Rapporo madre figlio
Madre ultra ottantenne, depressa dopo perdita mio padre 8 anni fa e’ senza amici e/o parenti e si e’ aggrappata a me per qualsiasi necessita’diventando molto possessiva. Se da un lato e’ comprensibile dall’altro mi sento soffocare e vedo compromesse o limitate anche le mie relazioni con altre persone. Spesso sento sensi di colpa nei suoi confronti quando rimane sola per diversi giorni perche’ aggiungio sofferenza a sofferenza.
Cosa mi consigliate?
Grazie
Cosa mi consigliate?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
Le relazioni con i genitori anziani rappresentano un delicato equilibrio
tra l'amore verso di loro
e l'amore di sè, quello che ognuno di noi deve a se stesso.
Detta così può anche andare bene,
ma è la traduzione nei fatti ad essere complessa:
.i figli stretti tra la pena nel vederli invecchiare e talvolta depressi,
.i genitori vecchi con un mondo affettivo sempre più ridotto a causa dei decessi, e che si aggrappano ai figli così strettamente che rischiano di portarli a fondo con loro.
Non a caso l'anzianità è definità anche "l'età delle perdite".
Sempre nell'aiuto occorre grande attenzione a sè, nel caregiver,
.per mantenere il proprio equilibrio personale,
.per evitare di accumulare aggressività verso chi si assiste e che presenta richieste spesso "paradossali".
Come potrebbe Lei tradurre ciò in comportamenti?
Fissando a priori, ed es., due pomeriggi in settimana?
I giorni prefissati creano nell'altro/a una attesa positiva che aiuta a sopportare l'assenza..
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
Le relazioni con i genitori anziani rappresentano un delicato equilibrio
tra l'amore verso di loro
e l'amore di sè, quello che ognuno di noi deve a se stesso.
Detta così può anche andare bene,
ma è la traduzione nei fatti ad essere complessa:
.i figli stretti tra la pena nel vederli invecchiare e talvolta depressi,
.i genitori vecchi con un mondo affettivo sempre più ridotto a causa dei decessi, e che si aggrappano ai figli così strettamente che rischiano di portarli a fondo con loro.
Non a caso l'anzianità è definità anche "l'età delle perdite".
Sempre nell'aiuto occorre grande attenzione a sè, nel caregiver,
.per mantenere il proprio equilibrio personale,
.per evitare di accumulare aggressività verso chi si assiste e che presenta richieste spesso "paradossali".
Come potrebbe Lei tradurre ciò in comportamenti?
Fissando a priori, ed es., due pomeriggi in settimana?
I giorni prefissati creano nell'altro/a una attesa positiva che aiuta a sopportare l'assenza..
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.2k visite dal 08/12/2018.
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