Fobia refrattaria alla psicoterapia
Buongiorno, sono una donna di 24 anni.
Sto facendo una psicoterapia per una forma di fobia sociale, che io vivo come molto invalidante: la fobia di mangiare fuori casa o in compagnia di altri. Di solito sono una persona molto tranquilla, in queste situazioni (a volte più a volte meno) mi viene ansia, tachicardia, mi sento in una dimensione tutta mia quasi come mi vedessi dall'esterno, ma sopratutto mi si "chiude la gola" e non riesco a mandar giù nulla o quasi. Ho paura di vomitare davanti a tutti (di solito non sono emetofobica, solo in questo caso). Più la situazione è formale e impegnativa più sono ansiosa. Ovviamente dall'esterno i rimproveri e le delusioni per il fatto che non mangio o mangio poco non sono mancati.
La psicoterapia... la sto facendo, ma mi sembra addirittura di stare peggiorando. Per ora mi è stato solo fatto capire quanto la mia paura sia irrazionale (e ho capito), di espormi gradualmente a situazioni sempre meno temute, di non sentirmi vincolata durante i pasti e così via. Ma a cena fuori tranne qualche volta in cui sono particolarmente calma per altri motivi non riesco ad andarci... a volte ho anche declinato inviti. Dopotutto, per esempio ad andare al ristorante, ordinare un piatto e lasciare magari tutto è da maleducati (non dite di no), invece a casa da sola rispondo solo io delle mie azioni, quindi in compagnia di altri si è vincolati. Inoltre, come faccio a procedere gradualmente se sono invitata a una situazione più impegnativa, cosa dico "scusa no ma a questo step non sono ancora arrivata" e magari fare la figura della schizzinosa? Nonostante ciò, mi è stato detto che anche questi due aspetti sono irrazionali, ma non per me.
Comunque, non voglio essere troppo frettolosa e queste sono solo considerazioni, ma di tecniche di rilassamento ancora non se è parlato, pur avendo provato ad accennarle... se io mi espongo alle situazioni, magari le supero, ma sono sempre ansiosa e non so rilassarmi, assocerò sempre l'ansia a queste situazioni e non passerà mai... Come posso fare a rilassarmi? Vale la pena continuare questa psicoterapia?
Posso usare per esempio delle tecniche di respirazione, cose così? Sono anche preoccupata, tra un po' arriva il Natale, come faccio ad affrontare pranzi e cene varie?
Vorrei tornare come 3 anni fa, quando amavo mangiare fuori (prima di una serie di avvenimenti della mia vita e un episodio traumatico in particolare)...
Sto facendo una psicoterapia per una forma di fobia sociale, che io vivo come molto invalidante: la fobia di mangiare fuori casa o in compagnia di altri. Di solito sono una persona molto tranquilla, in queste situazioni (a volte più a volte meno) mi viene ansia, tachicardia, mi sento in una dimensione tutta mia quasi come mi vedessi dall'esterno, ma sopratutto mi si "chiude la gola" e non riesco a mandar giù nulla o quasi. Ho paura di vomitare davanti a tutti (di solito non sono emetofobica, solo in questo caso). Più la situazione è formale e impegnativa più sono ansiosa. Ovviamente dall'esterno i rimproveri e le delusioni per il fatto che non mangio o mangio poco non sono mancati.
La psicoterapia... la sto facendo, ma mi sembra addirittura di stare peggiorando. Per ora mi è stato solo fatto capire quanto la mia paura sia irrazionale (e ho capito), di espormi gradualmente a situazioni sempre meno temute, di non sentirmi vincolata durante i pasti e così via. Ma a cena fuori tranne qualche volta in cui sono particolarmente calma per altri motivi non riesco ad andarci... a volte ho anche declinato inviti. Dopotutto, per esempio ad andare al ristorante, ordinare un piatto e lasciare magari tutto è da maleducati (non dite di no), invece a casa da sola rispondo solo io delle mie azioni, quindi in compagnia di altri si è vincolati. Inoltre, come faccio a procedere gradualmente se sono invitata a una situazione più impegnativa, cosa dico "scusa no ma a questo step non sono ancora arrivata" e magari fare la figura della schizzinosa? Nonostante ciò, mi è stato detto che anche questi due aspetti sono irrazionali, ma non per me.
