Perdita motivazione
Gentili medici,
sono una ragazza di 20 anni.
Inizio con il dire che la mia carriera scolastica è sempre stata ricca di soddisfazioni.
Sono originaria della Sicilia e ho sempre voluto studiare altrove, così, concluso il liceo linguistico con 100 e lode, decido di andare a studiare Scienze politiche e relazioni internazionali a Padova.
Purtroppo però sento il percorso di studi come non adatto a me e qui arriva la prima delusione.
Decido quindi di cambiare facoltà e tornare a uno dei miei principali interessi, le lingue.
Tuttavia, sento un opprimente senso di sconfitta che non riesco a gestire.
Al tutto si unisce un periodo difficile con il mio allora ragazzo, con cui la relazione si era già chiusa, non per mia volontà, a fine estate, ma che avevo ricominciato a vedere perché studiava a Venezia. (il tutto influenza negativamente il mio rapporto con la città, che già non rientra nelle personalissime preferenze).
Torno quindi a casa e trascorro mesi di inattività che mi portano solo pensieri negativi e pesanti liti anche per i più futili motivi con mia madre.
In ogni caso, decido di tornare a studiare vicino casa anche se in un'università meno prestigiosa perché la mia preoccupazione è quella di laurearmi e in fretta.
La mia difficile relazione finisce di nuovo in un periodo per me molto delicato in cuii ero oppressa da pensieri cupi.
Dopo un'estate di litigi familiari e di momenti più spensierati, al momento dei test di ammissione entro in panico: non voglio sprecare il mio tempo in un'università che offre poco, ma allo stesso tempo ho troppa paura di partire di nuovo.
Spinta da un grande sconforto e con le immatricolazioni ormai alle porte, sento di nuovo il mio ex che volendo tornare a dei rapporti civili, ascolta tutte le mie preoccupazioni ogni giorno, anche perché le mie scelte universitarie sarebbero potute ricadere su Venezia.
Decido comunque di iniziare a frequentare in Sicilia, ma mi rendo conto di agire sulla base delle mie paure e dei miei fallimenti.
Insoddisfatta e davvero disperata, dopo un mese e mezzo di università mi gioco un'ultima possibilità e vado a vedere com'è l'università a Venezia, dove la facoltà di mio interesse è notoriamente eccellente. Ogni giorno passato lì lo vivo con ansia e ostilità per i motivi già accennati. Mi sento frustrata perché non vorrei lasciare il mio luogo d'origine per un posto in cui mi sento a disagio, ma non so più se dare priorità alle sensazioni del presente o investire sul futuro. Infatti sono fortemente demotivata, vivo ormai l'università come un'auto-imposizione. Non disdegno lo studio in sé, ma non riesco ad affrontarlo perché vivo l'università come quella scelta che mi sta portando via il sonno e la salute. Sono sempre stata una persona ansiosa e ho sofferto di attacchi di panico, ma adesso mi ritrovo a pensare ossessivamente e ad entrare in una sorta di "paralisi analitica".
Ho paura di cadere in depressione se dovessi sbagliare nuovamente (fosse anche solo città).
sono una ragazza di 20 anni.
Inizio con il dire che la mia carriera scolastica è sempre stata ricca di soddisfazioni.
Sono originaria della Sicilia e ho sempre voluto studiare altrove, così, concluso il liceo linguistico con 100 e lode, decido di andare a studiare Scienze politiche e relazioni internazionali a Padova.
Purtroppo però sento il percorso di studi come non adatto a me e qui arriva la prima delusione.
Decido quindi di cambiare facoltà e tornare a uno dei miei principali interessi, le lingue.
Tuttavia, sento un opprimente senso di sconfitta che non riesco a gestire.
Al tutto si unisce un periodo difficile con il mio allora ragazzo, con cui la relazione si era già chiusa, non per mia volontà, a fine estate, ma che avevo ricominciato a vedere perché studiava a Venezia. (il tutto influenza negativamente il mio rapporto con la città, che già non rientra nelle personalissime preferenze).
Torno quindi a casa e trascorro mesi di inattività che mi portano solo pensieri negativi e pesanti liti anche per i più futili motivi con mia madre.
In ogni caso, decido di tornare a studiare vicino casa anche se in un'università meno prestigiosa perché la mia preoccupazione è quella di laurearmi e in fretta.
La mia difficile relazione finisce di nuovo in un periodo per me molto delicato in cuii ero oppressa da pensieri cupi.
Dopo un'estate di litigi familiari e di momenti più spensierati, al momento dei test di ammissione entro in panico: non voglio sprecare il mio tempo in un'università che offre poco, ma allo stesso tempo ho troppa paura di partire di nuovo.
