Dubbi sulla terapia breve strategica
Buon giorno, soffro di attacchi di panico, ansia e doc, sono stato in terapia cognitivo comportamentale per circa 6 mesi con risultati mediocri, nel senso che il problema si è alleggerito ma non risolto completamente, vedevo un po' di superficialità nel terapeuta, pochi esercizi, ci si limitava solo ad analizzare la situazione e mi sprona a ad insistere con gli esercizi di rilassamento, io gli dicevo che erano utili come modalità di pronto soccorso ma non cambiava la percezione delle mie sensazioni fisiche o emozioni che mi portavano ad agitarmi. Comunque il panico diminuisce, ma non mi sentivo soddisfatto. Quindi informandomi internet, vengo a conoscenza della terapia breve strategica, adesso sono alla 5 seduta, il problema è che vedo un significativo peggioramento rispetto a prima, le sedute sono a 15 giorni di distanza tramite skipe, gli attacchi di panico sono tornati in maniera più frequente rispetto a prima, mi sento più agitato, gli esercizi che mi vengono dato li eseguo alla lettera, a volte faccio difficoltà ad applicarli. Adesso sono molto confuso e perplesso, perché mi trovo in difficoltà, in queste situazioni faccio fatica anche con il doc, voglio precisare che questa non è una critica alla tbs. La mia domanda può essere che la terapia non è adatta alla mia persona? Ho espresso la mia perplessità alla nuova terapeuta, mi ha risposto di continuare a fare gli esercizi, p gli esercizi sono quelli mi ha detto di insistere, piuttosto fatti venire l 'attacco di panico ma guarda la paura in faccia. Purtroppo non sempre ci riesco, nonostante ci metta tutto il mio impegno e motivazione. Il fatto che in questi giorni sono preso dallo sconforto perché non riesco a stare bene.
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Gentile Utente,
di ogni tipo di terapia si può dire senza ombra di dubbio che non può essere adatta a tutti.
Le panacee non esistono e se con percorsi focalizzati sul sintomo - invece che sull'esplorazione e comprensione delle cause del problema - come la TCC e la TBS sta ottenendo risultati mediocri o, peggio ancora, un tracollo, è forse opportuno che cambi radicalmente direzione e si rivolga a uno psicologo dall'orientamento differente, come ad esempio quello psicodinamico-psicoanalitico o quello ipnotico.
Non è utile a nessuno che lei si senta colpevolizzato dalle affermazioni di chi la segue: se il rapporto terapeutico è sostanzialmente negativo è difficile che possano arrivare dei miglioramenti.
Peraltro a mio parere le modalità con le quali si sta svolgendo la terapia possono non essere le più indicate e può essere preferibile un lavoro effettuato di persona (e non via Skype), che contempli una maggiore frequenza delle sedute (una ogni 15 giorni è veramente poco) e magari un supporto farmacologico che, soprattutto in presenza di un DOC, può essere necessario.
Le suggerisco quindi di rivedere il tipo di scelta terapeutica e di non pensare che se non migliora sia colpa sua, quanto del fatto che questo tipo di terapia può non fare per lei, che il lavoro è troppo "rarefatto" e che svolgerlo a distanza può non essere la scelta ottimale.
Le faccio tanti auguri,
di ogni tipo di terapia si può dire senza ombra di dubbio che non può essere adatta a tutti.
Le panacee non esistono e se con percorsi focalizzati sul sintomo - invece che sull'esplorazione e comprensione delle cause del problema - come la TCC e la TBS sta ottenendo risultati mediocri o, peggio ancora, un tracollo, è forse opportuno che cambi radicalmente direzione e si rivolga a uno psicologo dall'orientamento differente, come ad esempio quello psicodinamico-psicoanalitico o quello ipnotico.
Non è utile a nessuno che lei si senta colpevolizzato dalle affermazioni di chi la segue: se il rapporto terapeutico è sostanzialmente negativo è difficile che possano arrivare dei miglioramenti.
Peraltro a mio parere le modalità con le quali si sta svolgendo la terapia possono non essere le più indicate e può essere preferibile un lavoro effettuato di persona (e non via Skype), che contempli una maggiore frequenza delle sedute (una ogni 15 giorni è veramente poco) e magari un supporto farmacologico che, soprattutto in presenza di un DOC, può essere necessario.