Comunque, non voglio essere troppo frettolosa e queste sono solo considerazioni, ma di tecniche di rilassamento ancora non se è parlato, pur avendo provato ad accennarle... se io mi espongo alle situazioni, magari le supero, ma sono sempre ansiosa e non so rilassarmi, assocerò sempre l'ansia a queste situazioni e non passerà mai... Come posso fare a rilassarmi? Vale la pena continuare questa psicoterapia?
Posso usare per esempio delle tecniche di respirazione, cose così? Sono anche preoccupata, tra un po' arriva il Natale, come faccio ad affrontare pranzi e cene varie?
Vorrei tornare come 3 anni fa, quando amavo mangiare fuori (prima di una serie di avvenimenti della mia vita e un episodio traumatico in particolare)...
[#1]
Gentile utente,
Da quanto tempo segue la terapia?
Con che frequenza si svolgono i colloqui?
Ha riferito quello che ci scrive in terapia?
Se no, come mai?
Che orientamento psicoterapico segue il collega?
Avete concordato strategie e obiettivi?
Valutate nel corso del tempo come procede la cura?
Da quanto tempo segue la terapia?
Con che frequenza si svolgono i colloqui?
Ha riferito quello che ci scrive in terapia?
Se no, come mai?
Che orientamento psicoterapico segue il collega?
Avete concordato strategie e obiettivi?
Valutate nel corso del tempo come procede la cura?
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Ex utente
Sto seguendo la terapia da un mesetto, frequenza una volta a settimana.
Un orientamento non è stato ben definito, perché è nel servizio pubblico. Ho riferito tutto, ma è stato solo detto questo... e i miglioramenti non arrivano. Forse sono io che non mi applico e davvero dovrei essere meno frettolosa..
L'unica strategia è stata quella di capire l'irrazionalità della mia paura (io capisco, ma quando arriva l'ansia cosa faccio?) e di provare a esporsi gradualmente... ma di strategie per calmarsi al momento quasi non vuole sentirne parlare, forse perché di solito sono tranquilla
Forse è perché sto andando con la asl e non si sta impegnando tantissimo? Il punto è che i prezzi privati sono praticamente proibitivi...
Un orientamento non è stato ben definito, perché è nel servizio pubblico. Ho riferito tutto, ma è stato solo detto questo... e i miglioramenti non arrivano. Forse sono io che non mi applico e davvero dovrei essere meno frettolosa..
L'unica strategia è stata quella di capire l'irrazionalità della mia paura (io capisco, ma quando arriva l'ansia cosa faccio?) e di provare a esporsi gradualmente... ma di strategie per calmarsi al momento quasi non vuole sentirne parlare, forse perché di solito sono tranquilla
Forse è perché sto andando con la asl e non si sta impegnando tantissimo? Il punto è che i prezzi privati sono praticamente proibitivi...
[#3]
4/5/6 colloqui sono praticamente pochissimi per poter vedere e/o pensare a progressi.
Per esempio, lei scrive: “Per ora mi è stato solo fatto capire quanto la mia paura sia irrazionale (e ho capito)”
- probabilmente ha si capito l’irrazionalità del pensiero fobico ma non lo ha ancora ristrutturato, cioè non sa ancora applicare un pensiero alternativo al timore del giudizio altrui.
Infatti, poco dopo scrive: “Dopotutto, per esempio ad andare al ristorante, ordinare un piatto e lasciare magari tutto è da maleducati (non dite di no),”.