Spinta da un grande sconforto e con le immatricolazioni ormai alle porte, sento di nuovo il mio ex che volendo tornare a dei rapporti civili, ascolta tutte le mie preoccupazioni ogni giorno, anche perché le mie scelte universitarie sarebbero potute ricadere su Venezia.
Decido comunque di iniziare a frequentare in Sicilia, ma mi rendo conto di agire sulla base delle mie paure e dei miei fallimenti.
Insoddisfatta e davvero disperata, dopo un mese e mezzo di università mi gioco un'ultima possibilità e vado a vedere com'è l'università a Venezia, dove la facoltà di mio interesse è notoriamente eccellente. Ogni giorno passato lì lo vivo con ansia e ostilità per i motivi già accennati. Mi sento frustrata perché non vorrei lasciare il mio luogo d'origine per un posto in cui mi sento a disagio, ma non so più se dare priorità alle sensazioni del presente o investire sul futuro. Infatti sono fortemente demotivata, vivo ormai l'università come un'auto-imposizione. Non disdegno lo studio in sé, ma non riesco ad affrontarlo perché vivo l'università come quella scelta che mi sta portando via il sonno e la salute. Sono sempre stata una persona ansiosa e ho sofferto di attacchi di panico, ma adesso mi ritrovo a pensare ossessivamente e ad entrare in una sorta di "paralisi analitica".
Ho paura di cadere in depressione se dovessi sbagliare nuovamente (fosse anche solo città).
[#1]
Gentile ragazza,
sta attraversando un momento di confusione probabilmente legato ai tanti cambiamenti che ha dovuto affrontare al termine della scuola superiore (la scelta del corso di laurea e il passaggio dalla realtà scolastica a quella universitaria, il trasferimento in un luogo diverso da quello in cui è nata e cresciuta, la fine (?) di una relazione sentimentale). È comune vivere momenti di confusione in questi periodi di transizione che segnano l'inizio del passaggio al mondo degli adulti. Non ne faccia un dramma.
Possiamo cercare di fare un po' di chiarezza su ciò che desidera.
Per quali ragioni ha sempre voluto studiare altrove?
Quali sono le motivazioni che l'avevano spinta ad iscriversi a scienze politiche e quali a stabilire che il percorso non era adatto a lei?
Sì è sentita delusa e sconfitta per aver scelto una facoltà che poi ha scoperto non fare per lei? E per quale motivo? Crede che nella vita non ci si possa permettere di sbagliare?
Quali sono le motivazioni che in seguito l'hanno portata a scegliere di studiare le lingue? È ancora convinta di tale scelta, al di là del luogo?
Adesso dove sta studiando?
Per quali ragioni pensa che l'università di Venezia sia più prestigiosa di altre? Cosa si aspetta che otterrebbe di più o di diverso se si laureasse lì anziché in altre università?
La relazione con questo ragazzo adesso è conclusa? Prova ancora qualcosa? Pensa che abbia influito nelle sue scelte e nei vari cambiamenti?
sta attraversando un momento di confusione probabilmente legato ai tanti cambiamenti che ha dovuto affrontare al termine della scuola superiore (la scelta del corso di laurea e il passaggio dalla realtà scolastica a quella universitaria, il trasferimento in un luogo diverso da quello in cui è nata e cresciuta, la fine (?) di una relazione sentimentale). È comune vivere momenti di confusione in questi periodi di transizione che segnano l'inizio del passaggio al mondo degli adulti. Non ne faccia un dramma.
Possiamo cercare di fare un po' di chiarezza su ciò che desidera.
Per quali ragioni ha sempre voluto studiare altrove?
Quali sono le motivazioni che l'avevano spinta ad iscriversi a scienze politiche e quali a stabilire che il percorso non era adatto a lei?
Sì è sentita delusa e sconfitta per aver scelto una facoltà che poi ha scoperto non fare per lei? E per quale motivo? Crede che nella vita non ci si possa permettere di sbagliare?
Quali sono le motivazioni che in seguito l'hanno portata a scegliere di studiare le lingue? È ancora convinta di tale scelta, al di là del luogo?
Adesso dove sta studiando?
Per quali ragioni pensa che l'università di Venezia sia più prestigiosa di altre? Cosa si aspetta che otterrebbe di più o di diverso se si laureasse lì anziché in altre università?
La relazione con questo ragazzo adesso è conclusa? Prova ancora qualcosa? Pensa che abbia influito nelle sue scelte e nei vari cambiamenti?
Dr.ssa Serena Sassi
Psicologa
[#2]
Utente
Gentile Dr.ssa,
La ringrazio per la risposta.
Provo a rispondere alle Sue domande.
Ho sempre voluto studiare altrove perché purtroppo il mio luogo d'origine non offre molte opportunità (e l'ho constatato personalmente), a differenza di altre università che investono di più sulla servizi e sulla formazione.