Le suggerisco quindi di rivedere il tipo di scelta terapeutica e di non pensare che se non migliora sia colpa sua, quanto del fatto che questo tipo di terapia può non fare per lei, che il lavoro è troppo "rarefatto" e che svolgerlo a distanza può non essere la scelta ottimale.
Le faccio tanti auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Grazie dottoressa per il suo contributo, il suo commento mi ha fatto subito stare meglio, sicuramente cambierò orientamento, un po' difficile capire quale vista la miriade di approcci terapeutici. Mi ero focalizzato sulla tbs e sulla tcc, perché mi era stato detto da un medico che sono le migliori per curare questi disturbi, Sicuramente sceglierò incontri in studio e non on line. Devo solo capire cosa è più adatto a me. Buona giornata
[#3]
Gentile Utente,
non sono solita trattare un utente come una pallina da ping pong e inviarlo a fare altre terapie, se non prima comprendo -pur con i limiti del mezzo che usiamo- che cosa può essere accaduto durante la terapia e che cosa probabilmente non ha funzionato. Quindi, prima di proporre altro e magari ritrovarci qui tra pochi mesi allo stesso punto, vorrei capire meglio.
Lei ha scritto: "nel senso che il problema si è alleggerito ma non risolto completamente, vedevo un po' di superficialità nel terapeuta, pochi esercizi, ci si limitava solo ad analizzare la situazione e mi sprona a ad insistere con gli esercizi di rilassamento, io gli dicevo che erano utili come modalità di pronto soccorso ma non cambiava la percezione delle mie sensazioni fisiche o emozioni che mi portavano ad agitarmi..."
Gli esercizi che un terapeuta prescrive non devono essere tanti o pochi, ma quelli che servono al pz perchè i ritmi sono quelli del paziente e non possiamo avere la pretesa in poche sedute di modificare un disturbo quale il DOC!
Inoltre, che cosa vuol dire " si è limitato solo ad analizzare la situazione", come scrive Lei?
Quali erano gli esercizi di rilassamento? Potrebbe descriverli?
Per fortuna, come indicato anche dal Suo medico, ci sono dei modelli di psicoterapia la cui pratica si basa sulle prove d'efficacia, quali la terapia cognitivo-comportamentale e quindi il problema, da quanto scrive, potrebbe essere in un terapeuta poco esperto. Infatti, anche la diagnosi che Lei espone qui è piuttosto complessa. Ma anche una certa difficoltà da parte del paziente di stare in terapia: in sei mesi Lei ha apprezzato dei cambiamenti, nel senso che ha scritto che il problema si è alleggerito ma non completamente... poi che cosa è successo?
Tenga anche presente che se un pz. cambia terapia ogni tot mesi, il problema diventerà ingestibile, perchè non si tratta più di un problema della terapia o del terapeuta ma di quel paziente.
Cordiali saluti,
non sono solita trattare un utente come una pallina da ping pong e inviarlo a fare altre terapie, se non prima comprendo -pur con i limiti del mezzo che usiamo- che cosa può essere accaduto durante la terapia e che cosa probabilmente non ha funzionato. Quindi, prima di proporre altro e magari ritrovarci qui tra pochi mesi allo stesso punto, vorrei capire meglio.
Lei ha scritto: "nel senso che il problema si è alleggerito ma non risolto completamente, vedevo un po' di superficialità nel terapeuta, pochi esercizi, ci si limitava solo ad analizzare la situazione e mi sprona a ad insistere con gli esercizi di rilassamento, io gli dicevo che erano utili come modalità di pronto soccorso ma non cambiava la percezione delle mie sensazioni fisiche o emozioni che mi portavano ad agitarmi..."
Gli esercizi che un terapeuta prescrive non devono essere tanti o pochi, ma quelli che servono al pz perchè i ritmi sono quelli del paziente e non possiamo avere la pretesa in poche sedute di modificare un disturbo quale il DOC!
Inoltre, che cosa vuol dire " si è limitato solo ad analizzare la situazione", come scrive Lei?
Quali erano gli esercizi di rilassamento? Potrebbe descriverli?
Per fortuna, come indicato anche dal Suo medico, ci sono dei modelli di psicoterapia la cui pratica si basa sulle prove d'efficacia, quali la terapia cognitivo-comportamentale e quindi il problema, da quanto scrive, potrebbe essere in un terapeuta poco esperto. Infatti, anche la diagnosi che Lei espone qui è piuttosto complessa. Ma anche una certa difficoltà da parte del paziente di stare in terapia: in sei mesi Lei ha apprezzato dei cambiamenti, nel senso che ha scritto che il problema si è alleggerito ma non completamente... poi che cosa è successo?