Non basta capire per cambiare. Serve un lavoro cognitivo mirato alla consapevolezza interiore di quell’irrazionalità.
Ovvero, la comprensione di quanto un pensiero possa essere disfunzionale non può essere solo razionale.
Se fosse così non ci sarebbe bisogno di andare in terapia...
Perciò, credo sia veramente presto per poter accettare una eventuale critica altrui senza che essa le provochi malessere emotivo.
Occorre molto lavoro!
Si fida del Collega?
Per esempio, lei scrive: “Per ora mi è stato solo fatto capire quanto la mia paura sia irrazionale (e ho capito)”
- probabilmente ha si capito l’irrazionalità del pensiero fobico ma non lo ha ancora ristrutturato, cioè non sa ancora applicare un pensiero alternativo al timore del giudizio altrui.
Infatti, poco dopo scrive: “Dopotutto, per esempio ad andare al ristorante, ordinare un piatto e lasciare magari tutto è da maleducati (non dite di no),”.
Non basta capire per cambiare. Serve un lavoro cognitivo mirato alla consapevolezza interiore di quell’irrazionalità.
Ovvero, la comprensione di quanto un pensiero possa essere disfunzionale non può essere solo razionale.
Se fosse così non ci sarebbe bisogno di andare in terapia...
Perciò, credo sia veramente presto per poter accettare una eventuale critica altrui senza che essa le provochi malessere emotivo.
Occorre molto lavoro!
Si fida del Collega?
[#6]
Ex utente
Buongiorno,
mi faccio risentire dopo un po' di tempo.. e con un messaggio positivo, almeno per ora.
Diciamo che ho cominciato ad applicarmi di più. Spero di aver trovato la strada giusta, anche se so che il cammino è lungo.
Sono giunta a una frase che è la seguente: "Sono in grado di mangiare e stare bene, di relazionarmi in modo corretto e educato, di piacere alle persone e di apprezzarle nel modo corretto; proprio per questo, posso permettermi di non riuscirci".
E' il modo giusto per affrontare questo problema? Comunque già a pensare così sono un po' più tranquilla... ma volevo un parere.
Vi ringrazio!!
mi faccio risentire dopo un po' di tempo.. e con un messaggio positivo, almeno per ora.
Diciamo che ho cominciato ad applicarmi di più. Spero di aver trovato la strada giusta, anche se so che il cammino è lungo.
Sono giunta a una frase che è la seguente: "Sono in grado di mangiare e stare bene, di relazionarmi in modo corretto e educato, di piacere alle persone e di apprezzarle nel modo corretto; proprio per questo, posso permettermi di non riuscirci".
E' il modo giusto per affrontare questo problema? Comunque già a pensare così sono un po' più tranquilla... ma volevo un parere.
Vi ringrazio!!
[#7]
Il modo più giusto di affrontare il problema è solo uno e lo scrive lei stessa: <<<ho cominciato ad applicarmi di più. Spero di aver trovato la strada giusta, anche se so che il cammino è lungo>>>. Al di là di ogni frase, è importante seguire appunto con pazienza e complianza la terapia e il collega!
[#9]
Mi scusi ma lei sta andando in terapia da un collega dal vivo e fa domande a me online?
Capisco che spesso i pazienti ansiosi hanno bisogno di pareri paralleli ma non possiamo fare <<<doppia>>> terapia! Ok?
Certo che è giusto accettare l’ansia ma una cosa è dirlo un’altra è saperlo fare.
Impari ad avere pazienza! In tutto!!!
I risultati li vedrà
Molti auguri per tutto
Capisco che spesso i pazienti ansiosi hanno bisogno di pareri paralleli ma non possiamo fare <<<doppia>>> terapia! Ok?
Certo che è giusto accettare l’ansia ma una cosa è dirlo un’altra è saperlo fare.
Impari ad avere pazienza! In tutto!!!
I risultati li vedrà
Molti auguri per tutto
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 1.2k visite dal 17/12/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.