so che farmene. Non me la sono goduta nonostante avessi quasi tutte le carte in regola. Di sofferenza invece ne è stata piena.
[#1]
Ok, ma siccome lei stesso riconosce che la causa di questo è la malattia mentale, forse cominciare di nuovo a curarsi, e questa volta lavorando insieme al terapeuta e non contro di lui e contro sé stesso, potrebbe portarla a sperimentare tutti quegli aspetti della vita che in genere sono piacevoli. I viaggi, le amicizie, l'amore, ma forse prima di tutto l'empatia verso gli esseri umani a lei più vicini: i suoi genitori.
Pensi seriamente a cosa fare per imparare a stare al mondo, secondo la sua efficace espressione. Ci faccia sapere.
Pensi seriamente a cosa fare per imparare a stare al mondo, secondo la sua efficace espressione. Ci faccia sapere.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#3]
Grave errore: intanto la sua è una malattia, altrimenti non migliorerebbe con i farmaci. Inoltre anche i portatori di sindrome di Down, come del resto tutti gli esseri umani, possono lasciarsi andare alla trascuratezza e alla pigrizia oppure potenziare le proprie capacità.
Vediamo qualche frase sua: "Non ho interesse nel mostrarmi una persona curata". Mi pare si commenti da sola.
Veniamo a quello che dice dei suoi genitori: "gran parte della colpa per come è andata la mia vita la attribuisco a loro". Ok, i genitori possono aver dato l'input, ma lei adesso è un adulto in grado di scegliere. Senonché ha posto il suo "locus of control" fuori da sé, col risultato di stare sempre male e di rifiutarsi di gestire la situazione.
Attribuisce il suo stato al suo "modo di essere". "Modo di essere" non vuol dire nulla. Ci sono state epoche in cui le classi abbienti, non avendo nulla da fare, coltivavano lo spleen come elegante maniera di sentirsi diversi e superiori perché malinconici. Nel suo caso, ripeto, la volontà di prendere in pugno la sua vita, con l'aiuto di un bravo terapeuta cognitivo-comportamentale, la riporterebbe sui binari del piacere di vivere, della responsabilità, della comprensione dei suoi poveri genitori, e della dignità umana, valore non piccolo né trascurabile. Ci pensi. Le auguro di trovare il coraggio di affrontare il cambiamento.
Vediamo qualche frase sua: "Non ho interesse nel mostrarmi una persona curata". Mi pare si commenti da sola.
Veniamo a quello che dice dei suoi genitori: "gran parte della colpa per come è andata la mia vita la attribuisco a loro". Ok, i genitori possono aver dato l'input, ma lei adesso è un adulto in grado di scegliere. Senonché ha posto il suo "locus of control" fuori da sé, col risultato di stare sempre male e di rifiutarsi di gestire la situazione.
Attribuisce il suo stato al suo "modo di essere". "Modo di essere" non vuol dire nulla. Ci sono state epoche in cui le classi abbienti, non avendo nulla da fare, coltivavano lo spleen come elegante maniera di sentirsi diversi e superiori perché malinconici. Nel suo caso, ripeto, la volontà di prendere in pugno la sua vita, con l'aiuto di un bravo terapeuta cognitivo-comportamentale, la riporterebbe sui binari del piacere di vivere, della responsabilità, della comprensione dei suoi poveri genitori, e della dignità umana, valore non piccolo né trascurabile. Ci pensi. Le auguro di trovare il coraggio di affrontare il cambiamento.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 8.9k visite dal 25/12/2018.
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