Storia ambigua

Salve, scrivo perché ho urgente bisogno di pareri.
Per tre anni sono stata fidanzata con una ragazza, con la quale convivevo da poco. Tutto perfetto, c’era un’intesa e un sentimento enorme da ambo le parti.
Ultimamente capitava che avessimo discussioni pesanti, dovute a problemi personali di ognuna che ancora non avevamo capito come gestire. Lei è stata sempre “obbligata” dai genitori a non coltivare rapporti sociali. Io non sono mai stata una persona che le ha impedito di fare conoscenze o frequentare gente anzi, l’ho sempre spronata a fare ciò. Un “bel” giorno, dal nulla (siccome la sera prima mi diceva ti amo), mi dice che per lei non c’era più niente. Lei da sempre crede che stando in coppia non si possano avere amici o uscire con persone diverse dal proprio partner. Mi ha detto che voleva stare sola. All’inizio ho compreso il suo punto di vista, e abbiamo deciso di prenderci una pausa, sfruttando le vacanze durante le quali non ci saremmo viste. Ho anticipato la partenza, e lei ha voluto accompagnarmi, baciandomi più volte di sua volontà (anche se ormai ci eravamo lasciate), dicendomi poi “ovvio che mi è piaciuto farlo, stiamo insieme da anni!”. Era carina per messaggi, mi faceva capire che aveva bisogno di tempo, ma di certo i problemi non erano i sentimenti (anche perché non è il tipo che bacia una persona tanto per). Passano i giorni e smette di rispondermi, oppure mi risponde 24 ore dopo.
Prima di partire le avevo detto che se per lei fosse davvero cambiato il sentimento, io di certo non sarei riuscita ad esserle neanche amica. Parlando per messaggi, iniziò infatti prima a dirmi che ero io a non volerle essere amica e, dopo averle chiesto se lei invece sarebbe riuscita ad essermi amica, mi rispose di sì, affermando che tanto, non provava più niente. Il giorno dopo invece, iniziò a dire che non sarebbe riuscita ad essermi amica (quando fino al giorno prima diceva che ero io a non volerlo, non lei), che aveva bisogno di tempo. Ma dico, una persona che non prova più niente, perché dovrebbe fare così?
Inoltre, siccome vivevamo insieme, ora una delle due dovrebbe andarsene. Le dissi che me ne sarei andata io, perché lei mi disse che non sarebbe riuscita a vedermi h24 a casa. Quando poi le dissi, che non avevo la possibilità economica per cambiare casa, ma o avrei provato a convivere ancora con lei o sarei tornata dai miei, mi disse che si poteva convivere, se IO avessi voluto (quando era lei a non volerlo fino al giorno prima).
Non so che pensare. Credo che, ora che non vive con i suoi, abbia bisogno di farsi degli amici siccome non l’ha mai potuto fare, ma dico, un conto è volere questo, un conto è dire “non ti amo”. Inoltre, per giorni, prima della rottura definitiva, mi ha ripetuto: “devo seguire la testa”, quasi volesse dirmi che, il cuore le diceva altro.
Non so come comportarmi. Non mi sembra neanche giusto che io debba rinunciare alla mia indipendenza sudata per anni e tornare dai miei, perché lei non è capace di capire cosa vuole.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Cara utente, devo premettere che qui, come del resto nel nostro studio professionale, ci occupiamo del problema posto da chi ci consulta, o non di un'eventuale terza persona di cui non sappiamo altro che cose riferite. Le risponderò dunque basandomi sulle sue frasi "Non so come comportarmi. Non mi sembra neanche giusto che io debba rinunciare alla mia indipendenza sudata per anni e tornare dai miei, perché lei non è capace di capire cosa vuole".
Intanto lei parla di indipendenza conquistata negli anni, ma nella scheda/dati dichiara di essere giovanissima, poco più che maggiorenne. Inoltre stupisce che un fidanzamento come il suo, cominciato nell'adolescenza, abbia già prodotto una convivenza... a meno che questa convivenza non sia proprio quello che lei ipotizza: non una scelta consapevole, ma la fuga della sua compagna da un ambiente familiare estremamente repressivo, visto che scrive: "è stata sempre “obbligata” dai genitori a non coltivare rapporti sociali". Il disagio prodotto da questa situazione sembra poi acuito dal fatto che la sua amica la pensa come i genitori, e ritiene che avere un partner comporti la preclusione di qualsiasi altra amicizia!
Diciamo che non c'erano gli estremi per cominciare una serena convivenza; infatti lei ci parla di liti continue, che certo avranno contribuito a far sentire la sua partner ancora in una condizione costrittiva, risolta sbrigativamente col classico -ambiguo e altalenante- "non ti amo più".
Io le consiglio di prendersi e di concedere alla sua ex un ampio spazio di crescita, più ancora che di riflessione. Per altro, se la casa in cui vivete è a nome di tutte e due, cambiate il contratto, e se era casa sua non si lasci manipolare: torni a farne la sua casa.
Questa presa di coscienza della realtà sarà uno dei gradini di crescita della sua partner, vedrà. Lo auguro ad entrambe. Ci scriva ancora, se crede.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio per la risposta.
Prima di andare a vivere insieme ho a lungo pensato se in effetti sarebbe stata la cosa giusta da fare o meno, temendo che lei, una volta raggiunta la sua indipendenza tanto voluta, mi avrebbe poi scaricata, siccome “non le sarei servita più”. Insomma, quello che mi piacerebbe capire è se effettivamente è successo ciò, quindi davvero non prova nulla, non mi ama, sono stata solo un “mezzo per raggiungere il suo fine”, oppure c’è il sentimento, ma in questo momento, è talmente presa da sè, dagli obiettivi che finalmente può raggiungere, da iniziare ad eliminare ogni cosa (quindi anche la relazione) che per lei potrebbe essere un presunto ostacolo al raggiungimento della sua libertà.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
E' probabile questa sua ipotesi. Come ho scritto sopra, il "non ti amo più" non significa nulla. Non abbiamo l'interruttore per i sentimenti. L'aver a lungo pensato alla convivenza non ha fatto maturare una partner vissuta con marcate preclusioni, di esperienza e di sentimenti. Ancora auguri!