Per quanto riguarda scienze politiche, mi sono resa conto del mio errore perché seppur alcuni sbocchi lavorativi mi affascinassero, il tipo di studi non era adatto a me e non mi motivava. Purtroppo dopo la prima scelta sbagliata, non me la sentivo di rischiare di nuovo e ho scelto qualcosa di più "familiare" ovvero lingue.
Forse dovrei aggiungere che i miei interessi sono sempre stati vari e spaziavano dalle discipline scientifiche a quelle umanistiche, quindi non mi ho mai avuto un percorso preferenziale da seguire.
Cerco di non fare un dramma del mio errore, anzi di imparare. Tuttavia adesso la mia motivazione generale nello studio sta venendo meno; vivo con frustrazione il "sacrificio" sia mio che dei miei genitori di farmi studiare lontano perché dall'altra parte non c'è quasi nessuna soddisfazione e sta diventando difficile anche solo alzarmi la mattina per andare a lezione.
La ringrazio per la risposta.
Provo a rispondere alle Sue domande.
Ho sempre voluto studiare altrove perché purtroppo il mio luogo d'origine non offre molte opportunità (e l'ho constatato personalmente), a differenza di altre università che investono di più sulla servizi e sulla formazione.
Per quanto riguarda scienze politiche, mi sono resa conto del mio errore perché seppur alcuni sbocchi lavorativi mi affascinassero, il tipo di studi non era adatto a me e non mi motivava. Purtroppo dopo la prima scelta sbagliata, non me la sentivo di rischiare di nuovo e ho scelto qualcosa di più "familiare" ovvero lingue.
Forse dovrei aggiungere che i miei interessi sono sempre stati vari e spaziavano dalle discipline scientifiche a quelle umanistiche, quindi non mi ho mai avuto un percorso preferenziale da seguire.
Cerco di non fare un dramma del mio errore, anzi di imparare. Tuttavia adesso la mia motivazione generale nello studio sta venendo meno; vivo con frustrazione il "sacrificio" sia mio che dei miei genitori di farmi studiare lontano perché dall'altra parte non c'è quasi nessuna soddisfazione e sta diventando difficile anche solo alzarmi la mattina per andare a lezione.
[#3]
Gentile ragazza,
se ho capito bene adesso sta studiando lontano da casa. A Venezia, è così?
Non ha risposto a queste domande:
Per quali ragioni pensa che l'università di Venezia sia più prestigiosa di altre? Cosa si aspetta che otterrebbe di più o di diverso se si laureasse lì anziché in altre università?
La relazione con questo ragazzo adesso è conclusa? Prova ancora qualcosa? Pensa che abbia influito nelle sue scelte e nei vari cambiamenti?
Lei scrive:
"Purtroppo dopo la prima scelta sbagliata, non me la sentivo di rischiare di nuovo e ho scelto qualcosa di più "familiare" ovvero lingue. Forse dovrei aggiungere che i miei interessi sono sempre stati vari e spaziavano dalle discipline scientifiche a quelle umanistiche, quindi non ho mai avuto un percorso preferenziale da seguire"
Ha mai pensato che il problema non consista tanto nel dove studia, quanto nel cosa abbia scelto di studiare? Da ciò che ha scritto mi sono fatta l'idea che lei non abbia ancora chiaro cosa le piacerebbe fare "da grande".
L'università richiede un impegno nello studio di molto maggiore a quello richiesto dalle scuole superiori (per la mole e la specificità degli argomenti che vengono richiesti), che si riesce con fatica a sostenere se non si ha una forte motivazione alla base.
se ho capito bene adesso sta studiando lontano da casa. A Venezia, è così?
Non ha risposto a queste domande:
Per quali ragioni pensa che l'università di Venezia sia più prestigiosa di altre? Cosa si aspetta che otterrebbe di più o di diverso se si laureasse lì anziché in altre università?
La relazione con questo ragazzo adesso è conclusa? Prova ancora qualcosa? Pensa che abbia influito nelle sue scelte e nei vari cambiamenti?
Lei scrive:
"Purtroppo dopo la prima scelta sbagliata, non me la sentivo di rischiare di nuovo e ho scelto qualcosa di più "familiare" ovvero lingue. Forse dovrei aggiungere che i miei interessi sono sempre stati vari e spaziavano dalle discipline scientifiche a quelle umanistiche, quindi non ho mai avuto un percorso preferenziale da seguire"
Ha mai pensato che il problema non consista tanto nel dove studia, quanto nel cosa abbia scelto di studiare? Da ciò che ha scritto mi sono fatta l'idea che lei non abbia ancora chiaro cosa le piacerebbe fare "da grande".
L'università richiede un impegno nello studio di molto maggiore a quello richiesto dalle scuole superiori (per la mole e la specificità degli argomenti che vengono richiesti), che si riesce con fatica a sostenere se non si ha una forte motivazione alla base.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.6k visite dal 06/12/2018.
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