Tenga anche presente che se un pz. cambia terapia ogni tot mesi, il problema diventerà ingestibile, perchè non si tratta più di un problema della terapia o del terapeuta ma di quel paziente.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Utente
Gli esercizi di rilassamento in sostanza era solo meditare, si è limitato solo ad analizzare la situazione nel senso che mi chiedeva cosa era successo nei momenti di difficoltà, e li analizza a facendomi capire che in realtà il pericolo non c'era, quindi dovevo cambiare approccio mentale. Altri esercizi nessuno, se arriva il panico, respiri cerci di rilassarsi dicendosi frasi positive. Cmq il miglioramento c'è stato, però avevo problemi, qualche volta alla guida, forse il fatto di avere poche strategie mi lasciava perplesso, inoltre dopo ogni seduta sempre con cadenza quindicinale,non mi sentivo soddisfatto, perché volevo una svolta che cercavo con tutto me stesso. Con il cambio di terapia tbs noto subito, un peggioramento per via degli esercizi, per esempio mi viene detto di fare un esercizio che comprende di stare in una stanza senza essere disturbati 30 minuti al giorno, pensando alle peggiori paure, spiego al terapeuta che durante l esercizio non accade nulla anzi mi distraggo spesso, ma però durante il giorno la mente sembra rimanga accesa, quindi da qui un aumento del doc, mi viene detto di non preoccuparmi ma di insistere di lasciar scorrere i pensieri di non rispondere al doc, se non c'è la faccio a non rispondere di scrivere. In caso di panico, aumentare volontariamente i sintomi e andando incontro alla paura pensare al peggio. Altro esercizio pensare al peggio come paura in maniera preventiva, prima di recarsi in luogo o si tuazione dove potrei essere in difficoltà. Esercizi fatti alla lettera, ma non sempre con il risultato sperato.Decisi di cambiare terapeuta perché pensavo che sei mesi erano troppi, in confronto a dieci sedute, dove mi venne garantito il risultato. Non ho mai evitato nessuna situazione anche con la paura addosso. Grazie dottoressa anche a lei per la risposta. Buona giornata
[#5]
Gentile Utente,
ciò che Le è stato chiesto di fare e che Lei scrive qui rispetto al rilassamento è sbagliato, perchè se in linea teorica possiamo asserire che per il trattamento di alcune problematiche ansiose degli esercizi di rilassamento possono aiutare, essi devono essere specifici. Le faccio un esempio. Se un pz. ha una fobia, va bene accostare un determinato esercizio di rilassamento che sia però condotto dal terapeuta e che sia utile per quella determinata problematica che ha condotto il pz. in terapia.
Invece, qui si tratta di "meditare" da solo, a ruota libera, cosa che non mi pare sia contemplato in nessun caso. Inoltre, dati i disturbi che Lei ha, non credo neppure sia la cosa indicata.
Per quanto riguarda,invece, la Sua affermazione: "mi chiedeva cosa era successo nei momenti di difficoltà, e li analizza a facendomi capire che in realtà il pericolo non c'era, quindi dovevo cambiare approccio mentale". Forse qui c'è stato un fraintendimento, perchè non si tratta di dire che il pericolo non c'è (in fondo chi siamo noi per giudicare una cosa che il paziente ritiene pericolosa?), ma di attuare e scoprire tutte le strategie più funzionali per il paziente per affrontare quella situazione vissuta come minacciosa, in modo da depotenziarla. Cioè, in altre parole, è vero che modificando il comportamento espulso, si modifica inevitabilmente anche il nostro approccio mentale al pericolo e al problema in generale. Quindi, ripeto, secondo me, anche qui c'è stata una incomprensione o poca esperienza da parte del terapeuta nel gestire la situazione.
Ma, oltre alla mia risposta nel merito, tenga presente che una psicoterapia non è mai l'applicazione di una o più tecniche. La psicoterapia è un lavoro ben più complesso, tant'è che anche la relazione gioca un suo ruolo, ma in primis credo che una valutazione diagnostica più accurata è il primo step.
Solo dopo si può pensare a che cosa fare e come procedere. Tutte le psicoterapie contengono al loro interno la teoria della tecnica, ma non si applica in questa maniera.
Lo psicologo era anche psicoterapeuta?
ciò che Le è stato chiesto di fare e che Lei scrive qui rispetto al rilassamento è sbagliato, perchè se in linea teorica possiamo asserire che per il trattamento di alcune problematiche ansiose degli esercizi di rilassamento possono aiutare, essi devono essere specifici. Le faccio un esempio. Se un pz. ha una fobia, va bene accostare un determinato esercizio di rilassamento che sia però condotto dal terapeuta e che sia utile per quella determinata problematica che ha condotto il pz. in terapia.
Invece, qui si tratta di "meditare" da solo, a ruota libera, cosa che non mi pare sia contemplato in nessun caso. Inoltre, dati i disturbi che Lei ha, non credo neppure sia la cosa indicata.
Per quanto riguarda,invece, la Sua affermazione: "mi chiedeva cosa era successo nei momenti di difficoltà, e li analizza a facendomi capire che in realtà il pericolo non c'era, quindi dovevo cambiare approccio mentale". Forse qui c'è stato un fraintendimento, perchè non si tratta di dire che il pericolo non c'è (in fondo chi siamo noi per giudicare una cosa che il paziente ritiene pericolosa?), ma di attuare e scoprire tutte le strategie più funzionali per il paziente per affrontare quella situazione vissuta come minacciosa, in modo da depotenziarla. Cioè, in altre parole, è vero che modificando il comportamento espulso, si modifica inevitabilmente anche il nostro approccio mentale al pericolo e al problema in generale. Quindi, ripeto, secondo me, anche qui c'è stata una incomprensione o poca esperienza da parte del terapeuta nel gestire la situazione.
Ma, oltre alla mia risposta nel merito, tenga presente che una psicoterapia non è mai l'applicazione di una o più tecniche. La psicoterapia è un lavoro ben più complesso, tant'è che anche la relazione gioca un suo ruolo, ma in primis credo che una valutazione diagnostica più accurata è il primo step.
Solo dopo si può pensare a che cosa fare e come procedere. Tutte le psicoterapie contengono al loro interno la teoria della tecnica, ma non si applica in questa maniera.
Lo psicologo era anche psicoterapeuta?
[#7]
A questo punto, magari chiedendo un consiglio diretto al medico (il nominativo di uno psicologo psicoterapeuta o psichiatra), potrebbe scegliere un professionista esperto proprio nel trattamento dei disturbi d'ansia, ponendo, prima di iniziare la terapia vera e propria, tutte le domande che ha e sciogliendo tutti i dubbi.
Cordiali saluti,
Cordiali saluti,
[#8]
Vorrei dire che anzitutto la TBS non ottiene, secondo gli studi condotti dal caposcuola in Italia, successi in tutti i casi, anche se vengono riportate percentuali di successo, soprattutto per i disturbi d'ansia, piuttosto elevate.
Inoltre, a mio avviso, se dall'anamnesi e dal primo o primi colloqui,si evince che c'è una problematica che si ritiene prioritaria nell'ordine di trattamento perché scatenante o aggravante il disturbo stesso, ad es. un trauma non risolto, essa va evidentemente trattata prima o contemporaneamente all'applicazione delle tecniche standard della TBS.
Concordo inoltre con la dott,ssa Massaro che un trattamento a distanza potrebbe non essere adatto perché i disturbi d'ansia in genere peggiorano con gli scarsi contatti sociali. In tal caso più che l'indirizzo, andrebbe cambiata la modalità degli incontri.
In ogni caso è bene che il paziente si senta a suo agio con il terapeuta.
Inoltre, a mio avviso, se dall'anamnesi e dal primo o primi colloqui,si evince che c'è una problematica che si ritiene prioritaria nell'ordine di trattamento perché scatenante o aggravante il disturbo stesso, ad es. un trauma non risolto, essa va evidentemente trattata prima o contemporaneamente all'applicazione delle tecniche standard della TBS.
Concordo inoltre con la dott,ssa Massaro che un trattamento a distanza potrebbe non essere adatto perché i disturbi d'ansia in genere peggiorano con gli scarsi contatti sociali. In tal caso più che l'indirizzo, andrebbe cambiata la modalità degli incontri.
In ogni caso è bene che il paziente si senta a suo agio con il terapeuta.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 27.2k visite dal 13/12/2018.
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